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martedì 22 gennaio 2013

Normativa Antiriciclaggio e Responsabilità da Reato delle Società

Sulla "mensola del fraud auditor" è possibile trovare una vasta varietà di testi su tematiche molto diverse tra loro. 
E' la logica dell'aggiornamento multidisciplinare che ci impone questa necessità.

Però ci sono argomenti più importanti di altri che meritano una collocazione di rilievo sulla nostra mensola ideale.
Ne sono un esempio le tematiche relative al Modello organizzativo previsto dal d.lgs. 231/01.

Infatti quanti di noi non si sono mai trovati ad analizzare un Modello 231? Quante volte ci è capitato di doverlo strutturare, sviluppare o migliorare all'interno delle aziende? Oppure di doverlo esaminare e giudicare in qualità di consulenti tecnici dell'Autorità Giudiziaria?

Si tratta di un argomento complesso, non solo dal punto di vista concettuale o interpretativo, bensì anche perché il sistema di responsabilità da reato degli enti collettivi ha visto nel tempo un costante ampliamento del suo ambito di operatività.

Se agli albori dell'esperienza italiana di questi Modelli si volevano combattere i reati contro la Pubblica Amministrazione (l'Italia era ancora lacerata dagli scandali emersi in seguito alle inchieste del pool "mani pulite") successivamente si è utilizzato questo strumento estendendolo ai reati societari, ai delitti terroristici, a quelli contro la personalità individuale, agli abusi di mercato, ai reati di omicidio e lesioni colpose commessi in violazione della normativa antinfortunistica, al riciclaggio di denaro di provenienza illecita, ai reati informatici.

E qui emerge tutta la complessità di un argomento avente natura multidisciplinare (legale, economico-finanziaria, informatica, ingegneristica, socio-sanitaria eccetera) e la conseguente difficoltà di "coprire" i rischi legati a tutta la gamma dei reati e delle fattispecie fraudolente. 
Sino alle problematiche legate alla gestione aziendale del Modello organizzativo, alle sue frequenti integrazioni e agli aggiornamenti periodici.

Un buon Modello 231 è elemento essenziale per un'azienda che mira ad uscire indenne dal procedimento penale o, quantomeno, di subire sanzioni meno gravose.
Ma per raggiungere tale scopo è necessario dimostrare l'effettiva attuazione delle procedure e delle misure organizzative, di gestione, di controllo e sanzionatorie idonee a prevenire gli illeciti rilevanti per il settore di attività di riferimento.
Ed è in questa ottica, pur ribadendo che i modelli organizzativi non sono stati resi obbligatori dal legislatore, che essi rappresentano, di fatto, l’unica possibilità di difesa di cui dispone l'impresa che venga sottoposta ad indagini o imputata per taluno dei reati previsti dal decreto legislativo.

In buona sostanza, pertanto, un buon Modello 231 mira ad evitare perdite patrimoniali.

Questo è uno dei concetti fondamentali che gli autori del testo "Normativa Antiriciclaggio e Responsabilità da Reato delle Società" hanno voluto enfatizzare nel loro lavoro.
Sto parlando di due professionisti stimati ed autorevoli, docenti e studiosi di primissimo piano quali sono l'Avv. Maurizio Arena e il Prof. Avv. Ranieri Razzante.




I due autori richiamano con chiarezza e competenza gli elementi caratterizzanti di una buona gestione del Modello 231 evidenziando, ad esempio, come la responsabilità della sua adozione e attuazione risieda nell'organo dirigente. 
E' infatti il management ad essere chiamato a rispondere dagli azionisti nell'ipotesi in cui, per mancanza o negligenza nell'attuazione del Modello, la società fosse coinvolta in sede penale.

Mentre il protagonista del sistema di prevenzione degli illeciti voluto dal legislatore è l’Organismo di Vigilanza. 
Si tratta di un organo inedito, che sin da subito è stato al centro del dibattito in sede giurisprudenziale e dottrinale.

Ma con questa seconda edizione del libro, gli autori, oltre ad una approfondita revisione di tutti gli argomenti, introducono un aggiornamento fondamentale riguardante i delitti di ricettazione e riciclaggio.

Ed allora gli autori entrano nel merito degli ultimi pronunciamenti della Suprema Corte di Cassazione nonché delle sentenze del "Procedimento Impregilo" di primo e di secondo grado, che hanno sancito, per la prima volta dall'entrata in vigore del d.lgs. 231/01, l’esclusione della responsabilità in favore dell’ente che ha adottato un idoneo Modello organizzativo.

Ma la trattazione non si ferma certo qui.

Infatti il testo si completa con i tre provvedimenti sui controlli interni ai fini del contrasto al reato di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo emanati da Banca d’Italia, Consob e Isvap, nonché degli undici schemi di comportamento anomalo definiti dalla corrispondente struttura italiana della Financial Intelligence Unit, cioè dall'Unità di Informazione Finanziaria (o UIF).






lunedì 14 gennaio 2013

Revisione contabile e frodi aziendali. Un rapporto difficile!

Qualche anno fa mi trovai a passare davanti all'aula del Tribunale di Milano presso la quale si stava celebrando il processo Parmalat.
Avevo appena terminato alcuni impegni professionali all'interno del palazzo ma la mattina era fredda e piovosa e non mi andava di reintrodurmi subito nel traffico caotico di Milano.

Così entrai in quell'aula d'udienza. Più per perder tempo che per curiosità.
Era affollatissima.
Facendomi largo mi posizionai in un angolo. Poco dietro la linea dei giornalisti giudiziari e di fianco ad un ometto completamente calvo, sulla ottantina.
Ho pensato fosse uno dei tanti pensionati frequentatori dell'arena giudiziaria vista come alternativa ad altre attività ricreative, nella quale appassionarsi a costo zero assistendo al quotidiano match tra noti e meno noti registi, attori e comparse.
Uno dei tanti appassionati spettatori che spesso mi capita di intravedere nelle retrovie, quando partecipo ai processi come consulente tecnico. Solitamente molto preparati, persino più degli addetti ai lavori!
Armati come sono di apposito taccuino su cui annotare i particolari, le incongruenze e le contraddizioni ed anche gli strafalcioni e gli eccessi della difesa come dell'accusa.

Non esitai quindi a salutare quell'uomo con simpatia, il quale subito si rivolse a me con una domanda secca: "avvocato?".
Io: "scusi?". Il brusio intorno a noi era notevole.
"Lei è avvocato?" mi ripeté con voce più alta.
"No, no!" risposi. "Mi trovo qui per caso. Di che si tratta?".
Il breve dialogo che seguì mi chiarì che il mio interlocutore doveva avere origini romane. O di quelle parti.

Mi concentrai quindi per qualche minuto sul dibattimento in corso.
Si trattava dell'esame di un teste. Una persona molto distinta, sulla cinquantina, ben vestita. Preparata a rispondere in modo controllato e pacato, nonostante fosse incalzato dal Pubblico Ministero e richiamato più volte ad essere più preciso dal Presidente del collegio giudicante.

Ad un certo punto l'anziano sbottò e voltandosi verso di me disse qualcosa del genere: "...ma alora sti revisò che cé stanno a fàà?!?? Se nun le trovano loro le magagne chi cé deve pensá-áá? ...la ruberia non se fà trovà da sola sventolando er fazzoletto!!".

Naturalmente l'interrogativo mi fu posto con accenti di folclore che qui mai potrei citare alla lettera.
Sorrisi. Feci la classica "faccia solidale" che in questi momenti viene automatica e alzai le braccia elevando gli occhi al cielo.
Ma non risposi, ritenendo di non essere assolutamente all'altezza di liquidare la questione con altrettanta schiettezza e spontaneità.

Non ricordo altro di quella mattina.
Ma quell'interrogativo tanto semplice quanto genuino, mi fece pensare molto.

Al di là del fatto che in quel caso specifico al termine del processo si appurò che i revisori non erano per nulla estranei alle attività fraudolente, per i casi di assenza di responsabilità diretta nell'evento criminoso avrei avuto la risposta "giusta".
Una risposta "programmata". Nell'ambiente si classificherebbe come "risposta standard".
Già sperimentata con successo in molti procedimenti penali.

Però me ne sono stato zitto.
Forse per una forma di pudore davanti a quell'indignazione.
Sapevo infatti che la mia risposta non avrebbe convinto quell'uomo.

"Vede, l'obiettivo dell'istituto della revisione legale dei conti non è quello di trovare le frodi!".

Avrei saputo fare anche di "meglio" integrando la risposta con dotte ed erudite osservazioni, anch'esse "standard".
Infatti, si sà! Ben due blasonati principi di revisione (l'americano SAS 99 e l'internazionale ISA 240, ma se si vuole anche il taiwanese TSAS 43 o l'italiano "documento 240") hanno già chiarito che l'identificazione delle frodi spetta in via principale al management.
Cioè a coloro che amministrano, dirigono, controllano, rappresentano, gestiscono e governano l'azienda.

Al revisore invece tocca applicare la lunga serie di procedure di verifica adottando un approccio che si definisce "scetticismo professionale".
Lo scetticismo, seppur elemento soggettivo, è attuato in modo "professionale". Pertanto il revisore compie "una valutazione critica, interrogandosi sulla validità degli elementi probativi acquisiti e prestando particolare attenzione a quegli elementi probativi che contraddicono o mettono in discussione l’affidabilità della documentazione esaminata o delle attestazioni della direzione".

Domanda: ma il revisore dei conti è sufficientemente formato riguardo ad un fenomeno tanto complesso quanto diffuso qual è quello delle frodi aziendali?

A tal proposito, il SAS 99 e lo ISA 240 richiamano le teorie ideate negli anni '30 e '40 del secolo scorso dal sociologo Cressey, che vanno sotto il nome di "fraud triangle theory".
Sintetizzando molto l'illustre (quanto brontosaurica) teoria, si commette una frode quando "i propri codici etici e morali non sono più in grado inibire le pressioni indotte dalla continua ricerca di appagamento dei bisogni".
In altre parole (mi scusino i lettori più esigenti), chi ruba è vittima della debolezza della propria natura umana che non è più in grado di evitare la caduta in tentazione...

Preferisco non andare oltre.
So da me che l'argomento meriterebbe ben altro approfondimento, ben altro approccio, ben altro palcoscenico.
Tuttavia, molto più semplicemente, quella mattina di qualche anno fa, in quel contesto, è stato molto meglio decidere di tacere!

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Articolo correlato: "Limiti intrinseci della revisione contabile effettuata in presenza di frodi"


domenica 6 gennaio 2013

Operazione Bellatrix-Rizzoli (analisi tecnica)

di Stefano Martinazzo


Bellatrix S.A.: informazioni societarie 
Bellatrix S.A. è stata costituita a Panama il 28 agosto 1979 su istruzione del Banco Ambrosiano Overseas Limited di Nassau - Bahamas (nel seguito BAOL), con il più ampio degli oggetti sociali, sia pur limitato (paradossalmente) agli atti leciti e con una operatività potenzialmente esercitabile in qualsiasi parte del mondo.

Il capitale sociale della Bellatrix era interamente detenuto dalla lussemburghese Manic S.A., società domiciliata presso la Banca del Gottardo S.A. di Lugano e da quest'ultima gestita e amministrata.
La Banca del Gottardo era controllata dal Banco Ambrosiano per il tramite della sub-holding lussemburghese Banco Ambrosiano Holding S.A. (o BAH), mentre la Manic, sin dalla sua costituzione avvenuta nel 1973, è stata utilizzata come "cassaforte" estera presso la quale collocare i pacchetti azionari del Banco Ambrosiano e di altre società riconducibili all'Istituto per le Opere di Religione (o IOR).
Tratterò questi aspetti con uno specifico post.

Il Consiglio di Amministrazione di Bellatrix era interamente composto da membri indicati dal massimo vertice dell’istituto bancario milanese, mentre le istruzioni operative che hanno determinato le operazioni descritte nel seguito sono state impartite dell’Ambrosiano Services (Luxembourg) S.A. mediante l’invio di telex (ne è un esempio il documento riprodotto nella 1^ puntata del post "Operazione Bellatrix-Rizzoli Editore" curata da Carlo Calvi).


Operazioni finanziarie
Tra il febbraio 1981 e il gennaio 1982 Bellatrix ha beneficiato di una somma complessivamente pari a circa US$ 148,8 milioni erogata dal Banco Ambrosiano Andino di Lima (o BAA), controllato dal Banco Ambrosiano S.p.A. per il tramite di BAH. 

L’ingente trasferimento di denaro sarebbe, in base agli atti giudiziari, da collegarsi al progetto di acquisizione del controllo del principale quotidiano italiano, il Corriere della Sera, appartenente al gruppo editoriale Rizzoli Editore S.p.A..

Tale progetto, chiamato anche "Pattone",  è datato 18 settembre 1980 ed è stato rinvenuto il 17 marzo 1981 in seguito alla perquisizione eseguita presso l'azienda "Giole" a Castiglion Fibocchi (AR),  in relazione alle indagini sul presunto rapimento di Michele Sindona.

Il documento sequestrato dalla Guardia di Finanza stabiliva la distribuzione di “premi” (o “tangenti” come specifica la sentenza della Suprema Corte di Cassazione Penale del 14 luglio 1998, n. 8327), da riconoscere ai partecipanti all'accordo per un ammontare pari a US$ 180 milioni.
Doveva essere il Gruppo Ambrosiano a sborsare queste somme, circostanza questa che  ha determinato in modo sostanziale il dissesto dell’istituto di credito milanese tanto da renderlo irrimediabilmente privo della liquidità necessaria per far fronte, nel giugno 1982, agli impegni in scadenza (si veda a tal proposito la Nota Tecnica dei Commissari Liquidatori del 7 novembre 1983, contenuta nel volume A/21, cartella 3, fogli 220 e ss.). 

Le indagini hanno accertato che le tre operazioni descritte nel seguito, non sono state effettuate nell'interesse economico, finanziario o strategico del Gruppo Banco Ambrosiano, ma soltanto nella prospettiva di distribuire vantaggi in capo a singoli soggetti e a determinati centri di potere.
A pag. 3814 della Sentenza del Tribunale di Milano del 16 aprile 1992, infatti, si legge:  “(...) l’obiettivo dell’operazione complessiva è costituito, oltre che dell’impossessamento del pacchetto di maggioranza della Rizzoli Editori, da un’enorme arricchimento dei beneficiari della stessa (...)”. 

1^ operazione: febbraio 1981 
In data 6 febbraio 1981, BAA ha reso disponibile a Bellatrix un importo pari a US$ 46.537.683 a titolo di finanziamento a 3 mesi. Il prestito è stato erogato a favore di un c/c acceso presso BAOL.

Il successivo 10 febbraio BAOL ha trasferito questi fondi per conto di Bellatrix ma su ordine dell’ufficio esteri del Banco Ambrosiano S.p.A., a favore di un c/c intestato alla società Telada Corporation S.A. acceso presso la Rothschild Bank di Zurigo.

La somma, che doveva essere utilizzata per l’acquisto di 189.000 azioni Rizzoli Editore (pari al 6,3% del capitale sociale costituito da 3.000.000 azioni), il successivo 13 febbraio 1981 è stata ripartita tra cinque soggetti: la società inglese Marroos Investment Ltd, le società panamensi Recioto Corporation S.A. e Betros Corporation S.A. e a favore dei conti correnti cifrati “Antonino 13" e "Crizia 3”.

Le somme incassate da Recioto e da Betros sono state ulteriormente frammentate e versate su altri conti correnti bancari accesi presso istituti di credito di Zurigo e di Lugano.



(click per ingrandire)


2^ operazione: aprile-giugno 1981
Nell'aprile 1981 il Banco Ambrosiano, il Credito Varesino e la Banca Cattolica del Veneto, hanno reso disponibile su di un c/c intestato a BAA acceso presso BAOL, la somma di US$ 95 milioni.

Una volta ricevuta la disponibilità, BAA ha disposto un contestuale finanziamento per il medesimo importo a favore di Bellatrix della durata di un anno ad un tasso pari al 22,50%, non assistito da alcuna garanzia a copertura del rischio di credito.
L’affidamento è stato erogato da BAA per mezzo del suo conto corrente acceso presso BAOL.

Una volta che Bellatrix ha ricevuto la disponibilità della somma, questa è stata bonificata a favore della società liberiana Zirka Corporation su tre conti presso la Rothschild Bank di Zurigo, aperti solo qualche tempo prima e nello stesso momento (si tratta dei numeri: 869.001.108, 869.002.108 e 869.003.108).

Tra il maggio e l’inizio di giugno 1981, la somma è stata ulteriormente “frammentata” a favore di più conti correnti accesi presso vari istituti di credito, su conti cifrati, quali "Crizia 3" e "Mazut 66" o intestati a varie società off-shore residenti a Panama, Svizzera e Guernsey.



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Osservazioni sulla 1^ e la 2^ operazione
La 1^ e la 2^ operazione rappresentano un ottimo esempio di utilizzo della "tecnica della frammentazione” in combinazione con quella dei “depositi back to back”.
Infatti le provviste finanziarie sono state messe a disposizione delle consociate estere del Banco Ambrosiano, BAA e BAOL, grazie a depositi diretti erogati da istituti bancari italiani appartenenti al Gruppo (Credito Varesino e Banca Cattolica del Veneto), a fondi reperiti sul mercato interbancario (di provenienza National Westminster Bank e Kredietbank erogati a favore di BAH), e anche ricorrendo ad operazioni di "deposito back to back”.

Solamente US$ 7,3 milioni, dei complessivi US$ 141,5 milioni erogati a Bellatrix grazie alla 1^ e alla 2^ operazione sono stati effettivamente impiegati per l’acquisto delle 189.000 azioni Rizzoli Editore S.p.A.. 


3^ operazione: 29 gennaio 1982
La terza operazione nasce in seguito alla costituzione di un deposito a garanzia e si sviluppa attraverso una classica operazione di “tricky accounting”.

L’origine della transazione risale al 1976, anno in cui la Rothschild Bank di Zurigo ha concesso alla Rizzoli Editore un finanziamento di US$ 11,8 milioni. Tale affidamento era garantito da un deposito di pari importo disposto da BAOL a favore della stessa Rothschild Bank.
Probabilmente il prestito doveva servire alla casa editrice milanese per rimborsare parte dei finanziamenti ricevuti nel 1974 finalizzati ad acquistare l’Editoriale Corriere della Sera.

Il 30 luglio 1980 BAOL ha trasferito la titolarità del deposito a garanzia a BAA, per un controvalore pari a US$ 11,9 milioni.

Ma è nel 1982 che si presenta l’occasione di movimentare ulteriormente il rapporto sin qui descritto, cioè quanto risulta necessario sottoscrivere l’aumento di capitale deliberato da Rizzoli Editore per la quota del diritto d’opzione spettante a Bellatrix sulle 189.000 azioni di sua proprietà, pari ad ulteriori 378.000 nuove azioni.

In particolare in data 29 gennaio 1982 Rothschild Bank ha ceduto a Bellatrix una parte del credito vantato verso Rizzoli, corrispondete a US$ 7.785.945,08.
Contestualmente Bellatrix ha disposto la trasformazione del credito verso Rizzoli in capitale sociale, arrivando in tal modo a detenere complessivamente 567.000 azioni.

In estrema sintesi, quindi, tutta l’operazione è stata portata a termine grazie ad un giro contabile con il quale BAA (iniziale e sostanziale finanziatore di Rizzoli) ha trasformato una parte del proprio credito (US$ 7,7 milioni su US$ 11,8 milioni) in capitale sociale, utilizzando quale veicolo societario la Bellatrix.


(click per ingrandire)

Esposizione complessiva del Gruppo Ambrosiano verso la Rizzoli Editore
Agli impieghi "indiretti" avvenuti attraverso Bellatrix, vanno aggiunti i finanziamenti erogati dalle altre consociate estere del Gruppo Ambrosiano, nonché l’esposizione creditoria "diretta" stanziata dall'istituto di credito milanese e dalle sue controllate italiane.

Pertanto, nel giugno '82, l’esborso globale del Gruppo Banco Ambrosiano S.p.A. a favore della Rizzoli Editore ha raggiunto una cifra impressionante, che espressa in lire, ammonta a 571,9 miliardi, corrispondenti a poco meno del 20% del totale consolidato degli impieghi.

Ora, se si tiene conto che la Rizzoli Editore (come descritto nell'Allegato V.8 della V^ Relazione dei Commissari Liquidatori, curato del Commissario Giudiziale Prof. Luigi Guatri) ha conseguito pesanti perdite già a partire dal ‘74 ma soprattutto negli esercizi 1981 (12,9 miliardi di lire) e 1982 (76,5 miliardi di lire), il quadro diviene ancor più grave ed inquietante.

Tali conclusioni mi portano a pensare che dovevano essere ben altri gli obiettivi ricercati da chi ha ideato e posto in essere le operazioni qui descritte; in questa ottica il controllo dell’informazione italiana doveva rivestire solo uno dei tasselli di un progetto ben più ampio e complesso.

Ma queste sono solo congetture e liberi pensieri...


Per chi volesse approfondire suggerisco la lettura dei seguenti post:
Operazione Bellatrix – Rizzoli Editore (1^ Puntata) - di Carlo Calvi
Operazione Bellatrix – Rizzoli Editore (2^ Puntata) - di Carlo Calvi