AdSense4

Bing

AdSense3

lunedì 18 marzo 2013

Frodi immobiliari: la sopravvalutazione dell'immobile

di Lorenzo Peluso


Ciò che in apparenza sembra un cattivo affare, può mascherare un atto illecito: fin qui ci siamo.
Proseguiamo oltre: anche la vendita di un immobile, effettuata ad un prezzo superiore del reale valore di mercato, può apportare illeciti vantaggi.
Magia? No, frode.

È semplicissimo gonfiare una compravendita, soprattutto grazie a società compiacenti (solitamente addirittura facenti capo allo stesso soggetto, direttamente o indirettamente) e a perizie rilasciate da tecnici senzienti, che adeguano i valori degli immobili al volere del fraudolento manovratore.

Descriviamone ora lo schema classico.

L’immobile con valore di mercato pari a 100 in possesso dalla Società A, avente risultato d’esercizio in perdita, viene venduto per il valore di 130 alla Società B, facente parte sempre dello stesso Gruppo.

La Società B, a sua volta, rivende l’immobile appena acquistato alla Società C per un valore di 150, e così via.
Il valore, come già anticipato, è supportato da una perizia di favore.




Non è detto che la differenza tra il valore reale dell'immobile e il valore di vendita sia sempre scandaloso, anzi, in alcuni casi può addirittura rientrare nella sfera dell'opinabile.
Ma cosa generano queste cessioni?

Negli schemi più utilizzati nell'ultimo decennio, soggetti come Danilo Coppola e Stefano Ricucci hanno utilizzato questi vorticosi e ipervalutati giri immobiliari soprattutto per ottenere una liquidità molto consistente dai diversi istituti di credito, attraverso l’accensione di semplici mutui fondiari.

Ottenute tali risorse, queste venivano trasferite a un soggetto successivamente deprivato o addirittura fatto fallire.

Ai lettori più attenti dovrebbero tornare alla mente le già note “frodi carosello”.
Se una società vende un immobile e si mette in liquidazione spogliandosi di tutti i suoi beni, non versa l’IVA.
L’acquirente, collegato al venditore, acquista l’immobile e chiede l’IVA a rimborso.
E le casse dello Stato sono doppiamente depredate!

Non è finita qui: il movimento non genera tassazione, perché la plusvalenza serve a coprire le perdite. Questo giro immobiliare riesce addirittura a far lievitare il valore fiscale dell'immobile, evita il versamento dell’onere tributario e permette un risparmio d'imposta che si realizza alla successiva vendita, ovvero quando la svalutazione consente di coprire il divario derivante dalla valutazione deliberatamente attribuita all'immobile.

Una Società quindi acquista, sopravvaluta e rivende, senza pagare tasse, ad un’altra Società del Gruppo.
La seconda Società, per poter acquistare l’immobile a valori “gonfi”, accende un mutuo, compera e porta a credito le imposte.

I proventi di tale meccanismo restano comunque a disposizione del titolare di tutte le Società aderenti al meccanismo descritto e sono successivamente reinvestiti in canali “ufficiali” (ad esempio in titoli azionari), o spariscono attraverso canali “occulti”, o servono per l’acquisto di un altro immobile, ovviamente sopravvalutato. Il cerchio si chiude e ricomincia il giro.

Grazie a questi raggiri immobiliari, inoltre, si riesce a gonfiare il valore del proprio attivo senza avere nessun esborso effettivo.
Una tecnica molto nota a società finanziarie, immobiliari e assicurative che, negli ultimi anni, hanno creato enormi buchi alle spalle di migliaia di risparmiatori.

Lorenzo Peluso
Senior Manager
(Fraud Investigation & Dispute Services Department - Ernst & Young)