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venerdì 29 maggio 2015

Il progetto di liquidità conservato alle Bahamas (di Carlo Calvi)

3^ puntata
[per la 2^ puntata cliccare QUI]


Florio Fiorini nel suo interrogatorio del 29 marzo 1985 ha dichiarato di aver proposto a Filippo Leoni, responsabile dell’estero al Banco Ambrosiano, operazioni passive con reciproche attive, prima del 1980.
I prestiti di Tradinvest a Banco Ambrosiano Andino di quell'anno erano condizionati a operazioni a favore di Hydrocarbons di Zurigo. Giacomo Botta e Carlo Costa gli avevano prospettato in precedenza dei «back to back» per far fronte a crisi di provvista.
Giacomo Botta lo ha negato al processo per la bancarotta del Banco Ambrosiano.

I fogli che seguono permettono di identificare la calligrafia di Giacomo Botta, direttamente sottoposto a Filippo Leoni, responsabile estero che era impedito da una fobia a viaggiare in aereo.


Giacomo Botta fu interrogato al processo sulle riunioni del comitato di credito a Lugano ma non sul suo progetto di liquidità in manoscritto originale scaricabile cliccando il link, conservato da mio padre alle Bahamas e largamente utilizzato dalla Guardia di Finanza nei rapporti ai Giudici Istruttori.

Il progetto di liquidità e la lite che seguì a Nassau tra i liquidatori del Banco Ambrosiano Overseas Limited di Nassau (o BAOL) e i revisori contabili Coopers & Lybrand, confermano che i primi prestiti esteri dell’ENI a Banco Ambrosiano risalgono al 1978, come mostra il telex di Carlo Costa a Pierre Siegenthaler con chiave Giacomo Botta.

Anche i liquidatori di Banco Ambrosiano Holdings Lussemburgo hanno evidenziato i passaggi di molte di queste operazioni tra «Giacomo» e «Pierre».


La Guardia di Finanza andò più oltre: "espongono dal 1978 prestiti a favore di BAH da parte di due banche classificate come appartenenti al gruppo ENI …lo IOR ha trattato gli importi nel contesto dei depositi del circuito UTC".


Acqua Marcia era una partecipazione di Montedison quando Eugenio Cefis ne fu presidente. 
ENI, Montedison, Banca Nazionale del Lavoro e FIAT avevano creato una finanziaria, la Capitalfin a Nassau Bahamas...
[4^ puntata]




lunedì 25 maggio 2015

Il vero proprietario del Corriere della Sera (di Carlo Calvi)

2^ puntata
[per la 1^ puntata cliccare QUI]


Le confidenze di Salim Lakhdari, braccio destro di Alberto Cefis rappresentante del fratello Eugenio nella mia città di Montreal, mi confermarono anni dopo che l’esperienza partigiana di Eugenio Cefis aveva attratto l’attenzione di Enrico Mattei che era però al corrente del suo opportunismo.

L’indagine interna degli archivi di Vincenzo Cazzaniga presso la Esso, condotta dalla Standard Oil di cui Ian Logie, ha fatto emergere una complessa contabilità occulta costituita con l’ausilio del Prof. Alberto Ferrari della B.N.L..
Vincenzo Cazzaniga e la Esso avevano permesso a Eugenio Cefis di ottenere diritti minerari in Canada e usavano queste informazioni come mezzo di pressione sullo stesso Cefis.

Nel maggio successivo e su mia sollecitazione, la Direzione Investigativa Antimafia invitò Vincenzo Cazzaniga ad essere sentito come testimone dal Sostituto Procuratore Elisabetta Cesqui.


Cazzaniga alla PM Cesqui disse: "Gelli mi fece telefonare chiedendo di incontrarmi …al Hotel Excelsior ricordo di aver visto Giorgio Mazzanti …ero inquisito in procedimento penale a Roma ...Gelli ostentava di essere al corrente dello stato del procedimento …era venuto in possesso del mio archivio presso la Esso che non era stato sequestrato…mi mostrò copie che riconobbi …furono emessi provvedimenti restrittivi nei miei confronti dopo il trasferimento dell’istruttoria al giudice Guido Catenacci".

Cito dal verbale: "Bastogi International con sede a Nassau era braccio della Bastogi Finanziaria …Roberto Calvi consigliere di Bastogi Finanziaria voleva realizzare più stretti rapporti tra Bastogi International e Cisalpine …i contatti con Nassau erano tenuti da Ludovico del Balzo …il contatto con Roberto Calvi lo ebbi tramite Giorgio Corsi".

Giorgio Corsi, mente finanziaria della Montedison di Eugenio Cefis, era sovente ospite alla nostra casa di Drezzo.

Lo incontravo all'estero in numerose occasioni con mio padre, l’ultima a Washington con Ugo Stille. Il Banco Ambrosiano e mio padre furono alleati delle manovre finanziarie di Eugenio Cefis e Giorgio Corsi di Montedison nella prima metà degli anni settanta, parteciparono nell'acquisto del Corriere della Sera.

Eugenio Cefis, Licio Gelli ed altri dopo di loro hanno influito sulle istituzioni adeguandosi ai gruppi di potere in Italia e ai vincoli azionari e finanziari.

Dal 1974 al 1977 Cefis fu il reale proprietario di Rizzoli-Corriere della Sera.
Come ha scritto Bruno Tassan-Din: "l’intreccio ENI-Corriere era iniziato con Moratti nel 1972 …il Corriere era in situazione di decozione …l’acquisizione non poteva essere realizzata senza l’intervento di Cefis-Montedison data l’assoluta mancanza di disponibilità finanziaria della Rizzoli".

Io consegnai a Nassau a Maurizo De Luca e Franco Giustolisi del settimanale «L’Espresso», la documentazione relativa al contratto tra Rizzoli e Montedison firmata a Lugano il 6 agosto 1975, e custodita in una cassaforte di mio padre, Roberto Calvi, alle Bahamas.

Il verbale dei Giudici Istruttori, Antonio Pizzi e Renato Bricchetti, del 1983 conclude "la Signora Calvi e Carlo Calvi avevano manifestato l’intenzione di consegnare la documentazione" l’accordo include il finanziamento, lo schema di acquisizione nonchè l'intervento sulla linea editoriale.
La azioni del Corriere erano in garanzia a Montedison all'estero (per scaricare la documentazione appena citata cliccare QUI).

Riconosco nelle sue parole il Tassan Din che telefonava assiduamente a casa nostra a Milano: "irrilevanza del capitale sociale …indebitamento elevatissimo …gestione in perdita …fabbisogno per far fronte agli stipendi".

Coopers & Lybrand a Bahamas hanno documentato le operazioni di Cisalpine Overseas Bank Limited di Nassau - Bahamas, poi divenuta Banco Ambrosiano Overseas Limited (o BAOL), con Montedison Holding Company Zurigo e Montedison International Establishment Vaduz, create da Giorgio Corsi, che vennero revocate quando Eugenio Cefis lasciò Montedison.


Giorgio Corsi aveva seguito Cefis in Montedison, succeduto al posto di direttore finanziario dell’ENI da Florio Fiorini, proveniente da una esperienza a Banca Toscana .

Florio Fiorini era uomo di Flaminio Piccoli, che si ritrova nella documentazione Rizzoli appena riprodotta.

A Bahamas mio padre mi parlò della esposizione dell’ENI con le entità estere del Gruppo Ambrosiano e di ricevute di Flaminio Piccoli che conservava. Deve averle recuperate durante l’ultima visita perché non le ritrovai. Il giudice istruttore Francesco Misiani, che incontrai a Washington, assolse Flaminio Piccoli dalle accuse di associazione a delinquere e peculato.
[3^ puntata]



giovedì 21 maggio 2015

Un disegno politico perseguito da Cefis (di Carlo Calvi)

1^  puntata


"Era in corso il disegno politico perseguito da Cefis di rastrellamento della stampa quotidiana ...Suggeritore di pressoché tutti i giornali italiani …a posteriori i disegni di Gelli sembrano addirittura copiati da quelli di Cefis". Sono le parole di Bruno Tassan Din, in una memoria del 1984 depositata nel processo Rizzoli.

Tassan Din riassunse la sua esperienza all'udienza del 4 marzo 1991 al processo per la bancarotta del Banco Ambrosiano "…giovanissimo sono diventato Vicedirettore Generale del Gruppo Montedison responsabile della divisione tessile delle fibre chimiche e all'entrata di Eugenio Cefis sono stato chiamato alla Rizzoli dal Presidente del Collegio Sindacale Dott. Mino Spadaccini".

Eugenio Cefis militò con dubbia fama in una formazione partigiana guidata da John McCaffery del Special Operations Executive, il servizio segreto britannico in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale.
McCaffery passò dallo spionaggio alle banche, divenendo padrino dell’intesa tra i banchieri inglesi Hambros e Michele Sindona per rastrellare azioni Bastogi.
É in quella veste che incontrai John McCaffery a Milano con mio padre.

L’accordo siglato in originale da Jocelyn Hambro nel marzo 1971, riportato qui di seguito, era conservato nelle casseforti di mio padre alla Bahamas.

(click per allargare l'immagine)

Michele Sindona e Eugenio Cefis si ritrovarono in campi avversi e mio padre nel mezzo.

Cefis attuò all'inizio del 1971 un rimaneggiamento di partecipazioni incrociate allora assai in voga.
Italpi controllata di Montedison, di cui Cefis era divenuto presidente, doveva fondersi con Bastogi. Cefis, grazie ad una alleanza con Carlo Pesenti, azionista Bastogi avrebbe controllato l’azienda risultante dalla fusione, a sua volta controllante azioni Montedison.

A sbarrare la strada si trovava Michele Sindona che lanciò un assalto a Bastogi al fine di impossessarsi delle banche di Carlo Pesenti, di cui questa azienda era azionista.

Sindona, di concerto con Hambros e al fine di attuare il suo piano di controllo di Bastogi, si assicurò all'inizio dell’estate del '71 il controllo della Centrale, presieduta da Ettore Lolli della Ras di Carlo Pesenti. Per sconfiggere le resistenze di Cefis e Pesenti, Sindona intentò due mesi più tardi una azione legale per bloccare la fusione Italpi-Bastogi.
Westdeutsche Landesbank Girozentrale per conto di Sindona, in una operazione ideata da mio padre, presentò alla Borsa di Milano una offerta pubblica di acquisto di azioni Bastogi. Il sindacato Bastogi guidato da Cefis e Pesenti chiese allora l’intervento del Governatore della Banca d’Italia Guido Carli.

Una telefonata di Guido Carli a Jocelyn Hambro fu decisiva.

In quel frenetico settembre lavoravo al 41 Bishopsgate della Hambros Bank con Raffaele Bonacossa della Banca Privata. Mario D’Urso della Kuhn Loeb, mi prestava una attenzione assidua. D’Urso propose un incontro tra mio padre e Ettore Lolli a Londra.
Fui convocato giovanissimo ai piani alti della Hambros ove Jocelyn Hambro mi aveva richiesto un breve incontro: l’OPA Bastogi era fallita.

Si riporta di seguito la rinuncia dei soci esteri di Michele Sindona alle azioni legali contro la fusione Italpi-Bastogi.


Di seguito il documento con le istruzioni della Radowal di Vaduz alla Banca del Gottardo di vincolare azioni Bastogi a favore della Cisalpine Overseas di Nassau - Bahamas, del gruppo Banco Ambrosiano:


L’avvocato Colin McFadyean, il cui biglietto da visita fu ritrovato sul cadavere di mio padre sotto il ponte Blackfriars, ha scritto a Jeffrey Katz della Kroll Associates : "Ho consultato i fascicoli su Bastogi …incorporai Bastogi UK …i nomi sono Carlo Pesenti, Raffaele Ursini, Ludovico del Balzo …in particolare Vincenzo Cazzaniga".

Era l’aprile 1993 e chiesi a Ian Logie, direttore finanziario della Esso Europe negli anni sessanta, di riassumere i rapporti tra Vincenzo Cazzaniga e Eugenio Cefis.
Logie fu membro del consiglio di Williams & Glyns, European Banking Co. e International Energy Bank.

Lo avevo incontrato con mio padre a Milano negli anni settanta e in seguito alla conferenza del Fondo Monetario Internazionale di Washington dell’autunno 1980. Il mio interesse fu sollecitato dal fatto che Ian Logie aveva condotto con Jack Bennett e Harold Cruikshank l’indagine interna sui fondi neri della Esso Italiana.
La foto lo ritrae, primo in fondo a destra, con mio padre e Carlo Cito Filomarino e Jean de Roquefeuil, Jean-Maxime Lévêque che conobbi al Credit Commercial de France.


(click per allargare l'immagine)

Ian Logie che conosceva bene l’arcivescovo Paul Marcinkus dello IOR e Florio Fiorini dell’ENI, principale creditore estero del Banco Ambrosiano, fece una dichiarazione sorprendente.
Già dalla fine degli anni settanta la Banca del Gottardo, la Ultrafin A.G. e la Arab Latin American Bank di Lima Perù, offrivano depositi di loro clienti fuori bilancio su base fiduciaria a condizione di ottenere depositi interbancari con le banche del Gruppo Ambrosiano.

Vincenzo Cazzaniga, presidente della Esso e prossimo al Cardinale Giuseppe Siri di Genova, fu grande artefice di pagamenti a partiti politici in Italia ma fu costretto dalle indagini sui fondi neri a lasciare la Esso. Cazzaniga divenne Presidente della Bastogi International grazie a l’ex Special Operations Executive britannico John McCaffery, come già detto, dirigente del gruppo partigiano a cui appartenne Eugenio Cefis.

Le confidenze di Salim Lakhdari, braccio destro di Alberto Cefis rappresentante del fratello Eugenio nella mia città di Montreal, mi confermarono anni dopo che...
[2^ puntata]




lunedì 18 maggio 2015

Carlo Calvi racconta Eugenio Cefis in una ricostruzione inedita ed esclusiva

"Era in corso il disegno politico perseguito da Cefis di rastrellamento della stampa quotidiana …suggeritore di pressoché tutti i giornali italiani …a posteriori i disegni di Gelli sembrano addirittura copiati da quelli di Cefis".

E' questo l'incipit di una serie di articoli inediti di Carlo Calvi che saranno pubblicati in esclusiva dal blog a partire da questa settimana.
Si tratta di un'analisi rigorosa basata su documentazione di primaria importanza, contenuta negli atti giudiziari o reperita nelle casseforti delle Bahamas appartenute al padre - Roberto Calvi - e costituita da accordi segreti, istruzioni riservate, prospetti intricatissimi di ripartizione di quote azionarie e da corrispondenza privata.

(Eugenio Cefis)

Ne viene fuori una ricostruzione inedita di fatti vissuti anche personalmente da Carlo Calvi, che, se non fossero dimostrati da documentazione ufficiale (anche fotografica), sembrerebbero il prodotto della più fervida fantasia di un genio del romanzo giallo e di spionaggio.
Infatti le vicende terrene di Eugenio Cefis, nella sua qualità di Presidente della Montedison, si intrecciano con quelle di ex agenti dei servizi segreti di Sua Maestà Britannica, di uomini di cosa nostra, di esponenti della finanza internazionale e del mondo economico e politico italiano.

(Eugenio Cefis con Giulio Andreotti)

Tutto questo in uno scenario in cui l'Istituto per le Opere di Religione (IOR), tramite il suo Presidente Mons. Paul Casimir Marcinkus, operava in modo spregiudicato nella finanza locale e internazionale, grazie ad accordi non ufficiali e ai legami con importanti personalità appartenenti alla massoneria.

Ne deriva quindi uno spaccato noir della storia della Repubblica Italiana degli anni '70 e '80, in cui complesse contabilità occulte, seppur celate in archivi riservati, erano utilizzate come mezzo di persuasione per raggiungere determinati scopi.

Leggeremo quindi delle trame legate al tentativo di scalata di Michele Sindona alla Bastogi Finanziaria con il fine di impossessarsi delle banche di Carlo Pesenti, la cui OPA (l'operazione fu ideata da Roberto Calvi) fallì nel 1971 a favore del fondatore di Mediobanca, Enrico Cuccia. E ancora, di come Cefis governava l'informazione tramite il gruppo Rizzoli-Corriere della Sera. E dell'uso dei depositi "back to back" per far fronte alle crisi di liquidità e di provvista del Banco Ambrosiano. Ma anche delle vicende collegate alla società Acqua Marcia e alla sua catena di controllo che portava sino a Nassau, Bahamas.

Ancora una volta Carlo Calvi ha scelto il nostro blog "Fraud Auditing & Forensic Accounting" per diffondere i suoi scritti, frutto di tanto lavoro di analisi e ricostruzione documentale integrato dai ricordi personali.
E di questa dimostrazione di fiducia e di condivisione delle finalità del blog, anche a nome dei lettori, si ringrazia vivamente Carlo Calvi.

s.m.


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1^ puntata

2^ puntata

3^ puntata

4^ puntata

5^ puntata







venerdì 15 maggio 2015

Gruppo COMBAS su RAI 2 (VIRUS - Il contagio delle idee)

IL Gruppo COMBAS ci informa che il 14 maggio 2015 nel corso della trasmissione di RAI 2, VIRUS – IL CONTAGIO DELLE IDEE, è stato trasmesso il servizio sui dirigenti decaduti dell’Agenzia delle Entrate, un tema seguito e studiato dal Gruppo fin dalla sue fondazione (cliccare QUI per il filmato).



A nome del Gruppo COMBAS, Maurizio Cassano (Dottore Commercialista) ha esposto i motivi della nullità degli atti sottoscritti, direttamente o tramite funzionari da questi delegati. Anche Maurizio Reggi, il rappresentante del sindacato dei dirigenti pubblici, ha sollevato l’eccezione di incostituzionalità.
E’ stato fornito in trasmissione un primo elenco delle 21 Direzioni Provinciali di cui finora si è potuta accertare la guida da parte di un dirigente decaduto.

Il Sottosegretario alle Finanze, On. Enrico Zanetti, dopo aver proclamato con assoluta certezza la validità di qualsiasi atto sottoscritto dai dirigenti decaduti, è apparso in difficoltà su precise domande del conduttore, affermando poi che, comunque, sulla nullità degli atti avrebbero poi deciso le Commissioni Tributarie.

Il Gruppo COMBAS comunica a tutti i colleghi operatori del mondo tributario (commercialisti, avvocati, tributaristi) che è a disposizione per fornire gratuitamente l’eventuale supporto tecnico e motivazionale ai loro ricorsi.

Sito internet del Gruppo COMBAS: www.gruppocombas.it 
Indirizzo mail del Gruppo COMBAS: gruppocombas@gmail.com



martedì 12 maggio 2015

Tecniche di fraud auditing applicate alle consulenze fiscali

Oggi più di ieri il consulente fiscale è tenuto ad entrare nel merito delle transazioni commerciali dell'azienda sua cliente. E lo deve fare con lo spirito del fraud auditor.

Lo sostiene la Sentenza n. 19335 della Corte di Cassazione, depositata l'11 maggio 2015, nella quale si afferma che un professionista esperto non può non ravvisare gli elementi evidenti di una frode fiscale.


Ma quali sono gli elementi ritenuti evidenti dai giudici di legittimità?
Gli indizi rivelatori della frode fiscale (le famose "red flags" nello slang dei fraud auditor) possono riassumersi nei seguenti fattori:
  1. assenza di sedi operative adeguate al giro di affari;
  2. assenza di trattative commerciali con clienti e fornitori (inesistenza di contratti e ordini di fornitura, di tariffari, di specifiche tecniche di prodotto eccetera);
  3. presenza di un elevato numero di note di credito;
  4. pagamenti contestuali alla data di emissione della fattura;
  5. emissione di fatture di acquisto identiche a quelle di vendita;
  6. prodotti venduti a prezzi inferiori rispetto a quelli di acquisto;
  7. elevati crediti IVA generati dalle operazioni aventi le caratteristiche elencate ai punti precedenti.
In buona sostanza il professionista che non si accorge di avere a che fare con una società "cartiera", pur avendone gli elementi idonei a considerarla tale, risponde in concorso con l’amministratore della società per aver emesso e dichiarato documenti falsi (artt. 2 e 8 del D.Lgs. 74/2000).



lunedì 11 maggio 2015

Fraud auditor e Forensic accountant. Ci sono differenze?

Finalmente è arrivato il momento di occuparcene.
Sono ormai numerose le email indirizzate all'editore del presente blog contenti richieste di chiarimento sulle due materie professionali alle quali il blog medesimo è dedicato.

Quando si sono citati nei vari post i fraud auditor o i forensic accountant, lo si è fatto senza distinguerne i diversi ruoli? Oppure queste due espressioni sono sinonime? E, ancora, quando e come operano questi professionisti? In momenti diversi oppure contemporaneamente?

Domande legittime alle quali si tenterà oggi di dare una risposta.

Si "tenterà" appunto, perché su questo tema gli specialisti del settore hanno pareri non sempre concordanti.
Di seguito, quindi, si delineeranno le caratteristiche principali delle due figure professionali ammettendo però che, in alcune occasioni, il fraud auditor potrebbe (e dovrebbe) assumere anche il ruolo del forensic accountant. E viceversa.

Procediamo con ordine.

Le espressioni "fraud auditor" e "fraud auditing" racchiudono in sé il concetto di "audit" ovvero di controllo, accertamento, verifica, vigilanza ed anche di revisione.
In estrema sintesi si tende a considerare questo professionista come una sorta di internal (o exernal) auditor con competenze specifiche nell'ambito antifrode.
Pertanto si potrebbe identificare il suo intervento in una fase di prevenzione o di monitoraggio delle attività aziendali, come pure nel corso di un'attività di revisione contabile (alla luce del principio ISA 240). Ovvero anche come esperto (o referente) antifrode inquadrato negli uffici ispettorato, corporate compliance e internal audit. Oppure ancora come membro dei vari organismi e/o comitati di vigilanza e controllo.

In particolare questo professionista interviene in due momenti specifici.
Nell'attività di prevenzione cosiddetta "generica", cioè quando svolge attività di routine e di successivo "follow-up" nell'ambito di ispezioni ordinarie, controlli pianificati e verifiche periodiche mirate a valutare la vulnerabilità dei sistemi aziendali antifrode (attività di fraud risk assessment/management).
Oppure interviene in situazioni specifiche, quando per esempio deve accertare casi di sospetta frode segnalata dai sistemi informatici di rilevamento automatico oppure dai whistleblower.

Il più delle volte il fraud auditor finalizza il suo lavoro con la compilazione di un report tecnico ad uso interno che descrive le attività svolte, le risultanze o le evidenze riscontrate, i suggerimenti di miglioramento e le successive attività di verifica atte ad accertare i progressi fatti.
Oppure, nel caso il fraud auditor sia un professionista esterno, l'incarico terminerà con l'emissione di una relazione sul lavoro svolto indirizzata all'entità committente (azienda, revisore contabile, collegio sindacale, Organismo di Vigilanza ex d.lgs 231/01, comitato di vigilanza sulle parti correlate eccetera).




Le espressioni "forensic accountant" e "forensic accounting" includono il termine "forensic", il che implica sia il concetto di "materia legale" sia quello di "investigazione" e "indagine". Il termine "accounting", inoltre, identifica che l'esperto è specializzato nella materia economico-finanziaria e contabile, distinguendolo da altre figure professionali operanti nelle varie discipline forensi (digital forensic expert, forensic pathology eccetera).

Solitamente il forensic accountant interviene in una fase successiva a quella in cui opera il fraud auditor (e di qui la scelta di titolare il blog mettendo nella corretta successione funzionale le due figure professionali); cioè interviene quando il sospetto di frode aziendale è divenuto amara realtà e si valuta la necessità di indagare il fatto mediante un professionista terzo indipendente che applicherà procedure idonee al fine di garantire l'utilizzabilità in sede legale delle evidenze raccolte.

Inoltre, l'esperienza insegna che il forensic accountant opera sempre più spesso in coordinamento con un altro esperto, il digital forensics expert, in quanto molte delle evidenze oggetto di analisi sono contenute nei supporti digitali e gli stessi software investigativi implicano, per il loro corretto funzionamento, il coinvolgimento di sistemisti e/o tecnici informatici.

Il lavoro del forensic accountant si concretizza con l'emissione di una relazione tecnica utilizzabile in sede legale (civile e/o penale) e arbitrale. Utile pertanto anche nell'ambito delle procedure concorsuali, del contenzioso extragiudiziale e nelle cause di lavoro.

Il forensic accountant è solitamente inquadrato come dipendente o partner di società di consulenza aziendale strutturate, in cui sono presenti i dipartimenti di "forensic accounting" oppure nelle organizzazioni aziendali, quali le holding, in cui è necessaria un'attività costante di verifica e accertamento sui conti economico-patrimoniali e finanziari di gruppo. Oppure ancora è un professionista indipendente, quale ad esempio un dottore commercialista, con particolari competenze maturate nell'ambito investigativo.

Sarebbero molte altre le sfumature che distinguono le due figure professionali, quali, ad esempio, i diversi strumenti tecnici utilizzati, il diverso approccio nella gestione delle fattispecie da analizzare, il diverso grado di autonomia e indipendenza d'azione eccetera.

Un punto più di altri, tuttavia, è opportuno evidenziare. Cioè il fatto che il fraud auditor non saprebbe esercitare con efficacia il proprio lavoro se non si fosse cimentato anche nel ruolo del forensic accountant. E viceversa.
Proprio per il legame funzionale e di continuità logica esistente tra le due professioni, infatti, si può concludere che queste sono intrinsecamente legate e che è molto facile osservare professionisti "in azione" che assumono entrambi i ruoli a seconda dello scopo per il quale sono chiamati ad operare.

s.m.