AdSense4

Bing

AdSense3

Visualizzazione post con etichetta Schemi di frode. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Schemi di frode. Mostra tutti i post

lunedì 2 settembre 2019

Accounting fraud: a literature review (di M. Tutino e M. Merlo)

Si continua con la pubblicazione di parti dell'articolo "ACCOUNTING FRAUD: A LITERATURE REVIEW" redatto da Marco Tutino (Head of Department of Business Studies presso Università degli Studi di Roma Tre) e Matteo Merlo (University of Bologna), 2019. 
Pubblicato sulla rivista "Risk Governance and Control: Financial Markets & Institutions", 9(1), 8-25.



1. INTRODUCTION

In 2002 WorldCom, a telecommunications company got caught inflating assets by an amount of 11 billion $. In the same year, Tyco’s CEO and CFO stole 150 million $, giving themselves loans, and inflated the company’s income. In 2009, an Indian IT services and back-office accounting firm, Satyam, boosted its revenues by 1.5 billion $. Accounting fraud scandals, like these, occurred in the last twenty years, and burned billions of dollars. For this reason, the purpose of the following review is to analyse which factors lead to accounting fraud and determine its occurrence.

Accounting fraud has a wide meaning; it consists of intentional manipulation of financial statements, which are done in order to create an illusion about a company’s wealth. The main actors in the process are either employees (i.e. accountants) or the organization itself, with top management team. Therefore, the reason why an accounting fraud is committed, beyond the purpose of deceiving stakeholders is often related to obtaining more favorable financing or avoiding debt obligations. 

The aim of the review is to highlight what factors, during the years, facilitated the spread of fraud and, once they are identified, this could help to understand what should be done to prevent these events, in the future. Furthermore, the paper is a stepping stone for a more in-depth study that could be done on the same topic, through empirical analysis. 

The study has been done on the current literature related to accounting fraud. It investigates how a company’s organization could be influenced in order to prevent fraudulent behaviours. First, the governance has been analysed, focusing mostly on the role played by CEOs in the event of fraud (Troy et al., 2011; Armstrong et al., 2009; Jensen et al., 2004; Schnatterly, 2003). 

Second, the focus has moved to the ethical climate which surrounds companies before the “storm” (Micewski and Troy, 2007; Soltani, 2014). Indeed, increasing education and awareness of ethics among employees and directors could be a way to avoid fraud and misconduct (Miller, 2016). Also examined is the corporate social responsibility, its consequences, and why it is so important for directors (Bowen, 1953; Carrol, 1979). Then, there has been an analysis of creative accounting (Griffiths, 1986; Jones, 2011), which differs from accounting fraud for its legit nature, and the methods of how it is committed. 

The second part of the literature review is based on the detection of fraud. 

The main statistical methods applied to data have been examined first (Benford, 1938; Altman, 1968; Beneish, 1999), and then those methods which are not analytical, such as whistleblowing and fraud triangle. In conclusion, the role of a forensic accountant has been investigated, focusing on its expertise (Digabriele, 2009; Bhasin, 2016; Hegazy, 2017) and on its contribution inside investigations (Kolar, 2013; Quirin, 2014).


(segue...)





lunedì 8 luglio 2019

Forensic Accounting & Accounting fraud (di Marco Tutino e Matteo Merlo)

Tutino, M., & Merlo, M. (2019). 
Accounting fraud: A literature review. Risk Governance and Control: Financial Markets & Institutions, 9(1), 8-25.
http://doi.org/10.22495/rgcv9i1p1



Forensic Accounting & Accounting fraud 

Negli ultimi decenni, si è assistito ad una forte crescita all’interno delle fraud investigation del ruolo del forensic accountant. Questa nuova figura professionale è nata dalla necessità di unire le conoscenze contabili con quelle di tipo investigativo, svolgendo un’attività che, come lo si può dedurre dal nome, non è strettamente in materia di frodi o crimini economici bensì si concentra nella “determinazione quantitativa attinente alle fattispecie possibili oggetto di controversie” (Pogliani, Pecchiari e Mariani, 2012).

All’interno della letteratura vi sono diverse definizioni di forensic accounting a seconda del lavoro in cui sono state specificate, e aventi in comune nel più dei casi un focus sull’aspetto contabile. Tuttavia Huber e Digabriele (2014), dopo una revisione delle numerose enunciazioni date negli anni sono arrivati alla conclusione che il forensic accounting è molto più complesso di ogni definizione che sia in grado di riassumerlo. La spiegazione sta nel fatto che tale definizione dovrebbe raccogliere tutti i settori in cui il forensic accountant opera (tra cui amministrazione, controllo, criminologia, raccolta dati, finanza, economia, giurisprudenza ecc.) e le sue principali capacità.

Il Forensic Accountant deve essere uno specialista in contabilità e in sistemi finanziari. 
Data la forte crescita nella dimensione e nella complessità delle società, scoprire le frodi richiede al forensic accountant di diventare esperto in tutte le competenze professionali e le capacità emergenti. Tra le abilità principali possedute dai FCA (Forensic Chartered Accountant) troviamo: la conoscenza approfondita dei bilanci e la capacità di saperli interpretare in modo critico; l’individuazione degli schemi di frode tra cui l’appropriazione indebita, il riciclaggio di denaro e la corruzione; la conoscenza dei computer e dei network così da poter condurre investigazioni in materia di e-Banking e di sistemi contabili digitali; piena conoscenza delle politiche di corporate governance e delle leggi che regolano queste politiche; l’abilità di comprendere i sistemi di controllo interno delle aziende e disporre un sistema di controllo che analizzi rischi, raggiunga gli obiettivi di gestione e informi i dipendenti delle loro responsabilità sul controllo (Bhasin, 2016). Tuttavia il ruolo del c.d. contabile forense è svolto da una persona con capacità a grandi linee simili a quelle dei revisori legali, motivo per cui talvolta le due figure si possono sovrapporre. In questo caso un interrogativo centrale che viene posto da Digabriele (2009) è se le competenze del forensic accountant dovrebbero essere aggiunte alle capacità dei revisori legali, in modo da accrescere la probabilità di rilevare la frode. L’analisi effettuata negli USA su un campione casuale di accademici di accounting ha evidenziato che il forensic accounting (FA) ha un ruolo nel processo di revisione e i revisori stessi potrebbero avere bisogno di aggiungere delle capacità a quelle che già hanno, dato il cambiamento del mercato. Alla luce della domanda che ci si è posti inizialmente, si può affermare che successivamente alla pubblicazione dell’elaborato si è aumentata la consapevolezza dei revisori sull’importanza di acquisire le capacità fondamentali di forensic accounting.

Nella letteratura si discute in modo approfondito sul tema delle conoscenze che i forensic accountant devono possedere, questo è molto vario e dipende dalle nazioni in cui la ricerca è stata effettuata. Questa forte correlazione tra la nazione in cui viene svolta l’attività di forensic accounting, nel processo di individuazione delle frodi, e le capacità che questo deve possedere sta proprio nei tipi di illeciti perpetrati. Prendendo ad esempio l’Italia, secondo i dati riportati da PWC nel “Global Economy Crime Survey” del 2018 circa il 45% delle società presenti nella ricerca ha dichiarato di avere subito crimini informatici. Difatti, come è stato riportato precedentemente da Bhasin (2016), il forensic accountant deve ben conoscere i computer e i sistemi di rete. I crimini informatici, in Italia, sono seguiti dall’appropriazione indebita al 42%, dalle frodi commesse dai consumatori (32%) e dalle frodi contabili (24%).

Nel caso del Regno Unito il forensic accounting è un campo multidisciplinare di attività, meno focalizzato sulla contabilità di come lascerebbe pensare il suo nome, e dominato da dottori commercialisti. La caratteristica che qualifica il forensic accountant non sono le sue conoscenze in materia contabile bensì le molte capacità analitiche e comunicative che possiede (Hegazy, 2017).

Nel settore pubblico nigeriano, invece, a causa del forte sviluppo del fenomeno fraudolento, la presenza del forensic accountant è consigliata all’interno delle agenzie di anticorruzione, generando così effetti significativi sulla scoperta delle frodi (Gbebi e Adebisi, 2014).

La letteratura si sofferma anche su quali sono i metodi e gli argomenti di ricerca. Nello specifico delle rilevazioni delle frodi in bilancio (o financial statement fraud) la strategia principale di rilevazione del comportamento ingannevole sta nell’individuare il raziocinio degli obiettivi del soggetto frodante (Johnson, 1993). Però, talvolta l’assenza di diversità nei metodi utilizzati ha il potenziale di compromettere il contributo totale del lavoro di forensic accounting (Digabriele e Huber, 2015).

L’applicazione del forensic accounting non avviene sono all’interno dell’azienda, come si potrebbe pensare, a questa si affiancano ulteriori campi in cui viene utilizzato, tra cui le investigazioni giudiziarie. È proprio nei processi e nelle cause che tale figura può rivelarsi molto utile in supporto ai magistrati e ai pubblici ministeri, per analizzare in modo più approfondito gli schemi finanziari, i bilanci o i documenti contabili che non sono di materia prettamente giuridica. Il forensic accounting si occupa di investigazioni di crimini aziendali in numerose nazioni, ad esempio gli U.S.A. e il Regno Unito. Attualmente nei procedimenti ci si rivolge spesso ad esperti contabili per opinioni e relazioni, che non possono essere poi verificate. A causa di ciò si assiste ad un prolungamento della durata del procedimento investigativo e delle successive procedure coinvolte nel processo. I risultati della ricerca condotta da Kolar (2013) su un campione di pubblici ministeri e di investigatori mediante delle interviste affermano che questi non possiedono sufficienti conoscenze in materia da investigare in modo efficace sui documenti contabili. Sono poi gli stessi intervistati a dichiarare che di essere a conoscenza della figura del forensic accountant e di credere che le sue conoscenze possono beneficiare nelle investigazioni sulle frodi aziendali. Anche Quirin (2014) affrontando un caso attuale su cui ha personalmente lavorato come forensic accountant, ci mostra che questa figura può essere di supporto e aggiungere valore alle aree del contenzioso, confermando così i punti esposti precedentemente.

Per questi motivi, il forensic accounting si conferma un argomento di centrale rilevanza, insieme al fraud audit, per la rilevazione e l’investigazione sulle frodi contabili e aziendali. Il suo punto di forza, rappresentato dal fatto che è un mix di conoscenze che precedentemente erano in capo a diversi soggetti, fa si che questo ruolo sia classificato tra le top-20 professioni del futuro.

(seguiranno altri aggiornamenti sul tema)



domenica 24 marzo 2019

Il ruolo del professionista e la frode aziendale: un approccio multidisciplinare nelle verifiche di forensic accounting (Milano, 6 maggio 2019)




CONVEGNO

Il ruolo del professionista
e la frode aziendale:
un approccio multidisciplinare
nelle verifiche di forensic accounting



lunedì 6 maggio 2019 
dalle ore 14.00 alle ore 18.00
Via Fontana, 1
Milano


PROGRAMMA:

- Ruolo del penalista nella strategia difensiva e nel coordinamento multidisciplinare
- Whistleblowing: oggetto della segnalazione, soggetti destinatari e best practice di riferimento
- Attività investigativa ai sensi dell'art. 327 bis c.p.p. (panoramica generale)
- Mandato penale ai sensi dell'art. 391-nonies c.p.p.
- Analisi di esperienze professionali e della giurisprudenza in materia
Relatore: Avv. Andrea Puccio (Studio Puccio Giovannini - Penalisti Associati)

- Approccio multidisciplinare come metodo vincente di difesa
- Ruolo del CT nell’ambito dell’accusa e della difesa
- Ruolo dell’O.d.V. e dell’internal audit nelle verifiche
- Informatica forense quale indispensabile strumento di analisi in mano alla difesa
- Casi ed esperienze professionali
Relatore: dott. Stefano Martinazzo (Commercialista, AXERTA S.p.A. Dip. Forensic Accounting)

Domande e riflessioni comuni


INFO MODALITÀ DI ISCRIZIONE:
Evento gratuito per gli associati
Quota di partecipazione per i non associati: € 195,00 + IVA
Iscrizione entro e non oltre il 2 maggio 2019
web: www.aidc.pro/milano
email: segreteria.milano@aidc.pro





domenica 3 febbraio 2019

Frodi ed illeciti in azienda: strategie difensive tra giurisprudenza e strumenti investigativi (Convegno Milano-Bocconi, 12.4.19)



CONVEGNO
 AXERTA INVESTIGATION CONSULTING


Patologie aziendali

Frodi e illeciti in azienda: 
strategie difensive tra 
giurisprudenza e strumenti investigativi 


12 aprile 2019 
Università Bocconi 
Via Gobbi 5, Milano 



In collaborazione con:
Università Bocconi (Milano)
A.I.D.P. - Associazione Italiana per la Direzione del Personale
A.I.P.S.A. - Associazione Italiana Professionisti Security Aziendale


PROGRAMMA 

Moderatore: Dott. Meo Ponte (Giornalista, collaboratore di “Repubblica" e “Corriere della Sera")

Ore 9.15 - Accreditamento e welcome coffee

Ore 10.00 - Saluti di benvenuto e apertura lavori:  
Gen. C.A. CC. Michele Franzè (Presidente di Axerta S.p.A. Investigation Consulting) 
Prof. Gianmario Verona (Magnifico Rettore Università Bocconi)
Gen. C.A. Gaetano Maruccia (Comandante Interregionale CC. di Milano) 
Dott. Renato Saccone (Prefetto di Milano) “I controlli a difesa del patrimonio aziendale: opportunità e prerogative di legge per il datore di lavoro”

INTERVENTI

La gestione del rischio di security in azienda: un approccio multidimensionale
Dott. Andrea Chittaro (Presidente AIPSA - Associazione Italiana Professionisti Security Aziendale)

I controlli a difesa del patrimonio aziendale: opportunità e prerogative di legge per il datore di lavoro
Avv. Paola Rubini (Studio Legale Ghedini Longo, Esperta di diritto penale d’impresa)

Il whistleblowing in Italia. Dal diritto di critica alla sistemazione normativa: procedure aziendali, protezioni e modelli organizzativi
Avv. Marco Sideri (Studio Legale Toffoletto De Luca Tamajo e Soci)

Il contributo delle discipline manageriali e degli approcci di Forensic Accounting alla mitigazione del rischio di frodi aziendali
Prof. Nicola Pecchiari (Docente Dipartimento di Accounting, Università Bocconi)

Esperienza giurisprudenziale sugli illeciti nel mondo del lavoro
Dott. Fabio Massimo Gallo (Giudice del lavoro e Presidente Vicario della Corte di Appello di Roma)

Seguirà una tavola rotonda (Question time - 30min)

Ore 13.00 - Saluto finale e conclusioni
Dott.ssa Isabella Covili Faggioli (Presidente nazionale A.I.D.P. - Associazione Italiana per la Direzione del Personale)

light lunch


Per iscriversi all'evento e per informazioni: 
Segreteria eventi Axerta (marketing@axerta.it - tel. 02 21119023, www.axerta.it/events.html#ktitoloevents)

Convegno accreditato dall'Ordine degli Avvocati di Milano
Pagina Linkedin: cliccare QUI
Programma: www.axerta.it/editorcms/programma_patologie_aziendali.pdf





sabato 19 gennaio 2019

Pecunia non olet: presentazione del libro inchiesta di Alessandro Da Rold


Il giornalista Alessandro Da Rold racconta nel suo ultimo libro inchiesta Pecunia non olet la storia della mafia che non uccide, ma vende armi. 
Elicotteri, mitragliatrici, bombe, fregate militari: un arsenale ricchissimo e pronto all’uso là dove le guerre causano morti e arricchiscono i portafogli di speculatori e dittatori. 

L'autore presenta il suo libro alla Feltrinelli di Piazza Duomo a Milano, lunedì 21 gennaio 2019 alle 18.30


All'incontro interverranno anche il Magistrato Alfredo Robledo e il giornalista Peter Gomez.

La storia raccontata da Da Rold è incredibile perché fa vedere come l’illegalità criminale possa trasformarsi in una pratica normale e ripetuta, al punto che un latitante come Vito Palazzolo, "uno dei soggetti più pericolosi della comunità criminale internazionale", ricercato già da Giovanni Falcone e finalmente arrestato nel 2012, riesce a entrare nei salotti buoni del commercio internazionale e fare affari con Finmeccanica, Agusta e vari governi, incluso il Sudafrica di Nelson Mandela.

A dire di no sono pochi: alcuni valorosi magistrati del Sud, di Napoli e Palermo, cui si affiancheranno quelli del Nord, di Busto Arsizio e di Milano. Dice di no, pagandone il prezzo, anche Francescomaria Tuccillo, avvocato e manager napoletano, direttore di Finmeccanica per l’Africa subsahariana. Nonostante il vento spiri a favore di chi agisce nell’illecito, alla fine la verità vincerà.

La partita è enorme: in gioco c’è il destino del colosso della difesa, attraversato da scandali e arresti e da un intrico di poteri, in cui si mescolano politica, servizi segreti, mafia, massoneria, criminalità organizzata, che ha compromesso la competitività dell’industria italiana e messo in gioco il futuro economico del nostro paese, la sua capacità di creare lavoro e il suo ruolo sullo scacchiere internazionale.



domenica 16 dicembre 2018

Le frodi carosello: quando è l'IVA ad essere evasa

Hervé Falciani, nel libro "La cassaforte degli evasori", racconta il legame esistente tra "segreto bancario" e "segreto professionale", quando il nascondere informazioni ha come fine l'evasione fiscale.


Nei paesi cosiddetti off-shore, il "segreto bancario" assicura l'anonimato delle transazioni finanziarie, mentre il "segreto professionale" impedisce di sapere la reale natura della controparte commerciale. In altre parole, in quei Paesi non sempre è possibile determinare se la controparte è una "società scudo", una "cartiera" oppure un'impresa con una vera attività economica.
Il terreno diviene più scivoloso se la prestazione richiesta è una consulenza, frutto di un'attività intellettuale difficilmente quantificabile e che pertanto può rivelarsi anche fittizia.
Il problema principale è stabilire se un determinato pagamento abbia una giustificazione sottostante e in quale misura questo pagamento sia da sottoporre a tassazione.

L'Imposta sul Valore Aggiunto, in particolare, rappresenta la principale fonte tributaria degli Stati e le tecniche più utilizzate per evaderla prevedono forme di triangolazione economica tra diversi Paesi.
Chi architetta questo tipo di frode, batte la concorrenza vendendo ad un prezzo minore un determinato prodotto in un determinato Stato, grazie al mancato pagamento dell'IVA al Paese che dovrebbe incassarla.
Ma vediamo come funziona lo schema, ben descritto da Falciani nel suo libro.

La società A con sede in Italia produce un oggetto e lo vende alla società B, in Francia, ad un prezzo di 100 euro, senza applicazione dell'IVA.
La società B rivende lo stesso bene ad un'altra società francese C ad un prezzo di 120 euro, applicando l'IVA al 20%.
La società B, che incassa 20 euro di IVA da C, dovrebbe versare l'imposta allo Stato francese, ma non lo fa (perché fallirà).
Mentre la società C chiede e ottiene dallo Stato il rimborso IVA di 20 euro che ha pagato a B.
Se B e C sono riconducibili allo stesso soggetto economico, cioè l'architetto della truffa, a livello consolidato hanno speso 100 euro per acquistare il bene dalla società italiana A e hanno ricevuto un rimborso dallo Stato francese di 20 euro.
Di fatto, quindi, è come se avessero pagato il bene 80 euro.
A questo punto C può rivendere alla società tedesca D, lo stesso bene a 95 euro, alterando in tal modo la concorrenza sui mercati europei.
Una volta chiusa una serie di transazioni come quella appena descritta, la società C, come la società B, falliranno e il meccanismo si ripeterà con le stesse modalità in altri Paesi con altri beni e società appositamente costituite.

Queste frodi IVA sono dette, appunto, "carosello" perché prevedono rapidi cicli di attività illecite che creano i presupposti per incassare l'IVA senza versarla.
Le società cosiddette "cartiera", cioè produttrici di ordini e fatture senza che sviluppino vere e proprie attività reali, sono high frequency creations, in quanto vengono create in pochi giorni e una volta finalizzata la truffa vengono fatte sparire, anche grazie a professionisti compiacenti.


giovedì 6 dicembre 2018

Frodi amministrativo-contabili: una realtà sempre più diffusa

il fatto

In un’importante società chimica il responsabile amministrazione e contabilità ha
sottratto 3 milioni di euro in pochi anni. 
Lo ha potuto fare grazie all’accesso non autorizzato ai servizi bancari online che gli hanno permesso di effettuare dapprima alcuni pagamenti di importo ridotto, pari a 20.000 euro, poi aumentati gradualmente sino a raggiungere 80.000 euro al mese. 
La frode è stata nascosta falsificando le riconciliazioni bancarie verificate da lui stesso e nascondendo gli importi nelle voci contabili scarsamente controllate dai revisori dei conti. 
Alla fine la frode è stata scoperta per un controllo casuale degli estratti conto bancari scaricati online. 

Ebbene, sembrerebbe che questo racconto sia da classificare come "fantasioso", al di fuori della realtà, ma non è così. Vediamo il perché.
Ricorrendo ai pilastri della triangle theory si potrebbe sostenere che chi ha effettuato l'atto fraudolento:
a) abbia avuto pressioni famigliari – il responsabile della contabilità era pressato da ingenti debiti legati alla separazione dalla moglie e da scelte d'investimento sbagliate;
b) si sia lasciato trascinare in un'escalation senza logica – la frode è incominciata sottraendo 20.000 euro al mese fino ad arrivare a 80.000 euro al mese;
c) lo stesso contesto sociale ha facilitato l'escalation – è scrollato il mercato delle materie prime nel quale il responsabile amministrativo-contabile aveva investito buona parte del suo patrimonio.




Ma come fare a prevenire questo tipo di frodi?
Innanzitutto, limitando i punti deboli nel sistema del controllo interno.

Infatti, nonostante esistessero policy di autorizzazione e riconciliazione bancaria, queste erano del tutto inapplicate.
I codici di autenticazione elettronica utilizzati per effettuare i pagamenti online venivano conservati in un cassetto della scrivania, liberamente accessibile. Addirittura una delle password di accesso era riportata in un file word salvato nella rete aziendale.
Inizialmente i pagamenti irregolari erano di importo molto basso, solo per verificare che nessuno si occupasse dei controlli e intercettasse tali flussi irregolari.
Il responsabile della contabilità, inoltre, ha incaricato se stesso di effettuare le riconciliazioni bancarie ritenendo questa procedura inutile e antieconomica per l'azienda.
Peraltro le riconciliazioni venivano effettuate in maniera superficiale e non formalizzata.

In secondo luogo non esistevano procedure automatiche finalizzate ad individuare indicatori di anomalia. I controlli budgetari erano scarsi e i forecast non erano monitorati attentamente da parte di una struttura a ciò preposta.

In terzo luogo non esisteva un piano di risposta alla frode ed erano assenti i canali per la denuncia anonima delle frodi da parte del personale (il cd. "whistleblowing").

Ma il fattore che ha favorito la frode, si deve certamente ricercare nella qualità dell'ambiente aziendale.
Infatti il livello di attenzione sulle tematiche anti-frode era, in generale, molto basso.
Non venivano organizzati corsi di formazione che sottolineassero l’importanza dei controlli e della vigilanze sui più importanti processi aziendali.
La struttura aziendale non era stata adeguatamente responsabilizzata sui rischi di frode interna e si tolleravano atteggiamenti scorretti da parte dei lavoratori.

Ma come potuta essere individuatala frode?
La frode poteva essere intercettata già a partire dal primo mese utilizzando strumenti e metodologie diverse. In ordine sparso:
  • grazie alle verifiche sulla corretta tenuta delle credenziali di accesso ai conti correnti online e sullo loro modalità di utilizzo; 
  • attraverso una seconda verifica a campione delle riconciliazioni bancarie, da parte di un'altra area aziendale (ad esempio dall'ufficio tesoreria);
  • grazie all'introduzione di un semplice programma routinario che avrebbe confrontato i pagamenti con tutta un'altra serie di dati (n. fattura, consegna della prestazione o del bene fornito, identità del fornitore, motivazione/autorizzazione del pagamento eccetera) al fine di fare emergere le incongruenze da investigare;
  • grazie alla suddivisione su due o più strutture dei controlli sui bonifici effettuati;
  • eccetera...

venerdì 15 giugno 2018

Distrazione d’azienda, l'orientamento della Cassazione

Torniamo su un argomento già trattato dal blog relativo alla "distrazione d'azienda" al fine di indicare un breve elenco dei pronunciamenti della Corte di Cassazione sul tema.

In particolare per contrastare queste frodi, la Corte ha consolidato orientamenti ispirati al principio di “prevalenza della sostanza sulla forma”. Ciò al fine di superare il maggiore ostacolo al contrasto di queste frodi: il rispetto formale della legge che caratterizza molte distrazioni d’azienda. 

In particolare, secondo la Suprema Corte:
  • La circostanza che gli atti dispositivi seguano schemi formalmente legali secondo le norme civilistiche non è dunque sufficiente ad escluderne la rilevanza ai fini penali, se l'agente, mediante gli stessi, e ponendo in essere un'attività negoziale sostanzialmente fraudolenta, ha determinato uno squilibrio tra attività e passività capace di mettere in pericolo le ragioni dei creditori.” (Cass. pen. Sez. I, 15/04/2011, n. 18028).
  • Per distrazione deve intendersi non necessariamente la fisica estromissione dei beni, ma anche la mera insorgenza di obbligazioni foriere di perdita di ricchezza” (Cass. pen. Sez. V, 04/04/2003, n. 37565, Cass. pen. Sez. V, 05/06/2003, n. 36629).
  • Sono considerate fraudolente tutte quelle operazioni volte a “distaccare dal patrimonio […] tutte o parte delle attività, in quanto tale depauperamento si risolve in un pregiudizio per i creditori.” ( Cass. pen., 26/11/1987).
  • Costituisce reato la condotta diretta ad impedire che un bene dell’impresa sia utilizzato per il soddisfacimento dei diritti dei creditori dell’impresa vittima di frode. “Questa condotta si produce o può prodursi sia quando il bene sia venduto, sia quando venga anche temporaneamente ceduto e lo spostamento sia suscettibile di recare pregiudizio ai creditori” (Cass. pen. Sez. V, 19/09/1995, n. 10220).
  • La cessione in locazione di beni ad un corrispettivo modesto in relazione al valore dei medesimi sia enfatizzata dalla qualificazione nel loro complesso quale vero e proprio ramo d'azienda ovvero sussista cessione a titolo definitivo per un valore estremamente inferiore a quello venale in comune commercio.” (Cass. pen. Sez. V, 11/10/2011, n. 121).
  • L'operazione di scissione societaria assume rilevanza quale fatto di bancarotta fraudolenta per distrazione, ogni qualvolta si presenta come produttiva di effetti immediatamente e volutamente depauperativi del patrimonio societario ed in prospettiva pregiudizievole per i creditori nell'ipotesi in cui si addivenga ad una procedura concorsuale.” (Cass. pen. Sez. V, 10/04/2015, n. 20370).
  • Vi è frode anche quando si è “in presenza di un'iniziativa economica in sé legittima, che si riferisca ad una impresa in stato pre-fallimentare, producendo riflessi negativi per i creditori”. In particolare, è considerata fraudolenta “la cessione di un ramo di azienda di un'impresa in stato fallimentare, effettuata per un prezzo corrispondente alla differenza algebrica tra attività e passività del ramo di azienda ma che, per la sua esiguità, rende priva la cedente della possibilità di proseguire utilmente l'attività, con conseguente sottrazione di ogni garanzia per il soddisfacimento dei diritti dei creditori non compresi nel trasferimento.” (Cass. pen. Sez. V, 01/04/2015, n. 24024).
  • Sono considerati fraudolenti quegli gli atti di disposizione, privi di adeguata contropartita, dell'azienda o quantomeno dei fattori aziendali. In particolare, integra reato “l'intenzionale dispersione da parte dell'imprenditore dell'avviamento commerciale anche in assenza di alienazione od eterodestinazione dei beni aziendali”. (Cass. pen. Sez. V, 11/12/2012, n. 3817)



lunedì 14 maggio 2018

La cassaforte degli evasori: casinò e paradisi fiscali

Hervé Falciani, nel suo libro "La cassaforte degli evasori" racconta di come alcuni ex-ispettori di polizia occupati come vigilantes in un noto casinò di un altrettanto noto paradiso fiscale, furono i primi a parlargli di come fosse impossibile investigare seriamente nei paesi off-shore, anche europei, nei quali è facile riciclare soldi sporchi grazie alla presenza di funzionari corrotti e all'assenza accordi di cooperazione giudiziaria tra Paesi.

Ogni paradiso fiscale che si rispetti ha infatti il suo casinò!
Il più delle volte attrezzato con una vera e propria struttura bancaria interna.

A dire di Hervé Falciani, ad esempio, il direttore del casinò di Montecarlo poteva erogare linee di credito sottoforma di assegni da 100.000, 200.000 o un milione di franchi in completa autonomia e senza richiedere garanzie.

Lo faceva soprattutto a favore della (ricca) clientela più assidua, al solo scopo di vederla consumare quegli importi in una sola serata.
Oppure vincerne altrettanti.

A volte il direttore provvedeva a cancellare i debiti di alcuni clienti, con finalità di marketing, ben sapendo che la sera dopo questi si ripresentavano, spendendo ulteriori capitali e alimentando i flussi finanziari miliardari del casinò.




Falciani racconta la vicenda di un miliardario francese che in un unico weekend perse ben sette milioni di franchi.
Ma anche di una famosa cantante lirica italiana che una sera continuava, perdendo, a puntare 1500 franchi alla volta. Poi si trasferì alle slot machine dove perse un milione e mezzo di franchi in poco tempo.
Giocò sino alla quattro della mattina, riuscendo a recuperare 900.000 franchi.
Quel giorno, pur perdendo più di 600.000 franchi, la cantante lasciò ben 90.000 franchi di mancia al personale che le aveva venduto i gettoni.

Altre volte il direttore poteva concedere in prestito somme molto grandi, in cambio della consegna di assegni firmati in bianco. Alla fine della sera l'assegno veniva stracciato oppure compilato con la cifra persa.

Teorizzando, Falciani spiega che questa eccessiva autonomia dei gestori delle case da gioco assieme all'assenza di controlli, può favorire il riciclaggio di denaro sporco.
Ad esempio utilizzando per le giocate le somme elargite in prestito dalla casa da gioco alla "migliore" clientela senza troppa attenzione, si potrebbero vincere anche somme di denaro molto elevate la cui fonte d'origine sarebbe in tal modo giustificabile e ripulita.
Mentre, con la complicità del personale interno al casinò, le somme perse sarebbero abbuonate... come se non fossero mai state giocate.


mercoledì 18 aprile 2018

Gli schemi piramidali illegali: dallo schema Ponzi allo schema Matrix

di Pio Francesco Ciociola*


La letteratura in merito agli schemi piramidali e soprattutto allo schema Ponzi si è ampliata con particolare attenzione a divulgare, presso il maggior numero di lettori, quali sono i tipici red flag per l’individuazione di questa frode.

In base alla definizione dell’autorità statunitense SEC (Securities and Exchange Commission) uno schema piramidale consiste in un sistema in cui i partecipanti provano a guadagnare denaro dal reclutamento di altri soggetti. Il tratto caratteristico di questi schemi è la promessa di un alto rendimento in un breve lasso di tempo senza che vi sia un investimento reale, ma solo uno scambio di flussi finanziari tra i soggetti.


Entrando nel merito, la variante dello schema piramidale illegale che più ha fatto scalpore in questi anni è lo schema Ponzi (il più famoso è lo schema Madoff).

Con tale termine indichiamo uno schema che consta delle seguenti 4 fasi:
  1. Inizio: la società o il soggetto al vertice cerca soggetti disposti ad investire una certa somma di denaro promettendogli in cambio dei rendimenti superiori a qualsiasi altro rendimento per un investimento alternativo.
  2. Parziale riconsegna: per far si che lo schema sia credibile per altri potenziali investitori, il frodatore consegna i primi rendimenti promessi senza alcun ritardo e per l’intero ammontare promesso.
  3. Imitazione: è strettamente collegato al successo della fase precedente in quanto, gli altri potenziali investitori attratti dall’investimento, ma magari dubbiosi, osservando i guadagni dei primi partecipanti, entrano nello schema nella speranza di ottenere gli stessi profitti.
  4. Fuga: tale schema non potrà reggere in eterno poiché le richieste di restituzione del capitale investito supereranno, giocoforza, i nuovi investimenti e gli ultimi investitori non avranno nemmeno i primi rendimenti. A questo punto il frodatore cerca di darsi alla fuga.
I tipici red flag generali che possono indicare che l’opportunità di investimento altro non è che uno schema Ponzi sono:
  • Troppo bello per essere vero: il frodatore riempie di promesse i potenziali investitori sulla possibilità di fare guadagni facili e senza alcun rischio sottostante.
  • Investimento “misterioso” che porta a lauti rendimenti: il soggetto al vertice del modello deve essere sempre in grado di spiegare gli alti rendimenti pagati ma in molti casi l’investimento proposto è talmente complicato che anche il truffatore si trova spiazzato nel dare delle ragioni valide.
  • La mancanza di informazioni: solitamente quando si investe presso un intermediario finanziario, la disclousure per l’investitore è ampia e sempre presente. In uno schema Ponzi, viene fornita una disclousure molto limitata. Evitare le domande è compito del raggiratore che agisce tramite le sue abilità di oratore, facendo leva sulla sua reputazione e soprattutto pagando sempre ciò che si è promesso.
  • Il successo immediato: quando l’iniziativa decolla in un breve lasso temporale, ci si può far prendere dall’entusiasmo di aver investito nella società giusta. In realtà, bisogna considerare se sta crescendo il business o se sempre più adepti stanno partecipando all’iniziativa; se siamo di fronte al secondo caso, allora potrebbe trattarsi di un raggiro.
Con l’avvento di internet e con l’utilizzo sempre maggiore dei social network, è nata una nuova forma di schema piramidale illegale: lo schema Matrix.

In particolare è un’opportunità di business che opera in questo modo: vi è una società che offre un prodotto (di solito di ultima generazione) ad un prezzo molto conveniente e lo offre a chi si iscrive ad una lista predisposta dalla società. 
Il soggetto che si iscrive per primo alla lista si colloca al vertice della medesima ed egli riceverà il prodotto offerto solo dopo che nuovi partecipanti si uniscono alla lista d’attesa. Per unirsi a tale lista, i nuovi partecipanti devono acquistare obbligatoriamente un prodotto simbolico dal basso valore di mercato (ad esempio una cover per cellulare).

Per spiegare meglio questo tipo di schema, si ricorre ad un esempio: mettiamo il caso di trovarci dinanzi ad uno schema Matrix 1 di 10 per ricevere un televisore di ultima generazione. Per entrare nella lista è obbligatorio acquistare un bene di scarso valore come può essere una cover per cellulare. Il soggetto in testa alla lista riceverà il televisore dopo che 9 soggetti hanno acquistato la cover per il cellulare; il secondo soggetto facente parte della lista salirà al vertice e si porterà a casa il televisore solo se altre 10 persone investiranno nello schema e cosi via.

Di questi schemi buy & share ne è pieno su internet con numerosi adepti ed infatti sono nate liste su gruppi chiusi nelle più famose app di messaggistica.

Il pericolo vero è il danno sociale non percepito poiché bisogna ricordare che, per il funzionamento proprio di questi schemi fraudolenti, al guadagno di un soggetto corrisponde la perdita di un altro soggetto e che non può durare in eterno lo schema poiché non si produce ricchezza ma solo scambi di flussi finanziari.


* Pio Francesco Ciociola è Junior Forensic Accountant



giovedì 25 gennaio 2018

Tecniche investigative: l'approccio induttivo

L'intelligence investigativa si basa su sequenze ricorrenti di attività strategiche, organizzative e operative di raccolta, valutazione, confronto, analisi, verifica, utilizzo, esame e riesame di informazioni, dati, eventi, operazioni, situazioni e comportamenti.

La scienza investigativa ha elaborato nel tempo parecchi approcci a volte utilizzati in modo combinato e non alternativo tra loro.


Esiste pertanto l'approccio "storico" (o teorico)  che tende a confrontare la realtà che si sta investigando con i modelli teorico-comportamentali elaborati dagli antropologi o dai sociologi (ad esempio la famosa teoria del "fraud triangle") ovvero con le teorizzazioni formulate dagli operatori del settore (ne è un esempio l'"albero delle frodi" elaborato dall'ACFE - Association of Certified Fraud Examiners). Si tratta di un approccio che tende alla classificazione di tutta la realtà che si sta osservando secondo un ordine precostituito.

L'approccio "situazionale" rappresenta un altro criterio investigativo molto utilizzato per la sua semplice applicazione. Secondo questo modello, si prendono in esame tutti gli elementi a disposizione dell'investigatore, il quale formula una prima (ma approssimativa) idea di come sono andate le cose, salvo poi integrare le prime intuizioni attraverso la ricerca di ulteriori evidenze a supporto o a disconoscimento di quanto delineato precedentemente. E' il tipico approccio dell'investigatore di esperienza (si pensi, ad esempio, al "metodo del ten. Colombo") che costruisce la propria indagine sui presupposti iniziali arricchendo l'analisi di ulteriori e successivi dettagli. Con questo approccio si rischia, tuttavia, di percorrere sentieri d'indagine inutili o basati su preconcetti abbandonando lo scenario in cui si è verificato l'illecito.

Ulteriore approccio investigativo è l'"analisi delle ipotesi concorrenti già oggetto di descrizione in questo blog.

Il più attuale dei metodi investigativi, tuttavia, si basa sull'approccio "induttivo" che si distingue radicalmente da quelli appena descritti.
Infatti se l'approccio teorico e l'approccio situazionale hanno come obiettivo primario la definizione in tempi ristretti della strategia d'indagine, l'approccio induttivo prescinde dalle logiche e dagli schemi precostituiti.

Fino a qualche tempo fa era l'approccio adottato per i crimini più complessi, inspiegabili o non prevedibili ma ora, grazie alle nuove tecnologie di elaborazione e analisi dei dati, è divenuto uno dei criteri su cui si basano le investigazioni più avanzate.
In buona sostanza, tutti i dati a disposizione (oggi potenzialmente e oggettivamente "illimitati" dal punto di vista quantitativo e qualitativo) sono elaborati da software in grado di palesare, attraverso estrazioni, elementi utili alle indagini, quali, situazioni non casuali o anomale che potrebbero nascondere un comportamento fraudolento.

Sono già in stato di studio avanzato i sistemi di calcolo che si basano sulle teorie matematico-statistiche, quali ad esempio la Legge di Benford (della quale il blog ha ampiamente parlato), utili nel contrasto delle frodi aziendali "on the book" (ovvero le frodi contabili).
Tali meccanismi di elaborazione di grandi masse di date prelevate da supporti digitali di diverse architetture, possono  confermare, ad esempio, la bontà dei calcoli utilizzati per la valutazione o la stima di una posta di bilancio o le determinazioni effettuate da un arbitro per la risoluzione di contenziosi tra aziende.

Naturalmente tutti i criteri descritti, ce ne sarebbero molti altri, possono essere intaccati da errori di valutazione e di calcolo, portando alla definizione di strategie sbagliate.
Per tale ragione la letteratura di settore suggerisce che l'investigatore non operi o non agisca da solo, ma che si confronti costantemente con il suo team, applicando, ad esempio, la tecnica del brainstorming.



domenica 17 settembre 2017

Tracciabilità bancaria: un sistema ancora vulnerabile

Da tempo i trasferimenti bancari sono tracciati dai sistemi informativi degli istituti di credito.
Così un flusso finanziario è registrato sui dispositivi informatici delle banche con l'indicazione del codice IBAN, del conto corrente beneficiario oppure ordinante, del soggetto fisico o giuridico che dispone o che riceve l'ammontare di denaro, della causale del pagamento, della data della valuta e della disposizione dell'operazione.


I sistemi di tracciamento permettono di registrare anche l'eventuale banca intermediaria, l'identità del gestore o dello sportellista che materialmente ha inserito l'operazione nel sistema dei pagamenti e l'indicazione della filiale presso cui è stato ordinato un determinato bonifico o è stata prelevata o depositata una certa somma di denaro.
Attraverso un tracciato testuale e automatico (detto "log") è quindi possibile avere ogni dettaglio di un certo flusso finanziario transitante tra due conti correnti bancari.

La tecnologia tuttavia non è ancora capace di interpretare la vera natura delle operazioni bancarie inserite a sistema.
In altre parole non è in grado di individuare quei trasferimenti di denaro frutto di situazioni contabili volutamente diverse da quelle reali.

Recentemente indagini molto complesse hanno scoperto che cittadini svizzeri avevano acquistato opzioni sul rublo per rivenderle a società collegate ai medesimi, aventi sede a Montecarlo.
Pertanto il venditore e l'acquirente coincidevano nella medesima persona.

Per la modalità di funzionamento delle opzioni, il soggetto che perde denaro a Lugano è lo stesso che li guadagna a Montecarlo.
In sostanza quindi il denaro riconducibile ad uno stesso soggetto si trasferisce dalla Svizzera a Montecarlo senza che il tracciamento bancario riesca a valutare in modo automatico questa operazione come sospetta.

Si immagini ora che si ripeta il medesimo schema tra Montecarlo e Dubai, tra Dubai e Macao, tra Macao e le British Virgin Islands e così via.

Il flusso finanziario potrebbe continuare frammentandosi e riunendosi in un continuo valzer finalizzato ad occultarne l'ammontare e la riconducibilità ad una persona fisica, nel suo transumare tra lidi ufficiali e destinazioni maggiormente protette grazie al segreto bancario...



domenica 18 giugno 2017

Il falso in bilancio "per induzione"

In passato abbiamo affrontato più volte il tema delle false comunicazioni sociali (per gli approfondimenti cliccare QUI); oggi sullo stesso argomento tratteremo un aspetto troppe volte trascurato.

Parleremo del "falso per induzione", cioè di quella particolare tipologia di falsità di bilancio "di riflesso" che si determina quando nelle comunicazioni sociali sono recepiti fatti, operazioni gestionali, risultanze contabili o informazioni non veritiere o irregolari, il cui contenuto trova origine nei bilanci di soggetti terzi (società collegate, controllare, correlate eccetera).

In dottrina si ritiene che il falso per induzione non costituisca una categoria autonoma, ma rientri nelle più estese fattispecie del "falso materiale" o del "falso in valutazioni".


Il falso per induzione si verifica con più frequenza nella redazione di bilanci nell'ambito di operazioni straordinarie o di bilanci consolidati di gruppi d'impresa molto estesi o transnazionali o ancora nel caso di holding in cui le valutazioni delle partecipazioni rappresentano la maggior parte del valore dell'attivo.

Quando, ad esempio, il consolidato recepisce risultanze contabili di controllate intaccate da irregolarità, manipolazioni o omissioni, esso stesso potrebbe risultare non veritiero o corretto nella sua totalità.

Si pensi ancora ad una partecipata che nella redazione del proprio bilancio ha commesso un falso materiale iscrivendo, ad esempio, un fatturato derivante da prestazioni inesistenti e, quindi, un risultato positivo non veritiero. In questo caso si avrebbe un "falso di bilancio indotto" se la controllante iscrivesse la partecipazione con il metodo del patrimonio netto, senza operare alcuna revisione e/o controllo sui dati contabili utilizzati come base di calcolo.

Il medesimo fenomeno, infine, si realizzerebbe se nel caso di cessioni di rami d'azienda, conferimenti, fusioni o scissioni, si considerassero come veritieri dati contabili, informazioni e/o valutazioni false e irregolari.



mercoledì 17 maggio 2017

Tutti i trucchi per rubare in Italia raccontati da un manager pubblico

Questa volta il blog Fraud Auditing & Forensic Accounting propone per la rubrica "Sulla mensola del fraud auditor" una sana lettura, molto istruttiva!

Ho visto cose..Tutti i trucchi per rubare in Italia raccontati da un manager pubblico” di Alberto Pierobon (con Alessandro Zardetto), Ponte alle Grazie, Roma, maggio 2017



Questa la recensione dell'editor Gianluca Zanella

«Che mestiere fai?» è questa la domanda che Alberto Pierobon si sente rivolgere più di frequente.
Una domanda a cui risponde di solito con «il libero professionista». Ma Pierobon ha cavalcato diversi settori: è stato poliziotto, operaio e – prima che libero professionista e consulente – anche dirigente enti locali e manager pubblico. Dalla sala di regìa, ha potuto frequentare quella che chiama “l’Università dei criminali”, laddove i colletti bianchi si sporcano le mani ma non la reputazione. 
Una carriera durata vent’anni, quella nella pubblica amministrazione, prima di tirare i remi in barca e dedicarsi alle consulenze private, con la sorpresa di ritrovarsi nella stessa situazione di prima, se non peggio. 

Ho visto cose, scritto con la collaborazione del giornalista de Il Fatto Quotidiano Alessandro Zardetto, è un viaggio nei gironi danteschi di un’Italia con il freno a mano tirato da una massa multiforme di lestofanti, faccendieri, manager pubblici e privati con stipendi da capogiro, sensali, arrivisti o veri e propri squali
Personaggi da opera buffa che succhiano il sangue rimasto a un Paese che arranca da dieci anni in una crisi che ha riempito le tasche a molti. In questo libro si passa dalla raccolta differenziata intrapresa come moda alla privatizzazione (o ri-pubblicizzazione) nella gestione dei servizi pubblici dove gli attori sono sempre gli stessi. 

Troviamo la mangiatoia dei contributi pubblici per bonifiche o progetti ambientali anche in iniziative estere, la gestione “allegra” dei rifiuti speciali o dei vestiti usati, il riciclaggio internazionale di denaro, i trucchi immobiliari, l’evasione fiscale e molto altro. 
Come l’autore stesso ha provato sulla sua pelle, a pagare per queste ruberie sono - molto spesso – non solo i contribuenti, ma anche chi si oppone al sistema, chi cerca di fare della legalità un principio che vada oltre la parola vuota. Questo per indifferenza, ma anche (e questo è molto più grave) per la compiacenza di chi dovrebbe controllare, ma anche giudicare. 

Alberto Pierobon ci accompagna per mano dietro le quinte dei teatrini all’italiana che si reggono in piedi a stento, eppure continuano con la loro sciatta programmazione a propinarci esempi di malcostume diffuso nel nome del business a tutti i costi. Ho visto cose è un libro alla portata di tutti, un racconto senza pathos né drammatizzazione (come se ce ne fosse bisogno). 
Storie vere, dove solamente i nomi e le date (per questioni di tutela legale) sono stati modificati. Un libro pensato per studenti e casalinghe, ma anche per i cosiddetti “tecnici” della materia, che troveranno una ricca appendice per approfondire i vari casi incontrati nei capitoli. 

Alberto Pierobon – per sua natura più propenso a pubblicazioni di ambito prettamente scientifico – sforna un vero e proprio vademecum per decifrare il mondo reale in tutte le sue contraddizioni, evitando tuttavia di cadere nel banale, cercando di soffermarsi sugli aspetti psicologici di chi non può fare a meno di rubare, pur non avendone bisogno, e tentando di individuare la «retta via» che ci conduca finalmente fuori dalla selva oscura in cui sembriamo precipitati.

Leggendo queste pagine, una domanda viene spontanea (ed è la seconda domanda che Pierobon si sente rivolgere più di frequente): «Ma chi te lo fa fare?». Tradimenti, palate di fango, processi e campagne diffamatorie. È spesso vero che “l’occasione fa l’uomo ladro”, ma quando questo mantra non trova riscontro nel comportamento onesto di una persona… hic sunt leones. 
Le porte si chiudono, i presunti amici scompaiono. Guai a mettere in discussione lo status quo. In un periodo in cui la libera informazione sembra essere messa sempre più spesso sotto attacco, Ho visto cose si propone come un’opera fondamentalmente coraggiosa, scritta con l’intento di contribuire a quella presa di coscienza che serpeggia nel Paese, ma che ha ancora bisogno di un incoraggiamento.


------------------------------------
Per l'acquisto del testo cliccare QUI



lunedì 17 aprile 2017

Shell company: le società non convenzionali

Non volendo essere esaustivi, oggi facciamo cenno ai cosiddetti "arbitraggi regolamentari".

Stimo parlando degli schemi alla base delle frodi societarie di grandi dimensioni, in grado di intaccare gruppi societari internazionali in cui il crimine economico, nonostante i più avanzati apparati di controllo e vigilanza, sfrutta varchi o bachi di sistema per sottrarre enormi ricchezze.


Ma quali sistemi fraudolenti sono così sofisticati da aggirare i normali controlli aziendali di gruppi societari di dimensioni internazionali?

Per arrivare agli obettivi prefissati, il crimine economico di alto livello ha vari metodi:
  1. innanzitutto ha l'obiettivo di dribblare i controllori costituiti sostanzialmente da revisori dei conti, sindaci, organismi di vigilanza, comitati di controllo interno e authority;
  2. in secondo luogo ha la necessità di creare un'ampia disponibilità extra-bilancio (altresì definita "fondo nero") per corrompere politici e manager;
  3. infine deve evitare i "controlli non convenzionali" organizzati degli apparati informativi degli Stati, i quali intercettano costantemente i flussi finanziari transitanti da un certo "nodo" bancario o geografico.
Per ottenere questi obiettivi, la criminalità economica organizzata sfrutta le differenti regolamentazioni vigenti nei vari Stati con riferimento agli elenchi dei Paesi da classificare tra i paradisi fiscali (o centri finanziari off-shore). 

Per fare un esempio, un determinato Stato è considerato "canaglia" dagli USA ma non lo è per la Federazione Russa. Quindi per arrivare a costituire un fondo in quel determinato Stato, bisognerà semplicemente "passare" per il sistema bancario russo, dove i controlli saranno minori e non si rischierà di incappare in problematiche legislative.
Proseguendo nel ragionamento, sempre senza entrare nel dettaglio, flussi finanziari illegali possono raggiungere paesi off-shore semplicemente sfruttando la diversa struttura regolamentare dei singoli Paesi. Mettendo in pratica quindi una sorta di "surfing regolamentare" o per citare l'espressione utilizzata da illustri accademici, attuando un astuto "arbitraggio regolamentare".

Ma con quali strumenti societari è possibile sfruttare l'arbitraggio regolamentare?

Per essere immediati nella risposta dovremmo subito citare le "shell corporations".
Si tratta di società che esistono sulla carta ma che di fatto esercitano solo una minima (o addirittura assente) attività economica.


Le shell corporations sono solitamente utilizzate come società holding, residenti nei paradisi fiscali al solo fine di accumulare i profitti di gruppo per sottrarli alla tassazione dei Paesi in cui essi sono stati prodotti.

Ma come fare a trasferire i profitti da un Paese ad un altro?

Purtroppo è molto semplice per gli architetti di questi schemi di frode.
Si potrebbe ricorrere ad esempio al cosiddetto "loan-back" (o prestito intercompany) di cui il blog tornerà a parlare. Oppure agli ormai famosi "prestiti back to back" o ancora alle "trust companies".

L'argomento è di assoluta attualità in quanto molto spesso la vera natura di tali schemi non è immediatamente comprensibile agli organismi di controllo interni o esterni all'azienda ovvero alle autorità pubbliche di vigilanza.

s.m.



lunedì 13 marzo 2017

Riciclaggio: la tecnica dell'intermediazione dissociata

Abbiamo già parlato della "frammentazione" come della tecnica, tra le più utilizzate, di occultamento di fondi di provenienza illecita, grazie alla loro disgregazione in più canali di drenaggio con l'obiettivo di traghettarli verso ambiti economico-finanziari apparentemente leciti ovvero verso conti correnti totalmente riservati e inaccessibili.

Un'altra tipica forma di frammentazione riguarda una tipologia molto particolare di intermediazione c.d. "dissociata"; ciò avviene quando il gestore dei fondi illeciti agisce in modo totalmente autonomo e indipendente rispetto al titolare effettivo.
Il fine è sempre il medesimo: impedire la tracciabilità dei flussi di denaro.


Si ipotizzi di dover trasferire un fondo illecito su di un conto acceso presso le isole Cayman.
Omettendo i dettagli operativi, ora si immagini che il gestore di tale fondo, inizialmente depositato presso una banca monegasca, disponga una serie di bonifici dapprima su conti correnti svizzeri, poi su conti correnti lussemburghesi, poi su conti correnti irlandesi, poi su conti correnti panamensi, infine, sui conti correnti destinatari finali caymanesi. 

Si consideri ora che il gestore monegasco agisce con credenziali diverse, disponendo la serie di bonifici attraverso i sistemi di home banking dei diversi istituti di credito. Il tutto nell'arco di qualche giorno, movimentando ad ogni step più conti correnti accesi presso diverse banche locali e di dimensioni medio-piccole, rimanendo tranquillamente seduto nel suo lussuosissimo ufficio vista mare di Boulevard d'Italie.

Ma il contratto d'intermediazione tra il titolare effettivo della somma illecita e l'intermediario monegasco non è stato stipulato tra i due direttamente. 
In realtà il mandato è stato sottoscritto tra una società montenegrina e una società di consulenza con sede a Guernsey; quest'ultima, a sua volta, ha dato mandato ad uno studio legale di Malta di incaricare il gestore monegasco.

Dall'esempio appena illustrato appare evidente come sia stata utilizzata la tecnica della frammentazione in abbinamento con quella dell'intermediazione dissociata. 
Gestore e titolare agiscono in modo indipendente tra loro, in funzione di accordi definiti e archiviati in giurisdizioni diverse, senza avere alcun rapporto tra di loro e senza essere direttamente collegati. Probabilmente senza che questi si siano mai conosciuti o frequentati.

Manca, tuttavia, qualche ulteriore tassello per rendere lo schema davvero impermeabile ai controlli non graditi. 
Ai lettori trovare tali ulteriori e definitivi elementi...



domenica 12 febbraio 2017

Il lato oscuro del principio del puzzle

Abbiamo già parlato in passato della "segregation of duties" come arma efficacie nel contrasto alle frodi aziendali, così come della "tecnica della frammentazione" utilizzata dai riciclatori per occultare i proventi illeciti.
Abbiamo già parlato, cioè, delle due metodologie utilizzate sui fronti opposti da guardie e ladri.

Oggi tratteremo, invece, del "principio del puzzle".


Si tratta di una metodologia per così dire "neutra", utile sia nella prevenzione degli illeciti societari ma assai utilizzata anche dalla criminalità economica, soprattutto da quella più sofisticata.
Essendo questo un blog dedicato soprattutto alla patologia, parleremo oggi proprio del lato oscuro del principio del puzzle, rimandando ai futuri interventi i possibili utilizzi ai fini preventivi.

In buona sostanza, il principio del puzzle è un antichissimo sistema di protezione dei dati e delle informazioni.
Funziona grazie ad una suddivisione assoluta tra chi detiene le chiavi, ad esempio di una cassaforte, chi conosce il luogo fisico in cui è ubicata e chi ne conosce il contenuto.

Le informazioni sul trinomio "chiave-luogo-contenuto" concentrate rispettivamente su "custode-ricognitore-informato", garantisce la separazione tra "luoghi e funzioni". Conseguentemente ogni anello della catena, che potrebbe assumere uno schema più complesso di quello appena descritto, conosce soltanto la parte di cui si occupa e non sa nulla del quadro d'insieme.

Pertanto la suddivisione statica e impermeabile dei dati e delle informazioni su diversi soggetti garantisce la segretezza.
Il beneficiario finale dell'operazione illecita saprà, quando necessario, riunione tutti i tasselli del puzzle al fine di ottenere il vantaggio desiderato. Egli, al pari di un direttore d'orchestra, chiamerà i singoli strumenti a partecipare al buon esito della sinfonia, ottenendo il massimo del risultato.

Un metodo uguale (ma concettualmente contrario) al "principio del puzzle", altrettanto utilizzato per occultare le informazioni, è il "principio di Anassimandro", che si basa sull'accesso completo alle informazioni da parte di tutti. 
Tuttavia queste informazioni sono pressoché illimitate e quindi difficilmente gestibili e decifrabili da chi non conosce l'effettivo schema della frode.
Ma di questo argomento tratteremo nei prossimi post.



martedì 6 dicembre 2016

Il triangolo delle Bermuda: un sistema off-shore ancora di moda

E' stato descritto per la prima volta da Hervè Falciani nel 2015, l'insider che ne "La cassaforte degli evasori" ha svelato alcuni tra i più oscuri segreti di HSBC, mettendo a nudo un sistema studiato a tavolino per nascondere i grandi patrimoni di clienti italiani, francesi, inglesi, statunitensi e di altri 183 paesi del mondo.

Si tratta del fantomatico "triangolo delle Bermuda" costituito da Isole Vergini Britanniche, Panama e Bahamas.

Basta costituire una società in ognuno di questi tre paesi per avere la completa garanzia di risultare immune da ogni tipo di indagine giudiziaria mirata a far emergere casi di evasione fiscale, creazione di fondi occulti o corruzione internazionale.




Questi paesi possono scambiare flussi finanziari celando ogni traccia del reale beneficiario che dispone l'operazione ma anche della finalità per la quale è organizzata.

I magistrati, in questo modo, verrebbero ostacolati da procedure rogatoriali che durerebbero anni consentendo ai criminali, nel frattempo, di organizzare nuove movimentazioni finanziarie per frapporre altri conti correnti residenti in altri paesi offshore, con altri prestanome. Il tutto alla velocità di qualche click sulla tastiera di un PC.

D'altra parte costituire una società in questi paesi è semplicissimo, costa solo poche decine di dollari, anzi, oggi, con qualche centesimo di bitcoin da spendere nel Deep Web, queste strutture societarie sono già a disposizione del miglior offerente.

Chi ha dimestichezza nelle indagini legate ai paradisi fiscali, non si sorprende di certo se una volta capito il sistema delle "società matrioska" (o "shell company") residenti nel famoso "triangolo delle Bermuda", ci si imbatte nell'ulteriore famigerato "chinese wall model" costituito da trust, domiciliazioni in giurisdizioni segrete e intestazioni di anonime cassette di sicurezza ubicate in "banche mono-sportello". I due schemi per occultare i patrimoni, se abbinati tra loro, formano una corazza davvero potentissima anche contro gli organi di polizia più organizzati ed esperti.

Naturalmente la cancellazione di ogni traccia può passare anche attraverso pratiche "muscolari" e poco ortodosse (ma sempre utilizzatissime), come la distruzione fisica di archivi cartacei e digitali o il trasferimento di lingotti d'oro e diamanti tramite yacht o aerei privati.

In questo "settore" non c'è limite alla fantasia... ne è un esempio il ricco cliente residente nell'isola fantasma di Bouvet.

s.m.

sabato 22 ottobre 2016

"Corruzione, frodi sociali e frodi aziendali", di Angelo Jannone

La rubrica "sulla mensola del fraud auditor" è stata pensata per dare agli addetti ai lavori o ai cultori della materia, strumenti utili ad approfondire le varie tematiche legate alla prevenzione dei rischi di frode e alle indagini nell'ambito aziendale.

E' capitato in passato di promuovere testi squisitamente accademici, altre volte molto teorici, a volte molto didascalici e altrettante volte scritti sotto forma di manuale pratico.

Oggi, dopo un'attenta lettura, presentiamo uno scritto assolutamente completo, idoneo come strumento di formazione per il giovane laureando nelle discipline economico-investigative così come all'addetto ai lavori o ancora al neofita di questi temi.

Si tratta di un testo redatto da un super esperto delle indagini, già Colonnello dei ROS, impiegato in numerose attività di contrasto alla criminalità mafiosa ed economica. 
Docente, divulgatore, professionista e autore di numerosissime pubblicazioni riguardanti il mondo dell'Intelligence, della criminalità economico-finanziaria e della cronaca nera e giudiziaria che ha influenzato molto della storia italiana, passata e recente.

Si sta parlando di Angelo Jannone, prima ufficiale dei Carabinieri, poi manager di importanti società private italiane, professionista esperto nella lotta contro gli illeciti societari ed ora Chief Executive Audit di Italiaonline.

Solo chi può vantare una brillante carriera maturata sul campo può scrivere un testo dal titolo impegnativo quale "CORRUZIONE, FRODI SOCIALI E FRODI AZIENDALI", senza incappare nel rischio di incorrere in banali semplificazioni o teoriche, quanto improbabili, descrizioni di fantasiosi schemi di frode.



Dalla lettura del testo si comprende subito che Jannone ciò che ha scritto, lo ha vissuto davvero. 
D'altra parte, anche altri assoluti protagonisti del settore delle investigazioni economico-finanziarie hanno voluto dimostrare la vicinanza all'autore scrivendo la prefazione e la presentazione al libro.

Si tratta rispettivamente di Fabio Tortora, notissimo Presidente del Chapter italiano di ACFE - Association of Certified Fraud Examiners, cioè l'associazione dei professionisti anti-frode, e di Roberto Pennisi, importantissimo magistrato della Procura Nazionale Antimafia con oltre 35 anni alle spalle di lotta contro 'ndrangheta ed eco-mafie.

Questo testo, seppur con alcuni tecnicismi, è adatto a tutti gli interessati ad argomenti quali la lotta alla corruzione, il contrasto agli illeciti societari, le scienze criminologiche, le tecniche di prevenzione dei rischi di frode attraverso il potenziamento dei sistemi di controllo interno aziendale e le investigazioni interne finalizzate alla redazione di consulenze tecniche di parte.

Interessantissimo è il paragrafo 6 del capitolo 5, dedicato proprio alle investigazioni.

In questo paragrafo Angelo Jannone, forte della sua esperienza maturata nel Raggruppamento Operativo Speciale dell'Arma dei Carabinieri, tratta un argomento che altri autori hanno preferito non affrontare: quello legato ai rapporti con la Polizia Giudiziaria che il forensic accountant è chiamato a saper gestire nell'ambito degli incarichi di contenuto penale.

In questa parte del libro si è riscontrata la profonda competenza di Jannone in questo particolarissimo settore della scienza forense, soprattutto quando vengono affrontate le tecniche di redazione del "fraud report" e le caratteristiche della testimonianza del consulente tecnico in sede penale, molte volte nella veste di ausiliario del Pubblico Ministero.

Insomma un testo dal quale il blog, previo consenso dell'autore, trarrà spunto per molti altri articoli di carattere tecnico e scientifico, anche per le tematiche attualissime legate sia alla figura del "whistleblower" (già, affrontate in passato dal blog) che ai protocolli operativi di prevenzione dei rischi di corruzione.


"Corruzione, frodi sociali e frodi aziendali - dalla prevenzione al contrasto", collana "Criminologia", edito da FrancoAngeli, 226 pagine, è disponibile ad un prezzo di 20 € cliccando QUI.




lunedì 29 agosto 2016

Frodi sanitarie: negli USA il "sistema immunitario" più efficacie

E' stato pubblicato di recente un articolo sulle frodi nell'ambito sanitario che evidenzia come i programmi di prevenzione e individuazione degli schemi fraudolenti tipici di questo settore, abbiano un impatto rilevante sulla riduzione della spesa sanitaria pubblica e privata.

In generale i casi di frode maggiormente percepiti dai pazienti/utenti, sono le false fatturazioni delle prestazioni professionali fornite dai medici. E' fenomeno noto il vedersi ridurre in fattura l'importo della prestazione medica rispetto all'effettiva somma versata dall'utente, per non citare i casi frequentissimi di richiesta dell'intero pagamento in nero (cioè senza l'emissione di fattura).
Il fine, sarebbe inutile sottolinearlo, è quello di sottrarre base imponibile al fisco.

Qualche mese fa il Department of Health and Human Services statunitense, in collaborazione con il Department of Justice, in seguito ad un'operazione coordinata, ha identificato 301 medici coinvolti in fenomeni di false fatturazioni, per un totale di $ 900 milioni.


Altri schemi fraudolenti molto frequenti da osservare nella sanità pubblica e privata riguardano gli approvvigionamenti e gli appalti. In questo caso le fattispecie illecite sono molteplici, anche se l'obiettivo finale rimane l'arricchimento di soggetti interni alle strutture sanitarie con il coinvolgimento di terzi appaltatori/fornitori compiacenti.
Il drenaggio di denaro avviene attraverso l'incremento arbitrario dei prezzi delle forniture o l'ampiamento ingiustificato delle opere oggetto di appalto ovvero con l'approvvigionamento di beni o servizi non necessari.

Molte strutture sanitarie stanno munendosi di procedure anti-frode in grado di fronteggiare questi fenomeni illeciti dilaganti, ottenendo fin da subito grandi benefici economici e organizzativi.
Un metodo molto efficacie è quello di introdurre modelli di prevenzione basati sui casi di frode pregressi.
Infatti, una volta accaduto il caso di frode, è bene approfondire lo schema seguito dal frodatore, le motivazioni che lo hanno spinto a frodare e le ragioni per le quali i meccanismi di prevenzione in vigore non sono stati in grado di individuare tale comportamento.
Queste analisi sono utili a rendere maggiormente efficacie il "sistema immunitario anti-frode" - ogni altra migliore definizione, in questo caso, non sarebbe ugualmente efficacie - contro altri illeciti di analoga tipologia e modalità di sviluppo.

Infine, sempre di recente e ancora negli Stati Uniti, sono stati individuati moltissimi casi di prescrizioni di farmaci e di apparati di deambulazione inutili o addirittura dannosi per i pazienti, al solo scopo di far guadagnare una tale farmacia o azienda produttrice rispetto ad altre concorrenti. Anche in questo caso il medico incassava una percentuale di tali guadagni prodotti illecitamente.

Il danno al sistema sanitario è evidente, visto che una parte del costo di tali dispositivi è a carico della collettività, così come i benefici fiscali ottenuti a fronte delle somme versate per l'acquisto dei farmaci.

Se si leggono i resoconti sugli enormi successi raggiunti in seguito alla lolla alle frodi sanitarie negli Stati Uniti e sulle somme elevatissime recuperate, si comprende come sia fondamentale iniziare a sviluppare anche in Italia un sistema anti-frode specifico per la sanità pubblica e privata.
Ne gioverebbero certamente le casse statali, ma anche i pazienti che avrebbero accesso a strutture più organizzate e a cure più economiche ma ugualmente efficaci.