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mercoledì 7 gennaio 2015

L'attività antifrode come strumento per la crescita

I manuali di forensic accounting distinguono le frodi esterne, caratterizzate da attacchi attuati da soggetti terzi all'azienda, dalle frodi interne commesse dai dipendenti della società.
In molti casi la frode esterna è opera di organizzazioni criminali di varia natura che pianificano attacchi volti a sottrarre la maggior quantità di ricchezza in un breve lasso di tempo.

Ma sono molte le aziende sufficientemente attrezzate per far fronte a tali minacce grazie a procedure, sistemi e dispositivi fisici e informatici piuttosto avanzati a tutela del proprio patrimonio.
Difese che, in base alle statistiche più recenti commissionate dalle big4 e dagli organismi di vigilanza, sono molto più deboli se si parla di contrasto alle frodi di tipo interno.


Ma se la quasi totalità delle aziende di medio-grandi dimensioni è vittima di almeno una frode in corso di esecuzione in questo momento ad opera di dipendenti infedeli, solo una parte limitata di queste è in grado di individuarla grazie ad autonomi mezzi di prevenzione e controllo.
E, secondo tali ricerche, la situazione è molto più drammatica nel contesto italiano rispetto agli altri Paesi industrializzati.

Circa il 30% delle frodi interne è commessa da uno o più top manager, cioè da quel personale direttivo di rango elevato avente ruoli di responsabilità e rappresentanza. E, non è difficile immaginarlo, l’ammontare del danno arrecato all'azienda è direttamente correlato al livello gerarchico ricoperto dal dipendente infedele che commette la frode.

Pertanto un amministratore delegato, se disonesto, provocherà una perdita economica di molto superiore rispetto ad una frode commessa da un impiegato avente funzioni esecutive.

Per di più il fenomeno delle frodi interne attuate da soggetti che ricoprono ruoli chiave è in netto aumento. A livello globale si stima un incremento medio del danno economico originato da frode interna nell'ordine del 5% rispetto all'anno precedente.

La totalità degli studi e delle ricerche più aggiornate affermano che le frodi interne potrebbero essere dimezzate grazie al potenziamento dei controlli. Analogamente un management onesto sarebbe da solo in grado di ridurre la restante parte del danno derivante da frode.

In altre parole, l’abbinamento “controllo interno/onestà direzionale” basterebbe a ridurre il rischio di frode aziendale a livelli trascurabili, alla cui identificazione residuale potrebbero concorrere anche l’insieme dei controlli esterni e dei sistemi di segnalazione anonima.

Alla luce di quanto affermato, stupisce il numero esiguo di aziende italiane che investono in programmi di prevenzione e nella formazione del personale in materia antifrode.
Purtroppo questo è un atteggiamento miope che indubbiamente sta ostacolando una sana ed onesta ripresa economica.