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mercoledì 21 marzo 2018

Assenteismo: un'ingiustizia tollerabile? (Convegno - Padova, 20.4.18)



Convegno 
AXERTA 
Investigation Consulting

ASSENTEISMO: UN'INGIUSTIZIA TOLLERABILE?
prassi, giurisprudenza e strumenti di contrasto

20 aprile 2018 
dalle 10.00 alle 13.00
c/o Orto Botanico di Padova




Programma dell'evento
Moderatore: Ario GERVASUTTI - Caporedattore de Il Gazzettino

Ore 9:15 - Accreditamento e welcome coffee

Ore 10.00 - Saluto di benvenuto e apertura lavori

Gen. C.A. Michele FRANZÈ - Presidente di Axerta S.p.A.
Prof. Rosario RIZZUTO - Magnifico Rettore dell'Università di Padova
Gen. C.A. Giuseppe VICANOLO - Com. Interregionale Nord Orientale della Guardia di Finanza

Temi

"Permessi e congedi con finalità assistenziali: vincolo fiduciario e comportamenti abusivi"
PROF. Carlo CESTER - Professore Emerito di Diritto del Lavoro, Università di Padova

"La raccolta di prove e l'iter disciplinare (dalla contestazione al licenziamento per giusta causa)"
AVV. Gianluca SPOLVERATO - Avvocato Giuslavorista, Studio Spolverato Barillari

"L'assenteismo come truffa al datore di lavoro e ai danni dello Stato - profili penalistici"

AVV. Paola RUBINI - Avvocato Giuslavorista, Studio Ghedini-Longo

"L'assenteismo nell'esperienza giurisprudenziale"

DOTT. Fabio Massimo GALLO - Giudice e Presidente Vicario Sezione Lavoro Corte Appello Roma

Ore 13.00 - Tavola rotonda: Question time: 30 min.


Saluto finale
DOTT. Giovanni GIURIATO - Presidente gruppo Triveneto di AIDP

Al termine
Light lunch e visita guidata all'Orto Botanico di Padova

Partners 
Università degli Studi di Padova  /  AIDP - Associazione Italiana per la Direzione del Personale


L'evento è a numero chiuso
Pre-iscrizione gratuita: www.axerta.it/events



lunedì 19 marzo 2018

Anticorruzione: intervista a Ermelindo Lungaro


Il giornalista Andrea D’Orazio del Giornale di Sicilia ha recentemente intervistato un amico del blog Fraud Auditing & Forensic Accountingsul tema dell'anticorruzione.
Si tratta di Ermelindo Lungaro, docente al Master Anticorruzione dell’Università Tor Vergata di Roma e presidente di diversi board di vigilanza aziendale, senza dubbio uno dei principali professionisti del settore.
Riportiamo nel seguito l'estratto dell'articolo pubblicato dal Giornale di Sicilia.




di Andrea D'Orazio (Giornale di Sicilia)

È sempre lì, dietro l’angolo, pronta a farsi strada tra gli affari pubblici e privati ogni volta che girano soldi e appalti. Si chiama corruzione, e quando viene a galla, puntualmente, trascina con sé una domanda: è davvero possibile bloccare il malaffare, fermarlo alla radice prima che si manifesti? Ermelindo Lungaro, docente al Master Anticorruzione dell’università Tor Vergata di Roma, presidente di diversi board di vigilanza aziendale, nipote dell’eroe partigiano Pietro Ermelindo a cui è dedicata una caserma di polizia a Palermo, è fermamente convinto «che la prevenzione è a portata di mano, visto che l’Italia, quantomeno in linea teorica, ha degli anticorpi che gli altri Paesi neanche si sognano».

Cioè?

«Un sistema normativo all’avanguardia basato su due pilastri: la legge 231 del 2001, che prevede l’esistenza di organismi di controllo interni alle imprese, e la 190 del 2012 - la cui cabina di regia è affidata all’Anac di Raffaele Cantone - che ha introdotto la logica preventiva anche nella pubblica amministrazione e nelle società partecipate, per arginare la cosiddetta corruzione passiva, quella dei funzionari infedeli che intascano mazzette per orientare l’assegnazione delle commesse. Ma evidentemente una solida base giuridica non basta».

Perché? Cosa vanifica questi «anticorpi»?

«Due fattori, che nella mia carriera riscontro soprattutto nel settore pubblico, uno di tipo culturale, l’altro legato a un problema di competenze. Il primo, dipende da un’ignoranza diffusa: in pochi sanno come funziona davvero la legge, che rimane il più delle volte solo un pezzo di carta. La norma anticorruzione prevede, ad esempio, l’attuazione di piani di prevenzione, ma in molti enti e società pubbliche questi programmi non vengono né aggiornati né concretamente applicati. A monte, c’è anche e soprattutto un problema politico. Dovrebbe essere la classe dirigente a dare l’input, ma manca la volontà, o per superficialità o peggio ancora per tornaconto personale».

E la questione della competenza? La legge prevede anche la figura di un responsabile interno che sorvegli la macchina amministrativa.

«Per prevenire la corruzione non si può improvvisare, bisogna avere grande esperienza, anche perché la stessa normativa, in ambito pubblico, richiede di andare oltre l’approccio formale: prevede un lavoro di fino, chirurgico, per andare a scovare le aree grigie dove si annida il malaffare. Purtroppo, il più delle volte, i responsabili interni della vigilanza non sono all’altezza del compito, hanno un deficit di preparazione e si limitano al compitino, al meccanico adempimento dei programmi di prevenzione».

Lei di piani ne ha stilati diversi, per aziende e comuni, anche per l’Anci, e ha girato l’Italia per spiegare ai manager come si combatte il fenomeno corruttivo. Cosa insegna a tutti loro?

«Che la normativa anticorruzione è lo strumento ideale per togliere un po’ di scheletri dall’armadio, per fare un po' di pulizia e rendere le società che amministrano più trasparenti e, di conseguenza, più efficienti. Il messaggio è: vigilate, e non esitate a denunciare chi commette un illecito. Devo dire che vengo ascoltato più dai manager del settore privato. Hanno meno remore a vuotare il sacco, forse perché sono più attenti al rischio di impresa, perché capiscono che la corruzione può distruggere l’immagine e il profitto aziendale».




venerdì 2 marzo 2018

La corruzione nel suo significato esteso

Nel suo significato più esteso, il concetto di "corruzione" si riferisce a tutti quei comportamenti e condotte che minano i principi fondamentali dell'etica e della trasparenza nell'esercizio della "cosa pubblica".

Pertanto corrompere non significa solamente regalare denaro in cambio di privilegi, ad esempio in occasione di gare d'appalto, bensì anche influenzare le scelte dell'amministratore pubblico attraverso regali "innocenti" e/o favori a suoi famigliari.

Quando l'etica e la trasparenza sono minate da episodi di corruzione, il cittadino riceve servizi parziali, di ridotta qualità, viziati da malfunzionamenti e ritardi. Questa situazione di "maladministration" si palesa in modo diffuso nelle amministrazioni locali e centrali più intaccate dalla corruzione, portando disservizi e sperpero di denaro pubblico.




L'Autorità Nazionale Anticorruzione Italiana, nella Determinazione n. 12/2015
conferma una nozione (in senso esteso) del fenomeno corruttivo "(...) non solo più ampia dello specifico reato di corruzione e del complesso dei reati contro la pubblica amministrazione, ma coincidente con la “maladministration”, intesa come assunzione di decisioni (...) devianti dalla cura dell’interesse generale a causa del condizionamento improprio da parte di interessi particolari. Occorre, cioè, avere riguardo ad atti e comportamenti che, anche se non consistenti in specifici reati, contrastano con la necessaria cura dell’interesse pubblico e pregiudicano l’affidamento dei cittadini nell’imparzialità delle amministrazioni e dei soggetti che svolgono attività di pubblico interesse".

Un classico esempio di maladministration avviene in ambito sanitario con l’alterazione delle liste di attesa per privilegiare l'amico di turno, con il conseguente differimento dei tempi di erogazione di prestazioni a più elevato indice di priorità con evidenti ripercussioni sullo stato di salute del paziente colpito dall'ingiustizia.

Oppure, restando nel campo sanitario, quando le alterazioni dello stato di salute sono una conseguenza diretta della contraffazione di farmaci o, ancora, della mancata efficacia di una terapia dovuta alla somministrazione di farmaci scaduti e/o privi di effetti terapeutici.

Gli episodi corruttivi, pertanto, si manifestano quando la funzione pubblica non è svolta nell'interesse pubblico bensì nell'interesse privato, in cambio di un ingiusto guadagno.