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giovedì 12 dicembre 2019

La tecnologia a supporto delle consulenze tecniche

di Stefano Martinazzo*


In un contesto nel quale le informazioni sono sempre più accessibili e i dati da esaminare sempre più numerosi, il confronto tra consulenti tecnici di parti contrapposte si gioca molte volte sulla capacità e sulla rapidità di individuare gli elementi risolutori della contesa.
Si pensi che nell’ambito processuale penale, l’esame di vastissimi volumi di dati è ormai all’ordine del giorno.
Capita spesso, infatti, che il CT della difesa in materia economico-finanziaria e contabile, debba imbattersi nella gestione ed analisi di terabyte di dati acquisiti dagli organi di Polizia Giudiziaria, contenuti nei dispositivi digitali più vari (PC, HD esterni, tablet, server, chiavette usb, NAS, smartphone) o nei sistemi gestionali-contabili aziendali (AS/400, SAP eccetera).
Non da meno ciò accade quotidianamente nel contesto processuale civile (o arbitrale) nel quale la completezza dell’analisi documentale assume un’importanza decisiva per far valere le ragioni di parte.


Per il CTP la complessità nella gestione dei dati non è legata solamente alla diversa tecnologia del dispositivo nel quale tali informazioni sono archiviate, bensì anche alla tipologia del formato, del software o del sistema operativo che le gestisce e le amministra.
Al tempo stesso il CTP si trova a dover rispondere ai quesiti che gli sono formulati, in tempi brevi, in modo esaustivo e con la garanzia di aver esaminato l’intera documentazione disponibile in atti.
Infatti, sono molte ormai le circostanze nelle quali si è assistito alla vittoria di una parte del processo semplicemente perché ha saputo individuare quel particolare documento o quell’insieme di documenti, che hanno chiarito la situazione oppure hanno agevolato il giudice nel formulare una decisione ad essa favorevole.
L’esigenza per il CTP di dotarsi di sofisticati sistemi di analisi di enormi base-dati, si manifesta soprattutto quando ci si trova ad esaminare la contabilità di aziende o di gruppi societari di medio-grandi dimensioni al fine di valutare la veridicità di un bilancio o di un’operazione straordinaria oppure ancora l’eventuale estraneità ad un altro reato societario e/o fallimentare.
In particolare, in un contesto in cui l’Autorità Giudiziaria riesce a riscontrare i reati societari e fallimentari (e l’eventuale responsabilità dell’ente ex D.Lgs. 231/01) solo attraverso l’esame della documentazione digitale rinvenuta nei dispositivi acquisiti al procedimento (cioè senza il contributo risolutore di altre tecniche investigative), le modalità d’esame di quella medesima base-dati analizzata dall’Autorità Giudiziaria, diviene essenziale per individuare elementi utili (evidentemente non adeguatamente valutati) da utilizzare per le ragioni delle difese.
Da quanto potuto riscontrare in parecchie esperienze di difesa in ambito civile e/o penale, una delle condizioni che ha portato ad un esito favorevole è da ricondursi alle metodologie adottate per le analisi di ampissimi volumi di dati.
D’altra parte – soprattutto con gli ultimi orientamenti – la Cassazione Penale ha confermato che effettuare copie integrali di apparati digitali rappresenta modalità conformi alle leggi, anche se l’elemento informatico da ricercare è circoscritto (Cass. Sez. V Penale, Sent. N. 1822/18).
Pertanto, la capacità di individuare e correlare in tempi rapidi singoli dati non direttamente legati tra loro (si pensi alla ricostruzione di flussi finanziari espressi in valute differenti) ovvero separare le informazioni utili alla difesa da quelle irrilevanti, diviene pratica irrinunciabile quanto vincente.

* forensic accountant
(Articolo pubblicato sul n. 129 di MAG del 28.10.2019 by legalcommunity.it)