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lunedì 11 febbraio 2013

Banco Ambrosiano: operazioni in conto deposito

di Carlo Calvi


L’accordo che intendo descrivere era chiamato dallo IOR (Istituto per le Opere di Religione) e da mio padre "operazioni in conto deposito".

La Cisalpine Overseas Bank di Nassau, Bahamas (o CISO), primo nome di quello che poi divenne il Banco Ambrosiano Overseas Ltd (o BAOL), accreditava conti di IOR. 
IOR a sua volta versava importi sul conto corrente di United Trading Company (o UTC), un'entità panamense non bancaria, acceso presso la Banca del Gottardo di Lugano (o BdG), banca svizzera appartenente al Gruppo Banco Ambrosiano.

CISO → IOR → UTC 

IOR percepiva interessi attivi più elevati da UTC rispetto a quelli che doveva pagare in tassi passivi a CISO.
Le operazioni avevano luogo anche in senso inverso ma con la Banca del Gottardo (o BdG) come erogante e non con UTC, a tassi tali che ne derivasse comunque una differenza a favore di IOR. Questo secondo accordo fu confermato da mio padre a IOR con lettera del 24.11.1976. 

BdG → IOR → CISO 



Tab. 1 - Posizione Ciso-IOR al 30 giugno 1977
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Le azioni rappresentanti l’intero capitale della UTC erano conservate da IOR come rappresentato dalla seguente Doc. 2 e furono consegnate ai Liquidatori alla firma della transazione tra IOR e le banche creditrici.



Doc. 2 - Transazione stipulata il 25 maggio 1984 (Appendice V – Capitale sociale UTC)
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L’Arcivescovo Paul Casimir Marcinkus era membro del Consiglio di Amministrazione di CISO sin dalla sua costituzione e Presidente di IOR. 
Mio padre era Presidente di CISO e Presidente del Banco Ambrosiano S.p.A..

Nel 1978 l'Ambrosiano Group Banco Comercial di Managua, Nicaragua (o AGBC) subentrò a CISO in queste operazioni (Tab. 4). Il trasferimento fu comunicato a IOR con lettera inviata il 24.10.1978 (Doc. 3). 


Doc. 3 – Lettera CISO-IOR del 24 ottobre 1978
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Tab. 4 - CISO - AGBC - BdG - UTC operazioni conto deposito con IOR al 3 gennaio 1979 
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In una ulteriore lettera inviata a IOR in data 17.12.1979 il Banco Ambrosiano Andino di Lima, Perù (o BAA), assunse gli impegni di AGBC come è illustrato nella Tab. 5.


Tab. 5 - Posizione al 15 dicembre 1979 presso IOR.
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Tali operazioni vennero effettuate in più riprese nel corso di oltre dieci anni.
Una Commissione costituita da esperti del Vaticano e del Governo Italiano fu istituita il 24 dicembre 1982. L’Arcivescovo Marcinkus ha dichiarato a questa Commissione, in una relazione da lui firmata l’1.7.1983, che le operazioni CISO-IOR-UTC iniziarono il 23.12.1974.

In realtà le operazioni hanno avuto origine oltre due anni prima con la società del Liechtenstein Radowall, che era titolare degli stessi conti poi di UTC presso IOR. Il Vaticano non produsse alla Commissione la documentazione relativa a Radowall, che pure aveva rappresentato per IOR considerevoli profitti in operazioni su titoli di entità del Gruppo Ambrosiano.

Istruzioni e contabilità delle operazione conto deposito provenivano dalla Banca del Gottardo e con questa banca IOR aveva firmato un contratto di gestione per UTC.

La Commissione ha definito i documenti intercorsi tra IOR e mio padre a definizione di questo rapporto la "corrispondenza parallela" in quanto i funzionari di CISO e BdG hanno sostenuto di non esserne a conoscenza. La corrispondenza parallela non aveva alcuna validità esterna e non poteva essere mostrata a terzi al di fuori di IOR e Ambrosiano.

Pierre Siegenthaler, direttore di CISO, ascoltato dalla Commissione Italo-Vaticana a Ginevra il 22.6.1983, ha dichiarato a questo proposito di essere venuto a conoscenza della corrispondenza parallela nel luglio 1982. Siegenthaler ha aggiunto che i revisori contabili di CISO non avrebbero mai accettato un indebitamento così elevato verso una panamense come UTC.

La Commissione ha attribuito connotati particolari alle operazioni di conto deposito e ha dedicato un capitolo a parte alla loro trattazione. La Commissione si pose il compito di individuare nell'insieme la comune volontà delle parti; nella corrispondenza parallela oltre che nel trattamento documentale e di bilancio che le entità partecipanti avevano fatto delle operazioni nel corso del tempo.

La Commissione ha rilevato che le direttive IOR riguardanti addebiti e accrediti presso BdG sia per la sequenza BdG-IOR-CISO che per CISO-IOR-UTC é documentata da una serie di telex o da diciture contabili sottoscritte da IOR. Non si è riscontrata connessione tra flussi in entrata e flussi in uscita. Le operazioni da un periodo di massima densità a metà anni settanta, si sono gradualmente ridotte per concludersi nel 1982.

IOR operava in maniera del tutto autonoma. Non si sono individuati né un formale contratto fiduciario né registrazioni contabili indicanti l’esistenza di un rapporto di intermediazione bancaria. La Commissione ha notato che l’assenza di una regolamentazione contrattuale indicante che IOR aveva una posizione fiduciaria presenta un rischio considerevole in particolare quando vi intervenga un soggetto non bancario come UTC.
IOR appare sempre come debitore di BdG e CISO.

I rappresentanti della Santa Sede in seno alla Commissione, tra cui Renato Dardozzi, hanno indicato che é possibile un rapporto di natura fiduciaria in assenza di formalizzazione della volontà contrattuale delle parti.

Secondo la Santa Sede: "questi rapporti non potevano che inquadrarsi nell'ambito delle relazioni tra IOR e Roberto Calvi, le quali erano caratterizzate da un’ampia e reciproca fiducia".

I Liquidatori di BAOL, successore di CISO, chiesero il pagamento di questi prestiti a IOR che rifiutò di pagare.
BAOL trattenne i depositi di IOR presso di loro in compensazione.
Ne seguì una transazione e IOR consentì alla compensazione e accettò di rimborsare BAOL lasciando comunque un ammanco di $ 8 milioni per BAOL che lo reclamò a Coopers & Lybrands, suoi revisori contabili, nei tribunali di Nassau, Bahamas.

Questa causa ha evidenziato il fatto che l’Arcivescovo Marcinkus in quanto amministratore aveva una responsabilità verso BAOL di agire nel suo interesse oltre che dello IOR. Era suo dovere in quanto amministratore di esporre questa rete parallela. Questo é particolarmente rilevante se si considera che i rapporti IOR-BAOL costituivano una voce rilevante nei bilanci di quest’ultimo. Coopers & Lybrands ottennero dall'Arcivescovo Marcinkus una lettera in cui indicava di essere a conoscenza dell’indebitamento di IOR con BAOL.

L’Arcivescovo Marcinkus ha partecipato a tutte le riunioni del Consiglio di Amministrazione di CISO-BAOL per un periodo di oltre dieci anni e non ha mai menzionato UTC in queste riunioni. Lo IOR ha sempre inviato conferma a Coopers & Lybrands del suo indebitamento con CISO poi BAOL senza mai menzionare UTC.

La causa ha affermato una comune responsabilità di Marcinkus e mio padre nei confronti della banca.

A seguito del processo di primo grado nel giugno 1981 svoltosi a Milano, in cui mio padre fu accusato di violazioni valutarie, vi fu durante l’estate una serie di incontri IOR-Ambrosiano. Si produsse una contabilizzazione di queste operazioni.
A giugno 1981 l’indebitamento di UTC con IOR era di $ 217 milioni e il conseguente indebitamento di IOR rispettivamente con BAOL e BAA era di $ 89,4 milioni e $ 127,6 milioni.

Lo scopo di queste operazioni era stato di costituire e occultare una rete parallela di società ed esborsi ma IOR non si dissociò dagli impegni. Infatti quando nel marzo 1982 Banco Ambrosiano Services di Lussemburgo inviò un rendiconto aggiornato a IOR il debito di UTC con IOR e conseguente indebitamento di questo con BAOL e BAA si elevava a $ 223.3 milioni.
A fronte di queste passività UTC possedeva un Learjet.

Si prospettano qui due approfondimenti che esulano a questa trattazione. L’utilizzo che UTC fece di queste disponibilità che fu trattato dall’Avv. Fulvio Pelli che rappresentò i Commissari Liquidatori in Svizzera.
Le attività di Radowall predecessore di UTC, che IOR ha omesso di comunicare alla Commissione e su cui lavorava l’Avv. Giorgio Ambrosoli.

Carlo Calvi



*   *   *

Ringrazio il dott. Carlo Calvi per l'ormai consueta collaborazione con il blog nella ricostruzione delle intricate operazioni finanziarie riguardanti il Banco Ambrosiano S.p.A. ed accolgo subito la sua proposta di pubblicare i due approfondimenti suggeriti.
Per quanto riguarda le "operazioni in conto deposito" mi riserverò di elaborare una mia analisi di contenuto squisitamente tecnico. Credo infatti che la struttura dell'operazione qui descritta sia ricorrente anche ai giorni nostri, seppur con le varianti e le complessità determinate dall'evoluzione della legislazione e dei controlli.

Stefano Martinazzo


Per il commento tecnico cliccare QUI



domenica 6 gennaio 2013

Operazione Bellatrix-Rizzoli (analisi tecnica)

di Stefano Martinazzo


Bellatrix S.A.: informazioni societarie 
Bellatrix S.A. è stata costituita a Panama il 28 agosto 1979 su istruzione del Banco Ambrosiano Overseas Limited di Nassau - Bahamas (nel seguito BAOL), con il più ampio degli oggetti sociali, sia pur limitato (paradossalmente) agli atti leciti e con una operatività potenzialmente esercitabile in qualsiasi parte del mondo.

Il capitale sociale della Bellatrix era interamente detenuto dalla lussemburghese Manic S.A., società domiciliata presso la Banca del Gottardo S.A. di Lugano e da quest'ultima gestita e amministrata.
La Banca del Gottardo era controllata dal Banco Ambrosiano per il tramite della sub-holding lussemburghese Banco Ambrosiano Holding S.A. (o BAH), mentre la Manic, sin dalla sua costituzione avvenuta nel 1973, è stata utilizzata come "cassaforte" estera presso la quale collocare i pacchetti azionari del Banco Ambrosiano e di altre società riconducibili all'Istituto per le Opere di Religione (o IOR).
Tratterò questi aspetti con uno specifico post.

Il Consiglio di Amministrazione di Bellatrix era interamente composto da membri indicati dal massimo vertice dell’istituto bancario milanese, mentre le istruzioni operative che hanno determinato le operazioni descritte nel seguito sono state impartite dell’Ambrosiano Services (Luxembourg) S.A. mediante l’invio di telex (ne è un esempio il documento riprodotto nella 1^ puntata del post "Operazione Bellatrix-Rizzoli Editore" curata da Carlo Calvi).


Operazioni finanziarie
Tra il febbraio 1981 e il gennaio 1982 Bellatrix ha beneficiato di una somma complessivamente pari a circa US$ 148,8 milioni erogata dal Banco Ambrosiano Andino di Lima (o BAA), controllato dal Banco Ambrosiano S.p.A. per il tramite di BAH. 

L’ingente trasferimento di denaro sarebbe, in base agli atti giudiziari, da collegarsi al progetto di acquisizione del controllo del principale quotidiano italiano, il Corriere della Sera, appartenente al gruppo editoriale Rizzoli Editore S.p.A..

Tale progetto, chiamato anche "Pattone",  è datato 18 settembre 1980 ed è stato rinvenuto il 17 marzo 1981 in seguito alla perquisizione eseguita presso l'azienda "Giole" a Castiglion Fibocchi (AR),  in relazione alle indagini sul presunto rapimento di Michele Sindona.

Il documento sequestrato dalla Guardia di Finanza stabiliva la distribuzione di “premi” (o “tangenti” come specifica la sentenza della Suprema Corte di Cassazione Penale del 14 luglio 1998, n. 8327), da riconoscere ai partecipanti all'accordo per un ammontare pari a US$ 180 milioni.
Doveva essere il Gruppo Ambrosiano a sborsare queste somme, circostanza questa che  ha determinato in modo sostanziale il dissesto dell’istituto di credito milanese tanto da renderlo irrimediabilmente privo della liquidità necessaria per far fronte, nel giugno 1982, agli impegni in scadenza (si veda a tal proposito la Nota Tecnica dei Commissari Liquidatori del 7 novembre 1983, contenuta nel volume A/21, cartella 3, fogli 220 e ss.). 

Le indagini hanno accertato che le tre operazioni descritte nel seguito, non sono state effettuate nell'interesse economico, finanziario o strategico del Gruppo Banco Ambrosiano, ma soltanto nella prospettiva di distribuire vantaggi in capo a singoli soggetti e a determinati centri di potere.
A pag. 3814 della Sentenza del Tribunale di Milano del 16 aprile 1992, infatti, si legge:  “(...) l’obiettivo dell’operazione complessiva è costituito, oltre che dell’impossessamento del pacchetto di maggioranza della Rizzoli Editori, da un’enorme arricchimento dei beneficiari della stessa (...)”. 

1^ operazione: febbraio 1981 
In data 6 febbraio 1981, BAA ha reso disponibile a Bellatrix un importo pari a US$ 46.537.683 a titolo di finanziamento a 3 mesi. Il prestito è stato erogato a favore di un c/c acceso presso BAOL.

Il successivo 10 febbraio BAOL ha trasferito questi fondi per conto di Bellatrix ma su ordine dell’ufficio esteri del Banco Ambrosiano S.p.A., a favore di un c/c intestato alla società Telada Corporation S.A. acceso presso la Rothschild Bank di Zurigo.

La somma, che doveva essere utilizzata per l’acquisto di 189.000 azioni Rizzoli Editore (pari al 6,3% del capitale sociale costituito da 3.000.000 azioni), il successivo 13 febbraio 1981 è stata ripartita tra cinque soggetti: la società inglese Marroos Investment Ltd, le società panamensi Recioto Corporation S.A. e Betros Corporation S.A. e a favore dei conti correnti cifrati “Antonino 13" e "Crizia 3”.

Le somme incassate da Recioto e da Betros sono state ulteriormente frammentate e versate su altri conti correnti bancari accesi presso istituti di credito di Zurigo e di Lugano.



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2^ operazione: aprile-giugno 1981
Nell'aprile 1981 il Banco Ambrosiano, il Credito Varesino e la Banca Cattolica del Veneto, hanno reso disponibile su di un c/c intestato a BAA acceso presso BAOL, la somma di US$ 95 milioni.

Una volta ricevuta la disponibilità, BAA ha disposto un contestuale finanziamento per il medesimo importo a favore di Bellatrix della durata di un anno ad un tasso pari al 22,50%, non assistito da alcuna garanzia a copertura del rischio di credito.
L’affidamento è stato erogato da BAA per mezzo del suo conto corrente acceso presso BAOL.

Una volta che Bellatrix ha ricevuto la disponibilità della somma, questa è stata bonificata a favore della società liberiana Zirka Corporation su tre conti presso la Rothschild Bank di Zurigo, aperti solo qualche tempo prima e nello stesso momento (si tratta dei numeri: 869.001.108, 869.002.108 e 869.003.108).

Tra il maggio e l’inizio di giugno 1981, la somma è stata ulteriormente “frammentata” a favore di più conti correnti accesi presso vari istituti di credito, su conti cifrati, quali "Crizia 3" e "Mazut 66" o intestati a varie società off-shore residenti a Panama, Svizzera e Guernsey.



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Osservazioni sulla 1^ e la 2^ operazione
La 1^ e la 2^ operazione rappresentano un ottimo esempio di utilizzo della "tecnica della frammentazione” in combinazione con quella dei “depositi back to back”.
Infatti le provviste finanziarie sono state messe a disposizione delle consociate estere del Banco Ambrosiano, BAA e BAOL, grazie a depositi diretti erogati da istituti bancari italiani appartenenti al Gruppo (Credito Varesino e Banca Cattolica del Veneto), a fondi reperiti sul mercato interbancario (di provenienza National Westminster Bank e Kredietbank erogati a favore di BAH), e anche ricorrendo ad operazioni di "deposito back to back”.

Solamente US$ 7,3 milioni, dei complessivi US$ 141,5 milioni erogati a Bellatrix grazie alla 1^ e alla 2^ operazione sono stati effettivamente impiegati per l’acquisto delle 189.000 azioni Rizzoli Editore S.p.A.. 


3^ operazione: 29 gennaio 1982
La terza operazione nasce in seguito alla costituzione di un deposito a garanzia e si sviluppa attraverso una classica operazione di “tricky accounting”.

L’origine della transazione risale al 1976, anno in cui la Rothschild Bank di Zurigo ha concesso alla Rizzoli Editore un finanziamento di US$ 11,8 milioni. Tale affidamento era garantito da un deposito di pari importo disposto da BAOL a favore della stessa Rothschild Bank.
Probabilmente il prestito doveva servire alla casa editrice milanese per rimborsare parte dei finanziamenti ricevuti nel 1974 finalizzati ad acquistare l’Editoriale Corriere della Sera.

Il 30 luglio 1980 BAOL ha trasferito la titolarità del deposito a garanzia a BAA, per un controvalore pari a US$ 11,9 milioni.

Ma è nel 1982 che si presenta l’occasione di movimentare ulteriormente il rapporto sin qui descritto, cioè quanto risulta necessario sottoscrivere l’aumento di capitale deliberato da Rizzoli Editore per la quota del diritto d’opzione spettante a Bellatrix sulle 189.000 azioni di sua proprietà, pari ad ulteriori 378.000 nuove azioni.

In particolare in data 29 gennaio 1982 Rothschild Bank ha ceduto a Bellatrix una parte del credito vantato verso Rizzoli, corrispondete a US$ 7.785.945,08.
Contestualmente Bellatrix ha disposto la trasformazione del credito verso Rizzoli in capitale sociale, arrivando in tal modo a detenere complessivamente 567.000 azioni.

In estrema sintesi, quindi, tutta l’operazione è stata portata a termine grazie ad un giro contabile con il quale BAA (iniziale e sostanziale finanziatore di Rizzoli) ha trasformato una parte del proprio credito (US$ 7,7 milioni su US$ 11,8 milioni) in capitale sociale, utilizzando quale veicolo societario la Bellatrix.


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Esposizione complessiva del Gruppo Ambrosiano verso la Rizzoli Editore
Agli impieghi "indiretti" avvenuti attraverso Bellatrix, vanno aggiunti i finanziamenti erogati dalle altre consociate estere del Gruppo Ambrosiano, nonché l’esposizione creditoria "diretta" stanziata dall'istituto di credito milanese e dalle sue controllate italiane.

Pertanto, nel giugno '82, l’esborso globale del Gruppo Banco Ambrosiano S.p.A. a favore della Rizzoli Editore ha raggiunto una cifra impressionante, che espressa in lire, ammonta a 571,9 miliardi, corrispondenti a poco meno del 20% del totale consolidato degli impieghi.

Ora, se si tiene conto che la Rizzoli Editore (come descritto nell'Allegato V.8 della V^ Relazione dei Commissari Liquidatori, curato del Commissario Giudiziale Prof. Luigi Guatri) ha conseguito pesanti perdite già a partire dal ‘74 ma soprattutto negli esercizi 1981 (12,9 miliardi di lire) e 1982 (76,5 miliardi di lire), il quadro diviene ancor più grave ed inquietante.

Tali conclusioni mi portano a pensare che dovevano essere ben altri gli obiettivi ricercati da chi ha ideato e posto in essere le operazioni qui descritte; in questa ottica il controllo dell’informazione italiana doveva rivestire solo uno dei tasselli di un progetto ben più ampio e complesso.

Ma queste sono solo congetture e liberi pensieri...


Per chi volesse approfondire suggerisco la lettura dei seguenti post:
Operazione Bellatrix – Rizzoli Editore (1^ Puntata) - di Carlo Calvi
Operazione Bellatrix – Rizzoli Editore (2^ Puntata) - di Carlo Calvi


lunedì 17 dicembre 2012

Operazione Bellatrix – Rizzoli Editore (2^ Puntata)

di Carlo Calvi

Eugenio Cefis, Presidente di Montedison, spinse nel 1974 Andrea Rizzoli, ad acquisire il Corriere della Sera.

Al fine di consentire l'acquisto e assicurare l'operatività della Rizzoli Editore, Montedison giunse nel 1975 ad un accordo segreto con i Rizzoli, progetto che fu elaborato da Giorgio Corsi e da mio padre.
L'accordo, siglato in Svizzera e di cui mio padre conservava copia nelle sue casseforti delle Bahamas, prevedeva che i Rizzoli avessero un puro ruolo di editori di facciata e che la società fosse di fatto controllata da Montedison.

Bruno Tassan Din era un amministratore proveniente da Montedison. L'accordo precede il ruolo nella vicenda di Umberto Ortolani.
Il punto di riferimento all'interno della Massoneria in quel periodo, era il Segretario Generale della Camera, Francesco Cosentino. Montedison rimase la principale fonte di finanziamento di Rizzoli per tutto il 1976.
Gilbert de Botton rappresentava la banca Rothschilds nel Consiglio di Amministrazione di Rizzoli Editore S.p.A..

Mio padre conservava anche gli aggiornamenti di sei conti presso IOR che costituivano i back-to-back in lire tra Ambrosiano e IOR e che operavano parallelamente ai back-to-back BAOL (Banco Ambrosiano Overseas Limited di Nassau, Bahamas)-IOR-United Trading Co.

I fondi provenivano da banche italiane del Gruppo Ambrosiano.
Il conto IOR 001 6 02553 era riservato a finanziare operazioni Rizzoli. Questo meccanismo entrò in azione alla fine del sostegno Montedison nel 1977 e servì a integrare il finanziamento estero Montedison-Rothschilds-Rizzoli in cui le entità estere dell'Ambrosiano erano già subentrate.

Nel 1977 Rizzoli Editore, operante in forte deficit e con un elevato indebitamento verso Montedison, doveva completare l'acquisizione del Corriere della Sera. Rizzoli deliberò un aumento di capitale di 2,4 milioni di nuove azioni. I fondi per sottoscrivere l'aumento di capitale vennero dai lira back-to-back con lo IOR.
20 miliardi di lire provenienti da banche italiane del gruppo Ambrosiano furono trasferiti al conto IOR 001 6 02553 denominato «RED». IOR li rese disponibili a Andrea Rizzoli ma trattenne 2,4 milioni di azioni Rizzoli presso il Credito Commerciale di Carlo Pesenti.

Situazione al 31 dicembre 1978 del conto RED acceso presso IOR


L'anno successivo 1978 Andrea Rizzoli diede le dimissioni dal Consiglio di Rizzoli Editore e fu rimpiazzato come Presidente dal figlio Angelo.
Umberto Ortolani prese il posto vacante di amministratore.
La società operava con perdite elevate. Il capitale era suddiviso in 294.000 azioni presso Rothschilds, 2,4 milioni presso IOR in garanzia dei conti «RED» e «Plichi chiusi» che potevano essere riscattate con il pagamento di 25 miliardi di lire a Credito Commerciale.


Posizione titoli al 31 dicembre 1978 di Plichi Chiusi - conto "RED" acceso presso IOR


Andrea Rizzoli divise altre 210.000 azioni in Italia tra i due figli maschi e trasferì una parte delle azioni rimanenti alle figlie.

Giunti al 1980, il Banco Ambrosiano aveva così reso disponibili a Rizzoli Editore S.p.A., se si combinano i lira back-to-back e i finanziamenti della rete estera, $ 200 milioni.

Esistono lettere autografe di Giovanni Fabbri che datano di quel periodo e in occasione di un finanziamento allo stesso al fine di consentirgli di acquisire azioni Italmobilare detenute da Intermarket Trading S.A..
Le lettere suggeriscono un progetto che vedeva una parte delle azioni Rizzoli trasferite ad una holding estera. I cambiamenti relativi alla legislazione sull'editoria che seguirono dovevano rendere impossibile questo progetto.

Nel 1980 Rizzoli Editore operava in pareggio salvo per il peso degli interessi sull'indebitamento sempre elevato. Il piano era di trasformare questo debito in azioni.
Si proponeva l'introduzione di nuovi azionisti in parte esteri e in parte italiani che non furono mai specificati. Si decise l'emissione di due nuove azioni per ogni azione esistente. Angelo Rizzoli doveva rimanere azionista. La nuova legge sull'editoria richiedeva che gli azionisti fossero noti e l'Ambrosiano non poteva avere un ruolo indiretto.

Il dicembre 1980 fu l'ultima volta che mio padre visitò le Bahamas e non lasciò quindi documenti successivi a questa data.

É evidente che a questo punto considerava ancora gli esborsi relativi alle operazioni Rizzoli come attivi della rete estera. Negli ultimi bilanci della United Trading Company che lasciò, i trasferimenti a Umberto Ortolani sono chiaramente indicati come recuperabili.

Abbiamo visto come la prima operazione Bellatrix del febbraio 1981 e la terza (rif.: 1^ puntata), avevano come fine l'acquisto delle azioni Rizzoli presso Rothschilds e l'acquisizione del diritto da parte di queste a sottoscrivere l'emissione di due nuove azioni per ogni azione esistente.
Successivamente a questa prima operazione La Centrale, holding del gruppo Ambrosiano si presentò come acquirente di 1,2 milioni di azioni, detenute da IOR presso Credito Commerciale per conto di Angelo Rizzoli, e fornì allo stesso l'ammontare equivalente all'aumento di capitale sul rimanente 1,2 milioni di azioni, più i 35 miliardi di lire necessari al riscatto del totale.

Angelo Rizzoli doveva continuare a detenere le 1,2 milioni di azioni ma trasferì 306.000 azioni esistenti in Italia a La Centrale che le conferivano il 50% del capitale. Anche questa operazione fu resa necessaria da due eventi: la perdita del passaporto da parte di mio padre e il cambiamento della legge sull'editoria.

Il Ministero del Tesoro congelò il diritto di voto delle azioni Rizzoli detenute da La Centrale.

Nel bilancio Bellatrix inviato dal Banco Ambrosiano Holdings S.A. a IOR il 19 marzo 1982, le 189.000 azioni Rizzoli sono valutate $ 1.336.608. La seconda operazione Bellatrix aveva coinciso con il completamento di prestiti esteri dalla National Westminster e dalla Kredietbank al Banco Ambrosiano Holdings S.A. nell'aprile 1981.

Ci resta l'interrogativo su cosa giustificava il saldo di $ 60.000.000 prodotto della seconda operazione Bellatrix.

Uno dei soggetti cruciali del processo per l'omicidio di mio padre svoltosi a Roma é stato il fatto che era chiaramente suo intento di recarsi a Zurigo ove lo attendeva mia sorella Anna. Al momento di traversare il confine tra l'Austria e la Svizzera, Flavio Carboni, con argomenti speciosi, lo forzò a cambiare programma.
Esistono sostanziali indicazioni che mio padre ritenesse gli ammontari delle operazioni Bellatrix come attivi disponibili della rete estera e ancora recuperabili via Rothschilds.

Questi attivi dovevano servire a fini legati a Rizzoli Editore e non a beneficio di Ortolani e Tassan Din. Umberto Ortolani e Bruno Tassan Din li dirottarono da conti presso la banca Rothschilds di Zurigo a destinazioni sotto il loro controllo in disaccordo con mio padre.

L'11 gennaio 2012 Angelo Rizzoli si è visto rigettare una causa da lui intentata presso il Tribunale Civile di Milano contro Banca Intesa Sanpaolo S.p.A. come successore del Banco Ambrosiano, in cui chiedeva la nullità di una pluralità di atti e negozi, intesi tra loro coordinati, attraverso i quali tra il 1977 e il 1984 i convenuti (direttamente e/o quali successori dei diretti protagonisti) avrebbero indebitamente acquisito la totalità delle azioni della società Rizzoli Editore S.p.A..

[Qui la 1^ puntata]

*   *   *


*   *   *


Vorrei innanzitutto ringraziare il dott. Carlo Calvi, anche a nome dei molti lettori del blog, per averci dato l'opportunità di analizzare avvenimenti ormai lontani ma che nella forma e nella sostanza, replicano fatti e "approcci metodologici" di assoluta attualità.
So che anche molti studenti universitari seguono con vivo interesse questi contributi, giudicandoli interessanti e utili ad integrare il loro percorso formativo. Così pure numerosi sono gli addetti ai lavori che mi chiedono di complimentarmi con Carlo Calvi anche per come affronta tali argomenti.
Essere onesti nella lettura della storia non è sempre facile.

Informo tutti che il dott. Calvi mi ha assicurato ulteriori interventi nel prossimo futuro.

Dal punto di vista della professione del forensic accountant, mi riserverò di formulare alcune osservazioni di carattere squisitamente tecnico sull'operazione Bellatrix-Rizzoli.

Lo schema di distrazione dei fondi dell'Ambrosiano adottato più di trent'anni fa, ha tutte le caratteristiche per essere considerato un "evergreen". Infatti, a quanti lavorano nell'ambito legale e giudiziario, capita sempre più spesso di imbattersi in complesse strutture d'affari che prevedono l'ampio ricorso ai depositi fiduciari, agli intermediari fittizi o ai prestanome e all'utilizzo di conti correnti intestati a società off-shore.
Conoscere la storia, anche in questi ambiti, è fondamentale.

Stefano Martinazzo



martedì 11 dicembre 2012

Operazione Bellatrix – Rizzoli Editore (1^ Puntata)

di Carlo Calvi

Il Banco Ambrosiano era soggetto a restrizioni riguardo alla detenzione di partecipazioni in aziende non bancarie in Italia e alla estensione di crediti all'estero senza autorizzazione degli organismi di sorveglianza.
Banco Ambrosiano Holdings di Lussemburgo e le sue controllate non erano soggetti allo stesso regime. Banco Ambrosiano Holdings non applicava la prassi dei bilanci consolidati di gruppo.
Questo consentiva ai dirigenti di spostare posizioni tra le società estere del gruppo al fine di sfuggire ai controlli e alle conseguenti esigenze degli auditors.

Umberto Ortolani, i suoi famigliari e società a loro facenti capo, spesso in America Latina, si sono ritrovati a controllare la preponderanza dei fondi originati dalle operazioni Bellatrix.
Umberto Ortolani era il principale azionista del Banco Financiero Sudamericano di Montevideo in Uruguay, in cui mio padre deteneva una partecipazione di minoranza. Ortolani, che ha vissuto all'estero per una parte del periodo successivo alle operazioni, ha sostenuto nella sua difesa in Italia, la responsabilità di Bruno Tassan Din nella disposizione dei fondi. Tassan Din era l'amministratore delegato di Rizzoli Editore S.p.A..
Umberto Ortolani e Bruno Tassan Din sono responsabili della costituzione delle società beneficiarie di conti presso la banca Rothschilds di Zurigo che vennero a ricevere i fondi Bellatrix (Sentenza del Tribunale di Milano n. 1390 del 16 aprile 1992 e della Corte di Cassazione Penale, Sentenza n. 8327 del 14 luglio 1998).

Bellatrix S.A. era una società panamense la quale, secondo la prassi, aveva come amministratori personale subalterno di Banco Ambrosiano Overseas Limited di Nassau, Bahamas.
Bellatrix era controllata da Intermarket Trading S.A. di Panama, che deteneva tutte le azioni per conto di Manic S.A. di Lussemburgo.

I titoli azionari al portatore di Manic furono consegnati dall'Istituto per le Opere di Religione (o IOR) ai Liquidatori di Banco Ambrosiano Holdings contestualmente all'entrata in vigore della transazione con le banche estere avvenuta il 25 maggio 1984. L'Appendice V di tale accordo è riprodotta qui di seguito.

Fonte : Accordo stipulato il 25 maggio 1984 tra Banco Ambrosiano S.p.A.,
Banco Ambrosiano Holdings S.A., Banco Ambrosiano Overseas Limited di Nassau
e Istituto per le Opere di Religione (IOR).
(click per ingrandire) 


Bellatrix S.A. risultò beneficiaria di tre distinti trasferimenti indicati come segue :

1 - US$ 46.537.683,28 ricevuti il 10 febbraio 1981

2 - US$ 95.000.000 ricevuti il 30 aprile 1981

3 - US$ 7.785.945,08 ricevuti il 29 gennaio 1982

È importante notare come queste operazioni coincidano con la definitiva perdita del passaporto da parte di mio padre.

In occasione della prima operazione il Banco Ambrosiano S.p.A. diede le istruzioni iniziali. Il fine del primo trasferimento era di attuare l'acquisizione da parte di Bellatrix delle 189.000 azioni Rizzoli Editore S.p.A. detenute da Rothschilds per conto di Andrea Rizzoli e di permettere a Bellatrix di ottenere il diritto di sottoscrivere l'emissione di nuove azioni.
Rothschilds doveva continuare a detenere fiduciariamente le azioni Rizzoli per conto di Bellatrix. L'operazione fu attuata da Banco Ambrosiano Andino di Lima, Perù.

I fondi una volta ricevuti da Rothschilds furono divisi in conti intestati a società costituite da Umberto Ortolani e Bruno Tassan Din o da questi indicati.

Le indagini condotte dai Liquidatori del Banco Ambrosiano Holdings S.A. hanno accertato che i fondi furono poi distribuiti in conti accesi in Svizzera o in Uruguay controllati dalla famiglia Ortolani e in conti controllati da Bruno Tassan Din.


Fonte: Affidavit di Brian Smohua in Banco Ambrosiano Andino c. Ansbacher. 
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È importante notare che dal settembre ‘77 Umberto Ortolani era membro del Consiglio di Amministrazione della Rizzoli Editore S.p.A. ove aveva sostituito Andrea Rizzoli, sua conoscenza di vecchia data. Mentre Bruno Tassan Din era la figura dominante di Rizzoli. Ricordo che Tassan Din telefonava a casa nostra a Milano quasi ogni sera. Ortolani e Tassan Din sembrano aver disposto di queste somme come se fossero di loro pertinenza.

Bellatrix ricevette a fronte di questi esborsi 189.000 azioni Rizzoli Editore S.p.A. detenute per suo conto, in base ad un accordo fiduciario, da Rothschilds. Questa prima operazione doveva anche costituire il diritto da parte di Bellatrix di acquisire 378.000 nuove azioni di Rizzoli Editore.


Telex del 6 febbraio 1981 inviato dal Ambrosiano Services Lussemburgo a Rothschild Zurigo.
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La seconda operazione fu pure formalmente attuata dal Banco Ambrosiano Andino su istruzioni di Banco Ambrosiano Overseas Limited di Nassau - Bahamas, indicando Bellatrix come beneficiaria. Come nella prima operazione i fondi furono trasferiti a Rothschilds che li divise direttamente tra conti di società costituite da Umberto Ortolani e Bruno Tassan Din.
Di quì queste disponibilità furono distribuite dagli stessi verso destinazioni con caratteristiche simili alla prima operazione.



Fonte: Affidavit di Brian Smouha in Banco Ambrosiano Andino c. Ansbacher & Co (1983).

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Delle somme versate da Bellatrix, sin qui descritte, $ 32.746.536 furono depositati da Bruno Tassan Din presso la banca Ansbacher & Co. di Dublino tramite una serie di professionisti di New York e sulla base di complesse istruzioni di gestione con altre istituzioni.


Disponibilità di Antonia Cori per Bruno Tassan in conto Marsanny poi trasferiti alla banca Ansbacher & Co.
Fonte: Affidavit di Brian Smouha in Banco Ambrosiano Andino c. Ansbacher & C0 (1983).
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Parte di questi investimenti erano gestiti da entità in cui figurava Gilbert de Botton. Gilbert de Botton era membro del Consiglio di Amministrazione di Rizzoli Editore e, con il collega Juerg Heer, responsabile dell'operatività dei conti Rothschilds.
Juerg Heer doveva assumere un ruolo di primo piano all'inizio degli anni novanta quando dovette dimettersi da Rothschilds e offrì testimonianze nell'ambito delle indagini romane relative all'omicidio di mio padre.

I Liquidatori del Banco Ambrosiano Holdings S.A. ottennero una ingiunzione per i fondi presso Ansbacher. Tassan Din si servì nella sua difesa di rappresentazioni dell' Avv. Gaetano Pecorella, con il quale aveva avuto un ruolo di intermediario di primo piano con la Magistratura durante il processo valutario in cui mio padre era stato imputato a Milano nel giugno 1981.

Ne seguirono una serie di schermaglie legali tra le liquidazioni del Banco Ambrosiano Holdings S.A. e del Banco Ambrosiano S.p.A., che pure pretendeva questi fondi. Questo portò alla redazione e firma da parte delle tre Liquidazioni Banco Ambrosiano S.p.A., Banco Ambrosiano Holdings S.A. e Banco Ambrosiano Overseas Limited di Nassau del "Recoverable Funds Agreement" che doveva regolare la spartizione dei ricuperi tra le Liquidazioni per gli anni che seguirono.


La terza operazione di US$ 7.785.945,08, pure eseguita da Banco Ambrosiano Andino e sempre come beneficiaria Bellatrix, servì alla sottoscrizione di 378.000 nuove azioni Rizzoli Editore S.p.A. e al conseguente adeguamento dell'accordo fiduciario con Rothschilds. 
I fondi furono distribuiti con modalità analoghe a quelle descritte con riferimento alla prima e alla seconda operazione.


Con le prime due operazioni, nello spazio di tre mesi, $ 142.000.000 furono trasferiti da Banco Ambrosiano Andino a Bellatrix, con l’intermediazione del Banco Ambrosiano Overseas Limited di Nassau, e questo con limitato supporto documentale presso Andino.
I fondi vennero distribuiti su istruzione di Umberto Ortolani e di Bruno Tassan Din. Solo la parte che finì nella complessa rete di conti di Tassan Din presso Ansbacher fu bloccata dai Liquidatori.

Non pretendo di dare un'interpretazione dell'operazione descritta ma di suggerire alcune considerazioni che rimando alla seconda puntata che sarà pubblicata tra pochi giorni.

[2^ puntata]


domenica 4 novembre 2012

Banco Ambrosiano Holding S.A. (commento di Carlo Calvi)

Ancora una volta ho approfittato della gentile disponibilità di Carlo Calvi per sottoporgli alcuni quesiti riguardanti i rapporti tra il Gruppo Banco Ambrosiano e il Gruppo ENI sul finire degli anni '70, descritti sinteticamente nel post Banco Ambrosiano Holding S.A. (Luxembourg).

Vista la sua assoluta conoscenza degli avvenimenti, ho richiesto innanzitutto una valutazione generale sull'argomento e, in particolare, di esporre il suo personale punto di vista sulle reali finalità delle operazioni descritte nel mio post.

Soprattutto mi interessava chiarire un aspetto poco conosciuto riguardante la presunta proposta di Florio Fiorini di trasformare l'esposizione del Gruppo ENI verso le consociate estere del Banco Ambrosiano, in pacchetti azionari (da non dimenticare che ENI era all'epoca un'azienda di Stato costituita ai sensi della Legge 136/53, mentre il Banco Ambrosiano era la più importante banca privata italiana). Pare che il suggerimento costò il posto a Fiorini.

Ho quindi ricevuto dal dott. Calvi il seguente commento, che pubblico integralmente.

Lo scritto contiene alcuni riferimenti molto interessanti che mi piacerebbe approfondire.
Parlo del biglietto da visita ritrovato a Londra quel giovedì 17 giugno 1982 e delle memorie originali lasciate da Roberto Calvi.
Non mi resta che ritornare sulla vicenda.



 *   *   *

commento di Carlo Calvi

Nel post "Banco Ambrosiano Holding S.A. (Luxembourg)" viene opportunamente evidenziato il ruolo cruciale svolto da Banco Ambrosiano Holdings (BAH) nel controllo e finanziamento delle entità estere del Banco Ambrosiano (BASPA). Si è notato che l'effettiva gestione operativa originava da Milano.

Mio padre era affiancato dai tre dirigenti dell'estero, Filippo Leoni, Giacomo Botta e Carlo Costa che curavano l'esecuzione pratica. Alcune di queste entità avevano modificato il loro nome sociale in "Ambrosiano" rinforzando questa realtà, su cui non potevano non aver fatto affidamento le banche creditrici estere.

Il già esistente Concordato di Basilea affermava l'esigenza dell'applicazione della prassi contabile dei bilanci consolidati di gruppo. Si auspicava la responsabilità primaria dell'organismo di vigilanza del paese della banca madre. Si anticipa qui lo stesso impaccio istituzionale che incontreremo più oltre parlando dell'intervento nel 1978 di ENI e BNL. La Banca d'Italia, allora unico organismo indipendente e professionale, doveva contendere con il ruolo preponderante svolto dai vari gruppi di interesse economico pubblico o privato.

La Tabella proposta illustrante i principali finanziatori BAH dal 1978 al 1982 rappresenta molto bene l'ambiguità prodotta da questo conflitto: il ruolo di contrasto alla vigilanza svolto dalle due società di stato, ENI e BNL.
Le banche estere a cui si chiese di partecipare all'approvvigionamento di BAH e che insistettero per garanzie esplicite da parte di BASPA si risparmiarono lunghi negoziati per arrivare a concludere delle transazioni.

Gli esempi e le motivazioni di chi non fu cosi prudente e che vengono citati nel post, sono di impressionante incisività. Al Saudi Banque e AP Bank intervennero su intervento diretto del finanziere Peter De Savary.
De Savary aveva più di uno scopo. La fusione della sua banca Artoc con BAOL era avversata da Banca d'Italia e lui voleva assicurarne la riuscita. Robert Bease, responsabile di Artoc a Nassau doveva prendere il posto di Pierre Siegenthaler, ormai testimone scomodo.

Si sa che mio padre aveva su di sé, al momento del ritrovamento del cadavere, il biglietto da visita di Colin McFadyean, dello studio Slaughter&May, avvocato di Ellsworth Donnell, dirigente Artoc a Londra, e che la polizia cercò di occultarlo.
Artoc finì per essere perseguita da BASPA nei tribunali di New York proprio nei postumi dei famigerati "back to back".

Mi si chiede di situare nella mia esperienza i finanziamenti ENI a consociate offshore del Banco Ambrosiano e in particolare di spiegare l'intervento in extremis di Florio Fiorini, che propose di trasformare questa esposizione in pacchetti azionari di controllo delle consociate estere di BASPA.
Fiorini ha dato una spiegazione del tutto contingente e asettica.

I paesi produttori di petrolio apprezzavano la possibilità di piazzare ingenti disponibilità in istituzioni finanziarie offshore ENI. ENI a sua volta cercava di ottenere i più alti rendimenti per queste rilevanti liquidità.
Questa spiegazione non é convincente.

Nel periodo precedente al 1978, i rapporti tra Banco Ambrosiano e Banca d'Italia ai fini di ottenere le necessarie autorizzazioni di effettuare depositi di banche italiane con entità offshore, erano condotte dal Dott. Guglielmo Zoffoli, già funzionario di Banca d'Italia.
Ai margini di tali rapporti mio padre, preoccupato di temporeggiare su fusioni o acquisizioni di cui BASPA sarebbe inevitabilmente stato oggetto, intratteneva rapporti con altri gruppi economici e politici che condividevano l'obiettivo espresso di aggirare le restrizioni della Banca d’Italia.

E' quanto si evince da quel tanto di documentazione da lui lasciato a Bahamas.
Mio padre lasciò memorie originali del Dott. Filippo Leoni, che illustravano l'integrazione dell'intervento ENI non solo nella operatività delle consociate del BASPA ufficiali ma anche di quelle occulte.
Io stesso le consegnai ai Dott. Antonio Pizzi e Renato Brichetti già giudici istruttori del processo per la bancarotta del Banco Ambrosiano a Milano. Ne confermai la provenienza all'allora capitano Pietro De Luca e al maresciallo Francesco Carluccio durante una loro visita a Nassau, come da verbali della Guardia di Finanza.
Le memorie suggeriscono un partenariato di ENI nelle entità offshore di BASPA.

Pierre Siegenthaler, dirigente locale di BAOL a Nassau, era membro del consiglio di Tradinvest del gruppo ENI. Nel corso della operazione nota come Petromin, che fu oggetto di indagine da parte di una Commissione Parlamentare così come dalla Magistratura, ai margini di contratti petroliferi si costituì una disponibilità ai fini di pagare delle tangenti.

Ricordo distintamente la preoccupazione manifesta di Siegenthaler nell'inverno 1979-1980, di essere chiamato a testimoniare a Roma, cosa che non avvenne perché l'indagine fu archiviata.



giovedì 25 ottobre 2012

Banco Ambrosiano Holding S.A. (Luxembourg)

Traendo spunto dal commento di Carlo Calvi dello scorso 27 settembre sui depositi "back to back", ho pensato di approfondire i legami tra il Gruppo ENI e il Gruppo Ambrosiano sul finire degli anni '70.

Il Banco Ambrosiano operava all'estero tramite la sub-holding lussemburghese Banco Ambrosiano Holding S.A. (o BAH), ed è stata certamente questa entità finanziaria a giocare un ruolo chiave nel produrre la voragine nei conti del Gruppo, soprattutto a partire dal 1978.

Nel portafoglio di BAH erano concentrate tutte le partecipazioni estere ed in particolare i pacchetti di controllo di banche e società finanziarie quali: la Cisalpine Overseas Bank Ltd (65,5%) trasformata il 1° luglio 1980 nel Banco Ambrosiano Overseas Limited di Nassau - Bahamas (o BAOL), la Banca del Gottardo (45%), l'Ambrosiano Group Banco Commercial S.A. di Managua (o AGBC, 100%), il Banco Ambrosiano Andino di Lima (o BAA, 96%), la Ultrafin International Co. di New York (100%) e le rispettive controllate e collegate.

Il Consiglio di Amministrazione di BAH era diretta espressione del vertice dell'Ambrosiano e l’intera gestione operativa era svolta presso la sede di Milano.

Ma la holding lussemburghese non gestiva solamente le partecipazioni, bensì raccoglieva fondi anche da soggetti terzi, configurandosi in tal modo come strumento per potenziare l’approvvigionamento di risorse finanziarie sul mercato internazionale.
La gran parte dei fondi raccolti era trasferita alle controllate AGBC e BAA mediante la sottoscrizione di aumenti di capitale ovvero concedendo finanziamenti diretti.

Tuttavia è un'ulteriore attività ad aver esposto il Banco Ambrosiano Holding e, conseguentemente, l'intero Gruppo, a rischi elevatissimi: l'emissione delle letters of comfort rilasciate da BAH a favore di soggetti terzi nell'interesse delle sue controllate, in modo particolare di BAA.
Ai liquidatori del Banco è apparso subito chiaro che questa tipologia di patrocinio non era né elemento marginale né casuale bensì era la naturale conseguenza di una politica aziendale che prevedeva essere la holding lussemburghese e non il Banco Ambrosiano di Milano, a rilasciare le garanzie.

La seguente Tabella mette in evidenza i principali finanziatori del Banco Ambrosiano Holding S.A. distinguendo tra Banco Ambrosiano S.p.A., altre società del Gruppo ed entità terze.

I principali finanziatori di BAH: saldi a fine periodo (milioni di Franchi Svizzeri)
Anno
1978*
1979*
1980*
1981**
1982**
Banco Ambrosiano S.p.A.
- trasferimenti diretti
- depositi “back to back”

21,9
==

19,4
==

1,8
==

2,0
==

==
34,8
Totale B. Ambrosiano (a)
21,9
19,4
1,8
2,0
34,8

Altre società del Gruppo (b)
15,7
41,0
9,5
3,7
317,9

Soggetti terzi (c)
390,8
560,5
780,5
915,5
893,5

TOTALE [(a) + (b) + (c)]
428,4
620,9
791,8
921,2
1.246,2
* 31 dicembre ** 30 giugno

Ad una prima analisi, si osserva che i finanziamenti erogati dalla capogruppo, Banco Ambrosiano S.p.A., e delle altre società del Gruppo, avevano assunto un peso rilevante solo nell'ultimo periodo esaminato, ed erano finalizzati da un lato a compensare una più ridotta capacità di raccolta da soggetti terzi e dall'altro a tamponare l'impressionante deficit di liquidità creatosi in capo alle controllate BAOL, AGBC e BAA.

Tra il 1978 e il 1982 la massa di fondi più sostanziosa è stata raccolta tra soggetti indipendenti dal Gruppo Banco Ambrosiano. Solo nel 1981 si è determinata una più ridotta capacità di raccolta rispetto al 1980 (-2,4%) come conseguenza della perdita di fiducia in seguito alla carcerazione del Presidente Roberto Calvi, avvenuta il 20 maggio 1981, conseguente alle indagini sui presunti reati di esportazione illecita di valuta (tornerò sull'argomento con un post specifico).

Tra i principali finanziatori terzi di BAH (Sindacato delle Banche Svizzere, Sindacato Internazionale delle Banche, Midland Bank France di Parigi e National Westminster Bank di Londra) va citata la Banca Nazionale del Lavoro filiale di Londra e Curaçao e due società offshore appartenenti al gruppo ENI: la Tradinvest Bank & Trust Co. of Nassau Ltd, Bahamas e la Hydrocarbons Bank Ltd, Cayman Islands.

Con riferimento a queste entità, a pag. 136 della VI^ Relazione dei Commissari Liquidatori si legge: “Trattasi di società “amiche”, in relazione alla comune appartenenza alla P2, di Calvi e di alcuni esponenti di rilievo della Banca Nazionale del Lavoro e dell’ENI. Queste informazioni sono state tratte dalla “Relazione Parlamentare d’Inchiesta sulla Loggia Massonica P2” (...)”.

A capo della Direzione Finanza di ENI, alla fine degli anni '70, sedeva Florio Fiorini e alla Vice-Presidenza Leonardo di Donna (già Direttore generale). La Presidenza invece era assegnata a varie personalità che si alternavano ad intervalli di commissariamento.
Nello stesso periodo lo svizzero Pierre Siegenthaler era al tempo stesso Amministratore del Banco Ambrosiano Overseas Limited di Nassau e Consigliere d'amministrazione della Tradinvest Bank & Trust Co. of Nassau Limited (società controllata dalla Hydrocarbons International Holding Co. di Zurigo, quest'ultima appartenente all'olandese ENI International Holding BV, la quale a sua volta era posseduta da ENI Italia).
Non posso fare a meno di formulare un breve commento.
La catena societaria Italia-Olanda-Svizzera-Bahamas (o, come terminale, Cayman Islands, Hong Kong, Panama, British Virgin Islands, Aruba...), fino a qualche anno fa permetteva di sfruttare le diverse composizioni delle "black-list" vigenti nei vari Paesi europei al fine di avere accesso alle piazze finanziarie offshore. Oggigiorno si utilizzano altri e ben più sofisticati strumenti, il più noto dei quali è il trust nelle sue numerose varianti. L'obiettivo resta però quello di celare il beneficiario economico finale delle operazioni poste in essere. Prima o poi sarà necessario affrontare anche questo argomento.

Come detto, l'arresto di Roberto Calvi determinò sfiducia nei confronti dell'Ambrosiano e anche le entità considerate “amiche” iniziarono a richiedere lo smobilizzo i propri impieghi.
Nel primo semestre del 1982 dunque, il Banco dovette in qualche modo intervenire per sostenere la raccolta della sua sub-holding disponendo varie operazioni anomale, i depositi "back to back", grazie alle quali le banche intermediarie Al Saudi Banque di Parigi, AP Bank di Londra e Banque Luis Dreyfus di Parigi, fecero arrivare in Lussemburgo circa 34,8 milioni di franchi svizzeri in pochi mesi.

A supporto di quanto descritto, sono in grado di pubblicare alcuni documenti che illustrano come le citate società appartenenti al gruppo ENI abbiano erogato fondi tra il 1978 e il 1979 non solo a favore di BAH (per un importo pari a USD 85 milioni e a Fr. Sv. 100 milioni) ma anche direttamente a BAOL (Bahamas) per USD 25 milioni e a AGBC (Managua) per USD 12,5 milioni.
In base a tale documentazione, ENI, per il tramite le sue controllate estere, ha finanziato estero su estero le consociate offshore dal Banco Ambrosiano, per un importo complessivamente pari a circa USD 183 milioni.
La quasi totalità di tali somme sarebbe stata rimborsata tra il 1980 e il 1984.

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Nota:
Le pagine sopra riportate fanno parte di un collage di documenti, costituito da:
  1. un memorandum datato 16 marzo 1993, classificato come "highly confidential" e avente alcune parti censurate, composto da 5 fogli numerati da KRL 42733 a KRL 42737, redatto in lingua inglese;
  2. il grafico dei flussi finanziari, classificato come "confidential" e numerato KRL 41909;
  3. un prospetto riepilogativo, non classificato, costituito da tre pagine numerate 66974, 66062 e 66065 (per la forma che hanno i timbri di numerazione penso si tratti di un atto giudiziario).
Ho ritrovato il documento su internet nella sua versione completa, perciò ho deciso di pubblicarlo, almeno per quella parte attinente all'argomento proposto.


Epilogo:
In base a notizie reperite su fonti pubbliche, Pierre Siegenthaler non ha potuto testimoniare nei processi italiani sul dissesto del Banco Ambrosiano in quanto deceduto prematuramente, vittima di un incidente di montagna.
Dopo i fatti descritti, Florio Fiorini fu indagato dal pool mani pulite. Nel corso degli interrogatori descrisse come tramite certe operazioni su cambi si riuscivano a creare fondi neri a vantaggio dei più autorevoli partiti politici dell'epoca.
Questi fondi, unitamente ad altri, alimentarono il famoso "conto protezione" costituito nei primi anni '80.
Successivamente a Leonardo Di Donna e al periodo dei Commissari, alla guida di ENI arrivò il prof. Franco Reviglio, poi divenuto Ministro delle Finanze e anch'esso inquisito in seguito alle inchieste di "tangentopoli" per sospette tangenti pagate al PSI (fu poi prosciolto da ogni accusa).
Al posto di Reviglio in ENI arrivò Gabriele Cagliari.
Sono gli anni della "madre di tutte le tangenti", di Sergio Cusani, di Raul Gardini, di Carlo Sama, del finanziare Pacini Battaglia e Giuseppe Garofano.
Dei forzieri ginevrini della Karfinco...

Vicende altrettanto tragiche. Ma questa è un'altra storia.