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giovedì 20 luglio 2017

Cacciatore di frodi: un manager chiave in azienda e sul web

Da sempre è stato uno degli obiettivi del blog. 
La sensibilizzazione del mercato del lavoro sulla professione del fraud auditor e del forensic accountant, l'assoluta utilità per le imprese di assumere questi professionisti al fine di ridurre il rischio di frode, ottenendo risparmi economici e benessere generalizzato per tutti i propri dipendenti. E non ultima, la necessità ormai improrogabile di formare nell'ambito universitario nuove generazioni di cacciatori di frodi aziendali.
In quest'ottica è stata rilasciata l'intervista pubblicata sul Sole 24 Ore lo scorso 17 luglio 2017, riportata qui di seguito.



domenica 16 luglio 2017

Frodi aziendali. Forensic accounting, fraud auditing & litigation


keep six honest serving-men (they taught me all I knew);
their names are What and Why and When and How and Where and Who.

L'incipit tratto da una famosa poesia di Rudyard Kipling, ben riassume lo spirito del libro "Frodi aziendali. Forensic accounting, fraud auditing e litigation", pubblicato nel luglio 2012 da Egea.
Cosa, Perché, Quando, Come, Dove, Chi. Sono termini semplici, qualunque. Ma per il fraud auditor codificano il campo d'azione e ne rappresentano il metodo. E' il repertorio base di chi è chiamato ad accertare il rispetto delle regole.
Ed è con il significato di fondo delle "Five Ws and one H" che gli autori, i professori Giuseppe PoglianiNicola Pecchiari e Marco Mariani, hanno voluto approcciare l'argomento.

Il libro è un vero e proprio manuale teorico-pratico strutturato con l'obiettivo di coniugare l'impostazione e le tematiche proprie della dottrina a quelle prettamente operative. Di descrivere, nei limiti del consentito, le più moderne tecniche investigative accanto alle più avanzate azioni preventive.
Il tutto condito dall'ampio ricorso ai casi aziendali, agli schemi di frode, ai grafici di flusso dell'illecito, tratti dai recenti scandali economico-finanziari e dall'esperienza professionale maturata nella lotta al cosiddetto "white collar crime".


Ma il volume, a mio avviso, non è solo un buon manuale utile allo studente come al professionista di esperienza.
E' anche una formidabile fonte di riflessione per chi vuole approcciare un fenomeno criminale endemico e generalizzato, soprattutto se lo si legge con un occhio ai fatti nostrani.
Questo aspetto è stato colto pienamente nella presentazione del testo curata da un fine studioso dei mercati finanziari illegali, quale il prof. Donato Masciandaro.

In uno Stato che si ritiene eticamente avanzato, le regole dovrebbero essere rispettate da ogni cittadino, a prescindere dall'intervento degli apparati investigativi e della Magistratura.
Ma il nostro sistema sembra essere ingabbiato in una evidente contraddizione. Se l'illecito economico-finanziario è considerato da molti come endemico, perché allora non si provvede a migliorare l'architettura legislativa in modo tale da rendere più incisiva l'azione preventiva e repressiva?
Naturalmente la domanda è più retorica che ingenua.

E per quanto tempo si dovrà ancora tollerare il fatto che un laureato in economia sia considerato idoneo a gestire situazioni aziendali complesse nonostante non abbia mai sentito parlare in termini scientifici di criminalità economica, se non in alcuni ristrettissimi ambiti accademici?

Evidentemente c'è ancora molto da fare, specialmente per impedire che il fenomeno illegale da "semplicemente" diffuso diventi strutturale del sistema economico-finanziario italiano.

A queste brevi riflessioni, accompagno di seguito qualche passaggio tratto della presentazione curata dal prof. Masciandaro.

"Frodi aziendali e finanziarie: da Enron a Madoff, cosa abbiamo imparato? 
Che è fondamentale studiare gli episodi di criminalità aziendale come percorso per capire se il mercato delle regole è ben funzionante. 
Il mercato delle regole: è una provocazione? A qualcuno potrà sembrare curioso, o addirittura scandaloso, accostare i due sostantivi. 
È uno scanda­lizzarsi che non deve meravigliare, in un Paese in cui la cultura del mercato è ancora priva di solide radici.

[...] In una società di mercato le regole sono il bene pubblico primario: non può esistere un sistema che consenta a ciascun individuo di provare a realizzare nel corso del tempo i propri obiettivi economici e finanziari senza un insieme di regole, condiviso e cogente.
Non può esistere mercato senza regole. [...] La frode economica e finanziaria diviene il termometro patologico di una cattiva architettura regolamentare. 
Dunque le regole sono l'asset indispensabile per uno sviluppo regolare dell'attività dei mercati. Di più: le regole come bene pubblico, di cui tutti possono fruire con reciproco beneficio senza dover pagare un prezzo correlato direttamente alla quantità consumata. 
[...] Cosa abbiamo imparato dagli episodi di frode? Una tesi molto in voga è stata quella della natura siste­mica delle crisi fraudolente, da contrastare con regole draconiane. Possiamo condividere questa impostazione, che porta a concludere che i comportamenti fraudolenti hanno oramai natura endemica? E, di conseguenza, che occorre sperare solo nella giustizia, vale a dire nell'apparato investigativo, inquirente e giudicante? 

Una simile tesi va respinta. 

Lo studio delle patologie - perché di questo si tratta - è di grande interesse, dovendo sempre avere il buon senso, prima di discutere dei massimi sistemi, di partire dai casi aziendali.

Cosa ci rivela l'analisi delle patologie? Usando una metafora, possiamo dire che, nell'economia di mercato, l'opportunismo, la temerarietà e la frode sono da sempre la moneta cattiva. Oggi come ieri esiste il rischio che tale cattiva moneta possa minacciare la moneta buona, rappresentata dagli scambi leali, responsabili e corretti. Ma esistono anche due potenti antidoti - regole e valori individuali - che possono essere efficaci, a patto che vengano somministrati con i corretti ingredienti e nelle giuste dosi.

[...] Opportunismo e temerarietà possono essere l'anticamera di condotte fraudolente vere e proprie. Ma di qui è corretto arrivare a concludere che oggi slealtà e frode sono divenute un tratto endemico del sistema economico e finanziario? Assolutamente no. Se si prova a trasformare gli episodi in dati, finora non sembra che l'evidenza empirica ci dica che oggi si è di fronte a una malattia di sistema, con la moneta cattiva che aumenta il suo peso relativo. Vero è che nell'analisi delle patologie non ci si può, né si deve, fermare ai dati emersi, perché i danni dei comportamenti sleali, temerari e illegali colpiscono non solo e non tanto i beni materiali quanto le dotazioni di quel bene - pubblico e intangibile - rappresentato dalla fiducia, che facilita proprio quello sviluppo degli scambi che i rischi di opportunismo, temerarietà e frode tendono a rallentare. 

Ma è proprio perché i mercati non possono esistere senza regole e fiducia e che si deve sottolineare come le società di mercato siano sempre riuscite - almeno finora - mediante errori e correzioni a superare le minacce della moneta cattiva, evitando che le patologie divenissero la fisiologia. 
La formula da applicare è chiara: correttezza e convenienza, pubblica e privata, sono due facce della stessa medaglia, se le regole sono disegnate e messe in atto in modo efficace. 

[...] se le regole sono mal concepite e/o applicate, quello che l'esperienza degli ultimi anni ci ha mostrato è che esiste un rischio sempre più alto che i cattivi esempi di gestione aziendale - dall'errore alla frode - possono causare il malfunzionamento di interi mercati, e per questa via danneggiare l'economia reale. La cattiva regolamentazione può divenire una tossina per la stabilità macroeconomica nel suo complesso. Valorizziamo perciò sempre di più lo studio delle patologie aziendali. 

[...] ancora troppo pochi si preoccupano di studiare i malati, anche per prevenire e curare eventuali epidemie, mentre ancora troppi preferiscono atteggiarsi a Savonarola dell'economia e del diritto, vaticinan­do mali incurabili e "pessime sorti e regressive" per l'economia di mercato".


mercoledì 5 luglio 2017

Scarano (AssoTAG): lettera aperta agli analisti finanziari su banche venete

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta inviata dal Presidente dell'Associazione Italiana dei Periti e dei Consulenti Tecnici nominati dall'Autorità Giudiziaria (AssoTAG), Ing. Alfonso Scarano, agli analisti e consulenti finanziari.


"Cari amici, Cari colleghi, 
il Decreto sulle popolari venete del 25 giugno scorso e in via di approvazione forzata, pare porti ad un nuovo e preoccupante livello istituzionale la questione del dissesto del sistema bancario. 
Ebbene, ad analizzare il Decreto in controluce al contratto stipulato tra liquidatore e acquirente ad 1 euro della sola parte buona delle banche venete, si viene catapultati nella nuova fattispecie che lo Stato con suoi soldi sterilizza totalmente qualunque costo e rischio di impresa dell'acquirente con risorse pubbliche tra cash e garanzie fino a 17.5 miliardi. 
Insomma Banca Intesa, in questo caso, non pare assumersi alcun rischio di impresa ma solo esige (ottenendolo) un enorme regalo con immensa spesa a carico dello Stato.
La cosa appare ancor più stravolgente quando si ragioni che almeno da mesi (come evidente leggendo il contratto in controluce al Decreto che lo avalla) autorità e soggetti interessati abbiano strettamente collaborato a questa sola soluzione.
La cosa appare ancor più stravolgente perchè pur di avallare ciò, il Decreto sospende oltre una ventina di leggi imperanti (leggi fallimentari, antitrust, bilancio dello Stato fino ai piani regolatori dei comuni e leggi ambientali e beni culturali).
La cosa appare totalmente in contrasto con la carta Costituzionale. 
Vien detto che sia l'unica opzione possibile. 
Pare immediato rispondere che è ben miserrima soluzione questa sola a cui hanno alacremente collaborato gli interessati per mesi. Mettere la questione poi in maniera quasi militaresca in un "cul de sac" nel mezzo di luglio appare anch'essa offensiva.
E' poi questa l'unica soluzione possibile? 
Con 17,5 miliardi di risorse pubbliche pare chiunque possa con un certo agio affrontare e risolvere la questione delle venete. 
Vi pare?
Ogni vostro commento è benvenuto!


lunedì 26 giugno 2017

La teoria olistica nella lotta alle frodi aziendali

Il tema che si affronterà oggi è piuttosto curioso in quanto sarà scomodata addirittura la "teoria dell'evoluzione emergente" (o olistica), basata sull'idea che un sistema o una struttura complessa non più essere ridotta esclusivamente alla sommatoria dei suoi singoli componenti.

Un tipico esempio di struttura olistica è l'organismo umano, nella sua totalità ben più complesso e dinamico dell'insieme delle parti che lo costituiscono. Altro esempio emblematico è la macchina... oppure l'azienda.


La stessa definizione di azienda ha un richiamo alla teoria olistica quando afferma che l'organizzazione economica è basata sui mezzi e sul capitale umano.
In buona sostanza l'azienda, al pari di un organismo biologico, è un'unità, o una singolarità, costituita da plurimi processi.
Come plurime sono le problematiche che quotidianamente l'impresa deve affrontare per permanere sul mercato.
Una di queste problematiche, non v'è alcun dubbio, riguarda la sua vulnerabilità alle frodi e alle attività criminali, continuamente generate dalle opportunità e dalle disfunzioni dei fattori produttivi e di gestione.

In questa ottica il "problema frode", al pari di ogni altro rischio operativo, è intrinsecamente e direttamente legato alla gestione aziendale.
Questa fondamentale premessa, in base alla teoria olistica, determina l'approccio da adottare nella prevenzione delle frodi aziendali!

Si tratta di un sistema basato non più sull'intervento emergenziale (solo quando scopro la frode corro ai ripari) ma sulla prevenzione, trovando nuove vie per il costante miglioramento dell'organizzazione, della gestione, della logistica, della produzione, del trattamento del personale, dell'etica e della cultura aziendale e così via.

Il procedimento olistico applicato alle problematiche aziendali, richiede dapprima la scomposizione dell'impresa nelle sue parti strutturali, operative e/o ambientali per poi ricercare il modello più efficiente da applicare ad ognuna di queste parti al fine di potenziarne la capacità di monitoraggio sui comportamenti fraudolenti.
Estremizzando il concetto, il modello olistico antifrode diviene esso stesso un sistema integrato in grado di alimentarsi in modo autonomo di nuove conoscenze sui fattori di vulnerabilità aziendali e di nuovi strumenti e policy in grado di contrastare le opportunità criminali generate dai processi aziendali.

In questa ottica la teoria olistica converge con le metodologie di costruzione dei modelli organizzativi di fraud risk management, già da tempo utilizzate nelle aziende più virtuose.




domenica 18 giugno 2017

Il falso in bilancio "per induzione"

In passato abbiamo affrontato più volte il tema delle false comunicazioni sociali (per gli approfondimenti cliccare QUI); oggi sullo stesso argomento tratteremo un aspetto troppe volte trascurato.

Parleremo del "falso per induzione", cioè di quella particolare tipologia di falsità di bilancio "di riflesso" che si determina quando nelle comunicazioni sociali sono recepiti fatti, operazioni gestionali, risultanze contabili o informazioni non veritiere o irregolari, il cui contenuto trova origine nei bilanci di soggetti terzi (società collegate, controllare, correlate eccetera).

In dottrina si ritiene che il falso per induzione non costituisca una categoria autonoma, ma rientri nelle più estese fattispecie del "falso materiale" o del "falso in valutazioni".


Il falso per induzione si verifica con più frequenza nella redazione di bilanci nell'ambito di operazioni straordinarie o di bilanci consolidati di gruppi d'impresa molto estesi o transnazionali o ancora nel caso di holding in cui le valutazioni delle partecipazioni rappresentano la maggior parte del valore dell'attivo.

Quando, ad esempio, il consolidato recepisce risultanze contabili di controllate intaccate da irregolarità, manipolazioni o omissioni, esso stesso potrebbe risultare non veritiero o corretto nella sua totalità.

Si pensi ancora ad una partecipata che nella redazione del proprio bilancio ha commesso un falso materiale iscrivendo, ad esempio, un fatturato derivante da prestazioni inesistenti e, quindi, un risultato positivo non veritiero. In questo caso si avrebbe un "falso di bilancio indotto" se la controllante iscrivesse la partecipazione con il metodo del patrimonio netto, senza operare alcuna revisione e/o controllo sui dati contabili utilizzati come base di calcolo.

Il medesimo fenomeno, infine, si realizzerebbe se nel caso di cessioni di rami d'azienda, conferimenti, fusioni o scissioni, si considerassero come veritieri dati contabili, informazioni e/o valutazioni false e irregolari.



mercoledì 14 giugno 2017

Liquidazione dei crediti sofferenti e loro impatto sul sistema banche, famiglie, imprese e Stato


Tavole Rotonde del Gruppo Caffè
Sala Convegni - Palazzo Reale 
Milano, piazza Duomo 14 - 3° piano 
20 giugno 2017
h. 14,30 - 17,30

Il Paese sta vivendo la crescente e travagliata problematica delle sofferenze bancarie (prestiti bancari non restituiti) valutati in circa 360 miliardi di euro, incagli compresi.
Si studiano soluzioni sistemiche per un “mercato delle sofferenze” alla stregua di qualunque mercato finanziario, auspicato da soggetti finanziari specializzati e fondi speculativi (anche detti fondi locusta).
L'estrazione di valore dai crediti sofferenti ora in mano ai fondi finanziari potrebbe creare un crescente impatto negativo su famiglie e imprese per le azioni esecutive che verranno massivamente promosse dai fondi - nuovi proprietari dei diritti legati alle sofferenze.
Le azioni esecutive sono state rese più rapide dalle recenti normative che prevedono anche innovative procedure di acquisizione diretta del bene in garanzia da parte del nuovo padrone delle sofferenze “finanziarizzate”, senza dover passare da un giudice terzo. 
Il nuovo impianto giuridico in materia ha già un impatto sociale sulle famiglie ed economico sulle imprese, rendendo entrambi i soggetti sempre più fragili non solo economicamente.
Dal lato della concessione di credito non pare si sia posto vero rimedio alle condizioni di gestione delle banche.
I controllori Banca d'Itala, Consob e più recentemente BCE si sono mostrati all'altezza della grave situazione? La BCE tende forse a imporre soluzioni finanziarie di liquidazione delle sofferenze troppo affrettate? La BCE lascia forse al contempo totale arbitrio alle banche ricolme di derivati finanziari operando, di fatto, una discriminazione?
Anche l’aspettativa di efficienti indagini e azioni da parte delle Procure sulle responsabilità degli amministratori bancari è stata delusa.
Lo Stato soffre anch'esso per il mancato gettito fiscale, che ammonta a circa la metà del valore delle sofferenze cedute dalle banche.
La liquidazione delle sofferenze bancarie rimane un problema sociale ed economico di crescenti dimensioni che, inevitabilmente, investe e investirà ancor più in futuro anche le istituzioni pubbliche come i Comuni, istituzioni più vicine ai soggetti su cui gravano le conseguenze di questa situazione.
Il Consiglio Comunale di Milano, sensibile alla tematica, intende favorire un dibattito costruttivo per far emergere soluzioni ragionevoli e sostenibili sia sotto il profilo tecnico sia sotto il profilo sociale.

PROGRAMMA
h. 14:30 -  Saluti del Comune di Milano, Lamberto Bertolè

Interventi: 
  • Stefano Elli, 
  • Andrea Greco, 
  • Paolo Mondani, 
  • Giorgio Meletti, 
  • Nicola Borzi, 
  • Antonella Simone, 
  • Giovanna Leone, 
  • Enrico D'Elia, 
  • Massimo Cerniglia, 
  • Dino Crivellari, 
  • Roberto Tieghi, 
  • Biagio Riccio, 
  • Maurizio Fiasco.
Modera: Alfonso Scarano
16:30 - Dibattito
17:30 -  Conclusioni

Le opinioni e i contenuti espressi nell'ambito dell'iniziativa sono nell'esclusiva responsabilità dei relatori.
La partecipazione è consentita registrandosi entro il 19 giugno 2017 all'indirizzo www.goo.gl/s5dSCr
Il Gruppo Caffè conta oltre 600 membri che si tengono in contatto attraverso un blog su Linkedin, raggiungibile all'indirizzo: www.goo.gl/f3Y5qA



lunedì 29 maggio 2017

Intelligence Analysis: il metodo delle "ipotesi concorrenti"

A volte capita che le metodologie seguite dagli apparati d'intelligence per l'analisi dei modelli mentali complessi sia teorizzata da veterani dei servizi segreti, accademici e studiosi comportamentali.
Questo è il caso della metodologia di "analisi delle ipotesi concorrenti" (in codice "ACH") adottata dalla Central Intelligence Agency statunitense.


Nel corso degli anni '80 e '90 la "Divisione Analisi" della CIA ha commissionato a Richards "Dick" J. Heuer, Jr. una serie di articoli e saggi  sulle esperienze maturate nei 45 anni passati come analista d'intelligence, agente operativo del controspionaggio, addetto alla protezione di personalità aventi ruoli strategici ed esperto di operazioni sotto-copertura di raccolta, catalogazione e organizzazione di informazioni sensibili.
Heuer ha teorizzato le sue esperienze nel libro "Psychology of Intelligence Analysis" il cui .pdf può essere scaricato gratuitamente sul sito della CIA (clicca QUI).


Un agente segreto, ma ciò potrebbe valere per qualsiasi investigatore, si trova spesso a dover analizzare scenari diversi, orizzonti variabili e ipotesi alternative con l'obiettivo di formulare conclusioni, spesse volte senza avere a disposizione prove e/o informazioni convincenti o sufficienti.

L'analista d'intelligence solitamente ha poco tempo per valutare la situazione dovendo scegliere tra quale dei possibili scenari sia il più probabile o quale delle spiegazioni sia la più corretta. La sua capacità valutativa, inoltre, è influenzata (anche inconsciamente) dai propri pregiudizi, dalle esperienze pregresse, dagli eventi della vita e dalle pressioni derivanti dall'operare in ambienti sfavorevoli, se non ostili.

Il rischio principale, tipico anche dell'ambiente giudiziario, è il cedere alla "strategia satisficing" (sulla quale in blog tornerà con un articolo specifico) in cui l'analista predilige la tesi più semplice rinunciando a proseguire nell'analisi di ulteriori elementi. In questo caso l'agente disegnerà lo scenario più aderente alla propria soluzione piuttosto che esaminare tutte le possibilità al fine di identificarne una migliore o più probabile.

La strategia satisficing ha determinato grandi insuccessi nelle attività d'intelligence, pertanto si sono ricercati metodi e criteri più rigorosi per impostare le analisi.  
Da qui la nascita del metodo ACH, cioè del procedimento fondato sui concetti base della psicologia cognitiva, dell’analisi decisionale e del principio scientifico. Il metodo si basa su otto passaggi, mediante i quali l'analista cerca di standardizzare i meccanismi che gli consentono di pervenire a determinate conclusioni.

Gli otto pilastri su cui poggia il metodo di analisi delle ipotesi concorrenti sono:
  1. INDIVIDUAZIONE DELLE IPOTESI: se un investigatore non riesce a generare ipotesi da considerare, non otterrà mai la risposta giusta! Il primo suggerimento è elencare le ipotesi più ragionevoli e pertinenti, ma anche quelle sperimentali o irragionevoli, quelle più compatibili con lo scenario o con le informazioni di altre agenzie d'intelligence, le ipotesi semplici e quelle più complesse. 
  2. ELENCARE GLI INDIZI: per ognuna delle ipotesi sarà necessario porsi le seguenti domande: se questa ipotesi è vera, cosa dovrei aspettarmi di vedere o di non vedere? Quali sono le cose che saranno successe, o che stanno per succedere? Per quali di questi eventi devo aspettarmi di trovare delle prove? Tenendo sempre presente che l’assenza di indizi è significativa quanto la loro presenza.
  3. CORRELARE LE PROVE/INDIZI ALLE IPOTESI: attraverso la creazione di una matrice con le ipotesi nell'asse orizzontale e gli indizi nell'asse verticale, si darà una visione generale di tutti i componenti significativi del problema.
  4. PERFEZIONAMENTO DEL QUADRO D'INSIEME: si dovrà perfezionare la matrice eliminando le ipotesi meno probabili ponendosi queste domande: questa ipotesi è necessaria? In assenza di prove o indizi convincenti una o più ipotesi sono da eliminare? Oppure da fondere in un unico scenario? Eccetera.
  5. TRARRE CONCLUSIONI PROVVISORIE: si elencheranno le ipotesi in base alle connesse probabilità di accadimento. Non sarà la conferma di quanto ricercato ma solamente una tappa intermedia che dovrà facilitare una valutazione adeguata, ragionevole e meditata di tutte le alternative. 
  6. L'ANALISI DEI FATTORI CRITICI: per ciascuna delle ipotesi formulate si dovranno individuare delle ragioni contrarie o critiche che ne potrebbero minare la fondatezza. Si dovrà prendere in considerazione l'eventualità che gli indizi siano sbagliati ovvero fuorvianti o sottoposti a diversa interpretazione.
  7. ESPLICITARE LE CONCLUSIONI: organizzare un "brainstorming" con altri analisti d'intelligence servirà ad individuare ulteriori vulnerabilità del ragionamento seguito. Non essendo mai certe le conclusioni dell’analisi, è necessario condividere anche i motivi per i quali le ipotesi meno probabili sono state accantonate.
  8. PREVISIONE DELLO SCENARIO: Tenuto conto che le conclusioni dell’analisi dovranno essere sempre considerate come provvisorie, in considerazione di tutto il processo cognitivo seguito, si formulerà lo scenario più probabile. Tutti gli scenari dovranno sempre essere monitorati e aggiornati all'ottenimento di nuovi indizi.

mercoledì 17 maggio 2017

Tutti i trucchi per rubare in Italia raccontati da un manager pubblico

Questa volta il blog Fraud Auditing & Forensic Accounting propone per la rubrica "Sulla mensola del fraud auditor" una sana lettura, molto istruttiva!

Ho visto cose..Tutti i trucchi per rubare in Italia raccontati da un manager pubblico” di Alberto Pierobon (con Alessandro Zardetto), Ponte alle Grazie, Roma, maggio 2017



Questa la recensione dell'editor Gianluca Zanella

«Che mestiere fai?» è questa la domanda che Alberto Pierobon si sente rivolgere più di frequente.
Una domanda a cui risponde di solito con «il libero professionista». Ma Pierobon ha cavalcato diversi settori: è stato poliziotto, operaio e – prima che libero professionista e consulente – anche dirigente enti locali e manager pubblico. Dalla sala di regìa, ha potuto frequentare quella che chiama “l’Università dei criminali”, laddove i colletti bianchi si sporcano le mani ma non la reputazione. 
Una carriera durata vent’anni, quella nella pubblica amministrazione, prima di tirare i remi in barca e dedicarsi alle consulenze private, con la sorpresa di ritrovarsi nella stessa situazione di prima, se non peggio. 

Ho visto cose, scritto con la collaborazione del giornalista de Il Fatto Quotidiano Alessandro Zardetto, è un viaggio nei gironi danteschi di un’Italia con il freno a mano tirato da una massa multiforme di lestofanti, faccendieri, manager pubblici e privati con stipendi da capogiro, sensali, arrivisti o veri e propri squali
Personaggi da opera buffa che succhiano il sangue rimasto a un Paese che arranca da dieci anni in una crisi che ha riempito le tasche a molti. In questo libro si passa dalla raccolta differenziata intrapresa come moda alla privatizzazione (o ri-pubblicizzazione) nella gestione dei servizi pubblici dove gli attori sono sempre gli stessi. 

Troviamo la mangiatoia dei contributi pubblici per bonifiche o progetti ambientali anche in iniziative estere, la gestione “allegra” dei rifiuti speciali o dei vestiti usati, il riciclaggio internazionale di denaro, i trucchi immobiliari, l’evasione fiscale e molto altro. 
Come l’autore stesso ha provato sulla sua pelle, a pagare per queste ruberie sono - molto spesso – non solo i contribuenti, ma anche chi si oppone al sistema, chi cerca di fare della legalità un principio che vada oltre la parola vuota. Questo per indifferenza, ma anche (e questo è molto più grave) per la compiacenza di chi dovrebbe controllare, ma anche giudicare. 

Alberto Pierobon ci accompagna per mano dietro le quinte dei teatrini all’italiana che si reggono in piedi a stento, eppure continuano con la loro sciatta programmazione a propinarci esempi di malcostume diffuso nel nome del business a tutti i costi. Ho visto cose è un libro alla portata di tutti, un racconto senza pathos né drammatizzazione (come se ce ne fosse bisogno). 
Storie vere, dove solamente i nomi e le date (per questioni di tutela legale) sono stati modificati. Un libro pensato per studenti e casalinghe, ma anche per i cosiddetti “tecnici” della materia, che troveranno una ricca appendice per approfondire i vari casi incontrati nei capitoli. 

Alberto Pierobon – per sua natura più propenso a pubblicazioni di ambito prettamente scientifico – sforna un vero e proprio vademecum per decifrare il mondo reale in tutte le sue contraddizioni, evitando tuttavia di cadere nel banale, cercando di soffermarsi sugli aspetti psicologici di chi non può fare a meno di rubare, pur non avendone bisogno, e tentando di individuare la «retta via» che ci conduca finalmente fuori dalla selva oscura in cui sembriamo precipitati.

Leggendo queste pagine, una domanda viene spontanea (ed è la seconda domanda che Pierobon si sente rivolgere più di frequente): «Ma chi te lo fa fare?». Tradimenti, palate di fango, processi e campagne diffamatorie. È spesso vero che “l’occasione fa l’uomo ladro”, ma quando questo mantra non trova riscontro nel comportamento onesto di una persona… hic sunt leones. 
Le porte si chiudono, i presunti amici scompaiono. Guai a mettere in discussione lo status quo. In un periodo in cui la libera informazione sembra essere messa sempre più spesso sotto attacco, Ho visto cose si propone come un’opera fondamentalmente coraggiosa, scritta con l’intento di contribuire a quella presa di coscienza che serpeggia nel Paese, ma che ha ancora bisogno di un incoraggiamento.


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Per l'acquisto del testo cliccare QUI



mercoledì 3 maggio 2017

Legalità, efficienza, persone: quali sfide per i funzionari pubblici




Convegno


LEGALITÀ, EFFICIENZA, PERSONE

quali sfide per i funzionari pubblici

ROMA
Viale Mazzini 105
c/o la Corte dei Conti

Martedì, 9 maggio 2017
dalle 15.00 alle 17.00

AIDP Lazio ed AIDPpa, con il supporto di Axerta Investigation Consulting, presentano un evento di discussione e confronto su una tematica di attualità per tutti coloro i quali si occupano nella PA, a vario titolo, di gestione del personale. La modalità scelta sarà “poco convenzionale”: molti stimoli, brevi interventi, multimedialità, coinvolgimento, ritmo, velocità!


PROGRAMMA

Ore 14.45 - Accredito partecipanti

Ore 15.00 - Saluti, apertura e introduzione al tema
David Trotti - Presidente AIDP Lazio
Umberto Piccinin - Direttore Generale Risorse Umane e Formazione - Corte dei Conti
Luigi Vignali - Coordinatore AIDPpa - Chairman dell’evento

Ore 15.30 - Quattro prospettive per discutere del tema
Luigi Vignali - coordinatore AIDPpa - Chairman dell’evento intervista e modera:
Gen. c.a. Michele Franzé - Presidente Axerta, già Vice Comandant Generale dell’Arma dei Carabinieri e Vice Direttore dell’Agenzi Informazioni e Sicurezza Esterna (Aise).
Romano Benini – Giornalista economico esperto di risorse umane, docente di politiche del lavoro e consulente tecnico; autore RAI dei programmi “Okkupati” e “Il posto giusto”.

Durante gli interventi saranno trasmessi contenuti multimediali
Ore 16.30 - Domande, considerazioni, dibattito
Ore 17.00 - Chiusura e saluti


ISCRIZIONI

Partecipazione gratuita con registrazione sul sito: www.aidp.it/eventi



INFORMAZIONI

Segreteria AIDP Lazio: aidplazio@aidp.it




venerdì 28 aprile 2017

L’irrinunciabile valorizzazione dell’informatica forense (Roma, 16 maggio ore 10.00)



organizza un
CONVEGNO
dal titolo

L'IRRINUNCIABILE VALORIZZAZIONE
DELL'INFORMATICA FORENSE E
DELLE COMPETENZE DEI CONSULENTI

c/o
Camera dei Deputati
Sala Salvadori
16 maggio 2017
via Uffici del Vicario, 21 - Roma 
dalle 10:00 alle 13:30 


Agenda:

ore 10:00 Saluti iniziali
Ing. Carla Cappiello, Presidente Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma
Dr.ssa Immacolata Giuliani - Introduzione alle scienze forensi e i suoi esperti

ore 10:15 
Presentazione dell’associazione ONIF (Osservatorio Nazionale Informatica Forense) e della survey 2015 sulla professione di informatico forense.
Ing. Paolo Reale, Presidente ONIF e Presidente commissione informatica dell’Ordine Ingegneri di Roma

ore 10:40 
Informatica forense come scienza forense Analogie e diversità con altre scienze; ambiti di applicazione; prospettive; problematiche frequenti.
Dott. Nanni Bassetti, Project manager progetto CAINE, Consulente di informatica forense e socio fondatore ONIF

ore 11:05 
L’informatica forense nel sistema giudiziario: necessità di un cambio di prospettiva Presentazioni delle criticità riscontrate quotidianamente, con particolare riferimento alle figure professionali coinvolte e alle modalità di remunerazione degli incarichi.
Dott. Alessandro Borra, Socio fondatore ONIF e consulente informatica forense

ore 11:30 
Il modello olandese: NRGD (Netherlands Register of Court Experts) Già da diversi anni il governo olandese ha istituito un registro nazionale degli esperti in diversi ambiti delle scienze forensi. Tale registro è gestito dal governo e utilizzato da giudici, pubblici ministeri e avvocati per la scelta del consulente.
Dott. Mattia Epifani, Consulente di informatica forense e socio fondatore ONIF

ore 11:55 
“Il riconoscimento delle competenze del tecnico forense nel processo penale”
Gen. Umberto Rapetto, già Comandante del Gruppo Anticrimine Tecnologico della Guardia di Finanza, giornalista e scrittore

ore 12:20 
Intervento conclusivo di un rappresentante della commissione giustizia
I progetti di legge in discussione e il ruolo della Commissione Giustizia
On. Avv. Giuseppe Berretta, Membro della Commissione Giustizia della Camera

Tutti gli altri dettagli li potete vedere nella locandina.