Le più
moderne strategie di sviluppo legate alla proprietà industriale si
basano sul concetto di licensing, formula contrattuale attraverso la quale il
titolare di un asset immateriale
(marchio, brevetto), concede a una terza parte, il licenziatario, il diritto di
sfruttarlo in cambio di un corrispettivo economico, la royalty.
Il rapporto
di licenza, tuttavia, oltre a rappresentare un valido strumento di diffusione
dell’asset immateriale e fonte di guadagno, può originare frodi ed illeciti di
varia natura, derivanti da inadempimenti dolosi di clausole contrattuali.
E’ pertanto
evidente come le metodologie di fraud auditing abbiano raffinato negli anni gli
strumenti volti a tutelare i diritti di licenza attraverso il ricorso a strumenti
specifici e moderni.
L’attività “regina”
di verifica e controllo in mano al fraud auditor per assicurare ai titolari di
marchi e brevetti, che le loro entrate non siano intaccate da comportamenti
illeciti, è denominata royalty audit.
Le più
sofisticate procedure di royalty auditing
derivano dall’esperienza investigativa e mirano sostanzialmente a verificare
se il licenziatario ha versato al licenziante l’ammontare di royalty dovuta e
adempiuto a tutte le altre obbligazioni di contenuto economico previste dal license agreement.
In buona
sostanza la tecnica di contrasto all’illecito in questi casi dovrebbe limitare,
o meglio impedire, al licenziatario di sottrarre porzioni di base imponibile
sulla quale è calcolata la percentuale di royalty da corrispondere al titolare
del marchio.
Molto
frequentemente lo strumento licensing
è utilizzato per scopi ulteriori rispetto al perseguimento di un interesse esclusivamente
finanziario.
Peraltro si
sono osservati anche casi nei quali era il licenziatario vittima di una frode
ai suoi danni perpetrata dal concedente la licenza.
Per il licenziatario
infatti la sottoscrizione di un license agreement è principalmente dettata dall’obiettivo
di garantirsi la possibilità di utilizzare una risorsa di natura intellettuale
che non è in grado di sviluppare autonomamente, il cui sviluppo comporterebbe
costi e tempi di realizzo eccessivi. Per
la sua posizione di dipendenza economica a volte vitale per la sua stessa
esistenza, il licenziatario potrebbe essere oggetto di comportamenti predatori e
ricattatori messi in atto dal titolare del marchio.