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venerdì 14 marzo 2014

Royalty audit: la tutela della proprietà intellettuale

Le più moderne strategie di sviluppo legate alla proprietà industriale si basano sul concetto di licensing, formula contrattuale attraverso la quale il titolare di un asset immateriale (marchio, brevetto), concede a una terza parte, il licenziatario, il diritto di sfruttarlo in cambio di un corrispettivo economico, la royalty.
Il rapporto di licenza, tuttavia, oltre a rappresentare un valido strumento di diffusione dell’asset immateriale e fonte di guadagno, può originare frodi ed illeciti di varia natura, derivanti da inadempimenti dolosi di clausole contrattuali.
E’ pertanto evidente come le metodologie di fraud auditing abbiano raffinato negli anni gli strumenti volti a tutelare i diritti di licenza attraverso il ricorso a strumenti specifici e moderni.
L’attività “regina” di verifica e controllo in mano al fraud auditor per assicurare ai titolari di marchi e brevetti, che le loro entrate non siano intaccate da comportamenti illeciti, è denominata royalty audit.
Le più sofisticate procedure di royalty auditing derivano dall’esperienza investigativa e mirano sostanzialmente a verificare se il licenziatario ha versato al licenziante l’ammontare di royalty dovuta e adempiuto a tutte le altre obbligazioni di contenuto economico previste dal license agreement.
In buona sostanza la tecnica di contrasto all’illecito in questi casi dovrebbe limitare, o meglio impedire, al licenziatario di sottrarre porzioni di base imponibile sulla quale è calcolata la percentuale di royalty da corrispondere al titolare del marchio.
Molto frequentemente lo strumento licensing è utilizzato per scopi ulteriori rispetto al perseguimento di un interesse esclusivamente finanziario.
Peraltro si sono osservati anche casi nei quali era il licenziatario vittima di una frode ai suoi danni perpetrata dal concedente la licenza.
Per il licenziatario infatti la sottoscrizione di un license agreement è principalmente dettata dall’obiettivo di garantirsi la possibilità di utilizzare una risorsa di natura intellettuale che non è in grado di sviluppare autonomamente, il cui sviluppo comporterebbe costi e tempi di realizzo eccessivi.  Per la sua posizione di dipendenza economica a volte vitale per la sua stessa esistenza, il licenziatario potrebbe essere oggetto di comportamenti predatori e ricattatori messi in atto dal titolare del marchio.