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lunedì 27 luglio 2015

Bilanci falsificati. Tutta colpa del terremoto?

Era un freddo venerdì di marzo del 2011, quando alle 14:46 si verificò al largo della regione di Tōhoku il più potente terremoto mai misurato in Giappone, il settimo per potenza di tutti i tempi moderni.
Tutte le sei prefetture delle regione - Akita, Aomori, Fukushima, Iwate, Miyagi e Yamagata - furono gravemente danneggiate dopo i 6 minuti di sisma ad un magnitudo del 9.0 della scala Richter.

A 100 km dalla terraferma, nei dintorni della faglia terrestre chiamata "anello di fuoco del Pacifico", 390 km di fondale oceanico si ruppero innalzandosi di 12 metri in una frazione di secondo. Ciò provocò anche una frana sottomarina di enormi proporzioni.
La pressione esercitata sulla massa d'acqua soprastante fu di alcune tonnellate per centimetro quadrato. La forza accumulata dalle due placche oceaniche che scorrono in direzioni opposte spinse l'acqua verso l'alto formando un'onda con una potenza incalcolabile.

Onde alte 15 metri raggiunsero una velocità di circa 750 km/h. La costa più colpita fu quella della prefettura di Iwate, dove si registrò un'onda di 40,5 metri.
L'asse terrestre si inclinò di circa 17 centimetri e il territorio giapponese ebbe uno spostamento verso Est di circa 4 metri.

Un'onda di 14 metri superò facilmente le barriere anti-tsunami poste a protezione della centrale nucleare di Fukushima che erano state progettate per resistere ad onde alte fino a 6,5 metri. Iniziò un effetto domino che provocò 4 diversi incidenti in successione, uno più grave dell'altro.
L'acqua di mare si infiltrò nei locali dei generatori diesel di emergenza interrompendo l'elettricità, ciò produsse un aumento delle temperature all'interno dei reattori. La pressione dovuta ai vapori di idrogeno a 1.200 °C e una scossa di assestamento dell'8° gradi della scala Richter, innescarono l'esplosione del rivestimento esterno del reattore n.1.
Poco dopo anche il reattore n. 3 detonò a causa della fissione di parte del materiale radioattivo che fece evaporare l'acqua contenuta nella piscina di raffreddamento.
A seguito di una situazione ormai ingovernabile, la TEPCO, proprietaria degli impianti di Fukushima, dichiarò lo stato di emergenza, portando le autorità ad evacuare la popolazione residente in un primo momento entro i 3 km dall'impianto e successivamente entro un raggio di 30 km dalla Centrale (circa 170.000 persone).
I disastri provocati dal sisma dell'11 marzo 2011 fecero registrare 15.704 morti.

Ma cosa c'entra tutto questo con il blog "Fraud auditing & Forensic Accounting"?
C'entra eccome.

Pochi giorni fa Hisao Tanaka CEO di Toshiba e il suo vice chairman, Norio Sasaki, hanno comunicato le dimissioni per un'indagine che il governo giapponese sta svolgendo, mirata a verificare in che misura alti dirigenti della società abbiano falsificato i libri contabili.


I dirigenti della Toshiba avrebbero deciso di truccare i bilanci per mascherare le perdite successive al disastro della centrale nucleare di Fukushima, in quanto tra i vari settori nella quale l'azienda opera vi è anche quello della progettazione e fornitura di reattori nucleari.
Altre fonti, tuttavia, sostengono che la manipolazione delle scritture contabili avrebbe avuto inizio già dall'esercizio 2008, cioè molto prima del gravissimo terremoto del 2011.

La frode contabile, quindi, sarebbe durata almeno quattro anni e ammonterebbe a 1,5 miliardi di euro nelle migliori delle ipotesi, toccando i 3 miliardi di euro nelle peggiori. 
La maxi multa che quasi certamente la società dovrà versare non è al momento quantificabile.