AdSense4

Bing

AdSense3

domenica 12 maggio 2013

IOR-UTC e quei 223 milioni di dollari (3^ e ultima parte)

di Carlo Calvi

(segue dalla 2^ parte)


La Zwillfin AG di Liechtenstein attiva fino al 1981 venne utilizzata da UTC di concerto con la Unovax Anstalt e la Kriter in operazioni finalizzate alla acquisizione del controllo di Credito Varesino, Banca Cattolica del Veneto, Toro Assicurazioni e La Centrale da parte del Banco Ambrosiano.
Si distinguono operazioni di sostegno di quotazioni di titoli dei gruppi Bonomi e di Michele Sindona.

Dal 1973 al 1975 vi fu movimentazione di titoli per conto di Pacchetti SpA., Invest, Beni Immobili e Saffa SpA. Le partecipazioni in Beni Immobili e Saffa furono poi trasferite a Manic SA da questa cedute nel 1980 e 1981.

Alcune di queste operazioni sono state finanziate in parte da UTC attraverso la Kriter S.A..
Le disposizioni per gli accrediti sono state date dallo IOR.
La Kriter é estranea al gruppo Banco Ambrosiano e gli utili sono affluiti su conti della famiglia Zanon di Valgiurata.


   



La società del Liechtenstein Unovax che pure ha ricevuto fondi provenienti da UTC, ha effettuato nel 1979 pagamenti destinati a Anna Bonomi e al suo prestanome Giuseppe Marinoni.

Si tratta di pagamenti corrisposti a Anna Bonomi per il trasferimento di azioni del Credito Varesino a La Centrale. Per la vendita di azioni Credito Varesino nel 1976 il gruppo Bonomi oltre a quanto corrisposto ufficialmente alla Invest vantava crediti poi regolarizzati all’estero.



Vi sono pure pagamenti contestuali alla estorsione perpetrata da Michele Sindona ai danni di mio padre.
Si sono individuati pagamenti di UTC a Sindona nel 1977 e 1978 e a Walter Navarra e Luigi Cavallo nel 1980 e nel 1981. Questi pagamenti furono utilizzati come prova nel processo contro Michele Sindona nel 1985 in cui mia madre fu parte civile.

La Zus Corporation di Panama con conti presso Nordfinanz venne finanziata da UTC negli anni 1980 e 1981 e trattò titoli del Banco Ambrosiano SpA.
La Zus non risulta tra le società patrocinate. La UTC manteneva un intenso interscambio con la patrocinata Noreurop e i trasferimenti a Zus avvennero tramite Nordeurop.
Zus ha utilizzato tali somme anche per trasferimenti a Umberto Ortolani e Licio Gelli e Marco Ceruti. E in questo contesto che si inserisce l’importante capitolo del processo per l’insolvenza del Banco Ambrosiano noto come "rogatoria di Jersey".
Alcuni pagamenti a Marco Ceruti portarono in Regno Unito e gli interessati tentarono di falsificarne la documentazione.
La contestualità delle rimesse IOR e gli utilizzi di UTC a favore di ZUS su istruzione di Alessandro Mennini fanno pensare che Mennini fosse a conoscenza della destinazione dei fondi.

  


La Nordeurop (grafico precedente), costituita in Liechtenstein nel 1971, fu rilevata da UTC nel 1974.
Dalla fine del 1977 Nordeurop operò a volte per conto di UTC, interponendosi tra BAOL e UTC o autonomamente.
Nordeurop ha avuto funzione di appoggio o sostituzione di UTC fino al 1981 in particolare per l’erogazione di prestiti a Compendium.
La Compendium S.A. di Lussemburgo poi divenuta Banco Ambrosiano Holdings nel 1976, aveva tra il 1975 e il 1977 UTC come azionista per il 23,27%.

La Alphom di Florent Ley Ravello cedette a UTC partecipazioni, inclusa una minoranza nel capitale di BAH. UTC cedette a sua volta parte della sua partecipazione allo IOR. Altri azionisti di BAH oltre che Banco Ambrosiano Spa erano Banco Occidental e dal 1979 il Banco de la Nacion di Lima. Quest’ultimo acquisì una parte della sua partecipazione da UTC.

UTC ha finanziato la Manic del Lussemburgo dal 1974 al 1979.

La Manic ha ricevuto fondi anche direttamente da BAOL, BAA e AGBC per operazioni su titoli dei gruppi Ambrosiano, Bonomi e Zanon.
Il credito verso Manic transitato per Nordeurop venne trasferito da questa a Kresse del Liechtenstein nel 1980. Nel 1979 Kresse ha ceduto azioni della lussemburghese Anli a UTC e dopo la vendita ha cessato i rapporti con UTC.
Questo giro di fondi servì a alleggerire la posizione di Manic verso Nordeurop trasferendola su Kresse. La provvista UTC in occasione dei prestiti alla Manic é stata alimentata da depositi dello IOR.

Se Mons. Marcinkus ha partecipato a occultare le attività di BAOL, la P2 ha influito sulle decisioni dell'Ufficio Cambi Mincomes attraverso il direttore generale Ruggero Firrao a favore della operatività del Banco all’estero.

Ma IOR e P2 hanno operato di concerto?

Licio Gelli ha ricevuto ingentissimi trasferimenti da UTC per la maggior parte via Umberto Ortolani e Bafisud Montevideo.



Licio Gelli é stato sentito recentemente dai magistrati della Procura di Palermo.
Il suo nome é ricomparso anche in procedimenti penali in corso in Lussemburgo ove sarebbe transitato dopo l’evasione dal carcere ginevrino di Champs Dollon.
Quando si costituì quattro anni dopo nel 1987 la Svizzera concesse l’estradizione esclusivamente per l’insolvenza dell’Ambrosiano e non per altri reati.

Carlo CALVI



lunedì 6 maggio 2013

IOR-UTC e quei 223 milioni di dollari (2^ parte)

di Carlo Calvi


(segue dalla 1^ parte)

Il Nucleo Regionale della Guardia di Finanza di Milano ha pure ricostruito il flusso dei fondi in uscita dai conti correnti UTC presso la Banca del Gottardo e includo nel seguito, sempre a fine di riferimento, alcune delle loro rappresentazioni grafiche.

Oltre alle posizioni di Umberto Ortolani (rappresentate nella 1^ parte) e Licio Gelli (grafico 1 e 2), ben note a motivo delle vicende processuali che seguirono, la Guardia di Finanza ha evidenziato come il ruolo della panamense UTC si attuò attraverso le numerose partecipazioni estere di cui era capogruppo.

        
                              grafico 1                                                   grafico 2


Seguendo il filo delle consociate e collegate più che quello cronologico si distinguono alcune categorie.

UTC aveva funzione di smistamento fondi mentre la funzione di controllo delle partecipazioni del Banco Ambrosiano era affidata alla Manic S.A. (grafico 3).


grafico 3


Se UTC non é mai stata intestataria di azioni Banco Ambrosiano ne ha tuttavia detenuto consistenti pacchetti attraverso le sue controllate.
UTC ha anche operato per clienti terzi ai quali sono state intestate azioni Banco Ambrosiano.

L’impegno principale di UTC era la partecipazione in Suprafin con le sue continue acquisizioni di azioni Banco Ambrosiano.
Suprafin era stata inizialmente controllata dalla Anli di Lussemburgo e da Anna Bonomi Bolchini ma nel 1975 le controllate di UTC Imparfin AG e Teclefin AG del Liechtenstein subentrarono alla Anli nel capitale sociale della Suprafin. 
La Suprafin era il noto strumento dei dirigenti del Banco Ambrosiano SpA al fine dell’acquisto di azioni del Banco Ambrosiano.

Nel 1975 Mons. Donato De Bonis firmò una lettera affermante la pertinenza di Imparfin e Teclefin allo IOR.
UTC controllava anche altre intestatarie di azioni Ambrosiano facenti capo allo IOR.

UTC costituì poi cinque società cedute a Astolfine S.A. aventi lo stesso fine di detenere azioni Ambrosiano (nel grafico 4 sono riportati i rapporti finanziari di Astolfine S.A. nel novembre 1977).

grafico 4


Nel 1980 UTC possedeva 3.124.723 azioni Ambrosiano pari al 10,4% del capitale e mio padre le valutò nei suoi bilanci di UTC al valore di mercato di $ 136 milioni.

Negli anni 1974 e 1975 UTC intrattenne con finanziamenti propri di IOR e tramite la Zitropo una intensa movimentazione di fondi e titoli. IOR trasferì pacchetti azionari di sua pertinenza a Zitropo.
UTC continuò poi a detenere la maggior parte del debito artificialmente ridotto di Zitropo dal 1975 al 1981.

La Zwillfin AG. di Liechtenstein attiva fino al 1981 venne utilizzata da UTC di concerto con la Unovax Anstalt e la Kriter in operazioni finalizzate alla acquisizione del controllo di Credito Varesino, Banca Cattolica del Veneto, Toro Assicurazioni e La Centrale da parte del Banco Ambrosiano.
Si distinguono operazioni di sostegno di quotazioni di titoli dei gruppi Bonomi e di Michele Sindona(...)




mercoledì 1 maggio 2013

IOR-UTC e quei 223 milioni di dollari (1^ parte)

di Carlo Calvi


Nel mio intervento precedente ho descritto il rapporto esistente tra IOR, l’Istituto per le Opere di Religione, Cisalpine Overseas Bank di Nassau poi divenuta BAOL o Banco Ambrosiano Overseas Limited e la panamense United Trading Co. domiciliata presso la Banca del Gottardo di Lugano.

Ricordo che queste operazioni si sono protratte con grande intensità per quasi dieci anni e andavano sotto il nome di "operazioni in conto deposito".
Quando nel marzo 1982 Banco Ambrosiano Services di Lussemburgo inviò un rendiconto aggiornato a IOR  il debito di UTC verso IOR e conseguente indebitamento di questo con BAOL e Banco Ambrosiano Andino (BAA), si elevava a US$ 223.3 milioni.

Si rimane con l’interrogativo se l’interesse di IOR a uno scambio così rischioso si limitasse a percepire uno spread sugli interessi dello 0,625% o andasse oltre e in quale misura.

IOR partecipava alla raccolta dei fondi destinati a BAOL e da immettere nel circuito attraverso rapporti di deposito interbancario e con finalità predestinate.

Esistono anche rapporti IOR-UTC che non rientrano nel "conto deposito".
IOR partecipò nella seconda metà degli anni settanta attraverso UTC ad aumenti di capitale di Banco Ambrosiano Holdings di Lussemburgo (o BAH). In altri casi IOR favorì l’immissione nel circuito di importi a favore di BAH.
IOR ha continuato ad avere veste sia di finanziatore che di collettore. Questo é messo in evidenza dalle operazioni circolari volte a ridurre il debito di IOR verso BAOL.

Desidero qui descrivere l’utilizzo che UTC ha fatto delle disponibilità ottenute così come é stato ricostruito dall’esame dei suoi conti presso la Banca del Gottardo.

É bene premettere e non lo si ricorderà mai abbastanza, che una denuncia contro ignoti inviata da BAOL di Nassau alla Procura del Sottoceneri nell’immediatezza dei fatti portò all’intervento tempestivo dell’allora Procuratore di Lugano Paolo Bernasconi, fatto determinante che definì più di ogni altro anni di procedure civili e penali.

La Procura di Lugano divenne luogo di frequentazione assidua delle parti interessate come Deloitte & Touche per BAH, rappresentati dall'Avv. Rocco Bonzanigo, i Liquidatori di Banco Ambrosiano S.p.A.  di Milano, rappresentati dall’Avv. Fulvio Pelli e dai miei stessi avvocati.

Tratterò brevemente del lavoro svolto da Deloitte & Touche per BAH e di quello dei Liquidatori milanesi che fu analizzato indipendentemente dal Nucleo Regionale della Guardia di Finanza di Milano per i Giudici Istruttori dell’insolvenza del Banco Ambrosiano.

Includo qui ai fini di documentazione alcuni grafici che riassumono le analisi di Deloitte & Touche-BAH, principalmente riguardanti conti di Umberto Ortolani e della sua famiglia (cliccare sull'immagine per ingrandire):


   

   

   

 


Il primo pagamento di UTC a favore di Ortolani fu disposto il 7 agosto 1975.
Dal 1975 al 1981 UTC trasferì fondi per US$ 82.228.000 e SFr 41.227.000 a beneficio di conti controllati da Ortolani o al Banco Financiero Sudamericano dell'Uruguay (BAFISUD) di sua proprietà.

Mio padre manteneva dei bilanci personali di UTC nelle sue casseforti delle Bahamas e questo avvenne fino al dicembre 1980. I pagamenti a Ortolani vi sono riportati come attivi.

Il Nucleo Regionale della Guardia di Finanza di Milano ha pure ricostruito il flusso dei fondi in uscita dai conti correnti UTC presso la Banca del Gottardo (...)

(seconda parte)



lunedì 29 aprile 2013

Banco Ambrosiano: operazioni in conto deposito (approfondimenti)

Avviso gli interessati alle ricostruzioni tecniche legate alle vicende del Banco Ambrosiano che a giorni saranno pubblicati gli approfondimenti sull'utilizzo dei fondi trasferiti mediante le "operazioni in conto deposito" a favore della società panamense United Trading Company SA (UTC).

In particolare, come si ricorderà, negli articoli "Banco Ambrosiano: le operazioni in conto deposito" e "Banco Ambrosiano: le operazioni in conto deposito (analisi tecnica)" sono state ricostruite le modalità utilizzate dal Gruppo Banco Ambrosiano per trasferire, grazie all'intermediazione dell'Istituto per le Opere di Religione (IOR), ingenti somme di denaro in capo a UTC per un ammontare stimato in circa 223 milioni di dollari.

A cosa sono servite tali somme? 

La ricostruzione dell"anello" successivo a UTC nella catena degli eventi legati a questo flusso finanziario, ha implicato per Carlo Calvi un notevole lavoro nel reperire la documentazione originale e nel ricostruire gli avvenimenti.

Grazie a queste analisi saremo in grado di fare un altro passo verso la destinazione finale dei fondi, entrando pienamente nel mondo artificiale della finanza offshore in cui ciò che appare o ciò che è evidente dal punto di vista formale non corrisponde quasi mai all'effettiva sostanza dei fatti.

Ancora qualche giorno di pazienza.


----------------------
1^ parte - QUI
2^ parte - QUI
3^ parte - QUI



martedì 23 aprile 2013

Il Fraud Manager

Le aziende private italiane sono sottoposte ad ogni forma di vigilanza e controllo.
Di matrice interna (internal audit, servizi ispettorato, funzioni di governance, compliance e antiriciclaggio) ed esterna (revisori dei conti, authority, sindaci). Si tratta di controlli di carattere "ordinario" o "routinario" (perché previsti dall'ordinamento giuridico, dallo statuto societario o dalle procedure aziendali) o "straordinario" (perché originati da fatti particolari). Gli accertamenti sono condotti grazie a strutture organizzate in modo differente e quindi si possono osservare all'opera organismi, collegi, comitati, ispettorati, consigli, dipartimenti e commissioni.
Anche gli ambiti, le competenze e le modalità d'azione seguono protocolli a volte molto differenti tra loro, altre volte coincidenti e sovrapponibili.

Come è evidente la materia è complessa. Persino confusa.

Ma tra tutte queste strutture, chi si occupa realmente di gestire, testare e migliorare i programmi aziendali antifrode?

Iniziamo dall'ABC. Il "programma antifrode" che cos'è?
Semplificando, è l'insieme delle attività mirate a ridurre il rischio di frode. Sia esso connesso alle operazioni svolte dall'alta direzione come a quelle di competenza della restante struttura organizzativa. Di fonte interna (come le management frauds) o esterna (come gli attacchi informatici o le truffe). 

Il gestore di tali programmi è il "fraud manager".
Figura assai rara da incrociare nei corridoi aziendali. Almeno in Italia. Alla quale è indispensabile garantire una piena autonomia ed indipendenza. 
Egli è innanzitutto responsabile della predisposizione di un efficace programma antifrode, visto come sistema integrato e armonizzato con ogni altro elemento del sistema di controllo interno; idoneo a presidiare nel tempo il rischio del verificarsi di un’attività fraudolenta interna o esterna.

Per arrivare a tale obiettivo è necessario condurre un corretto esame dell’ambiente di controllo di alto livello (il “tone at the top”) al fine di valutare il grado qualitativo della cosiddetta “cultura aziendale”, cioè dell’esistenza e della condivisione di quei canoni morali di correttezza, onestà e integrità, utili ad immunizzare il contesto aziendale dalle infiltrazioni fraudolente.

Si esamina dunque il clima aziendale e in particolare l’ambiente di lavoro, il Codice Etico se esistente, la struttura e l’organizzazione della funzione di corporate governance e compliance, ed in generale si valuta la quota di reddito che l’azienda destina alle attività di miglioramento del benessere dei propri dipendenti e allo sviluppo della realtà sociale e ambientale nella quale essa opera. 
Vero anche che il momento di crisi non facilita lo stanziamento di questo tipo di investimenti, troppo spesso considerati come marginali se non addirittura inutili.

Il fraud manager è consapevole che ogni struttura di controllo e vigilanza è aggirabile, soprattutto dagli esponenti di più alto rango aziendale (“management override”). 
Ma come valutare il grado di vulnerabilità dei sistemi antifrode? Tale attività si concretizza grazie allo svolgimento di specifici test mirati a verificare se i processi di rilevazione e di controllo in essere riescano effettivamente a mitigare o vanificare i comportamenti illeciti ipotizzati come possibili (fraud test). 

In altre parole, applicando un determinato schema di frode, i fraud test devono appurare se i sistemi di controllo in essere diano o meno un avviso immediato e sufficientemente chiaro (alert) agli internal fraud auditor, i quali provvederanno ad assumere tutte le iniziative e i provvedimenti del caso.
Se un sistema di fraud risk prevention è adeguatamente implementato sarà in grado di individuare, come minimo, tutti gli schemi di frode realizzati nel passato all'interno dell’azienda.

Ulteriore attenzione si deve prestare ai canali informativi di tipo delatorio, quali ad esempio il whistleblowing (procedura di segnalazione anonima da parte dei dipendenti di fatti potenzialmente illeciti o irregolari), di tipo preventivo (tramite l'utilizzo di sistemi di alert), di tipo investigativo o ispettivo (attività di fraud auditing) o derivanti dal monitoraggio sulla corretta applicazione delle procedure aziendali.

Infine è fondamentale l’attività di costante potenziamento dei programmi antifrode.
Gli schemi e i meccanismi fraudolenti infatti migliorano continuamente per complessità e raffinatezza, pertanto, al fine di contenere il rischio di frode, è indispensabile effettuare un aggiornamento continuo dei protocolli e dei modelli di prevenzione.


-----------------------------------------
Sistemi antifrode: i pilastri fondamentali (approfondimento).
-----------------------------------------



lunedì 8 aprile 2013

Financial Shenanigans: how to detect accounting fraud in financial reports

Il blog sta riscuotendo un discreto interesse tra gli studenti universitari di materie giuridiche ed economico-finanziarie, soprattutto da parte di chi vuole coronare il proprio percorso accademico con una tesi sui temi specifici della disciplina "forensic accounting" e "fraud auditing".
L'interesse è confermato dalle continue e gradite richieste di informazioni e suggerimenti, soprattutto inerenti i testi in lingua inglese da utilizzare per la preparazione e l'approfondimento della materia.

E' bene precisare sin da subito che esistono in commercio ottimi manuali provenienti dal mondo anglosassone e che pertanto non è facile dare un consiglio puntuale.

Tuttavia, al fine di fornire un'indicazione generale mi sono rivolto ad un amico, professore associato in un'autorevole università pubblica meridionale, docente in Corporate Governance e Fraud Accounting, il quale nell'ambito del programma di studi dedicato alle frodi contabili e alle manipolazione dei dati di bilancio, consiglia ai suoi studenti per l'anno accademico in corso, tra altri, il seguente volume:

Financial Shenanigans:
How to Detect Accounting 
Gimmicks & Fraud in Financial Reports
di Howard Schilit e Jeremy Perler 
McGraw-Hill
Third Edition, 2010




L'autore, Howard Schilit, ha fama di essere un vero e proprio pioniere nel campo della rilevazione delle truffe contabili che, anche negli Stati Uniti, hanno troppo spesso ingannato folle di ignari investitori.
Sembra che il testo sia molto apprezzato dagli studenti per la chiarezza espositiva, il linguaggio semplice e diretto ed il ricorso a parecchi esempi reali di frode.

L'edizione proposta agli studenti è una rivisitazione di scritti risalenti al 2002, arricchita da schemi di frode più attuali e frequenti, soprattutto legati alla gestione di aziende strutturate, quotate e di dimensione multinazionale.

Il manuale ha l'obiettivo di illustrare ad un potenziale investitore azionario come valutare o individuare passività latenti dovute a frode, fornendogli una panoramica di ogni possibile trucco contabile per manipolare le varie componenti del bilancio aziendale, con particolare enfasi alla manipolazione degli utili d'esercizio, dei flussi di cassa e dei ricavi.

L'autore dà un consiglio generale al piccolo azionista che non ha la possibilità di partecipare alla gestione aziendale.
Si tratta di mantenere un sano ed obiettivo scetticismo rivolto verso tutte le informazioni divulgate al mercato, soprattutto quelle legate alle condizioni economico-finanziarie dell'impresa.

Altro consiglio rivolto all'investitore riguarda la vigilanza, seppur basata su fonti pubbliche, sui settori esteri del gruppo aziendale. In particolare sui rapporti con i Paesi Emergenti meno equipaggiati di apparati istituzionalmente preposti alla vigilanza e al controllo.
Il messaggio che l'investitore deve assimilare è semplice. L'azienda potrebbe nascondere perdite nei Paesi in cui è più difficile effettuare controlli e quindi là dove la tentazione di truccare i conti è più forte.

L'autore però non nasconde un certo pessimismo riguardo al buon esito dell'eterna lotta contro gli illeciti societari, quando cita le parole di Qoèlet, figlio di Davide, re di Gerusalemme:

"Ciò che è stato sarà
e ciò che si è fatto si rifarà;
non c'è niente di nuovo sotto il sole
"

E' improbabile che si smetterà di pensare a soluzioni illecite.
E questo nonostante gli investitori siano diventati più esperti nell'esercitare un monitoraggio più consapevole.



venerdì 5 aprile 2013

Derivati finanziari e debito pubblico (Roma, 15 aprile 2013)





Organizzano congiuntamente una
tavola rotonda sul tema


DERIVATI FINANZIARI 
E DEBITO PUBBLICO, 
IL VALORE DELLA 
TRASPARENZA INFORMATIVA


Lunedì 15 Aprile 2013
ore 16,00 - 18,30
c/o 
Fondazione Lelio e Lisli Basso - Issoco
via della Dogana Vecchia 5 
ROMA


Nonostante si siano succedute ben tre indagini parlamentari conoscitive nel 2005, 2007 e 2009, ancora oggi non esiste un dato univoco – e verificabile – sul valore dei contratti derivati finanziari sottoscritti dagli enti territoriali italiani (Comuni, Regioni, Provincie e Stato).

La finanza derivata, con la produzione di derivati finanziari, è da ritenersi un fenomeno di impatto epocale, che occorre contestualizzare nell'attuale crisi mondiale. Una crisi inizialmente di natura finanziaria che in breve tempo si è trasformata nella forma più virulenta di grave crisi dell'economia reale.

Quanti e quali sono i contratti di finanza derivata che sono stati stipulati dagli Enti locali italiani con le controparti bancarie sia italiane che estere?
Quali implicazioni di rischio e di possibili effetti economici e finanziari possono avere questi impegni?

Tali domande rimangono inevase se non si ha la possibilità di una valutazione complessiva del portafoglio globale di tali contratti.
Domande che non possono rimanere senza risposte!

Per tale ragione AssoTAG e Federconsumatori promuovono un progetto a costo zero per la “mappatura e l'analisi dei derivati stipulati tra Enti Locali e controparti finanziarie” (per maggiori informazioni cliccare QUI)


Programma del seminario


Ore 16,00 - Tavola rotonda - modera l'Ing. Alfonso Scarano - Presidente AssoTAG (Associazione Italiana dei Periti e dei Consulenti Tecnici nominati dall'Autorità Giudiziaria)

Panel dei relatori e temi trattati

Dott. Michelangelo Nigro – Docente di analisi finanziaria degli enti pubblici, presso Università Cattaneo - Liuc di Castellanza
La trasparenza contabile dei derivati negli enti locali

Dott. Antonino Galloni – Economista
Derivati, titoli tossici e scelte strategiche delle Banche Centrali

Prof.ssa Rita Laura D'Ecclesia – Professore di Metodi Matematici per le Decisioni Economiche e Finanziarie, presso Università di Roma "La Sapienza" e Birkbeck College, University of London.
Misurare il rischio dei portafogli di derivati finanziari

Dott. Francesco Avallone – Vice Presidente Federconsumatori

Dott. Nicola Benini – Consulente Finanziario Indipendente
Gli esiti delle indagini conoscitive in tema di strumenti derivati: numeri a confronto 

Avv. Massimo Cerniglia – Consulta nazionale legale di Federconsumatori

Dott. Matteo Carradori – Consulente Finanziario Indipendente
Il progetto trasparenza sui Derivati finanziari sottoscritti dagli Enti Territoriali 

Ore 18,00 - Domande dal pubblico
Ore 18,30 - Chiusura dei lavori


La partecipazione è gratuita.
Per iscriversi all'evento cliccare QUI.



venerdì 29 marzo 2013

Derivati: si replica a Roma con AssoTAG e Federconsumatori

Visto l'ampio interesse riscosso dal seminario orientativo "Difendere la legalità nel sistema finanziario" tenutosi a Milano lo scorso 25 marzo, in questi giorni AssoTAG e Federconsumatori si stanno coordinando per organizzare un nuovo evento da tenersi a Roma.

Salvo variazioni, l'incontro avrà la forma della "tavola rotonda" e si terrà presso la sede della Fondazione Lelio e Lisli Basso (in via della Dogana Vecchia 5) il prossimo lunedì 15 Aprile dalle ore 16.00 alle ore 18.30.

L'obiettivo degli organizzatori è duplice: da un lato presentare le risultanze del convegno tenutosi a Milano e dall'altro, visto il palcoscenico capitolino, incentrare la discussione sul tema del debito pubblico nazionale.

Come è stato per l'appuntamento milanese, il panel dei relatori sarà costituito da autorevoli esponenti del mondo professionale e accademico.
Ulteriori informazioni saranno pubblicate sul blog non appena avremo definito tutti gli aspetti organizzativi e logistici dell'evento.

lunedì 25 marzo 2013

Difendere la legalità nel sistema finanziario (resoconto)

Oggi si è tenuto presso la Sala del Giudice di Pace di Milano, il seminario orientativo sul tema "Difendere la legalità nel sistema finanziario".
E' stato il primo evento pubblico organizzato da AssoTAG (l'Associazione Italiana dei Periti e dei Consulenti Tecnici nominati dall'Autorità Giudiziaria) in collaborazione con l'Associazione per gli avvocati "IUS et VIS".

A nome del Direttivo di AssoTAG ringrazio tutti i lettori del blog che oggi sono intervenuti, dimostrando una partecipazione appassionata e attiva.
Il bilancio della giornata chiude indubbiamente in modo positivo; ci ha sorpreso infatti l'elevato numero dei presenti (superiore della capienza della sala) ma anche la notevole qualità degli argomenti proposti dai relatori nonché l'interesse riscosso per le materie trattate dimostrato dalla lunga serie di domande poste nell'ultima parte dell'incontro.

In definitiva un'esperienza da ripetere, magari su altri temi riguardanti le frodi aziendali o gli illeciti societari analizzati dal punto di vista degli strumenti tecnici utilizzati per portare a termine le operazioni fraudolente.

Ma ora passiamo ad una breve esposizione dei principali temi trattati.

Il fil rouge che ha legato i vari argomenti si può identificare nell'esigenza di rendere il mercato finanziario più trasparente.
Il concetto di "trasparenza" è stato trattato nei sui vari aspetti. 
In particolare, con riferimento ai costi impliciti delle transazioni in prodotti derivati o in relazione all'informativa rivolta alle parti contraenti.
Ma anche con riferimento agli esiti delle attività di vigilanza e controllo condotte dagli organismi istituzionali o ancora sulle politiche di "gestione della finanza" attuate dagli istituti di credito.

Argomenti molto complessi, che gli illustri relatori hanno saputo rendere di facile comprensione anche a chi non ha una preparazione specifica sulla finanza cosiddetta "derivata".

E' questo il punto. La complessità. Proprio per le sue caratteristiche di strumento che riunisce in sé sia l'aspetto legale/contrattuale sia la componente finanziaria legata a scenari aleatori, il derivato rappresenta un prodotto complesso e rischioso.

Ciò dovrebbe implicare che le parti che lo sottoscrivono devono essere assolutamente consapevoli di tutti quegli elementi che ne determinano i flussi finanziari (profitti e perdite) lungo l'intera durata del contratto, a seconda del verificarsi, o meno, di certi eventi. 
La  decisione di contrarre un derivato deve basarsi pertanto su solide competenze tecniche necessarie a valutarne ogni aspetto di rischio.
In questa ottica, il prodotto derivato non è "buono" (perché serve a proteggere dai rischi finanziari) o "cattivo" (perché serve come mero strumento speculativo) ma è solo un'opportunità, cioè uno strumento che un operatore ha a disposizione per raggiungere un dato obiettivo di copertura o di investimento.

In questa ottica i sottoscrittori non solo accettano il rischio intrinseco del prodotto derivato in modo consapevole ma addirittura chiedono di assumere tale rischio.

La realtà ha dimostrato, tuttavia, che la complessità strutturale di questi prodotti unita agli ampi difetti di comprensione dei loro meccanismi di funzionamento dimostrata da alcuni contraenti pubblici, ha reso problematica la loro valutazione in termini di “valore equo".
E ciò ha portato, piuttosto frequentemente, all'utilizzo di questi strumenti per finalità fraudolente a danno della collettività.

L'illecito legato ai derivati generalmente si concretizza nel celare costi impliciti o flussi di pagamenti occulti, favoriti da informative non sempre disinteressate, che di fatto, come già detto, impediscono la definizione corretta del "valore equo" del contratto con la conseguenza di incentivare l’assunzione inconsapevole di rischi eccessivi.

Pertanto l'arma di difesa che si ritiene più efficace contro gli illeciti determinati dalla finanza derivata deve ricercarsi nel concetto di "trasparenza informativa", che si realizza anche mediante l’utilizzo di metodologie di analisi probabilistica dei rischi e dei costi impliciti, chiare e condivise tra le parti.

In sostanza se le stesse informazioni che sono utilizzate per strutturare il prodotto derivato fossero conosciute in modo completo ed esaustivo anche dagli azionisti e dagli investitori esterni, le opportunità di utilizzo criminale dei contratti derivati sarebbero automaticamente “sterilizzate” in via preventiva.

Nel corso del seminario, infine, è stato presentato il protocollo d'intesa siglato tra Federconsumatori e AssoTAG finalizzato a fornire ai cittadini informazioni utili a prendere coscienza della reale esposizione finanziaria in prodotti derivati degli enti territoriali (comuni, province, regioni e Stato). Per maggiori informazioni si rimanda al seguente post (cliccare qui).


lunedì 18 marzo 2013

Frodi immobiliari: la sopravvalutazione dell'immobile

di Lorenzo Peluso


Ciò che in apparenza sembra un cattivo affare, può mascherare un atto illecito: fin qui ci siamo.
Proseguiamo oltre: anche la vendita di un immobile, effettuata ad un prezzo superiore del reale valore di mercato, può apportare illeciti vantaggi.
Magia? No, frode.

È semplicissimo gonfiare una compravendita, soprattutto grazie a società compiacenti (solitamente addirittura facenti capo allo stesso soggetto, direttamente o indirettamente) e a perizie rilasciate da tecnici senzienti, che adeguano i valori degli immobili al volere del fraudolento manovratore.

Descriviamone ora lo schema classico.

L’immobile con valore di mercato pari a 100 in possesso dalla Società A, avente risultato d’esercizio in perdita, viene venduto per il valore di 130 alla Società B, facente parte sempre dello stesso Gruppo.

La Società B, a sua volta, rivende l’immobile appena acquistato alla Società C per un valore di 150, e così via.
Il valore, come già anticipato, è supportato da una perizia di favore.




Non è detto che la differenza tra il valore reale dell'immobile e il valore di vendita sia sempre scandaloso, anzi, in alcuni casi può addirittura rientrare nella sfera dell'opinabile.
Ma cosa generano queste cessioni?

Negli schemi più utilizzati nell'ultimo decennio, soggetti come Danilo Coppola e Stefano Ricucci hanno utilizzato questi vorticosi e ipervalutati giri immobiliari soprattutto per ottenere una liquidità molto consistente dai diversi istituti di credito, attraverso l’accensione di semplici mutui fondiari.

Ottenute tali risorse, queste venivano trasferite a un soggetto successivamente deprivato o addirittura fatto fallire.

Ai lettori più attenti dovrebbero tornare alla mente le già note “frodi carosello”.
Se una società vende un immobile e si mette in liquidazione spogliandosi di tutti i suoi beni, non versa l’IVA.
L’acquirente, collegato al venditore, acquista l’immobile e chiede l’IVA a rimborso.
E le casse dello Stato sono doppiamente depredate!

Non è finita qui: il movimento non genera tassazione, perché la plusvalenza serve a coprire le perdite. Questo giro immobiliare riesce addirittura a far lievitare il valore fiscale dell'immobile, evita il versamento dell’onere tributario e permette un risparmio d'imposta che si realizza alla successiva vendita, ovvero quando la svalutazione consente di coprire il divario derivante dalla valutazione deliberatamente attribuita all'immobile.

Una Società quindi acquista, sopravvaluta e rivende, senza pagare tasse, ad un’altra Società del Gruppo.
La seconda Società, per poter acquistare l’immobile a valori “gonfi”, accende un mutuo, compera e porta a credito le imposte.

I proventi di tale meccanismo restano comunque a disposizione del titolare di tutte le Società aderenti al meccanismo descritto e sono successivamente reinvestiti in canali “ufficiali” (ad esempio in titoli azionari), o spariscono attraverso canali “occulti”, o servono per l’acquisto di un altro immobile, ovviamente sopravvalutato. Il cerchio si chiude e ricomincia il giro.

Grazie a questi raggiri immobiliari, inoltre, si riesce a gonfiare il valore del proprio attivo senza avere nessun esborso effettivo.
Una tecnica molto nota a società finanziarie, immobiliari e assicurative che, negli ultimi anni, hanno creato enormi buchi alle spalle di migliaia di risparmiatori.

Lorenzo Peluso
Senior Manager
(Fraud Investigation & Dispute Services Department - Ernst & Young)