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domenica 29 dicembre 2013

La "corrispondenza parallela" (4^ e ultima parte)

di  Carlo Calvi


(...segue)

Continua Mons. Marcinkus senza mai menzionare i lira back-to-back ma solo la rete estera "il sottoscritto nega di aver avuto conoscenza di illeciti addebitabili a Calvi... essendosi i dirigenti dell'Istituto limitati a compiere attività di natura formale".

Questa affermazione è in contrasto con gli appunti che l'amministratore delegato di XX Settembre, Leo D'Andrea, inviava a mio padre: "l'aumento di capitale dovrebbe essere effettuato dall'azionista IOR" e riguardo alla partecipazione nella Banca Mercantile di Firenze "la vendita del pacchetto ad una finanziaria preferibilmente nell'orbita del Vaticano".

Nel 1976 la Rizzoli Finanziaria su istruzioni di Umberto Ortolani e Bruno Tassan Din acquisì il pacchetto di controllo di Banca Mercantile a seguito di una serie di riporti costituiti dalla Savoia Assicurazioni e dalla Sparfin del Gruppo Ambrosiano. 

Il pacchetto fu trasferito alla commissionaria di borsa Giammei per XX Settembre dello IOR che pagò con fondi provenienti dai depositi di reciprocità in lire come fece del resto per gli aumenti di capitale di Pantanella di Mario Genghini.

Se ne conclude che se nel circuito
BAOL (Banco Ambrosiano Overseas Limited, Bahamas) → IOR → UTC
è innegabile la conoscenza e la partecipazione di Mons. Paul Casimir Marcinkus negli acquisti di azioni del Banco Ambrosiano e nel finanziamento della panamense UTC, nel circuito
Banco Ambrosiano S.p.A. → IOR → CRECOM
é pure evidente la sua conoscenza di operazioni di uomini appartenenti alla P2 come per l'acquisto di Banca Mercantile. 

L'acquisto fu oggetto di procedimenti penali contro mio padre seguiti dagli Avvocati Giorgio Gregori e Pietro Moscato nell'imminenza della sua sparizione da Roma.

Alla stessa conclusione giunse del resto anche la Commissione di indagine sulla P2, davanti alla quale testimoniai a Washington nell'estate del 1982. 
Non è difficile capirne la ragione. 

I conti "Red" delle tabelle precedenti servirono a completare un aumento di capitale di Rizzoli e a necessità correnti della società. 
Andrea Rizzoli trasferì le 2,4 milioni di azioni emesse nel 1977 a Credito Commerciale e commissionaria Giammei a favore di IOR che le custodì in garanzia nel conto Plichi Chiusi delle tabelle precedenti sui lira back-to-back.

La Commissione Mista non si occupò dei depositi di reciprocità in lire. 
Il Vaticano riconobbe immediatamente questi debiti ma non produsse la relativa "corrispondenza parallela" che si applicava anche in Italia. 

Non si trattava di ordinari depositi interbancari e Mons. Paul Marcinkus doveva giustificarli all'interno del Vaticano e al nuovo Papa Karol Wojtyła. Non vi erano garanzie sul recupero della notevole esposizione rappresentata dagli utilizzi o accordi formali circa la loro pertinenza.
Servivano a nascondere all'interno del Vaticano prestiti a terzi e farli apparire come depositi dall'Ambrosiano.

Lo stesso Pubblico Ministero Pierluigi Dell'Osso nella sua requisitoria ha notato che per le operazioni in Italia relative a Setemer, CIM, Credito Varesino, Pantanella e gli aumenti di capitale di XX Settembre, IOR non poteva sostenere di essere solo un ignaro intermediario come tentò di fare all'estero. In più risultava carente l'autorizzazione del Ministero per il Commercio Estero per i trasferimenti all'estero.

I lira back-to-back rivestono oggi particolare rilevanza.

L'attenzione attuale sulla normativa antiriciclaggio della Santa Sede si è rivolta sull'uso cumulativo per terzi dei conti IOR con banche. Il processo romano per l'omicidio di mio padre non ha realizzato il legame con il processo milanese per l'insolvenza.

I conti IOR con banche italiane sono sfuggiti alle indagini da parte di Banca d'Italia e Magistratura per i venticinque anni successivi all'insolvenza fino alla Convenzione Monetaria tra Santa Sede e Unione Europea, che come ha sottolineato Moneyval, attribuisce più larga discrezione agli organi di vigilanza.

Somme ingentissime hanno continuato a transitare in questo modo per destinazioni sconosciute fino al 2009 e questo perché si è consentito a IOR di rimborsare al vecchio Banco Ambrosiano i debiti diretti.

Nel processo per omicidio di mio padre poche testimonianze hanno portato sui conti IOR con Ambrosiano in Italia e su trent'anni di liquidazioni.
Si è fatta una rogatoria all'estero ove i prestiti problematici erano nell'attivo e il passivo era rappresentato da debiti verso consorzi di banche internazionali.

Carlo CALVI



mercoledì 18 dicembre 2013

I conti esclusivi in gestione confusa (3^ parte)

di Carlo Calvi


(...segue)

Sui lira back-to-back l'esame di due testimonianze si impone.

Raffaello Bartolomasi, funzionario del Credito Commerciale di Carlo Pesenti, il 27 maggio 1991 al processo per l'insolvenza del Banco Ambrosiano S.p.A. e Federico Bussoletti, direttore della filiale di Piazzale Gregorio VII dell'Ambrosiano a Roma, il 14 marzo 2006 al processo per omicidio di mio padre.

Con la testimonianza di Raffaello Bartolomasi il processo milanese per bancarotta identificò alcuni pagamenti passati per il circuito in questione. 
La collaborazione dell'autorità svizzera permise di stabilire che i pagamenti passati per il corrispondente di Lugano dello IOR, Banco di Roma per la Svizzera poi BIS, transitarono su conti controllati dall'Avv. Marco Gambazzi di Lugano. 
Gambazzi testimoniò di aver agito su istruzioni del Credito Commerciale e di Luigi Mennini per conto dello IOR e che questo era avvenuto sovente.

Raffaello Bartolomasi ammise di aver agito su richiesta di Mennini e aver indicato a Gambazzi la destinazione delle somme. 
La BIS era utilizzata da Luigi Mennini per operazioni che richiedevano l'interposizione di terzi, spesso con il Credito Svizzero. 
La banca di Pesenti era il punto di uscita del circuito verso l'estero:

BA S.p.A. → IOR → CRECOM (Credito Commerciale).

Questo circuito, parallelo a BAOL → IOR → UTC, non ha ricevuto la stessa attenzione della rete estera ma come questa e per almeno dieci anni permise di trasferire lire convertite in dollari verso l'estero.

É interessante notare come le garanzie per le operazioni estere occultate via BAOL→ IOR→ UTC e quelle interne BA S.p.A. → IOR → CRECOM erano rappresentate dagli stessi conti di deposito titoli presso IOR o suoi conti con Credito Commerciale, che riproduco di seguito.



Dei trasferimenti alla rete estera beneficiarono la Zitropo di Lussemburgo, la panamense Palmetto, che era utilizzata a Bahamas per pagare commissioni, ma anche Licio Gelli e Umberto Ortolani.

Nel 1992 il testimone svizzero Juerg Heer, funzionario della Rothschild di Zurigo, indicò Marco Gambazzi come prestanome di Salvatore Ligresti. Silvio Berlusconi nella seconda metà degli anni settanta fu membro del consiglio di amministrazione di Credito Commerciale.

IOR aveva anche altri conti con le banche italiane del Gruppo Ambrosiano. Federico Bussoletti ha testimoniato che i fondi vi circolavano in maniera indistinguibile essendo conti di transito in nome IOR.
Includo di seguito la tabella dei conti esclusivi IOR in gestione confusa. Tra questi si noterà il n. 42800 acceso presso la filiale di Piazzale Gregorio VII a Roma.




Nel 1979 si avanzò una proposta di acquisto dell'immobile di proprietà della XX Settembre con fondi trasferiti dai lira back-to-back al favore del conto in gestione confusa n. 42800.
In realtà i fondi finirono a banche svizzere e l'edificio non fu acquistato.

Federico Bussoletti ha testimoniato che Giuseppe Sormani, che ho conosciuto bene, intratteneva i rapporti con Mons. Donato De Bonis per depositi in conti a loro nome presso banche italiane di cui solo il Vaticano conosceva la giustificazione.
Giuseppe Sormani ha continuato a svolgere la stessa funzione in Banca Intesa San Paolo fino al pensionamento.

In data 1° ottobre 1984 l'Avv. Adolfo Gatti inviò al Giudice Istruttore Antonio Pizzi un memoriale dell'Arcivescovo Paul Casimir Marcinkus, con la lettera esibita qui di seguito.


Vi si legge "i rapporti tra IOR e Ambrosiano hanno trovato svolgimento per la caratteristica di banca cattolica (...) i fatti che formano oggetto di contestazione sono costituiti da operazioni di intermediazione bancaria (...) depositi effettuati da società del detto gruppo a fronte di versamenti eseguiti da IOR a società indicate dai depositanti (...) i tassi erano determinati a favore dello IOR (...)".

Continua Mons. Marcinkus...


mercoledì 11 dicembre 2013

I conti "Red", "Set" e "Plichi Chiusi" (2^ parte)

di Carlo Calvi


(...segue)

Chi ha seguito i miei post su questo blog ricorderà le operazioni "conto deposito".
I depositi:

BAOL (Banco Ambrosiano Overseas Limited, Bahamas) → IOR → UTC (United Trading Co.) 
e  
UTC → IOR → BAOL

avevano come scopo di alimentare il conto della United Trading presso la Banca del Gottardo di Lugano, cosa che BAOL non avrebbe potuto fare direttamente, questo per oltre dieci anni. 

Nel corso dello stesso periodo vi fu un rapporto parallelo analogo in Italia tra le banche del Gruppo Ambrosiano e lo IOR con destinazione a controparti in Italia e all'estero.

Charles Raw, consulente di Banco Ambrosiano Holdings di Lussemburgo, che per anni lavorò alla liquidazione di Banco Ambrosiano S.p.A. con Geoffrey Robinson di Deloitte & Touche e Emilia Grassi, li ha chiamati appropriatamente i "lira back-to-back".

Alle linee di credito aperte a favore di IOR da Banco Ambrosiano, Banca Cattolica del Veneto e Credito Varesino, a cui fece riferimento il citato Rapporto Ispettivo della Banca d'Italia, corrispondevano sei conti utilizzi accesi presso lo IOR stesso. 

Erano prestiti e conti creati inizialmente per operazioni nell'interesse esclusivo dello IOR connesse alle società Setemer, XX Settembre e CIM, da cui passarono per oltre dieci anni trasferimenti di fondi di vario genere, non necessariamente attribuibili alle loro origini. 

L'entità degli utilizzi aumentò in modo considerevole nella seconda metà degli anni settanta con l'apertura dei conti "Red", "Set" e "Plichi Chiusi" quest'ultimo relativo alla Rizzoli

Riproduco qui di seguito le tabelle relative ai conti conservate da mio padre nelle sue casseforti alle Bahamas fino al 1981 quando perse definitivamente il passaporto (si riferiscono agli anni 1977, 1978, 1979 e 1980).

 (luglio 1977)


(dicembre 1978)


(ottobre 1979)


(novembre/dicembre 1979)


(aprile 1980)


Il Vaticano ha sempre rifiutato di produrre la documentazione contabile relativa agli utilizzi.

L'ispezione del Dott. Giulio Padalino aveva sommariamente identificato il nesso iniziale dei conti con le operazioni delle società del Vaticano CIM, Setemer e XX Settembre risalenti all'inizio degli anni settanta, ma non aveva colto l'utilizzo successivo.

La società CIM era proprietaria di grandi magazzini.
Luigi Mennini e Massimo Spada, che ho conosciuto, ne furono amministratori e sindaci, come di XX Settembre che deteneva la proprietà dell'edificio a Roma ove si trovavano i magazzini CIM. 

I prestiti e conti delle tabelle precedenti hanno origine con il sostegno finanziario del Banco Ambrosiano ottenuto dal Vaticano per l'operatività fortemente deficitaria di queste due società di loro pertinenza.

In modo del tutto indipendente dalla loro origine, questi depositi di reciprocità servirono per pagamenti e operazioni su titoli in Italia e a trasferire fondi all'estero venendo a supplire al circuito

BAOL → IOR → UTC

Si noterà come gli ammontari che circolarono su questi conti e il conseguente indebitamento dello IOR, raggiunsero l'equivalente di duecento milioni di dollari denominati in lire. 
I flussi continuarono in misura più ridotta tra il 1980 e il 1982.

Come nel caso del circuito estero, IOR lucrava sulla differenza tra gli interessi sugli utilizzi dei sei conti accesi presso di loro e quelli sulle linee di credito di cui beneficiava con le banche italiane del Gruppo Ambrosiano. 

Per i trasferimenti all'estero IOR applicava un premio ad esso favorevole sul tasso di cambio con il dollaro. Riproduco di seguito le tabelle dei conteggi degli interessi sui conti per il 1979:









Sui "lira back-to-back" l'esame di due testimonianze si impone...



mercoledì 4 dicembre 2013

I conti "R" (1^ parte)

di Carlo Calvi


Il 12 luglio 1984 il Ministro del Tesoro Giovanni Goria rispondeva in Senato ad una interrogazione sulle intese raggiunte nella vicenda del Banco Ambrosiano in relazione ai creditori esteri e allo IOR (Istituto per le Opere di Religione).

Nelle parole di Goria "con tale esborso lo IOR viene a saldare i debiti verso le consociate estere (...) il debito diretto che lo IOR aveva nei confronti del Banco Ambrosiano (...) era già stato pagato direttamente ai commissari liquidatori poco dopo la messa in liquidazione della banca".

Il Ministro sottovalutò gli ammontari ripagati direttamente dallo IOR alle tre principali banche italiane del Gruppo Ambrosiano immediatamente dopo la morte di mio padre. 
Una valutazione più precisa era stata fornita il 23 agosto del 1982 dal Commissario Straordinario Giovanni Battista Arduino al Procuratore Pier Luigi Dell'Osso e al Capo Servizio Vigilanza della Banca d'Italia Felice Scordino. 

IOR rimborsò tempestivamente 137 miliardi di lire, quasi l'equivalente dei $ 100 milioni dovuti, su quelli che il Pubblico Ministero Luca Tescaroli nel mio interrogatorio del 16 maggio 2006 davanti alla II Corte di Assise di Roma, ha chiamato i "conti R".

"Se si fosse fatto buon governo di quanto avevamo detto non sarebbe accaduto di nuovo" ha dichiarato nell'estate scorsa Pierluigi Dell'Osso, oggi Procuratore Generale Vicario della Direzione Nazionale Antimafia, in una intervista a Gianfrancesco Turano.

Nella lettera che riproduco di seguito in data 25 aprile 1984, l'Arcivescovo Paul Casimir Marcinkus scriveva al Giudice Istruttore Antonio Pizzi "formulo ogni riserva (...) circa l'esercizio della giurisdizione italiana".


Per evitare l'ostilità della giurisdizione italiana, lo IOR ripagò i prestiti in lire con interessi ai Commissari Arduino e Carpinelli per il Banco Ambrosiano e alla Banca Cattolica del Veneto e al Credito Varesino, prima della fine del 1982, mentre rifiutava di pagare i debiti esteri.

Nella primavera del 1983 un giovane Avv. Vittorio Grimaldi dello Studio Legale Graziadei aveva messo il Vaticano di fronte alla prospettiva di una causa delle banche estere contro il Nuovo Banco come successore di Banco Ambrosiano S.p.A.. 
Come confermato dalle parole di Giovanni Goria: "azioni giudiziarie sono state promosse dalle medesime banche nei confronti del Nuovo Banco Ambrosiano in qualità di cessionario dell'azienda bancaria italiana"

Atto di cessione a favore del 
Nuovo Banco Ambrosiano S.p.A.
8 agosto 1982


Ne seguì l'accordo di cui Giovanni Goria informò il Parlamento nel 1984 menzionando l'esistenza dei prestiti in lire già ripagati dallo IOR ai commissari liquidatori e di cui le banche estere non erano state informate

Il "quanto avevamo detto" della sopracitata dichiarazione del Dott. Dell'Osso si riduce a menzioni in passim nella requisitoria dei rapporti della Guardia di Finanza sui conti interni in lire. 
Il processo milanese per l'insolvenza del Banco Ambrosiano, iniziato nel marzo 1991, non se ne occupò in quanto i pagamenti da parte dello IOR avevano avuto luogo al momento della liquidazione.

Il Rapporto Ispettivo sulle visite effettuate dalla Banca d'Italia dal 17 aprile 1978 al 17 novembre dello stesso anno, al capitolo "Irregolarità in materia valutaria - Linea di credito in lire a non residente" notava: "il Banco Ambrosiano intrattiene intensi rapporti di conto con l'Istituto per le Opere di Religione sia in lire che in valuta". 
Il Rapporto continua "i saldi in lire sono anticipi erogati nell'ambito di una linea di credito concessa dall'ispezionata a IOR (...) l'operazione non é consentita dalla vigente normativa (...) IOR non può intrattenere presso banche italiane conti e depositi in lire interne per cui lo stesso dovrà necessariamente munirsi di autorizzazione ». 

Mio padre teneva con sé sempre aggiornati i saldi di questi depositi di reciprocità con IOR in Italia. 

Si trattava di sei conti che gli ho visto spesso esaminare e includo di seguito una pagina dei suoi appunti a titolo di esempio.

Appunto di Roberto Calvi
30 giugno 1979

Io consegnai la documentazione su questi sei conti, che mio padre conservava alle Bahamas, al Giudice Mario Almerighi e all'ispettore Sergio Sciacca al Consolato Generale di Montréal nel 1991.




giovedì 28 novembre 2013

Banco Ambrosiano, tra breve altre puntate

Tra breve riprenderanno le puntate relative alle ricostruzioni tecniche delle operazioni finanziarie legate alla vicenda Banco Ambrosiano.

In particolare sono stati pianificati nei prossimi mesi alcuni interventi curati dal dott. Carlo Calvi (figlio del Presidente Roberto Calvi), finalizzati alla ricostruzione di operazioni poco note, ma che ricalcano alcuni schemi ancora oggi molto utilizzati.




Il dott. Carlo Calvi, da annoverare tra i massimi conoscitori di quelle vicende avendole in qualche modo vissute, ha dedicato molto tempo nella ricerca e nell'analisi della documentazione che sarà descritta e pubblicata a supporto degli articoli.

Per questo, ancora una volta, vorrei formulare un sentito ringraziamento al dott. Carlo Calvi per la gradita collaborazione con il blog, anche a nome di tutti i lettori.

Per chi avesse perso gli interventi sul caso Banco Ambrosiano già pubblicati nel corso degli anni, si rimanda al seguente tag: BANCO AMBROSIANO

S.M.



lunedì 18 novembre 2013

Violazione dell'account Facebook

E' un problema certamente attuale e diffuso, sempre più spesso fonte di incarichi professionali per Consulenti Tecnici d'Ufficio e di Parte in materia informatica.

Si tratta di una particolare tipologia di furto d'identità che si realizza mediante la violazione (o acquisizione indebita) dell’account personale del profilo Facebook o di quello di altre piattaforme di social network (Twitter, Linkedin, Skype eccetera).

Sono comprese in questa fattispecie anche i log-in fraudolenti relativi  alle piattaforme di commercio elettronico (eBay, Amazon eccetera) al fine di vendere fittiziamente determinati beni - ad esempio orologi di lusso - avvalendosi di una identità non corrispondente al reale venditore.
In tal modo l'ingiusto profitto sarà equivalente al prezzo che di regola viene corrisposto tramite pagamenti elettronici prima della spedizione del bene. Spedizione che mai sarà disposta.




Ma come avvengono i furti d'identità?
Solitamente l'appropriazione fraudolenta dell’account avviene con tecniche di "social engineering", tramite invio di e-mail che inducono il legittimo titolare a rivelare a terzi - che solo apparentemente sono ricollegabili ai gestori della piattaforma elettronica - i dati relativi al proprio account.
L’esperienza professionale ha consentito di accertare come tali azioni di regola provengono da criminali che si avvalgono di sofisticati strumenti informatici ed operano in territorio estero e quindi al riparo dall'azione giudiziaria diretta dei pool reati informatici e dalla Polizia Postale italiana.

Ma cosa fare se il proprio account è stato violato?
Innanzitutto, anche prima di rivolgersi alle Forze dell’Ordine, è necessario sollecitare il gestore della piattaforma a provvedere al blocco dell'account. E' essenziale che tale iniziativa sia tempestiva.
Dopodiché occorrerà informare con apposita querela gli organi di Polizia Giudiziaria, soprattutto se la violazione dell'account ha causato un effettivo danno (non solo di natura patrimoniale) alla persona offesa. 
La querela deve contenere tutte le informazioni attestanti l’avvenuta violazione dell’account. In particolare occorrerà indicare se si tratti di violazione di un profilo già esistente oppure se invece ne è stato creato uno ex novo. In quest'ultimo caso la parte lesa dovrà indicare gli aspetti specifici di riconducibilità di tale account alla sua persona al fine di escludere eventuali omonimie (informazioni personali, luogo di residenza, post pubblicati sul diario, collegamenti ad amici, fotografie o filmati pubblicati sul profilo eccetera).

Chi viola l'account di Facebook (come di qualsiasi altra piattaforma di social network) incorre nei reati previsti dagli articoli 494 (Sostituzione di persona) e 615-ter (Accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico) del Codice Penale.

In particolare, senza entrare troppo nel merito giuridico, l'art. 494 punisce con la reclusione fino a un anno - se il fatto non costituisce un altro delitto contro la fede pubblica - il cosiddetto "furto d'identità" finalizzato a indurre taluno in errore.

Mentre l'art. 615-ter punisce con la reclusione fino a tre anni, chiunque si introduce abusivamente in un sistema informatico protetto da misure di sicurezza (quali, ad esempio, user-id e password). La pena è estesa fino a cinque anni: 
1) se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale, o da un incaricato di un pubblico servizio, o da chi esercita la professione di investigatore privato, o dagli operatori o gestori del sistema informatico (ad esempio dagli amministratori del sistema IT aziendale);
2) se il colpevole usa violenza per commettere il fatto ovvero se è palesemente armato;
3) se dal fatto deriva la distruzione o il danneggiamento del sistema informatico, o l’interruzione totale o parziale del suo funzionamento, ovvero la distruzione o il danneggiamento dei dati, delle informazioni o dei programmi in esso contenuti.



sabato 9 novembre 2013

Frodi aziendali: la responsabilità del management

Il principale soggetto chiamato a compiere in modo efficace e responsabile l’attività di prevenzione e contrasto alle frodi aziendali, è lo stesso management.

Questo è tenuto ad una vigilanza costante, utilizzando gli strumenti previsti dalla legislazione (modello organizzativo ex d.lgs 231/01), le strutture organizzative interne (internal auditing, fraud auditing, eccetera), le procedure, i sistemi informativi e le tecniche di monitoring e supervising più avanzate in base alla dimensione e all'organizzazione aziendale.




Prevenire significa ridurre le occasioni e le opportunità di organizzare uno schema fraudolento ovvero strutturare codici di deterrenza in grado di dissuadere eventuali intenzioni illecite. In altre parole, utilizzando la tecnica e favorendo l'etica.

Infatti il rischio di frode si riduce sensibilmente se il vertice aziendale è in grado di creare e mantenere una cultura aziendale ispirata ai valori di onestà, lealtà e giustizia, assumendo loro stessi un comportamento esemplare ed integerrimo.

La vera sfida di un management “illuminato” è quella di ottenere un ambiente di lavoro positivo, nel quale vige una serena collaborazione e un rispetto autentico tra tutti i lavoratori nel raggiungere gli obiettivi aziendali.

Se la squadra è affiatata, gli obiettivi sono identificati con precisione e le regole sono chiare ed eque, la gran parte del problema è risolto!

E' necessario attribuire obiettivi ragionevoli e incentivi basati sulla meritocrazia, nonché stimolare il personale a segnalare i casi di frode prima che divengano rilevanti e difficilmente gestibili.

E' pertanto certamente rilevante il ruolo degli organismi di governance che hanno la responsabilità di condurre in modo sapiente la supervisione delle varie attività aziendali, effettuando, ad esempio, periodici controlli interni o sessioni di councelling con il personale, ovvero istituendo procedure di segnalazione dei fenomeni anomali (grazie alle whistleblowing policies).

Strumento principe nelle mani delle strutture di governance per poter esercitare la propria funzione è il cosiddetto “ambiente di controllo”, costituito da chiare direttive e procedure aziendali che permettano di svolgere le attività in modo ordinato ed efficiente.


sabato 2 novembre 2013

Strumenti finanziari: trasparenza dei rischi ed alea razionale (Convegno AssoTAG)



AssoTAG
Associazione Italiana 
dei Periti e dei Consulenti Tecnici 
nominati dall'Autorità Giudiziaria


organizza una tavola rotonda sul tema

STRUMENTI FINANZIARI:
TRASPARENZA DEI RISCHI 
ED ALEA RAZIONALE

 


Milano, 14 novembre 2013 


VISTA L'IMPOSSIBILITA' DI MOLTI 
A PARTECIPARE FISICAMENTE ALL'EVENTO,
ASSOTAG 
HA DECISO DI ORGANIZZARE LA TAVOLA ROTONDA
ESCLUSIVAMENTE
TRAMITE

DIRETTA STREAMING
dalle ore 14.00 alle ore 18.00



Le recentissime sentenze (n° 3459 del 18 settembre 2013 Corte di Appello di Milano e n° 13905 del 3 giugno 2013 Corte di Cassazione) rivoluzionano l'approccio circa i criteri di trasparenza e collocamento di una vasta tipologia di strumenti finanziari.

In particolare la qualificazione di “scommessa legalizzata” relativa ai contratti derivati e le implicazioni di trasparenza oggettiva e di alea razionale conducono, per la prima volta, ad una convergenza tra diritto e concreta operatività finanziaria.

Il rischio di nullità contrattuale per mancata trasparenza e irrazionalità nella “distribuzione” dei rischi potrà avere un impatto rilevantissimo sia nella gestione ordinaria dei servizi finanziari quanto dei contenziosi in essere e futuri, ma anche pregressi.

Gli aspetti tecnici e critici di queste sentenze verranno commentati dai c.t. di Assotag e da chi, da oltre un decennio, si è occupato attivamente di derivati e di “litigation” connessa agli strumenti finanziari.




Programma dei lavori

Ore 14.00 - Apertura del collegamento streaming (cliccare QUI)

Ore 14.15 - Saluto introduttivo
Ing. Alfonso Scarano, Presidente di AssoTAG,
Dott.ssa Antonella Simone, Vice Presidente di AssoTAG

Ore 14.30 - Tavola rotonda - Marcello Frisone (Il Sole 24 Ore), moderatore dell'evento

Relatori della tavola rotonda:

Prof. Avv.to Daniele Maffeis, Università di Bologna - Studio De Nova

Prof. Avv.to Filippo Sartori, Università di Trento - Diritto Bancario

Avv.to Pierluigi Fadel, Studio Legale Fadel Polati & Associati

Avv.to Dario Loiacono, Studio Legale Loiacono, Calvi & Associati

Avv.to Luca Zamagni, Axiis Legal Network

Dott. Matteo Carradori, Partner Ifa Consulting S.r.l.

Dott. Nicola Benini, CTU e Consigliere AssoTAG - Assofinance


Ore 17.30  -  Risposte a quesiti e chiusura dei lavori




mercoledì 23 ottobre 2013

Cuneo fiscale: la defiscalizzazione del costo del lavoro (Convegno)


Associazione Italiana 
dei Periti e dei Consulenti Tecnici 
nominati dall'Autorità Giudiziaria


organizza un convegno sul tema


CUNEO FISCALE:
LA DEFISCALIZZAZIONE 
DEL COSTO DEL LAVORO


Milano, 28 ottobre 2013 

c/o Sala del Giudice di Pace – Via Sforza 23

dalle ore 14.00 alle ore 18.00



PARTECIPAZIONE GRATUITA
subordinata all'iscrizione 
da effettuarsi on-line sul sito
AssoTAG
oppure cliccando QUI
(100 posti disponibili)


La questione della defiscalizzazione del costo del lavoro viene affrontata in questa sede non attraverso dotte dissertazioni accademiche bensì attraverso l’illustrazione di soluzioni concrete volte a defiscalizzare il costo del lavoro con il fine ultimo di ottenere una riduzione degli oneri per le imprese cui corrisponda un vantaggio immediatamente percepibile anche per il lavoratore.

Con l’ausilio di professionisti del settore e con la presenza di un rappresentante di una delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, saranno illustrate le metodologie prevalenti immediatamente attuabili sulla base della normativa vigente. 

Ai relatori sarà chiesto inoltre di esporre eventuali proposte di modifica legislativa de iure condendo rispetto alle attuali politiche in materia di welfare.


Destinatari

Consulenti del lavoro, avvocati giuslavoristi, commercialisti e fiscalisti, consulenti d’impresa, responsabili risorse umane, head hunter, rappresentanti sindacali e lavoratori dipendenti.


Programma dei lavori

Ore 14.00 -  Registrazione dei partecipanti

Ore 14.15 -  Saluto introduttivo - Ing. Alfonso Scarano, Presidente di AssoTAG.

Ore 14.30 - Tavola rotonda - Avv. Giovanna D’Adamo, moderatore dell'evento


Relatori:

Ing. Alfonso ScaranoLa posizione di AssoTAG nei confronti della crisi odierna: soluzioni

Rag. Tommaso Sila, Consulente del Lavoro - Soluzioni concrete in tema di defiscalizzazione del costo del lavoro: normativa, welfare, orientamenti e politiche ministeriali

Dott.ssa Elena Panzera, HR Director presso SAS Institute S.r.l. - Analisi di un caso

Dott. Diego Paciello, Commercialista - Molteplicità e variabilità degli interventi possibili: il punto di vista fiscale

Dott. Piergiorgio Caprioli, Responsabile osservatorio sulla contrattazione collettiva di secondo livello della Regione Lombardia - L’impatto delle soluzioni di defiscalizzazione del costo del lavoro sul principio di intangibilità della retribuzione. Visione d’insieme sulla contrattazione di secondo livello


Ore 17.30  -  Risposte a quesiti e chiusura dei lavori



mercoledì 16 ottobre 2013

"Off shore" oppure "Off horse"?

Qualche anno fa un promotore finanziario propose alla propria ricca clientela una serie di investimenti con un elevato rendimento atteso, compreso tra il 20% e l'80% annuo.
Il professionista, illustrando le modalità dell'operazione, si soffermò lungamente su di un aspetto fondamentale: i lauti guadagni da capitale sarebbero stati direttamente correlati agli elevati rischi di perdite.

Il promotore avrebbe depositato il denaro raccolto su di un conto corrente aperto presso una banca lussemburghese, per poi essere impiegato nell'acquisto di quote di un fondo comune d'investimento gestito e amministrato da una società "OFF SHORE".

Il promotore enfatizzò molto questo aspetto ribadendo che un grado di rischio così elevato avrebbe potuto comportare, nella peggiore delle ipotesi, la perdita dell'intero capitale investito.
Pertanto il consiglio fu quello di impiegare solamente una piccola parte del proprio patrimonio, cioè quella quota che gli investitori sarebbero stati disposti a perdere "come in un gioco d'azzardo".

La grande disponibilità economica di quei clienti, insieme all'indiscussa fama di irreprensibile professionista del promotore finanziario, li convinse tutti a destinare il 5% di quell'enorme patrimonio all'investimento "OFF SHORE".

Quanto descritto sin'ora potrebbe far credere che quel promotore fece pienamente il suo dovere, informando adeguatamente la clientela su ogni aspetto dell'investimento e senza omettere il peggiore degli scenari ipotizzabili, cioè la perdita dell'intero capitale.
Ma la storia andò diversamente.

Il denaro fu effettivamente depositato sul conto corrente lussemburghese, ma fu utilizzato dal professionista per giocare sui sistemi di scommesse on-line (soprattutto sulle corse dei cavalli e sulle lotterie istantanee).




Periodicamente il promotore inviava ai suoi clienti alcuni prospetti informativi sui quali erano evidenziati gli utili o le perdite da "negoziazione".

Il tutto sembrava andare liscio sin quando venne commesso il fatidico errore.

In un prospetto trimestrale accanto ad una notevole perdita, il professionista annotò la curiosa descrizione di "OFF HORSE".

Alla richiesta di chiarimenti da parte dei clienti, spiegò che "HORSE" era semplicemente dell'anagramma di "SHORE". Ma alcuni vollero approfondire, in quanto l'espressione è comunemente utilizzata dai più incalliti scommettitori sulle corse dei cavalli proprio per identificare una perdita.

Chiesero quindi informazioni sulla società di gestione e amministrazione del fondo comune d'investimento e pretesero di consultare l'estratto conto e il dossier titoli della banca lussemburghese.

Il castello fraudolento crollò di lì a poco e le indagini successive chiarirono che il promotore aveva scommesso l'intero capitale in giochi aleatori on-line, perdendo circa la metà del suo valore.

Il promotore confessò la frode e si giustificò sostenendo che l'autorizzazione ottenuta dai suoi clienti a "scommettere" su impieghi estremamente rischiosi, lo legittimava a puntare tali somme sulle corse dei cavalli o sulle lotterie istantanee on-line, giudicando queste ultime opzioni certamente più sicure e garantite rispetto agli investimenti in strumenti finanziari off shore.