keep six honest serving-men (they taught me all I knew);
their names are What and Why and When and How and Where and Who.
L'incipit tratto da una famosa poesia di Rudyard Kipling, ben riassume lo spirito del libro "Frodi aziendali. Forensic accounting, fraud auditing e litigation", pubblicato nel luglio 2012 da Egea.
Cosa, Perché, Quando, Come, Dove, Chi. Sono termini semplici, qualunque. Ma per il fraud auditor codificano il campo d'azione e ne rappresentano il metodo. E' il repertorio base di chi è chiamato ad accertare il rispetto delle regole.
Ed è con il significato di fondo delle "Five Ws and one H" che gli autori, i professori Giuseppe Pogliani, Nicola Pecchiari e Marco Mariani, hanno voluto approcciare l'argomento.
Il libro è un vero e proprio manuale teorico-pratico strutturato con l'obiettivo di coniugare l'impostazione e le tematiche proprie della dottrina a quelle prettamente operative. Di descrivere, nei limiti del consentito, le più moderne tecniche investigative accanto alle più avanzate azioni preventive.
Il tutto condito dall'ampio ricorso ai casi aziendali, agli schemi di frode, ai grafici di flusso dell'illecito, tratti dai recenti scandali economico-finanziari e dall'esperienza professionale maturata nella lotta al cosiddetto "white collar crime".
Ma il volume, a mio avviso, non è solo un buon manuale utile allo studente come al professionista di esperienza.
E' anche una formidabile fonte di riflessione per chi vuole approcciare un fenomeno criminale endemico e generalizzato, soprattutto se lo si legge con un occhio ai fatti nostrani.
Questo aspetto è stato colto pienamente nella presentazione del testo curata da un fine studioso dei mercati finanziari illegali, quale il prof. Donato Masciandaro.
In uno Stato che si ritiene eticamente avanzato, le regole dovrebbero essere rispettate da ogni cittadino, a prescindere dall'intervento degli apparati investigativi e della Magistratura.
Ma il nostro sistema sembra essere ingabbiato in una evidente contraddizione. Se l'illecito economico-finanziario è considerato da molti come endemico, perché allora non si provvede a migliorare l'architettura legislativa in modo tale da rendere più incisiva l'azione preventiva e repressiva?
Naturalmente la domanda è più retorica che ingenua.
E per quanto tempo si dovrà ancora tollerare il fatto che un laureato in economia sia considerato idoneo a gestire situazioni aziendali complesse nonostante non abbia mai sentito parlare in termini scientifici di criminalità economica, se non in alcuni ristrettissimi ambiti accademici?
Evidentemente c'è ancora molto da fare, specialmente per impedire che il fenomeno illegale da "semplicemente" diffuso diventi strutturale del sistema economico-finanziario italiano.
A queste brevi riflessioni, accompagno di seguito qualche passaggio tratto della presentazione curata dal prof. Masciandaro.
"Frodi aziendali e finanziarie: da Enron a Madoff, cosa abbiamo imparato?
Che è fondamentale studiare gli episodi di criminalità aziendale come percorso per capire se il mercato delle regole è ben funzionante.
Il mercato delle regole: è una provocazione? A qualcuno potrà sembrare curioso, o addirittura scandaloso, accostare i due sostantivi.
È uno scandalizzarsi che non deve meravigliare, in un Paese in cui la cultura del mercato è ancora priva di solide radici.
[...] In una società di mercato le regole sono il bene pubblico primario: non può esistere un sistema che consenta a ciascun individuo di provare a realizzare nel corso del tempo i propri obiettivi economici e finanziari senza un insieme di regole, condiviso e cogente.
[...] In una società di mercato le regole sono il bene pubblico primario: non può esistere un sistema che consenta a ciascun individuo di provare a realizzare nel corso del tempo i propri obiettivi economici e finanziari senza un insieme di regole, condiviso e cogente.
Non può esistere mercato senza regole. [...] La frode economica e finanziaria diviene il termometro patologico di una cattiva architettura regolamentare.
Dunque le regole sono l'asset indispensabile per uno sviluppo regolare dell'attività dei mercati. Di più: le regole come bene pubblico, di cui tutti possono fruire con reciproco beneficio senza dover pagare un prezzo correlato direttamente alla quantità consumata.
[...] Cosa abbiamo imparato dagli episodi di frode? Una tesi molto in voga è stata quella della natura sistemica delle crisi fraudolente, da contrastare con regole draconiane. Possiamo condividere questa impostazione, che porta a concludere che i comportamenti fraudolenti hanno oramai natura endemica? E, di conseguenza, che occorre sperare solo nella giustizia, vale a dire nell'apparato investigativo, inquirente e giudicante?
Una simile tesi va respinta.
Lo studio delle patologie - perché di questo si tratta - è di grande interesse, dovendo sempre avere il buon senso, prima di discutere dei massimi sistemi, di partire dai casi aziendali.
Cosa ci rivela l'analisi delle patologie? Usando una metafora, possiamo dire che, nell'economia di mercato, l'opportunismo, la temerarietà e la frode sono da sempre la moneta cattiva. Oggi come ieri esiste il rischio che tale cattiva moneta possa minacciare la moneta buona, rappresentata dagli scambi leali, responsabili e corretti. Ma esistono anche due potenti antidoti - regole e valori individuali - che possono essere efficaci, a patto che vengano somministrati con i corretti ingredienti e nelle giuste dosi.
[...] Opportunismo e temerarietà possono essere l'anticamera di condotte fraudolente vere e proprie. Ma di qui è corretto arrivare a concludere che oggi slealtà e frode sono divenute un tratto endemico del sistema economico e finanziario? Assolutamente no. Se si prova a trasformare gli episodi in dati, finora non sembra che l'evidenza empirica ci dica che oggi si è di fronte a una malattia di sistema, con la moneta cattiva che aumenta il suo peso relativo. Vero è che nell'analisi delle patologie non ci si può, né si deve, fermare ai dati emersi, perché i danni dei comportamenti sleali, temerari e illegali colpiscono non solo e non tanto i beni materiali quanto le dotazioni di quel bene - pubblico e intangibile - rappresentato dalla fiducia, che facilita proprio quello sviluppo degli scambi che i rischi di opportunismo, temerarietà e frode tendono a rallentare.
Ma è proprio perché i mercati non possono esistere senza regole e fiducia e che si deve sottolineare come le società di mercato siano sempre riuscite - almeno finora - mediante errori e correzioni a superare le minacce della moneta cattiva, evitando che le patologie divenissero la fisiologia. La formula da applicare è chiara: correttezza e convenienza, pubblica e privata, sono due facce della stessa medaglia, se le regole sono disegnate e messe in atto in modo efficace.
Ma è proprio perché i mercati non possono esistere senza regole e fiducia e che si deve sottolineare come le società di mercato siano sempre riuscite - almeno finora - mediante errori e correzioni a superare le minacce della moneta cattiva, evitando che le patologie divenissero la fisiologia. La formula da applicare è chiara: correttezza e convenienza, pubblica e privata, sono due facce della stessa medaglia, se le regole sono disegnate e messe in atto in modo efficace.
[...] se le regole sono mal concepite e/o applicate, quello che l'esperienza degli ultimi anni ci ha mostrato è che esiste un rischio sempre più alto che i cattivi esempi di gestione aziendale - dall'errore alla frode - possono causare il malfunzionamento di interi mercati, e per questa via danneggiare l'economia reale. La cattiva regolamentazione può divenire una tossina per la stabilità macroeconomica nel suo complesso. Valorizziamo perciò sempre di più lo studio delle patologie aziendali.
[...] ancora troppo pochi si preoccupano di studiare i malati, anche per prevenire e curare eventuali epidemie, mentre ancora troppi preferiscono atteggiarsi a Savonarola dell'economia e del diritto, vaticinando mali incurabili e "pessime sorti e regressive" per l'economia di mercato".