Nel corso delle attività di fraud auditing accade sempre più spesso di ascoltare dichiarazioni palesemente
false rilasciate da soggetti verosimilmente coinvolti nella frode.
Ricordo in particolare quella
volta che un manager al vertice di una nota società di trasporti, davanti a
prove schiaccianti e inequivocabili che lo inchiodavano alle sue responsabilità,
esibendo sicurezza e massima tranquillità, continuava fermamente a negare l’evidenza.
In un’altra occasione un responsabile
amministrativo colto con le mani nel sacco, invitato dal Consiglio di
Amministrazione a fornire la propria versione sui fatti accaduti, ha ammesso soltanto una
modesta omissione di controllo ma non di essere il solo colpevole della frode.
La negazione ostinata, “ad
oltranza” sarebbe meglio dire, di un fatto illecito dimostrato da evidenze documentali, da
testimonianze o da prove informatiche, non è cosa rara! Soprattutto nei contesti
aziendali quando le funzioni di internal
audit o di fraud audit esibiscono
al dipendente infedele le prove della frode.
Si tratta quindi di “bugiardi patologici”?
Per rispondere a questa domanda faccio riferimento al racconto di un esperto investigatore che ha lavorato parecchi anni per il Dipartimento di Giustizia della Nord Carolina.
Per rispondere a questa domanda faccio riferimento al racconto di un esperto investigatore che ha lavorato parecchi anni per il Dipartimento di Giustizia della Nord Carolina.
Nella zona di sua competenza, Salisbury
nella Contea di Rowan, si trovava un ospedale psichiatrico che assisteva i reduci
di guerra con problemi mentali. In molte occasioni questi pazienti, durante le
sporadiche uscite, si recavano presso la banca locale per prelevare somme di denaro dai conti a loro intestati.
Purtroppo però tali conti non
esistevano affatto e i funzionari della banca si vedevano costretti a far intervenire
le autorità di polizia per placare gli animi assai agitati dei falsi
correntisti. Ascoltati dall’investigatore, questi soggetti erano realmente convinti
di possedere grosse somme di denaro depositate presso la banca. Era la patologia di cui erano affetti a determinarne il comportamento!
Il racconto è utile per far
comprendere come l’espressione “bugiardo patologico” non abbia molto senso. Infatti
il “bugiardo” che mi capita di incrociare nel corso delle attività di fraud auditing, è quel soggetto che intende ingannare. Pertanto
nel bugiardo è sempre presente l’elemento dell’intenzionalità, mentre con il
termine “patologico” si stabilisce che il soggetto è del tutto inconsapevole di
sostenere un fatto non vero.
La "patologia" appartiene alla materia medica, ma i bugiardi di cui parlo sono sanissimi!
La "patologia" appartiene alla materia medica, ma i bugiardi di cui parlo sono sanissimi!
I casi osservati nel corso della
mia attività di fraud auditor sono
riconducibili, piuttosto, al fenomeno assai più diffuso del “bugiardo abituale”.
Si tratta di un soggetto abituato a ricorrere alla menzogna, all'inganno e alla simulazione. Lo fa deliberatamente, con frequenza e in modo naturale.
Se si volesse fare un esempio cinematografico,
Leonardo Di Caprio ha interpretato sia il soggetto patologico convinto di vivere
in una realtà diversa da quella reale, nel film Shutter
Island di Martin Scorsese, sia il bugiardo abituale (o seriale) nel film Prova a prendermi diretto da Steven Spielberg.