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lunedì 14 novembre 2011

Bugiardo patologico o bugiardo abituale?


Nel corso delle attività di fraud auditing accade sempre più spesso di ascoltare dichiarazioni palesemente false rilasciate da soggetti verosimilmente coinvolti nella frode.
Ricordo in particolare quella volta che un manager al vertice di una nota società di trasporti, davanti a prove schiaccianti e inequivocabili che lo inchiodavano alle sue responsabilità, esibendo sicurezza e massima tranquillità, continuava fermamente a negare l’evidenza.
In un’altra occasione un responsabile amministrativo colto con le mani nel sacco, invitato dal Consiglio di Amministrazione a fornire la propria versione sui fatti accaduti, ha ammesso soltanto una modesta omissione di controllo ma non di essere il solo colpevole della frode.
La negazione ostinata, “ad oltranza” sarebbe meglio dire, di un fatto illecito dimostrato da evidenze documentali, da testimonianze o da prove informatiche, non è cosa rara! Soprattutto nei contesti aziendali quando le funzioni di internal audit o di fraud audit esibiscono al dipendente infedele le prove della frode.


Si tratta quindi di “bugiardi patologici”?
Per rispondere a questa domanda faccio riferimento al racconto di un esperto investigatore che ha lavorato parecchi anni per il Dipartimento di Giustizia della Nord Carolina.
Nella zona di sua competenza, Salisbury nella Contea di Rowan, si trovava un ospedale psichiatrico che assisteva i reduci di guerra con problemi mentali. In molte occasioni questi pazienti, durante le sporadiche uscite, si recavano presso la banca locale per prelevare somme di denaro dai conti a loro intestati.
Purtroppo però tali conti non esistevano affatto e i funzionari della banca si vedevano costretti a far intervenire le autorità di polizia per placare gli animi assai agitati dei falsi correntisti. Ascoltati dall’investigatore, questi soggetti erano realmente convinti di possedere grosse somme di denaro depositate presso la banca. Era la patologia di cui erano affetti a determinarne il comportamento!
Il racconto è utile per far comprendere come l’espressione “bugiardo patologico” non abbia molto senso. Infatti il “bugiardo” che mi capita di incrociare nel corso delle attività di fraud auditing, è quel soggetto che intende ingannare. Pertanto nel bugiardo è sempre presente l’elemento dell’intenzionalità, mentre con il termine “patologico” si stabilisce che il soggetto è del tutto inconsapevole di sostenere un fatto non vero.
La "patologia" appartiene alla materia medica, ma i bugiardi di cui parlo sono sanissimi!
I casi osservati nel corso della mia attività di fraud auditor sono riconducibili, piuttosto, al fenomeno assai più diffuso del “bugiardo abituale”. Si tratta di un soggetto abituato a ricorrere alla menzogna, all'inganno e alla simulazione. Lo fa deliberatamente, con frequenza e in modo naturale.

Se si volesse fare un esempio cinematografico, Leonardo Di Caprio ha interpretato sia il soggetto patologico convinto di vivere in una realtà diversa da quella reale, nel film Shutter Island di Martin Scorsese, sia il bugiardo abituale (o seriale) nel film Prova a prendermi diretto da Steven Spielberg.