Gli istituti
di credito, come ogni altra azienda, sono esposti a numerose tipologie di frodi
messe in atto da soggetti interni alla struttura o da soggetti terzi. In particolare, la teoria distingue le frodi di tipo “generico”, cioè non direttamente collegate all’attività
economica svolta (ne sono un esempio le appropriazioni indebite di beni
aziendali) da quelle di tipo “specifico”, cioè peculiari del settore finanziario.
Sono tre le aree
tipicamente interessate dalle frodi specifiche del settore bancario e sono:
l’erogazione del credito, la raccolta di fondi e la negoziazione di titoli e
valute. Ovviamente questa è solo una semplificazione vista la notevole gamma di
attività e servizi forniti dalle aziende di credito alla loro clientela.
I fenomeni
fraudolenti legati alle attività di negoziazione, ad esempio, sono molto eterogenei
tra loro soprattutto per le tecnologie e gli schemi impiegati per metterli in
atto.
Tuttavia le
cronache enfatizzano un comportamento illecito più di altri, forse perché
colpisce i clienti più deboli e inconsapevoli, i quali spesse volte affidano
i propri risparmi a soggetti senza scrupoli.
E’ molto
frequente leggere sui giornali che un tal promotore finanziario, quasi sempre
considerato zelante e capace da colleghi e clientela, ha falsificato la
reportistica facendo apparire nel dossier titoli guadagni superiori a quelli
reali oppure inferiori, a seconda del suo tornaconto.
L’obiettivo di
comunicare guadagni inferiori rispetto a quelli reali, ad esempio, potrebbe
indicare che l’operatore ha sottratto illecitamente il maggior profitto
conseguito in conseguenza degli investimenti effettuati in nome e per conto del
cliente.
Molto più
dannosa per l’investitore però è la cosiddetta frode a “spirale in discesa”.
Questa si verifica quando l’operatore bancario è determinato a nascondere al suo cliente
le perdite subite e cerca in tutti i modi di recuperare investendo in prodotti sempre più rischiosi, capaci, nell’ipotesi più
ottimistica, di generare profitti elevati.
Il promotore finanziario in questi casi pone in essere operazioni non autorizzate o non coerenti con il
profilo di rischio del cliente cercando di riportare la posizione al valore
iniziale.
L’esperienza
ci insegna purtroppo che la sequenza degli eventi non è quasi mai favorevole e
la perdita si ingigantisce sino ad assumere proporzioni non recuperabili, con il
risultato, nei casi più estremi, di erosione dell’intero capitale investito.