di
Carlo Calvi
Io in quell'ufficio ci sostai nell'aprile del 1982.
Mi intrattenni brevemente con Graziella Corrocher. Attendevo di essere ricevuto da Roberto Rosone il cui ufficio distava solo pochi metri. Qualche settimana dopo Rosone era vittima di un attentato e il 17 giugno Graziella Corrocher moriva tragicamente.
Forse per ritegno da qualche tempo non avevo ripreso in mano il fascicolo giudiziario relativo a questo decesso.
Un riesame degli atti suggerisce che l’indagine dell’epoca fu compromessa.
Le impronte digitali e palmari sul bordo interno del davanzale non sono state rilevate.
Il rapporto del Maresciallo Gioacchino Gemelli del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica lo ammette e lo giustifica: "(...) dette impronte (...) presentavano la conformazione perimetrale anatomica di ambe due le mani ma non la specificità delle figure e delle linee (...) che ne permettono un'eventuale comparazione e quindi identificazione (...) é possibile in quanto al momento che le due mani toccavano il piano del davanzale presumibilmente l’epidermide emetteva forti quantità di secrezioni sebacee tanto da impastare le impronte stesse (...)".
Il rapporto con rilievi e controfirmato dal dirigente del Gabinetto Dr. Di Girolamo, non fa riferimento a impronte plantari né si presero immagini, disegni o misure delle sagome.
La rilevanza delle impronte palmari e plantari si desume dalle menzioni contenute negli atti.
Il Dirigente della Squadra Mobile Antonio Pagnozzi nel suo rapporto del 18 giugno scrisse: "(...) sullo stesso davanzale (...) si potevano notare le impronte palmari e plantari della predetta che, appunto, ne mette in risalto una dinamica spontanea determinata da una decisa volontà suicida".
In maniera più cauta si espressero i periti medico-legali Dr. Marco Grandi e Elisa Agnese Saligari su richiesta del Sostituto Procuratore Dott. Salvatore Cappelleri : "I dati circonstanziali, per parte loro, vieppiù avvalorano l’ipotesi di un suicidio: si fa riferimento a (...) impronte del palmo delle mani e della pianta dei piedi lasciate sul davanzale (...) situazioni queste che (...) depongono per una esplicita volontà dell’atto lesivo".
Giancarlo Giobbio, a me ben noto in quanto quale dirigente del servizio immobili, era regolarmente consultato da mio padre per i lavori alle cascine della nostra proprietà di Drezzo, dichiarò il 21 giugno: "
Poco dopo le 19, verso le 19.15 circa (...) il Sig. Lazzari, anche lui della sicurezza interna, mi informava della disgrazia. (...) non sono in grado di dire chi é entrato per primo nell'ufficio della Corrocher (...)".
Giampaolo Bodini, vice direttore di sede addetto alla direzione centrale, sostituiva spesso la Corrocher ogni qualvolta la medesima doveva allontanarsi. Il 21 di giugno Bodini dichiarò di essere stato informato della disgrazia da Germano Montani. Bodini precisò:
"Mi sono precipitato nell'ufficio della Corrocher (...) mi sono affacciato alla finestra vedendo il corpo".
La pattuglia della Volante intervenne in Piazzetta Ferrari alle 19,37, il tecnico della Polizia Scientifica alle 20,05. Era presente al sopralluogo il dirigente della Sezione Omicidi della Squadra Mobile, Commissario Capo Dr. Enzo Portaccio.
Il rilievo n. 10 del sopralluogo riprodotto di seguito indica con la freccia C "
(...) ove si intravedevano controluce le conformità anche delle due mani (...)".
Il sequestro della borsetta appartenente a Graziella Teresa Corrocher, con il relativo contenuto, avvenne in data 29 giugno presso l’ufficio della sede centrale del Banco Ambrosiano in via Clerici 2.
Lo indica il verbale di sequestro firmato dal Sottotenente Igino Izzo del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Milano.
Il 17 giugno alle ore 20,30 il Sostituto Procuratore Salvatore Cappelleri, alla presenza del Dr. Enzo Portaccio e del Maggiore Alfonso Martorana del Nucleo Operativo Carabinieri di Milano, procedette "
(...) ad un sopralluogo presso l’ufficio della signorina Corrocher (...) presso la sede del Banco Ambrosiano di via Clerici 2 (...) procede all'apertura della cassaforte, che nulla viene sequestrato di quanto nella stessa si trova e che le chiavi della medesima vengono consegnate al signor Bodini Giampaolo (...) nulla viene sequestrato di quanto contenuto nei cassetti della scrivania le cui chiavi vengono consegnate al Sig. Bodini Giampaolo (...) si dispone, infine, l’apposizione dei sigilli (...) alla porta d’ingresso all'ufficio".
Il 21 giugno,"
venendo a cessare ogni esigenza istruttoria" il Sostituto Procuratore Salvatore Cappelleri dispose la restituzione del locale adibito a ufficio di Teresa Graziella Corrocher.
Il Sottotenente Igino Izzo e il Maresciallo Augusto Atzori del Nucleo Operativo Carabinieri, in esecuzione al Decreto di sequestro della borsetta datato 29 giugno e emesso dal Dott. Salvatore Cappelleri, si recarono lo stesso giorno presso la sede centrale del Banco Ambrosiano. Recitava il Decreto: "
(...) ovunque essa si trovi, ricercandola in particolare nel locale già adibito ad ufficio della Corrocher presso la sede del Banco Ambrosiano (...)". Scrissero i militari: "
il signor Bodini Giampaolo (...) riferiva a noi verbalizzanti che la borsetta (...) l’aveva presa lui personalmente subito dopo il misfatto (...) e l’aveva custodita (...) egli riferiva inoltre che non ci aveva pensato minimamente di consegnare la borsetta agli inquirenti".
Il Dott. Salvatore Cappelleri inviò allora al Nucleo Operativo Carabinieri la richiesta di citazione a comparire il 14 luglio per Giampaolo Bodini e Luigi Saccati.
In tale data, Bodini, che già era stato interrogato in data 21 giugno, dichiarò al Magistrato: "
per quanto riguarda la borsa della Corrocher l’ho rinvenuta nell'ufficio della medesima subito dopo il fatto. Istintivamente l’ho presa e l’ho chiusa nel mio armadio. Non so dire perché né quella sera né quando sono stato sentito come testimone il 21 giugno non abbia fatto cenno di questa borsa. Credo di essermi dimenticato (...) ribadisco che nulla so del contenuto della borsa (...) non ho parlato con alcuno della borsa tranne con il Saccati (...) sono sempre più convinto (...) che Graziella si sia suicidata a seguito delle disavventure del Banco Ambrosiano".
Il Magistrato procedette lo stesso giorno ad una nuova audizione di Luigi Saccati, avente funzioni di addetto alle pubbliche relazioni del Banco Ambrosiano. Saccati per la prima volta indicò: "(
...) effettivamente qualche giorno dopo il Bodini mi disse di essere in possesso della borsa (...) gli risposi di tenerla a disposizione in cassaforte".
Si riproduce di seguito la trasmissione del processo verbale del Nucleo Operativo Carabinieri sul sequestro della borsa presso la sede del Banco Ambrosiano in data 29 giugno 1982.
I Consiglieri di Amministrazione più anziani che si sono recati nell'ufficio della Corrocher alle 18,30 e che in passato avevano svolto funzioni dirigenziali, non furono né identificati né interrogati dal Magistrato.
Secondo l’indice degli atti e produzioni dell’inchiesta, la sola testimonianza di funzionario di livello elevato del Banco Ambrosiano fu quella di Filippo Leoni.
Sappiamo di queste visite dal verbale del Maresciallo di Polizia di Stato Raffaele Perretti. Il sottufficiale interrogò Giuseppe Coral, commesso addetto alle incombenze necessarie alla Corrocher. Il Coral dichiarò: "
(...) al termine delle riunioni del Consiglio di Amministrazione (...) parecchi consiglieri si sono recati nell'ufficio della predetta". Un particolare sufficientemente importante da essere menzionato dal dirigente della Squadra Mobile Dr. Antonio Pagnozzi nel suo rapporto al Sostituto Procuratore Salvatore Cappelleri: "
(...) la Corrocher era rimasta in ufficio durante la riunione del Consiglio di Amministrazione e (...) al termine avvenuto alle ore 18,30 circa alcuni consiglieri anziani si erano recati a salutarla".
Il Dr Salvatore Cappelleri, nella sua richiesta di non doversi promuovere l’azione penale rivolta al Giudice Istruttore il 27.10.1983 scrisse : "
(...) le note vicende che riguardavano e che riguardano tuttora il BANCO AMBROSIANO (...) consigliavano un approfondimento della indagini allo scopo di vagliare non solo e non tanto l’ipotesi dell’omicidio (...) quanto sopratutto l’eventualità che sulla determinazione al suicidio della Corrocher si fosse inserita una condotta estranea tendente ad agevolare tenuto conto delle precarie condizioni psichiche della donna l’insano gesto (...)".
Sempre secondo l’indice degli atti e produzioni, il Dr Salvatore Cappelleri inviò in data 26 giugno al Nucleo Operativo Carabinieri, la richiesta di citazione di Filippo Leoni per il 29 giugno.
Filippo Leoni dichiarò : "
sono Condirettore Generale del Banco Ambrosiano (...) cercai in particolare il Saccati nella sua qualità di dirigente addetto alle pubbliche relazioni (...) il giorno del fatto ho partecipato al Consiglio di Amministrazione del Banco Ambrosiano (...) ricordo di aver intravisto nel suo ufficio la signorina Corrocher ma di non aver avuto occasione di intrattenermi con lei".
Chi erano i Consiglieri anziani che avevano già svolto funzioni dirigenziali indicati dal Coral?
Nell'aprile del 1982 attesi nell'ufficio con Graziella Corrocher di essere ricevuto da Roberto Rosone.
La breve conversazione con lei non mi permise di notare il suo stato d’animo. Rosone, chiusa la porta, mi mostrò una foto in cui comparivamo entrambi dopo una battuta di pesca alle Bahamas. Mi disse: "
non deve uscire da questa stanza ma ci sono dei disaccordi nel Banco". Tre settimane dopo Rosone fu vittima di un attentato da parte del boss della malavita romana Danilo Abbruciati. Abbruciati fu a sua volta abbattuto da una guardia giurata del Banco Ambrosiano. Roberto Rosone era in quel periodo Vice Presidente del Banco.
Carlo Olgiati entrò in Ambrosiano nel 1950, fu Vice Presidente del Banco fino al 13 novembre del 1981 quando fu sostituito nella carica dal Ing. Carlo De Benedetti. Lasciò il posto di Consigliere il 10 marzo '82 ma mantenne quello di Consigliere di Banco Ambrosiano Holdings di Lussemburgo fino all'ingresso dei Liquidatori. In questa veste partecipò a tutti gli incontri con l’Arcivescovo Paul Marcinkus, Presidente dell’Istituto per le Opere di Religione.
In quell'aprile 1982, una sera mio padre ricevette una telefonata che lo avvisava che del contante era marcato dalla Banca d’Italia. Mio padre chiamò Carlo Olgiati che, a tarda sera venne ad esaminare il contante contenuto in una cassaforte di Via Giuseppe Frua 9, ove mi trovavo.
Carlo Olgiati dirigeva personalmente il Banco Ambrosiano de América del Sur in Argentina.
Ricordo bene la prima volta in cui mi fu presentato Filippo Leoni. Anni dopo, in quella primavera del 1982, inviai dei telex dall’ufficio di Washington. Filippo Leoni si recò all’alba al Banco per strappare tutti i telex entranti.
Roberto Rosone, Carlo Olgiati, Filippo Leoni lasciarono il Banco per divenire imputati.
A questo pensava nel febbraio di quest’anno Giovanni Bazoli, quando ha dichiarato alla giornalista inglese Rachel Sanderson, di essersi rifiutato di licenziare impiegati del Banco Ambrosiano, in quanto li considerò tutti come vittime di Roberto Calvi.
Germano Montani si trovava a pochi metri dall’ufficio della Corrocher si é avvicinato e non ha notato la sedia accanto alla finestra né alcunché sulla scrivania.
Vedevo spesso Germano Montani in quanto veniva a casa nostra in via Giuseppe Frua 9 ogni qual volta mio padre vi riceveva visite.
Il Montani interrogato il
29 giugno dichiarò al Magistrato : "
(...) ho sentito chiudere la porta del bagno situato di fronte al predetto ufficio (...) mi sono avvicinato (...) per controllare i telefoni (...) non ho notato, come l’ufficio mi chiede, la sedia accanto alla finestra né alcunché sulla scrivania. Dopo qualche minuto è arrivato su il mio collega Uboldi il quale mi riferiva dell’accaduto (...) ho visto l’ultima volta quella sera la signorina Corrocher poco dopo la fine della riunione del Consiglio di Amministrazione della Centrale verso le ore 18,50 (...) non ho notato in lei nulla di particolare (...) non mi è sembrata eccitata (...) normalmente usava portare una borsetta in pelle blu».
Si noterà che nella nota scritta a mano, largamente pubblicizzata, e di cui al rilievo n. 8 della Polizia Scientifica riprodotto di seguito, la Corrocher si associa al Consiglio di Amministrazione avvenuto "
ieri" 13 giugno.
Un’altra nota firmata fa riferimento al suo esaurimento ma porta la data cancellata del
7 aprile. Sono di questo periodo i messaggi di conforto ricevuti dai suoi cari e annessi agli atti.
Una delle note a mano firmate porta la data del
6 aprile. Le note menzionano il suo testamento. Giancarlo Giobbio testimoniò: "(...)
circa tre mesi fa la Corrocher mi riferì che (...) il suo testamento si trovava nella cassaforte".
É quindi possibile che le note scritte a mano sulla scrivania di cui al rilievo n. 8 siano state scritte in precedenza e si trovassero nell'ufficio della vittima.
Le compromissioni elencate
non cambiano probabilmente la conclusione dell’inchiesta.
Si propone il quesito se queste hanno causato sottrazione di elementi utili.
A questo scopo si rende pubblico l’indirizzo di accesso alla integralità degli atti giudiziari:
Fascicolo giudiziario di "Teresa Graziella CORROCHER" (cliccare sul link per scaricare i documenti in pdf).
Il blog di Fabrizio Ravelli ha rievocato recentemente le circostanze in cui l’indagine, che portò al processo valutario in cui mio padre fu imputato, fu assegnata al Dr. Gerardo d’Ambrosio.
È vero che nelle rievocazioni di Gerardo D’Ambrosio, questo particolare è passato sotto silenzio.
Carlo Marini, allora Procuratore Generale, avocò un’altra indagine, quella su Mauro Gresti e Luca Mucci, che rilasciarono il passaporto a mio padre nel 1980. Assistetti a Washington a una conversazione telefonica di mio padre con Luca Mucci. Questa indagine originò dal ritrovamento a Castiglion Fibocchi l’anno successivo, di estratti conto contenenti tra l’altro anche menzioni ai nomi di Marco Ceruti e Ugo Zilletti.
Ugo Zilletti era stato in quel periodo in contatto con magistrati milanesi. Roberto Gervaso mi suggerì poi che Licio Gelli si era mosso dietro le quinte.
L’indagine su Luca Mucci e Mauro Gresti fu tolta allora a Carlo Marini e trasferita alla Procura di Brescia competente sui due magistrati milanesi.
I testimoni del fascicolo sul decesso di Graziella Corrocher sono unanimi nell'associare il suo esaurimento nervoso al suo interrogatorio da parte della Procura di Brescia proprio sulla vicenda del rilascio del passaporto.
La Corrocher non aveva nulla da temere, l’indagine fu trasferita nuovamente, questa volta a Ernesto Cudillo a Roma, e finì nel nulla.
Ricordo il mio grande imbarazzo, al primo incontro con i Dott. Dell'Osso e Siclari e il Tenente Colonnello Boscarato a Washington nell'estate 1982, quando mia madre cominciò a parlare proprio di Carlo Marini in maniera poco lusinghiera.
Per citare Fabrizio Ravelli : "
forse si tratta di cose ormai antiche".