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venerdì 29 maggio 2015

Il progetto di liquidità conservato alle Bahamas (di Carlo Calvi)

3^ puntata
[per la 2^ puntata cliccare QUI]


Florio Fiorini nel suo interrogatorio del 29 marzo 1985 ha dichiarato di aver proposto a Filippo Leoni, responsabile dell’estero al Banco Ambrosiano, operazioni passive con reciproche attive, prima del 1980.
I prestiti di Tradinvest a Banco Ambrosiano Andino di quell'anno erano condizionati a operazioni a favore di Hydrocarbons di Zurigo. Giacomo Botta e Carlo Costa gli avevano prospettato in precedenza dei «back to back» per far fronte a crisi di provvista.
Giacomo Botta lo ha negato al processo per la bancarotta del Banco Ambrosiano.

I fogli che seguono permettono di identificare la calligrafia di Giacomo Botta, direttamente sottoposto a Filippo Leoni, responsabile estero che era impedito da una fobia a viaggiare in aereo.


Giacomo Botta fu interrogato al processo sulle riunioni del comitato di credito a Lugano ma non sul suo progetto di liquidità in manoscritto originale scaricabile cliccando il link, conservato da mio padre alle Bahamas e largamente utilizzato dalla Guardia di Finanza nei rapporti ai Giudici Istruttori.

Il progetto di liquidità e la lite che seguì a Nassau tra i liquidatori del Banco Ambrosiano Overseas Limited di Nassau (o BAOL) e i revisori contabili Coopers & Lybrand, confermano che i primi prestiti esteri dell’ENI a Banco Ambrosiano risalgono al 1978, come mostra il telex di Carlo Costa a Pierre Siegenthaler con chiave Giacomo Botta.

Anche i liquidatori di Banco Ambrosiano Holdings Lussemburgo hanno evidenziato i passaggi di molte di queste operazioni tra «Giacomo» e «Pierre».


La Guardia di Finanza andò più oltre: "espongono dal 1978 prestiti a favore di BAH da parte di due banche classificate come appartenenti al gruppo ENI …lo IOR ha trattato gli importi nel contesto dei depositi del circuito UTC".


Acqua Marcia era una partecipazione di Montedison quando Eugenio Cefis ne fu presidente. 
ENI, Montedison, Banca Nazionale del Lavoro e FIAT avevano creato una finanziaria, la Capitalfin a Nassau Bahamas...
[4^ puntata]




lunedì 25 maggio 2015

Il vero proprietario del Corriere della Sera (di Carlo Calvi)

2^ puntata
[per la 1^ puntata cliccare QUI]


Le confidenze di Salim Lakhdari, braccio destro di Alberto Cefis rappresentante del fratello Eugenio nella mia città di Montreal, mi confermarono anni dopo che l’esperienza partigiana di Eugenio Cefis aveva attratto l’attenzione di Enrico Mattei che era però al corrente del suo opportunismo.

L’indagine interna degli archivi di Vincenzo Cazzaniga presso la Esso, condotta dalla Standard Oil di cui Ian Logie, ha fatto emergere una complessa contabilità occulta costituita con l’ausilio del Prof. Alberto Ferrari della B.N.L..
Vincenzo Cazzaniga e la Esso avevano permesso a Eugenio Cefis di ottenere diritti minerari in Canada e usavano queste informazioni come mezzo di pressione sullo stesso Cefis.

Nel maggio successivo e su mia sollecitazione, la Direzione Investigativa Antimafia invitò Vincenzo Cazzaniga ad essere sentito come testimone dal Sostituto Procuratore Elisabetta Cesqui.


Cazzaniga alla PM Cesqui disse: "Gelli mi fece telefonare chiedendo di incontrarmi …al Hotel Excelsior ricordo di aver visto Giorgio Mazzanti …ero inquisito in procedimento penale a Roma ...Gelli ostentava di essere al corrente dello stato del procedimento …era venuto in possesso del mio archivio presso la Esso che non era stato sequestrato…mi mostrò copie che riconobbi …furono emessi provvedimenti restrittivi nei miei confronti dopo il trasferimento dell’istruttoria al giudice Guido Catenacci".

Cito dal verbale: "Bastogi International con sede a Nassau era braccio della Bastogi Finanziaria …Roberto Calvi consigliere di Bastogi Finanziaria voleva realizzare più stretti rapporti tra Bastogi International e Cisalpine …i contatti con Nassau erano tenuti da Ludovico del Balzo …il contatto con Roberto Calvi lo ebbi tramite Giorgio Corsi".

Giorgio Corsi, mente finanziaria della Montedison di Eugenio Cefis, era sovente ospite alla nostra casa di Drezzo.

Lo incontravo all'estero in numerose occasioni con mio padre, l’ultima a Washington con Ugo Stille. Il Banco Ambrosiano e mio padre furono alleati delle manovre finanziarie di Eugenio Cefis e Giorgio Corsi di Montedison nella prima metà degli anni settanta, parteciparono nell'acquisto del Corriere della Sera.

Eugenio Cefis, Licio Gelli ed altri dopo di loro hanno influito sulle istituzioni adeguandosi ai gruppi di potere in Italia e ai vincoli azionari e finanziari.

Dal 1974 al 1977 Cefis fu il reale proprietario di Rizzoli-Corriere della Sera.
Come ha scritto Bruno Tassan-Din: "l’intreccio ENI-Corriere era iniziato con Moratti nel 1972 …il Corriere era in situazione di decozione …l’acquisizione non poteva essere realizzata senza l’intervento di Cefis-Montedison data l’assoluta mancanza di disponibilità finanziaria della Rizzoli".

Io consegnai a Nassau a Maurizo De Luca e Franco Giustolisi del settimanale «L’Espresso», la documentazione relativa al contratto tra Rizzoli e Montedison firmata a Lugano il 6 agosto 1975, e custodita in una cassaforte di mio padre, Roberto Calvi, alle Bahamas.

Il verbale dei Giudici Istruttori, Antonio Pizzi e Renato Bricchetti, del 1983 conclude "la Signora Calvi e Carlo Calvi avevano manifestato l’intenzione di consegnare la documentazione" l’accordo include il finanziamento, lo schema di acquisizione nonchè l'intervento sulla linea editoriale.
La azioni del Corriere erano in garanzia a Montedison all'estero (per scaricare la documentazione appena citata cliccare QUI).

Riconosco nelle sue parole il Tassan Din che telefonava assiduamente a casa nostra a Milano: "irrilevanza del capitale sociale …indebitamento elevatissimo …gestione in perdita …fabbisogno per far fronte agli stipendi".

Coopers & Lybrand a Bahamas hanno documentato le operazioni di Cisalpine Overseas Bank Limited di Nassau - Bahamas, poi divenuta Banco Ambrosiano Overseas Limited (o BAOL), con Montedison Holding Company Zurigo e Montedison International Establishment Vaduz, create da Giorgio Corsi, che vennero revocate quando Eugenio Cefis lasciò Montedison.


Giorgio Corsi aveva seguito Cefis in Montedison, succeduto al posto di direttore finanziario dell’ENI da Florio Fiorini, proveniente da una esperienza a Banca Toscana .

Florio Fiorini era uomo di Flaminio Piccoli, che si ritrova nella documentazione Rizzoli appena riprodotta.

A Bahamas mio padre mi parlò della esposizione dell’ENI con le entità estere del Gruppo Ambrosiano e di ricevute di Flaminio Piccoli che conservava. Deve averle recuperate durante l’ultima visita perché non le ritrovai. Il giudice istruttore Francesco Misiani, che incontrai a Washington, assolse Flaminio Piccoli dalle accuse di associazione a delinquere e peculato.
[3^ puntata]



giovedì 21 maggio 2015

Un disegno politico perseguito da Cefis (di Carlo Calvi)

1^  puntata


"Era in corso il disegno politico perseguito da Cefis di rastrellamento della stampa quotidiana ...Suggeritore di pressoché tutti i giornali italiani …a posteriori i disegni di Gelli sembrano addirittura copiati da quelli di Cefis". Sono le parole di Bruno Tassan Din, in una memoria del 1984 depositata nel processo Rizzoli.

Tassan Din riassunse la sua esperienza all'udienza del 4 marzo 1991 al processo per la bancarotta del Banco Ambrosiano "…giovanissimo sono diventato Vicedirettore Generale del Gruppo Montedison responsabile della divisione tessile delle fibre chimiche e all'entrata di Eugenio Cefis sono stato chiamato alla Rizzoli dal Presidente del Collegio Sindacale Dott. Mino Spadaccini".

Eugenio Cefis militò con dubbia fama in una formazione partigiana guidata da John McCaffery del Special Operations Executive, il servizio segreto britannico in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale.
McCaffery passò dallo spionaggio alle banche, divenendo padrino dell’intesa tra i banchieri inglesi Hambros e Michele Sindona per rastrellare azioni Bastogi.
É in quella veste che incontrai John McCaffery a Milano con mio padre.

L’accordo siglato in originale da Jocelyn Hambro nel marzo 1971, riportato qui di seguito, era conservato nelle casseforti di mio padre alla Bahamas.

(click per allargare l'immagine)

Michele Sindona e Eugenio Cefis si ritrovarono in campi avversi e mio padre nel mezzo.

Cefis attuò all'inizio del 1971 un rimaneggiamento di partecipazioni incrociate allora assai in voga.
Italpi controllata di Montedison, di cui Cefis era divenuto presidente, doveva fondersi con Bastogi. Cefis, grazie ad una alleanza con Carlo Pesenti, azionista Bastogi avrebbe controllato l’azienda risultante dalla fusione, a sua volta controllante azioni Montedison.

A sbarrare la strada si trovava Michele Sindona che lanciò un assalto a Bastogi al fine di impossessarsi delle banche di Carlo Pesenti, di cui questa azienda era azionista.

Sindona, di concerto con Hambros e al fine di attuare il suo piano di controllo di Bastogi, si assicurò all'inizio dell’estate del '71 il controllo della Centrale, presieduta da Ettore Lolli della Ras di Carlo Pesenti. Per sconfiggere le resistenze di Cefis e Pesenti, Sindona intentò due mesi più tardi una azione legale per bloccare la fusione Italpi-Bastogi.
Westdeutsche Landesbank Girozentrale per conto di Sindona, in una operazione ideata da mio padre, presentò alla Borsa di Milano una offerta pubblica di acquisto di azioni Bastogi. Il sindacato Bastogi guidato da Cefis e Pesenti chiese allora l’intervento del Governatore della Banca d’Italia Guido Carli.

Una telefonata di Guido Carli a Jocelyn Hambro fu decisiva.

In quel frenetico settembre lavoravo al 41 Bishopsgate della Hambros Bank con Raffaele Bonacossa della Banca Privata. Mario D’Urso della Kuhn Loeb, mi prestava una attenzione assidua. D’Urso propose un incontro tra mio padre e Ettore Lolli a Londra.
Fui convocato giovanissimo ai piani alti della Hambros ove Jocelyn Hambro mi aveva richiesto un breve incontro: l’OPA Bastogi era fallita.

Si riporta di seguito la rinuncia dei soci esteri di Michele Sindona alle azioni legali contro la fusione Italpi-Bastogi.


Di seguito il documento con le istruzioni della Radowal di Vaduz alla Banca del Gottardo di vincolare azioni Bastogi a favore della Cisalpine Overseas di Nassau - Bahamas, del gruppo Banco Ambrosiano:


L’avvocato Colin McFadyean, il cui biglietto da visita fu ritrovato sul cadavere di mio padre sotto il ponte Blackfriars, ha scritto a Jeffrey Katz della Kroll Associates : "Ho consultato i fascicoli su Bastogi …incorporai Bastogi UK …i nomi sono Carlo Pesenti, Raffaele Ursini, Ludovico del Balzo …in particolare Vincenzo Cazzaniga".

Era l’aprile 1993 e chiesi a Ian Logie, direttore finanziario della Esso Europe negli anni sessanta, di riassumere i rapporti tra Vincenzo Cazzaniga e Eugenio Cefis.
Logie fu membro del consiglio di Williams & Glyns, European Banking Co. e International Energy Bank.

Lo avevo incontrato con mio padre a Milano negli anni settanta e in seguito alla conferenza del Fondo Monetario Internazionale di Washington dell’autunno 1980. Il mio interesse fu sollecitato dal fatto che Ian Logie aveva condotto con Jack Bennett e Harold Cruikshank l’indagine interna sui fondi neri della Esso Italiana.
La foto lo ritrae, primo in fondo a destra, con mio padre e Carlo Cito Filomarino e Jean de Roquefeuil, Jean-Maxime Lévêque che conobbi al Credit Commercial de France.


(click per allargare l'immagine)

Ian Logie che conosceva bene l’arcivescovo Paul Marcinkus dello IOR e Florio Fiorini dell’ENI, principale creditore estero del Banco Ambrosiano, fece una dichiarazione sorprendente.
Già dalla fine degli anni settanta la Banca del Gottardo, la Ultrafin A.G. e la Arab Latin American Bank di Lima Perù, offrivano depositi di loro clienti fuori bilancio su base fiduciaria a condizione di ottenere depositi interbancari con le banche del Gruppo Ambrosiano.

Vincenzo Cazzaniga, presidente della Esso e prossimo al Cardinale Giuseppe Siri di Genova, fu grande artefice di pagamenti a partiti politici in Italia ma fu costretto dalle indagini sui fondi neri a lasciare la Esso. Cazzaniga divenne Presidente della Bastogi International grazie a l’ex Special Operations Executive britannico John McCaffery, come già detto, dirigente del gruppo partigiano a cui appartenne Eugenio Cefis.

Le confidenze di Salim Lakhdari, braccio destro di Alberto Cefis rappresentante del fratello Eugenio nella mia città di Montreal, mi confermarono anni dopo che...
[2^ puntata]




lunedì 18 maggio 2015

Carlo Calvi racconta Eugenio Cefis in una ricostruzione inedita ed esclusiva

"Era in corso il disegno politico perseguito da Cefis di rastrellamento della stampa quotidiana …suggeritore di pressoché tutti i giornali italiani …a posteriori i disegni di Gelli sembrano addirittura copiati da quelli di Cefis".

E' questo l'incipit di una serie di articoli inediti di Carlo Calvi che saranno pubblicati in esclusiva dal blog a partire da questa settimana.
Si tratta di un'analisi rigorosa basata su documentazione di primaria importanza, contenuta negli atti giudiziari o reperita nelle casseforti delle Bahamas appartenute al padre - Roberto Calvi - e costituita da accordi segreti, istruzioni riservate, prospetti intricatissimi di ripartizione di quote azionarie e da corrispondenza privata.

(Eugenio Cefis)

Ne viene fuori una ricostruzione inedita di fatti vissuti anche personalmente da Carlo Calvi, che, se non fossero dimostrati da documentazione ufficiale (anche fotografica), sembrerebbero il prodotto della più fervida fantasia di un genio del romanzo giallo e di spionaggio.
Infatti le vicende terrene di Eugenio Cefis, nella sua qualità di Presidente della Montedison, si intrecciano con quelle di ex agenti dei servizi segreti di Sua Maestà Britannica, di uomini di cosa nostra, di esponenti della finanza internazionale e del mondo economico e politico italiano.

(Eugenio Cefis con Giulio Andreotti)

Tutto questo in uno scenario in cui l'Istituto per le Opere di Religione (IOR), tramite il suo Presidente Mons. Paul Casimir Marcinkus, operava in modo spregiudicato nella finanza locale e internazionale, grazie ad accordi non ufficiali e ai legami con importanti personalità appartenenti alla massoneria.

Ne deriva quindi uno spaccato noir della storia della Repubblica Italiana degli anni '70 e '80, in cui complesse contabilità occulte, seppur celate in archivi riservati, erano utilizzate come mezzo di persuasione per raggiungere determinati scopi.

Leggeremo quindi delle trame legate al tentativo di scalata di Michele Sindona alla Bastogi Finanziaria con il fine di impossessarsi delle banche di Carlo Pesenti, la cui OPA (l'operazione fu ideata da Roberto Calvi) fallì nel 1971 a favore del fondatore di Mediobanca, Enrico Cuccia. E ancora, di come Cefis governava l'informazione tramite il gruppo Rizzoli-Corriere della Sera. E dell'uso dei depositi "back to back" per far fronte alle crisi di liquidità e di provvista del Banco Ambrosiano. Ma anche delle vicende collegate alla società Acqua Marcia e alla sua catena di controllo che portava sino a Nassau, Bahamas.

Ancora una volta Carlo Calvi ha scelto il nostro blog "Fraud Auditing & Forensic Accounting" per diffondere i suoi scritti, frutto di tanto lavoro di analisi e ricostruzione documentale integrato dai ricordi personali.
E di questa dimostrazione di fiducia e di condivisione delle finalità del blog, anche a nome dei lettori, si ringrazia vivamente Carlo Calvi.

s.m.


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1^ puntata

2^ puntata

3^ puntata

4^ puntata

5^ puntata







venerdì 15 maggio 2015

Gruppo COMBAS su RAI 2 (VIRUS - Il contagio delle idee)

IL Gruppo COMBAS ci informa che il 14 maggio 2015 nel corso della trasmissione di RAI 2, VIRUS – IL CONTAGIO DELLE IDEE, è stato trasmesso il servizio sui dirigenti decaduti dell’Agenzia delle Entrate, un tema seguito e studiato dal Gruppo fin dalla sue fondazione (cliccare QUI per il filmato).



A nome del Gruppo COMBAS, Maurizio Cassano (Dottore Commercialista) ha esposto i motivi della nullità degli atti sottoscritti, direttamente o tramite funzionari da questi delegati. Anche Maurizio Reggi, il rappresentante del sindacato dei dirigenti pubblici, ha sollevato l’eccezione di incostituzionalità.
E’ stato fornito in trasmissione un primo elenco delle 21 Direzioni Provinciali di cui finora si è potuta accertare la guida da parte di un dirigente decaduto.

Il Sottosegretario alle Finanze, On. Enrico Zanetti, dopo aver proclamato con assoluta certezza la validità di qualsiasi atto sottoscritto dai dirigenti decaduti, è apparso in difficoltà su precise domande del conduttore, affermando poi che, comunque, sulla nullità degli atti avrebbero poi deciso le Commissioni Tributarie.

Il Gruppo COMBAS comunica a tutti i colleghi operatori del mondo tributario (commercialisti, avvocati, tributaristi) che è a disposizione per fornire gratuitamente l’eventuale supporto tecnico e motivazionale ai loro ricorsi.

Sito internet del Gruppo COMBAS: www.gruppocombas.it 
Indirizzo mail del Gruppo COMBAS: gruppocombas@gmail.com



martedì 12 maggio 2015

Tecniche di fraud auditing applicate alle consulenze fiscali

Oggi più di ieri il consulente fiscale è tenuto ad entrare nel merito delle transazioni commerciali dell'azienda sua cliente. E lo deve fare con lo spirito del fraud auditor.

Lo sostiene la Sentenza n. 19335 della Corte di Cassazione, depositata l'11 maggio 2015, nella quale si afferma che un professionista esperto non può non ravvisare gli elementi evidenti di una frode fiscale.


Ma quali sono gli elementi ritenuti evidenti dai giudici di legittimità?
Gli indizi rivelatori della frode fiscale (le famose "red flags" nello slang dei fraud auditor) possono riassumersi nei seguenti fattori:
  1. assenza di sedi operative adeguate al giro di affari;
  2. assenza di trattative commerciali con clienti e fornitori (inesistenza di contratti e ordini di fornitura, di tariffari, di specifiche tecniche di prodotto eccetera);
  3. presenza di un elevato numero di note di credito;
  4. pagamenti contestuali alla data di emissione della fattura;
  5. emissione di fatture di acquisto identiche a quelle di vendita;
  6. prodotti venduti a prezzi inferiori rispetto a quelli di acquisto;
  7. elevati crediti IVA generati dalle operazioni aventi le caratteristiche elencate ai punti precedenti.
In buona sostanza il professionista che non si accorge di avere a che fare con una società "cartiera", pur avendone gli elementi idonei a considerarla tale, risponde in concorso con l’amministratore della società per aver emesso e dichiarato documenti falsi (artt. 2 e 8 del D.Lgs. 74/2000).



lunedì 11 maggio 2015

Fraud auditor e Forensic accountant. Ci sono differenze?

Finalmente è arrivato il momento di occuparcene.
Sono ormai numerose le email indirizzate all'editore del presente blog contenti richieste di chiarimento sulle due materie professionali alle quali il blog medesimo è dedicato.

Quando si sono citati nei vari post i fraud auditor o i forensic accountant, lo si è fatto senza distinguerne i diversi ruoli? Oppure queste due espressioni sono sinonime? E, ancora, quando e come operano questi professionisti? In momenti diversi oppure contemporaneamente?

Domande legittime alle quali si tenterà oggi di dare una risposta.

Si "tenterà" appunto, perché su questo tema gli specialisti del settore hanno pareri non sempre concordanti.
Di seguito, quindi, si delineeranno le caratteristiche principali delle due figure professionali ammettendo però che, in alcune occasioni, il fraud auditor potrebbe (e dovrebbe) assumere anche il ruolo del forensic accountant. E viceversa.

Procediamo con ordine.

Le espressioni "fraud auditor" e "fraud auditing" racchiudono in sé il concetto di "audit" ovvero di controllo, accertamento, verifica, vigilanza ed anche di revisione.
In estrema sintesi si tende a considerare questo professionista come una sorta di internal (o exernal) auditor con competenze specifiche nell'ambito antifrode.
Pertanto si potrebbe identificare il suo intervento in una fase di prevenzione o di monitoraggio delle attività aziendali, come pure nel corso di un'attività di revisione contabile (alla luce del principio ISA 240). Ovvero anche come esperto (o referente) antifrode inquadrato negli uffici ispettorato, corporate compliance e internal audit. Oppure ancora come membro dei vari organismi e/o comitati di vigilanza e controllo.

In particolare questo professionista interviene in due momenti specifici.
Nell'attività di prevenzione cosiddetta "generica", cioè quando svolge attività di routine e di successivo "follow-up" nell'ambito di ispezioni ordinarie, controlli pianificati e verifiche periodiche mirate a valutare la vulnerabilità dei sistemi aziendali antifrode (attività di fraud risk assessment/management).
Oppure interviene in situazioni specifiche, quando per esempio deve accertare casi di sospetta frode segnalata dai sistemi informatici di rilevamento automatico oppure dai whistleblower.

Il più delle volte il fraud auditor finalizza il suo lavoro con la compilazione di un report tecnico ad uso interno che descrive le attività svolte, le risultanze o le evidenze riscontrate, i suggerimenti di miglioramento e le successive attività di verifica atte ad accertare i progressi fatti.
Oppure, nel caso il fraud auditor sia un professionista esterno, l'incarico terminerà con l'emissione di una relazione sul lavoro svolto indirizzata all'entità committente (azienda, revisore contabile, collegio sindacale, Organismo di Vigilanza ex d.lgs 231/01, comitato di vigilanza sulle parti correlate eccetera).




Le espressioni "forensic accountant" e "forensic accounting" includono il termine "forensic", il che implica sia il concetto di "materia legale" sia quello di "investigazione" e "indagine". Il termine "accounting", inoltre, identifica che l'esperto è specializzato nella materia economico-finanziaria e contabile, distinguendolo da altre figure professionali operanti nelle varie discipline forensi (digital forensic expert, forensic pathology eccetera).

Solitamente il forensic accountant interviene in una fase successiva a quella in cui opera il fraud auditor (e di qui la scelta di titolare il blog mettendo nella corretta successione funzionale le due figure professionali); cioè interviene quando il sospetto di frode aziendale è divenuto amara realtà e si valuta la necessità di indagare il fatto mediante un professionista terzo indipendente che applicherà procedure idonee al fine di garantire l'utilizzabilità in sede legale delle evidenze raccolte.

Inoltre, l'esperienza insegna che il forensic accountant opera sempre più spesso in coordinamento con un altro esperto, il digital forensics expert, in quanto molte delle evidenze oggetto di analisi sono contenute nei supporti digitali e gli stessi software investigativi implicano, per il loro corretto funzionamento, il coinvolgimento di sistemisti e/o tecnici informatici.

Il lavoro del forensic accountant si concretizza con l'emissione di una relazione tecnica utilizzabile in sede legale (civile e/o penale) e arbitrale. Utile pertanto anche nell'ambito delle procedure concorsuali, del contenzioso extragiudiziale e nelle cause di lavoro.

Il forensic accountant è solitamente inquadrato come dipendente o partner di società di consulenza aziendale strutturate, in cui sono presenti i dipartimenti di "forensic accounting" oppure nelle organizzazioni aziendali, quali le holding, in cui è necessaria un'attività costante di verifica e accertamento sui conti economico-patrimoniali e finanziari di gruppo. Oppure ancora è un professionista indipendente, quale ad esempio un dottore commercialista, con particolari competenze maturate nell'ambito investigativo.

Sarebbero molte altre le sfumature che distinguono le due figure professionali, quali, ad esempio, i diversi strumenti tecnici utilizzati, il diverso approccio nella gestione delle fattispecie da analizzare, il diverso grado di autonomia e indipendenza d'azione eccetera.

Un punto più di altri, tuttavia, è opportuno evidenziare. Cioè il fatto che il fraud auditor non saprebbe esercitare con efficacia il proprio lavoro se non si fosse cimentato anche nel ruolo del forensic accountant. E viceversa.
Proprio per il legame funzionale e di continuità logica esistente tra le due professioni, infatti, si può concludere che queste sono intrinsecamente legate e che è molto facile osservare professionisti "in azione" che assumono entrambi i ruoli a seconda dello scopo per il quale sono chiamati ad operare.

s.m.



martedì 28 aprile 2015

Gruppo COMBAS per la difesa dei contribuenti

Ormai da tempo il blog Fraud Auditing & Forensic Accounting promuove iniziative volte alla tutela di interessi comuni. 
Lo ha fatto con l'Associazione Italiana dei Consulenti Tecnici e dei Periti nominati dall'Autorità Giudiziaria (AssoTAG), con l'Osservatorio Nazionale per l'Informatica Forense (ONIF) e con i Certified Fraud Examiner (CFE/ACFE).

Oggi il blog presenta ai lettori il GRUPPO COMBAS.

Il Gruppo COMBAS è nato a Milano il 9 luglio 2014, nel corso di una cena tra professionisti iscritti ad ordini diversi.
In quella sede si ritenne che oggi, stante la legislazione tributaria sempre più caotica e aggrovigliata, il dovere sociale di un’azione congiunta di “professionisti illuminati” fosse quello di battersi per i diritti dei contribuenti. 

La mancanza di questa coscienza sociale nel passato ha determinato una situazione degradata che ormai non vede più il contribuente come cittadino con dei diritti ma un soggetto schiacciato da imposte e tasse, molto spesso slegate da ogni logica e dalla realtà.

La consapevolezza di una funzione sociale ha quindi pervaso l’azione del gruppo i cui aderenti hanno cominciato a battersi energicamente per difendere i diritti dei contribuenti.

Il nome "Gruppo COMBAS" vede da una parte il vocabolo Gruppo, che sta ad indicare un insieme di persone omogeneo che condividono gli stessi ideali, mentre COM sta per commercialisti e BAS per base, anche se qualcuno dice scherzosamente, ma non troppo, che i COMBAS sono i commercialisti combattenti di base.

Nel corso dei mesi il gruppo, dai nove fondatori iniziali, si è allargato sia grazie a riunioni periodiche, tuttora tenute il mercoledì, in cui sono state approfonditamente analizzate importanti tematiche tributarie che implicavano la difesa di diritti dei contribuenti, sia grazie all'amicizia che ha cominciato a cementare il gruppo e ad aggregare nuovi amici e colleghi.

COMBAS è diventato così un gruppo misto di professionisti, al momento formato da commercialisti, avvocati e revisori contabili.
COMBAS è un gruppo aperto a tutti i professionisti del mondo tributario, senza nessuna eccezione. Non è un’associazione, né un comitato né altro, solo amici e professionisti uniti dagli stessi ideali. 

I fondatori del Gruppo COMBAS sono: Giorgio L.G. Brughera, Monica G. Spera, Sergio Clemente, Claudio Vaghi, Maurizio Cassano, Filippo M. Di Gennaro, Antonio Albanese, Alessandro Beretta e Claudio A. Barelli.

Sito web del Gruppo COMBAS: www.gruppocombas.it


Il blog Fraud Auditing & Forensic Accounting, augurando al Gruppo COMBAS i migliori successi, continuerà a seguirne le attività rendendosi disponibile a divulgare i risultati delle sue iniziative.



martedì 21 aprile 2015

AssoTAG ospite di Report sui derivati sottoscritti dallo Stato - (puntata del 26/4/15)

AssoTAG, l'Associazione Italiana dei Periti e dei Consulenti Tecnici nominati dall'Autorità Giudiziaria, segnala che la prossima puntata di Report (RAI 3 - domenica 26 aprile 2015, ore 21.40) sarà incentrata sull'annosa vicenda dei prodotti derivati sottoscritti dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, da qualche mese oggetto di approfondimento anche da parte di una Commissione d'indagine istituita dalla Camera dei Deputati.

L'argomento è stato trattato in più occasioni da AssoTAG sia con convegni e dibattiti pubblici, sia con l'istituzione di un gruppo di studio ad hoc (cliccare QUI), sia con l'iniziativa "Accordo sulla trasparenza" in collaborazione con Federconsumatori (cliccare QUI e QUI). 
Attraverso questi progetti AssoTAG ha cercato di ottenere informazioni più accurate sui derivati sottoscritti negli ultimi anni dallo Stato Italiano al fine di chiarire quale sia la reale esposizione finanziaria verso il mondo bancario.

In virtù delle recenti audizioni parlamentari che hanno visto protagonista l'attuale Capo della Direzione del Debito pubblico del Ministero dell’Economia e delle Finanze, dott.sa Maria Cannata, solo ora conosciamo il valore delle perdite potenziali.
In particolare, si vedano gli atti parlamentari della:
  • 1^ audizione del 10 febbraio 2015 (cliccare QUI e QUI);
  • 2^ audizione del 26 febbraio 2015 (cliccare QUIQUI e QUI).

Sui 160 miliardi di sottostante è emerso che:
  • a settembre 2014 – le perdite potenziali ammontavano a 37 miliardi di €;
  • a dicembre 2014 – tali perdite aumentavano di ben 5 miliardi, raggiungendo i 42 miliardi di €;
  • ad oggi il dato delle perdite potenziali non è noto.

Nel corso della prossima puntata di Report si approfondirà questo importante argomento anche grazie agli interventi dell'ing. Alfonso SCARANO* e del dott. Nicola BENINI**, rispettivamente Presidente e Consigliere di AssoTAG.

Di seguito i due promo della puntata di REPORT di DOMENICA 26 APRILE, ore 21.40 (RAI3)


(click sull'immagine)


 Derivati
(click sull'immagine)



*Alfonso SCARANO – Presidente e Socio Ordinario di AssoTAG. Analista finanziario indipendente. Esperto di valutazione aziendale, rating, prodotti finanziari ed enti territoriali. Autore di numerosi articoli e studi economici.

**Nicola BENINI – Consigliere e Socio Ordinario di AssoTAG. Dottore Commercialista, CEO di Ifa Consulting S.r.l., ex ufficiale della Guardia di Finanza. Esperto nelle attività di diagnostica/"pricing" sugli strumenti finanziari complessi, analisi finanziaria e supporto alla "litigation". Autore di numerosi studi e articoli in tema di finanza.

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Audizione del prof. Ugo Patroni Griffi e del dott. Nicola Benini (Consigliere AssoTAG) presso la Commissione Parlamentare d'Indagine sui derivati sottoscritti dalla Stato Italiano (cliccare QUI)




lunedì 13 aprile 2015

AssoTAG, aperta la campagna iscrizioni 2015

Ti sono stati conferiti incarichi nel ruolo di CTU (Consulente Tecnico d'Ufficio) o di CTP (Consulente Tecnico di Parte) su materie economiche e finanziarie e/o sei interessato a questa professione?
Allora iscriviti e diventa socio di AssoTAG, l'Associazione Italiana dei Periti e dei Consulenti Tecnici nominati dall'Autorità Giudiziaria (sito).


Per inoltrare la domanda di iscrizione clicca QUI.
La quota sociale è fissata in €75.

Per lo Statuto associativo e per il materiale informativo clicca QUI.
Per informazioni scrivere a info@assotag.org


Se ritieni, passa parola ai colleghi inoltrando il seguente link:
https://docs.google.com/forms/d/1k2y12FG9NBRj1oICiJwyzRSOtH_SHCEXX2GUBMt9Tnk/viewform



giovedì 2 aprile 2015

E' nato l'Osservatorio Nazionale per l’Informatica Forense (ONIF)

Lo scorso 25 marzo 2015 è stata ufficializzata la nascita di ONIF, l'Osservatorio Nazionale per l'Informatica Forense (www.onif.it).


ONIF nasce dall'idea di quindici professionisti operanti nel settore "digital forensics" con lo scopo di promuovere la figura dell’informatico forense quale soggetto che, a valle di un adeguato percorso formativo e di esperienza maturata sul campo, esprima e applichi competenze tecniche specifiche nella gestione delle evidenze digitali in ambito legale.

L'obiettivo primario dell'informatico forense è fornire una verità scientifica per quanto possibile oggettiva, basata sull'applicazione di protocolli e procedure universalmente riconosciute, nel rispetto delle normative vigenti.

La disciplina digital forensics, altresì chiamata computer forensics, prevede l’uso di metodi finalizzati all'identificazione, raccolta, conservazione, validazione, analisi e interpretazione delle fonti di prova digitale al fine di agevolare e promuovere la ricostruzione di fatti.


Obiettivi

ONIF si propone di sviluppare la professione dell'informatico forense definendone le caratteristiche. In particolare si propone i seguenti obiettivi
  • Definire metodologie condivise per l’identificazione, l’acquisizione e l’analisi dei dati digitali in ambito forense, ovvero:
    1. la definizione delle migliori modalità di acquisizione (sia tecniche che procedurali) dei dati digitali in relazione all'apparato informatico oggetto di trattamento;
    2. l’indicazione del risultato atteso dalle operazioni di acquisizione;
    3. la raccolta degli standard nelle attività di interpretazione e analisi scientifica dei dati acquisiti;
    4. la sperimentazione di software e hardware per l’informatica forense;
    5. la verifica della congruenza degli strumenti riconosciuti dalla comunità internazionale per le attività di acquisizione informatica;
    6. lo studio di nuovi strumenti software e hardware che potranno essere oggetto di informatica forense;
    7. la proposta di una procedura di riferimento in relazione agli incarichi formulati da Procure e Tribunali.
  • Condividere modalità operative, tecnologia, prestazioni professionali con i membri dell’Osservatorio.
  • Predisporre ed aggiornare periodicamente un tariffario di riferimento dei servizi di informatica forense.
  • Sensibilizzare il riconoscimento della professionalità.
  • Definire accordi economici con i fornitori di hardware e software, riservati ai membri dell’Osservatorio.
  • Diffondere la conoscenza dell’informatica forense e il suo riconoscimento ufficiale come disciplina professionale autonoma attraverso la collaborazione con le università italiane e l’organizzazione, la partecipazione e/o il patrocinio di eventi formativi.

I fondatori
(click sul nome per il CV completo)

Nanni Bassetti - Laureato in Scienze dell’Informazione a Bari ed è libero professionista specializzato in informatica forense. Ha collaborato come free-lance con molte riviste informatiche nazionali e internazionali e come docente per molti corsi presso enti, scuole e università, ha inoltre scritto articoli divulgativi di programmazione, web usability, sicurezza informatica e computer forensics.

Alessandro Borra - è amministratore Unico di Tre14 Srl, società milanese specializzata nelle indagini digitali e nell'analisi di evidenze elettroniche. Possiede una profonda conoscenza delle tematiche di sicurezza in ambito IT e vanta una lunga e diffusa esperienza in ambito tecnico e manageriale sviluppata in diverse società private. E’ consulente di digital forensics.

Gaetano Consalvo -  e’ ingegnere informatico specializzato ed esperto di reti di calcolatori. Si occupa di Computer Forensics e di Indagini Digitali. E’ autore del libro PERIZIA INFORMATICA 2.0. E’ consulente informatico per aziende e privati come esperto di sicurezza informatica e Computer Forensics. E’ componente della Commissione ICT dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Salerno. 

Paolo Dal Checco - svolge attività di Consulente Informatico Forense collaborando con Procure, Tribunali e Forze dell’Ordine oltre che con aziende, privati e Avvocati. Dopo la Laurea ha ottenuto un Dottorato in Informatica in Sicurezza delle Reti e degli Elaboratori presso l’Università di Torino e svolto successiva attività di ricerca e docenza nel campo della sicurezza.

Giuseppe Dezzani - svolge la professione di Consulente Informatico Forense dal 1998, impiegando l’esperienza maturata in anni di studi, approfondita durante il lavoro svolto come Ufficiale dell’ Esercito nell’Arma del Genio e mettendo a frutto l’esperienza acquisita amministrando società di informatica. Dal 2003 è iscritto all’Albo dei Consulenti Tecnici del Tribunale e Periti della Procura della Repubblica.

Mattia Epifani - è Socio della REALITY NET – System Solutions, azienda di consulenza informatica con sede a Genova, dove si occupa di informatica forense e consulenza in materia di sicurezza informatica per Procure, Tribunali, Forze dell’Ordine, Studi legali e aziende private. Laureato in Informatica nel 2002 presso il Dipartimento di Informatica e Scienze dell’Informazione dell’Università degli Studi di Genova.

Michele Ferrazzano - Consulente Tecnico e perito per conto dell’Autorità Giudiziaria e delle parti private, Michele Ferrazzano è specializzato in tematiche di proprietà intellettuale e pedopornografia. Svolge la propria attività su tutto il territorio nazionale con sede dello studio e del laboratorio a Bologna.

Andrea Ghirardini - nasce come appassionato di tecnologie, esperto di sicurezza e nerd all’ultimo stadio. Dopo una carriera passata tra telco e VARs, nel 2000 viene accidentalmente coinvolto nel mondo della digital Forensics. Probabilmente primo civile a parlare del tema (Webbit 03), passa quasi dieci anni della sua vita a specializzarsi sull'argomento.

Massimiliano Graziani - Massimiliano Graziani, senior partner ConsIQ, è Consulente in Computer Forensics presso la Procura della Repubblica, le parti Private e le FF.OO., è dotato delle seguenti certificazioni internazionali: CIFI (Certified Information Forensics Investigator rilasciata da IISFA), CFE (Certified Fraud Examiner rilasciata da ACFE), ACE (AccessData Certified Examiner rilasciata da AccessData), OPSA (OSSTMM Professional Security Analyst rilasciata da ISECOM), CIFIP (Certified Forensic Investigation Professional rilasciata da IICFIP).

Luigi Nicotera - con studi in Ingegneria Informatica, si affaccia nel mondo della Computer Forensics dal 2006, con lo Studio Nicotera Informatica Forense con sede in Padova, dopo aver lavorato per diversi anni presso grandi aziende nel settore delle telecomunicazioni, seguendo gli aspetti della sicurezza delle reti e delle comunicazioni. Dal 2005 è Presidente per la provincia di Padova dell’Associazione Informatici Professionisti.

Francesco Picasso - è Ingegnere Informatico e Dottore di Ricerca in Sicurezza Elettronica delle informazioni (Università di Genova). Si occupa di Indagini Digitali e di Gestione degli Incidenti Informatici (DFIR, Digital Forensics and Incident Response). Svolge attività in qualità di CTU/CTP ed è accreditato nell’Albo dei Consulenti Tecnici presso il Tribunale Ordinario di Genova.

Paolo Reale -  è laureato in Ingegneria Elettronica presso l’Università di Pisa, con una tesi in Robotica pubblicata al simposio INRIA/IEEE sulle tecnologie emergenti. Ha operato inizialmente nell'industria, seguendo lo sviluppo della produzione di dispositivi elettronici a microprocessore, proseguendo con le attività di project management, e assumendo ruoli di livello manageriale, per l’ingegnerizzazione di processi e sistemi di controllo.

Marco Scarito - è socio e fondatore di REALITY NET – System Solutions, realtà nata ne 2002 nell'ambito genovese. All'interno della società di occupa di Informatica Forense e sicurezza per Procure, Tribunali, Forze dell’Ordine, Studi legali e aziende private. Inoltre si occupa di sviluppare nuove applicativi specifici per la digital forensics.

Pasquale Stirparo - è laureato in Ingenieria Informatica presso il Politecnico di Torino, indirizzando successivamente la sua formazione nei settori della Digital Forensics e Mobile Security con corsi di formazione specialistica quali il corso di Perfezionamento in Computer Forensics ed Investigazioni Digitali presso l’Università degli Studi di Milano.

Michele Vitiello - è laureato in Ingegneria delle Telecomunicazioni presso l’Università di Pisa, si è Perfezionato post Laurea presso l’Università di Milano in Computer Forensics e Investigazioni Digitali, componente della Commissione Ingegneria Forense dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Brescia, Consulente Tecnico d’Ufficio e Perito del Tribunale di Brescia, Consulente Tecnico della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Brescia, Ausiliario di Polizia Giudiziaria, nonché Consulente Tecnico di Parte, membro dell’ IISFA (International Information Systems Forensics Association) e membro del DFA (Digital Forensics Alumni).



Il blog Fraud Auditing & Forensic Accounting, augurando a ONIF i migliori successi, continuerà a seguirne le attività rendendosi disponibile a divulgare i risultati dei suoi studi e delle sue ricerche.




giovedì 26 marzo 2015

Un "sistema fallimentare"

di Giorgio BRUGHERA*

La legge fallimentare, emanata nel 1942 e più volte emendata, dopo una serie di cambiamenti di orientamento legislativo e “politico”, sta dimostrando di avere gravi limiti determinati dal deterioramento del quadro sociale. Oggi, purtroppo, la regola non è più quella della gestione aziendale mirata alla continuazione ma quella di trarre vantaggio dall’azienda, ad ogni costo.

All'interno di questo quadro si collocano una miriade di comportamenti che possono portare a situazioni patologiche anche le aziende sane.

Vi è quindi da domandarsi che validità abbiano oggi le sanzioni e le norme previste per i reati fallimentari.

Le disposizioni penali previste dagli artt. 216-235 della legge fallimentare – R.D. 267/1942 – trovano il loro limite all'applicazione nel dettato delle norme stesse che come presupposto necessario hanno la dichiarazione di fallimento; infatti gli incisi “se è dichiarato fallito” ovvero il riferimento a “società dichiarate fallite” non lasciano spazio a dubbi.

Spesso capita che per evitare il fallimento della società, che si trova in stato di insolvenza, i soci ovvero gli stakeholders di varia natura intervengano ricapitalizzando o assoggettando l’impresa a procedure e accordi prefallimentari non a costo zero. In tali casi la salvaguardia della continuità aziendale viene però a privare gli artt. 216-235 del presupposto fondamentale di applicazione: la dichiarazione di fallimento; quindi in numerosissimi e deprecabili casi le disposizioni penali della legge fallimentare restano lettera morta.

Il R.D. 267/1942 era stato concepito in assenza di una serie di istituti, riguardanti anche le grandi imprese, che furono introdotti in periodo repubblicano, con lo scopo di salvaguardare principalmente il lavoro (art. 4 Cost.) generato dalle imprese in stato di difficoltà.

Oggi la realtà economica, stante una grande varietà di istituti alternativi al fallimento, ha dimostrato che un amministratore infedele può mettere sul lastrico un’impresa non avendo quasi problemi e restando indenne dalle norme penali previste dalla legge fallimentare. Questo fatto determina l’incertezza dei rapporti economici e dei rapporti management-proprietà all'interno delle società, non profilandosi più una funzione sanzionatoria penalistica deterrente per certi comportamenti. Il tutto ha anche il grave costo sociale di rendere rischiosi gli investimenti nel nostro paese, in particolare la formazione di società con partecipazione di soggetti non residenti, con riflessi occupazionali negativi di non poco rilievo.

Il problema, provvisoriamente, in attesa di un nuovo disegno del quadro normativo, potrebbe essere risolto sostituendo il presupposto della dichiarazione di fallimento con quello dell’accertamento giudiziale dello stato di grave dissesto, che non coincide con lo stato di insolvenza; l’accertamento giudiziale di quest’ultimo, a norma dell’attuale legge, comporta infatti la dichiarazione di fallimento.

Prendendo come presupposto per l’applicazione delle norme penali la dichiarazione di “grave dissesto” si avrebbe così l’applicazione delle norme previste dagli artt. 216-235, qualunque sia la sorte dell’impresa.

In pratica, oltre alla fattispecie giuridica del “grave dissesto”, sarebbe sufficiente introdurre il nuovo reato di “procurato dissesto” che potrebbe avere come presupposto applicativo l’accertamento giudiziale del grave dissesto, dissesto che si individua, anche in via preventiva, nell'incapacità societaria in un futuro prossimo (ad esempio 12 mesi) di adempiere alle proprie obbligazioni in mancanza di ricapitalizzazione da parte dei soci o di stakeholders ovvero con il ricorso ad istituti alternativi al fallimento.

Come elementi costitutivi del procurato dissesto si potrebbero individuare:
  1. l’attuazione, da parte dei soggetti coinvolti – anche esterni, incluso il c.d. amministratore occulto, di atti di gestione e non, costituenti o non costituenti reato, ma, per quest’ultimi, non aventi una ragione economica, tali da condurre, nel primo caso, la società in situazione di grave dissesto ovvero, nel secondo caso, tali da causare intenzionalmente il grave dissesto societario;
  2. la conoscenza preventiva degli effetti degli atti compiuti sulla situazione economica societaria. La conoscenza preventiva si dovrebbe ritenere conosciuta, ai sensi di legge, sulla base delle competenze professionali del soggetto ovvero dalla precedente sottoposizione a procedimento penale dello stesso per analogo reato societario.
Sanzione accessoria dovrebbe essere l’interdizione perpetua da ruoli amministrativi societari.

E’ ovvio che questo può solo essere un palliativo in attesa di un nuovo provvedimento legislativo esaustivo, finora nemmeno ipotizzato, che riguardi la crisi d’impresa a partire dagli atti amministrativi aziendali contra legem che la innescano, includendo le scelte antieconomiche scientemente (dolo) effettuate anche se formalmente non illecite, per arrivare a dei veri e propri reati autonomi contro la continuità aziendale. Con questa nuova normativa sarebbero inoltre soggetti legittimati ad agire tutti gli stakeholders, in particolare i soci non amministratori, particolari creditori e i lavoratori.

In pratica si auspica una normativa preventiva, e non “post mortem” come è stata finora, che coinvolga i soggetti interessati nella salvaguardia aziendale che diventerebbe quindi un bene socialmente condiviso, con il superamento delle anacronistiche barriere padronato/lavoratori e creditori/debitori.

Il fallimento, quindi l’estinzione dell’impresa, dovrebbe diventare un tragico punto di arrivo solo in casi senza soluzione, con dei reati propri limitati all'ambito della procedura post-fallimentare.

- - - - - -
* Giorgio Brughera è Dottore Commercialista iscritto all'Ordine di Milano e Revisore Legale dei Conti


giovedì 19 marzo 2015

La "compensazione" come strumento di evasione fiscale e riciclaggio

"Era un tiepido pomeriggio di primavera quando Mr. Chan si diresse con passo deciso verso l'unico bar della piazzetta sul mare. 
Cappellino e maglietta bianchi D&G, shorts azzurri e mocassini di camoscio. 
Uno zainetto anonimo lo faceva sembrare uno dei tanti turisti in attesa del traghetto per le isole davanti al litorale.
Tutto stava andando per il verso giusto, se non fosse stato per la barba finta che gli procurava un fastidioso prurito sul mento. Ma tra sé pensava che tutto si sarebbe concluso in pochi minuti.
Si avvicinò ad un tavolino, si sedette, poggiò lo zaino sulla sedia di fianco e attese.

Di lì a poco arrivò un uomo sulla sessantina, molto abbronzato, vestito con un pregiato completo di lino color blu cobalto e camicia bianca sbottonata sul collo. 
Mr. Smith, si sedette insieme a Mr. Chan.
Si tolsero gli occhiali da sole quasi simultaneamente, si strinsero velocemente la mano e ordinarono una bibita.

Dopo qualche minuto, Mr. Smith prese lo zaino e se ne andò.

Mr. Chan attese ancora un poco, pagò la consumazione e poi si incamminò per un'altra strada verso il luogo in cui avrebbe potuto reinstallare la batteria sul suo smartphone ed informare Mr. Jones, con un codice prestabilito, dell'avvenuta consegna del milione di euro in tagli da 500".

*   *   *

Il breve racconto potrebbe essere l'incipit di un romanzo di spionaggio con le classiche trame internazionali architettate dalle "barbe finte" di opposte bandiere.
Ma potrebbe anche essere un racconto di cronaca di quanto accade nella "Fase 1" di uno schema di evasione fiscale e riciclaggio noto con il nome di "meccanismo della compensazione".

Si immagini quindi che il ricco evasore fiscale, Mr. Smith, abbia la necessità di ottenere in tempi rapidi una grossa somma di denaro in contanti con il fine pagare in nero alcuni suoi fornitori e, al tempo stesso, un altro ricco uomo d'affari, Mr. Jones, debba riciclare un'analoga somma di denaro frutto di traffici illeciti.

Ed ecco il ruolo di  Mr. Chan. L'intermediario tra domanda e offerta di denaro contante. Una sorta di facilitatore del riciclaggio e dell'evasione fiscale.

In sostanza Mr. Chan si occupa in primo luogo del trasferimento materiale del denaro tra Mr. Jones e Mr. Smith, come schematizzato qui di seguito.



Ma questa è solo la prima delle due fasi del meccanismo della compensazione.
Infatti i servizi di Mr. Chan non si fermano qui.

A fronte di un "onorario" equivalente ad una percentuale del 5% della somma da trasferire, anche questa, inutile precisarlo, da liquidarsi in contanti, Mr. Chan si occupa anche della "compensazione estero su estero".
In particolare, la seconda fase dell'operazione, che potrebbe anche essere simultanea alla prima, si concretizza con una disposizione di bonifico per la medesima somma di un milione di euro dal conto corrente intestato a Mr. Smith, acceso presso una banca svizzera, a favore del conto cifrato di Mr. Jones acceso presso una banca off-shore delle isole Cayman.

Naturalmente ciò è possibile in quanto Mr. Chan è il prestanome di Mr. Smith ed è autorizzato ad operare fiduciariamente sui suoi conti svizzeri.

Ed ecco la "Fase 2" dello schema rappresentata qui di seguito.




Il meccanismo della compensazione potrebbe essere ancora più sofisticato se integrato con il sistema di trasferimento cosiddetto "conto a conto" (ne parleremo sul blog in futuro) oppure con il metodo del "deposito back to back".



venerdì 20 febbraio 2015

"Corporate washing", un esempio di contabilità elusiva

In molti casi là dove c'è "corporate washing" c'è anche elusione fiscale.


Si immagini una società Alfa che possiede nel proprio patrimonio netto riserve distribuibili già sottoposte a imposizione fiscale, per importo pari a $ 300.

Ora si immagini una seconda società, che chiameremo Beta, il cui elevato reddito imponibile determina una imposizione fiscale pari a $ 500.

Sul finire di un indeterminato esercizio amministrativo Beta acquista l'intero capitale di Alfa per $ 1.000 e subito dopo delibera la distribuzione a se stessa delle riserve facoltative distribuibili pari a $ 300.
Successivamente Beta cede Alfa ad una terza società (Gamma) per un corrispettivo di $ 700.
Pertanto Beta realizza una minusvalenza di $ 300.
La minusvalenza in tal modo inciderà direttamente sulla base imponibile di Beta, riducendola.

In seguito a questa operazione Beta dovrà versare all'erario $ 400, realizzando da un lato un risparmio fiscale pari a $ 100 e dall'altro un introito finanziario pari a $ 300 dovuto all'incasso delle riserve distribuibili di Alfa. I fondi incassati, si noti, assorbiranno interamente la perdita da alienazione.

Naturalmente Beta, per allontanare i sospetti sui propri intendimenti elusivi, illustrerà con dovizia di particolari, nelle proprie comunicazioni sociali, le valide ragioni economico-finanziarie sottostanti all'operazione appena descritta... per buona pace del fisco.



martedì 10 febbraio 2015

eBay, attenzione alle truffe on-line

Il reato è qualificato dall'art. 640 del Codice Penale e si traduce in tutti quei comportamenti atti a trarre in errore la vittima tramite il ricorso ad astuzie, artifizi e raggiri.

Il commercio on-line è ormai bersaglio privilegiato dei cyber-truffatori e il blog Fraud Auditing & Forensic Accounting ha più volte trattato la materia.
Tuttavia non si è mai affrontato il tema delle truffe portate a segno attraverso i siti di aste on-line, tra i quali il più famoso è il sito eBay fondato il 6 settembre 1995 dall'informatico iraniano naturalizzato statunitense, Pierre Morad Omidyar.

Sono molte le tipologie di truffe che si sono osservate nel tempo aventi come obiettivo la piattaforma eBay, ma ce n'è una che ha raggiunto una certa popolarità, almeno nel contesto italiano.

Immaginiamo che un utente eBay abbia pubblicato l'annuncio per la vendita di un'automobile a pedali griffata "Ferrari" mai utilizzata, fissando il prezzo in 2.000 euro, la data di scadenza dell'offerta e un set di foto, tra le quali quelle riportate qui di seguito.




 


La truffa ha inizio con l'invio di un messaggio di posta elettronica da parte di un ipotetico acquirente interessato al prodotto.
Si tratta di un cittadino cinese rimasto positivamente impressionato dalla bellezza dell'automobilina e dell'assoluta qualità dei materiali.
Il prezzo è giudicato dal compratore come "pienamente adeguato" essendo un giocattolo di lusso, perfetto da regalare al proprio figlioletto per il prossimo compleanno.

L'acquirente nella mail specifica che è disposto a pagare l'articolo mediante assegno bancario.
Naturalmente l'acquisto dovrà avvenire in tempi molto rapidi visto che la festa di compleanno sarà organizzata di lì a poco e che il giocattolo dovrà essere spedito nello Jilin, una remota provincia nord-orientale della Repubblica Popolare Cinese.

Non appena il venditore si dimostra interessato, il presunto acquirente lo informa che la consegna del bene dovrà avvenire nelle mani di un proprio amico cinese residente in Italia, il quale si occuperà anche della spedizione in Cina. Ciò faciliterebbe le pratiche doganali e di spedizione attraverso corrieri cinesi. Ovviamente l'unico obiettivo dell'acquirente è di far arrivare a destinazione la macchinina a pedali nei tempi più brevi possibili.

Alla prima titubanza del venditore, l'acquirente dimostrandosi molto interessato al prodotto, offre di aumentare di due o tre volte la somma richiesta, come forma di garanzia. La differenza tra il prezzo del giocattolo e l'importo dell'assegno sarà poi restituito dal venditore al momento della consegna del bene all'intermediario italiano.

Pertanto a fronte di un prezzo di 2.000 euro, il presunto acquirente invia un assegno pari a 6.000 euro.

L'acquirente riceve l'assegno e lo porta in banca per l'incasso e il giorno successivo consegna il prodotto all'amico del compratore, del quale quest'ultimo ha fornito le generalità.
Con l'automobilina il venditore consegna all'intermediario anche una busta contenente una somma pari a 4.000 euro in contanti corrispondete alla differenza tra l'importo dell'assegno e il prezzo del bene (oppure gli consegna la contabile bancaria a dimostrazione dell'avvenuto bonifico a favore di un c/c cinese fornito precedentemente dal compratore).

Tutto potrebbe terminare qui.
Tuttavia la banca impiega parecchi giorni per verificare l'effettiva bontà dell'assegno emesso dal compratore cinese e una settimana dopo informa il venditore che il documento non è regolare.

Accertamenti successivi condotti dall'Autorità Giudiziaria, dimostreranno che le connessioni internet utilizzate dai criminali sono state effettuate grazie a computer in precedenza violati e/o da postazioni presenti all'estero, utilizzando la rete di comunicazione anonima "Tor".
Inoltre, l'identità dell'intermediario che ha preso in consegna il bene non ha trovato alcun riscontro nell'anagrafe italiana e sarà accertato che il c/c cinese, beneficiario del bonifico, è intestato a soggetti che hanno fornito false generalità ed è stato chiuso appena dopo l'accredito della somma di denaro.


venerdì 16 gennaio 2015

Seminario sulle tecniche di computer forensic (Milano, febbraio 2015)



TRE14 S.R.L.

la società milanese Tre14
focalizzata nel settore dell'investigazione digitale
organizza un seminario
dal titolo:


L’impiego della computer forensics 
in ambito penale:
tecniche, strumenti e casi pratici



L'evento è GRATUITO e potranno partecipare i soli AVVOCATI PENALISTI.

Sono in programma altri incontri espressamente rivolti agli avvocati civilisti, ai dottori commercialisti, ai curatori fallimentari ed alle aziende secondo un calendario che sarà via via pubblicato sul sito di Tre14 (www.tre14.it/eventi) e sul blog "Fraud Auditing & Forensic Accounting".

Al fine di partecipare all'incontro non è richiesto un background tecnico-informatico, in quanto l’esposizione è orientata alla presentazione di casi realmente trattati nei quali si mostrano le potenzialità delle metodiche informatiche applicate a procedimenti penali.

L’evento si terrà presso la sede della società Tre14 Srl, via G. Prati 4, Milano, a scelta tra le seguenti date:

- 12/2/2015 dalle ore 16.00 alle ore 17.30

- 17/2/2015 dalle ore 16.00 alle ore 17.30

I posti sono limitati e la partecipazione è vincolata all'effettiva disponibilità, pertanto si invita chi fosse interessato a comunicare la sua adesione inviando una email al seguente indirizzo di posta elettronica: eventi@tre14.it

All'incontro interverrà il dott. Stefano Martinazzo, dottore commercialista e fraud auditor presso JNP Srl (www.jnpforensic.com) ed è previsto un dibattito conclusivo tra i partecipanti sulle tematiche trattate.

Al termine dell’evento sarà offerto un rinfresco di saluto e sarà distribuita una copia del “Glossario ragionato dei principali termini di informatica forense, edizione 2015”.

*    *    *

Argomento dell’incontro
La computer forensics è la disciplina scientifica che fornisce valore probatorio a evidenze digitali estratte da PC, server, smartphone e web/cloud.
Vengono utilizzate tecniche, metodologie e apparecchiature – imposte anche dalla L. 48/2008 – per assicurare che i dati elettronici, estremamente volatili, non subiscano alterazioni durante i processi di estrazione e analisi, garantendo l’integrità delle tracce digitali originali.

Ma la computer forensics è anche altro: utilizza software particolari e specifici che permettono di ricostruire le attività di un utente, ricercare elementi precisi, effettuare confronti e trovare corrispondenze anche in presenza di enormi quantità di file.
Tali software possono anche essere utilizzati direttamente anche da persone di nessuna esperienza tecnica, ma di competenza specifica del problema reale (avvocato, commercialista o parte lesa che sia).

Dopo una breve introduzione specifica dell’ambito della computer forensics, l’incontro ha lo scopo di presentare, tramite casi reali, come le tecniche informatiche possano essere di utilità nella ricostruzione degli eventi di causa. Tra i casi trattati:
- furto di dati aziendali
- diffamazione via web/mail, stalking
- accesso non autorizzato a sistemi aziendali
- ricostruzione economica-finanziaria di danni o di situazioni societarie


I relatori
Alessandro Borra, titolare della società Tre14 Srl. Possiede una profonda conoscenza delle tematiche di sicurezza in ambito IT e vanta una lunga e diffusa esperienza in ambito tecnico e manageriale sviluppata in diverse società private. Laureato in Fisica, è consulente di digital forensics con un’elevata competenza delle tematiche giuridiche e di procedure, metodologie di trattamento e tecniche di analisi dei dati elettronici. Ha partecipato come CTU/CTP a diversi eventi giudiziari di rilevanza nazionale. E’ accreditato nell’Albo dei Consulenti Tecnici presso il Tribunale Ordinario di Milano, sia in materia di diritto civile che penale ed è responsabile del settore categorico ‘elettronica e informatica’ nel Collegio Lombardo Periti Esperti Consulenti.

Stefano Martinazzo, Dottore Commercialista iscritto all'Ordine di Milano e Revisore Legale dei Conti, laureato in Economia Bancaria, Finanziaria e Assicurativa, ha maturato oltre quindici anni di esperienza come fraud auditor, dapprima presso il dipartimento di Forensic Accounting & Litigation di KPMG Advisory S.p.A. di Milano e, a partire dal 2010, presso JNP S.r.l.. Si occupa principalmente della gestione e dello svolgimento di incarichi professionali di contenuto investigativo in materia economico-finanziaria e contabile, intervenendo nei casi di frode ed illecito societario. Ha fornito supporto tecnico in occasione di numerose indagini promosse dalla magistratura milanese in materia contabile, amministrativa e finanziaria. In questo ruolo, maturato in occasione di inchieste di primaria rilevanza, ha analizzato parecchie fattispecie di reato societario, quali per elencare alcune: false comunicazioni sociali, appropriazione indebita, frode fiscale, corruzione e concussione, aggiotaggio, riciclaggio, truffa e i reati previsti dal D.Lgs 231/01.

Maurizio Bedarida, ingegnere elettronico laureato presso il Politecnico di Milano, vanta 25 anni di esperienza nel settore della sicurezza informatica, sia in ambito pubblico che privato. Da anni è consulente tecnico informatico per diversi Pubblici Ministeri presso numerose Procure italiane con competenza sia nei crimini informatici che nella fraud analysis. Vanta un’approfondita esperienza diretta nella progettazione e gestione della sicurezza di infrastrutture informatiche critiche, di sistemi di gestione della Sicurezza Informatica, di reti di telecomunicazioni, di cybercrimes e di data mining.



mercoledì 7 gennaio 2015

L'attività antifrode come strumento per la crescita

I manuali di forensic accounting distinguono le frodi esterne, caratterizzate da attacchi attuati da soggetti terzi all'azienda, dalle frodi interne commesse dai dipendenti della società.
In molti casi la frode esterna è opera di organizzazioni criminali di varia natura che pianificano attacchi volti a sottrarre la maggior quantità di ricchezza in un breve lasso di tempo.

Ma sono molte le aziende sufficientemente attrezzate per far fronte a tali minacce grazie a procedure, sistemi e dispositivi fisici e informatici piuttosto avanzati a tutela del proprio patrimonio.
Difese che, in base alle statistiche più recenti commissionate dalle big4 e dagli organismi di vigilanza, sono molto più deboli se si parla di contrasto alle frodi di tipo interno.


Ma se la quasi totalità delle aziende di medio-grandi dimensioni è vittima di almeno una frode in corso di esecuzione in questo momento ad opera di dipendenti infedeli, solo una parte limitata di queste è in grado di individuarla grazie ad autonomi mezzi di prevenzione e controllo.
E, secondo tali ricerche, la situazione è molto più drammatica nel contesto italiano rispetto agli altri Paesi industrializzati.

Circa il 30% delle frodi interne è commessa da uno o più top manager, cioè da quel personale direttivo di rango elevato avente ruoli di responsabilità e rappresentanza. E, non è difficile immaginarlo, l’ammontare del danno arrecato all'azienda è direttamente correlato al livello gerarchico ricoperto dal dipendente infedele che commette la frode.

Pertanto un amministratore delegato, se disonesto, provocherà una perdita economica di molto superiore rispetto ad una frode commessa da un impiegato avente funzioni esecutive.

Per di più il fenomeno delle frodi interne attuate da soggetti che ricoprono ruoli chiave è in netto aumento. A livello globale si stima un incremento medio del danno economico originato da frode interna nell'ordine del 5% rispetto all'anno precedente.

La totalità degli studi e delle ricerche più aggiornate affermano che le frodi interne potrebbero essere dimezzate grazie al potenziamento dei controlli. Analogamente un management onesto sarebbe da solo in grado di ridurre la restante parte del danno derivante da frode.

In altre parole, l’abbinamento “controllo interno/onestà direzionale” basterebbe a ridurre il rischio di frode aziendale a livelli trascurabili, alla cui identificazione residuale potrebbero concorrere anche l’insieme dei controlli esterni e dei sistemi di segnalazione anonima.

Alla luce di quanto affermato, stupisce il numero esiguo di aziende italiane che investono in programmi di prevenzione e nella formazione del personale in materia antifrode.
Purtroppo questo è un atteggiamento miope che indubbiamente sta ostacolando una sana ed onesta ripresa economica.


domenica 4 gennaio 2015

LA FRODE NELLA GESTIONE AZIENDALE




ASSOTAG 
(Associazione Italiana dei Periti e dei Consulenti Tecnici nominati dall'Autorità Giudiziaria)
in collaborazione con
ADZ Morison
presentano


Corso


LA FRODE NELLA GESTIONE AZIENDALE

Milano 
mercoledì 25 febbraio 2015
ore 10.00 - 17.00
c/o
ADZ Morison, via Alberto da Giussano, 16


Argomenti
Il corso fornirà alcuni cenni teorici sulle frodi aziendali e le metodologie di prevenzione, individuazione e gestione dei fenomeni fraudolenti.
Il programma darà indicazioni riguardanti la definizione e le caratteristiche della frode, le tipologie e gli schemi più diffusi e gli elementi che distinguono un buon modello di prevenzione e mitigazione del rischio di frode.

Destinatari
Consulenti tecnici d’ufficio di parte
Amministratori delegati e Direttori generali
Direttori finanziari
Revisori
Analisti credito
Programma
Teoria delle frodi

Ambiti merceologici trattati
Frodi nel commercio
Frodi nei servizi

Docente
Stefano Martinazzo 
Senior manager in Fraud investigation and Dispute services c/o JNP S.r.l. (www.jnpforensic.com)
Dottore commercialista e Revisore legale dei conti

Informazioni sulla quota e le modalità di iscrizione
Quota di partecipazione: € 300,00 + IVA. 
La quota comprende spuntino di lavoro fra le ore 12.30 e le 13.30.
Per le aziende che iscrivono almeno quattro persone, la quota pro capite è di € 240,00 + IVA.
Iscrizione e pagamento: entro e non oltre il 18 febbraio 2015.

Per informazioni sulle modalità di iscrizione
Segreteria del corso: ADZ Morison, Chiara Arduino, telefono 02 780667, c.arduino@adzmorison.it