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mercoledì 27 febbraio 2013

Difendere la legalità nel sistema finanziario (Milano - 25 marzo 13)



AssoTAG    e    IUS et VIS

organizzano un seminario orientativo sul tema

DIFENDERE LA LEGALITA’
NEL SISTEMA FINANZIARIO

Lunedì 25 Marzo 2013
14,00 - 18,00
Sala del Giudice di Pace
Via Francesco Sforza, 23 
Milano


L’opacità informativa è sempre stata alla base di ogni intenzione criminale connessa ai reati finanziari. In altri termini, il reato tende ad essere perpetrato quando c’è una cortina sufficiente a nascondere l’intento criminoso alle Autorità preposte al controllo ed alla repressione. 
Studiando il reato finanziario da una prospettiva storica, è possibile notare come nel secolo scorso si tendeva a produrre opacità attraverso le c.d. “scatole cinesi”, ovvero l’istituzione di numerosi layers societari, preferibilmente offshore e localizzati in nazioni accomodanti dal punto di vista della trasparenza informativa e della vigilanza.

Nell'ultimo ventennio sono emerse nuove modalità di creazione di opacità informativa, utili soprattutto a distorcere le informazioni riportate nei bilanci societari e nei prospetti informativi, con il fine esplicito di ingannare e danneggiare azionisti e investitori esterni; queste modalità fanno ampio uso di strumenti finanziari derivati. 
Infatti lo strumento derivato, per la sua estrema flessibilità e duttilità, può essere ingegnerizzato in maniera molto complessa con il fine non dichiarato di rendere poco percepibili i flussi finanziari presenti e futuri fra le parti stipulanti.

Dietro la complessità strutturale, che oltre a rendere poco chiari i meccanismi di funzionamento del contratto ne rende problematica anche la sua valutazione in termini di “valore equo”, possono facilmente insinuarsi intenzioni fraudolente; queste possono essere tese a nascondere flussi di pagamenti illegali, a fornire informazioni false in relazione al valore equo del contratto da rappresentare in bilancio, a falsificare le informazioni sui costi e sui rischi connessi con la sottoscrizione dell’investimento con la conseguenza di incentivare l’assunzione inconsapevole di rischi eccessivi.

Il ripristino di un contesto di trasparenza informativa, che renda difficoltoso il perpetrarsi di reati finanziari attraverso i prodotti derivati, passa necessariamente attraverso l’utilizzo delle corrette metodologie di analisi probabilistica dei rischi e dei costi del contratto derivato.
Si tratta delle stesse tecniche utilizzate dalle banche e dagli intermediari finanziari per la progettazione dei derivati e per la loro corretta valorizzazione in bilancio.

In sostanza se le stesse informazioni che sono utilizzate per “innescare” il prodotto derivato fossero condivise con gli azionisti e gli investitori esterni, le opportunità di utilizzo criminale dei contratti derivati sarebbero automaticamente “sterilizzate” in via preventiva.


BREVE RESOCONTO DEL CONVEGNO (QUI)



Programma del seminario

Ore 14,00 - Registrazione partecipanti

Ore 14,15 - Saluto introduttivo - Avv. Marco Massironi - Presidente IUS et VIS

Ore 14,30 - Tavola rotonda - modera l'Ing. Alfonso Scarano - Presidente AssoTAG (Associazione Italiana dei Periti e dei Consulenti Tecnici nominati dall'Autorità Giudiziaria)

Panel dei relatori

Avv. Emilio Girino - docente del Centro Universitario di Organizzazione Aziendale di Altavilla Vicentina.
Contratti OTC di derivati finanziari e derivati creditizi

Prof. Francesco Corielli - docente associato Dipartimento Finanza, Università Bocconi
I costi impliciti nei contratti derivati finanziari

Avv. Massimo Cerniglia - Vicepresidente Federconsumatori
Nullità e/o annullamento dei contratti sottoscritti dagli amministratori infedeli

Prof. Michelangelo Nigro - docente Università Carlo Cattaneo-Liuc
Un caso di dissesto di ente territoriale italiano

Avv. Mauro Anetrini - avvocato penalista
Antiriciclaggio - effetti della penetrazione di denaro illecito nel sistema finanziario

Avv. Antonio Tanza - Vicepresidente Nazionale ADUSBEF Onlus
Contratti finanziari e indice euribor

Avv. Prof. Marilisa D'Amico - Ordinario di Diritto Costituzionale Università degli Studi di Milano
Profili costituzionali nella difesa del risparmio


Ore 17,30 - Domande dal pubblico

Ore 18,00 - Chiusura dei lavori

*    *    *

La partecipazione è gratuita. 
Le iscrizioni devono pervenire entro il 20 marzo 2013 utilizzando le istruzioni indicate nel sito dell’Associazione IUS et VIS (www.iusetvis.it)

Per gli Avvocati:
Il seminario è accreditato presso il Consiglio dell'Ordine Avvocati di Milano per il riconoscimento di tre crediti per la formazione continua degli Avvocati in materia civile.
I crediti verranno riconosciuti solo a coloro che seguiranno il seminario, registrando la propria partecipazione sia all'inizio sia al termine dell'incontro. 
E' ammessa una tolleranza di 15 minuti complessivamente.

*    *    *

Breve CV dei relatori

Avv. Emilio Girino
Avvocato in Milano, Managing Partner dello Studio Ghidini, Girino & Associati, la sua attività professionale è principalmente orientata nei settori del diritto finanziario e bancario, delle operazioni societarie e della contrattualistica di impresa. Autore di numerosissimi articoli su riviste di settore, di un Dizionario di Finanza e di due monografie in materia di derivati, è docente di finanza del CUOA, editorialista di Milano Finanza e opinionista di Class Tv Cnbc. È stato co-redattore del Nuovo Codice Assoreti di Comportamento delle reti ed ha ricoperto, nel triennio 2003-2006 ha ricoperto la carica di Consigliere di Amministrazione di IW Bank S.p.A.. Siede nel Collegio Nord e nel Collegio Nazionale di Coordinamento dell’Arbitro Bancario Finanziario.

Prof. Francesco Corielli
Docente associato Dipartimento Finanze dell'Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano, docente associato di statistica presso il dipartimento di finanza, visiting presso la London Business School e Imperial College of Arts and Science di Londra. La sua attività scientifica di ricerca segue quattro filoni: analisi empiriche di problemi di corporate finance, studio delle qualità statistiche per misurare le performance nel campo della gestione finanziaria, applicazione nel campo del risk management, studio della robustezza dei modelli per la valutazione di derivati.

Avv. Massimo Cerniglia
Vicepresidente Federconsumatori, ha aderito alla Lega per i Diritti dei Cittadini e ha coordinato il servizio di Orientamento Legale agli Immigrati istituito con il sostegno della Provincia di Roma e della Filef. Nel 1987 è stato co-fondatore dell'Associazione di Consumatori Adusbef, di cui è Vice Presidente e coordinatore del Servizio Legale Nazionale. Professore a contratto della Terza Università di Roma, alla Cattedra di Diritto Commerciale.

Dott. Michelangelo Nigro
Docente della Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, giornalista pubblicista, delegato Uncem sui temi della finanza pubblica locale, socio aggregato ASFIM - Associazione Specialisti di Finanza d'Impresa e Controllo di Gestione Amministratore di Alternativa s.r.l., autore di numerose pubblicazioni in materia di finanza. Collaboratore del Sole 24 ore.

Avv. Mauro Anetrini
Avvocato penalista, membro della Commissione Scientifica del Consiglio dell'Ordine di Torino, esperto senior per il Ministero degli Affari Esteri in Agfhanistan nell'ambito della cooperazione alla ricostruzione del sistema giudiziario nazionale nel 2010. Ha esperienze professionali molto significative nel caso "Enimont", casi di bancarotta fraudolenta, frode in danno dello Stato e di Enti Pubblici, truffa in danno di istituti bancari, previdenziali e assicurativi, casi di operazioni di borsa illecite.

Avv. Antonio Tanza
Avvocato del Foro di Lecce, riveste la carica di Vicepresidente dell’ADUSBEF al 1999, Consigliere del CRCU Puglia (Consiglio Regionale dei Consumatori ed Utenti) dal 2007 e del CNCU (Consiglio Nazionale dei Consumatori ed Utenti c/o il Ministero delle Attività Produttive) dal 2011. Ha difeso i consumatori in diverse centinaia di cause in tema di contratti bancari, apercredito e mutui, usura e frodi finaziarie (Cirio, Parmalat, prodotti My Way e For You, Tango Bond, Lehman Brothers, Agenzie di Rating, Carte revolving, Euribor). E’ stato autore di una decina di libri di diritto bancario, finanziario e diritto dei consumatori, nonché di una cinquantina di pubblicazioni scientifiche. Collabora con diverse università, è docente in vari Master e nei corsi Altalex di diritto bancario.

Avv. Prof. Marilisa D'Amico
Attualmente tiene, presso il Dipartimento di Diritto Pubblico, Processuale Civile, Internazionale ed Europeo della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano, il corso di Diritto costituzionale, Diritto costituzionale progredito e Giustizia costituzionale. E’ direttore della sezione di Diritto costituzionale. È coordinatrice scientifica del Corso di perfezionamento in Pari Opportunità e discriminazioni di genere. È delegata del Rettore dell’Università degli Studi di Milano per la disabilità e l’handicap. È componente del Comitato pari opportunità istituito presso l’Ordine degli Avvocati di Milano. E’ attualmente membro del Consiglio comunale del Comune di Milano e Presidente della  Commissione Affari Istituzionali istituita presso il Consiglio comunale del Comune di Milano. È responsabile scientifica, insieme alla Prof.ssa Luisa Leonini, del corso “Donne, politica ed istituzioni. Percorsi formativi per la diffusione della cultura di genere e delle pari opportunità”, che si svolge presso l’Università degli Studi di Milano. Esercita la professione di Avvocato.


mercoledì 20 febbraio 2013

Limiti intrinseci della revisione contabile effettuata in presenza di frodi

di Stefano Martinazzo

I redattori, i controllori e i destinatari delle comunicazioni sociali sanno che errori, semplificazioni e arrotondamenti sono tecnicamente inevitabili.
Naturalmente tali insufficienze informative sono tollerate entro un limite ben preciso, rappresentato dai concetti di “significatività” e “rilevanza”.
Sebbene la valutazione su ciò che è rilevante e su ciò che è significativo spetti al giudizio professionale del revisore, generalmente si tende a ritenere rilevante ogni informazione che, se omessa, possa influenzare le valutazioni e le decisioni degli stakeholder.
Naturalmente la scelta del livello accettabile di significatività dell’errore non può prescindere da una serie di valutazioni che il revisore deve compiere in sede di pianificazione del lavoro e che determinano l’approccio, la metodologia e le attività che saranno seguite lungo l’intero iter dell’incarico di revisione.
In buona sostanza l’applicazione di specifiche procedure, definite caso per caso, ha lo scopo di ridurre ad un livello accettabile il rischio di non identificare errori significativi, in modo tale da fornire al lettore del bilancio una rappresentazione il più fedele possibile della situazione patrimoniale, finanziaria e reddituale dell’azienda.
Torniamo alla nozione di “errore”.
L’errore può essere inteso come differenza tra dato reale e dato rappresentato nel bilancio. Può avere natura quantitativa (quando riguarda l’aspetto numerico) oppure qualitativa (nel caso di carenze descrittive). Può essere determinato da comportamenti accidentali e involontari ovvero da condotte intenzionali.
In quest’ultimo caso, con molta probabilità, si è in presenza di un fenomeno fraudolento.
(...)

[L'articolo completo è pubblicato sull'edizione on-line di Diritto 24 - Il Sole 24 Ore] 


lunedì 11 febbraio 2013

Banco Ambrosiano: operazioni in conto deposito

di Carlo Calvi


L’accordo che intendo descrivere era chiamato dallo IOR (Istituto per le Opere di Religione) e da mio padre "operazioni in conto deposito".

La Cisalpine Overseas Bank di Nassau, Bahamas (o CISO), primo nome di quello che poi divenne il Banco Ambrosiano Overseas Ltd (o BAOL), accreditava conti di IOR. 
IOR a sua volta versava importi sul conto corrente di United Trading Company (o UTC), un'entità panamense non bancaria, acceso presso la Banca del Gottardo di Lugano (o BdG), banca svizzera appartenente al Gruppo Banco Ambrosiano.

CISO → IOR → UTC 

IOR percepiva interessi attivi più elevati da UTC rispetto a quelli che doveva pagare in tassi passivi a CISO.
Le operazioni avevano luogo anche in senso inverso ma con la Banca del Gottardo (o BdG) come erogante e non con UTC, a tassi tali che ne derivasse comunque una differenza a favore di IOR. Questo secondo accordo fu confermato da mio padre a IOR con lettera del 24.11.1976. 

BdG → IOR → CISO 



Tab. 1 - Posizione Ciso-IOR al 30 giugno 1977
(click per ingrandire)

Le azioni rappresentanti l’intero capitale della UTC erano conservate da IOR come rappresentato dalla seguente Doc. 2 e furono consegnate ai Liquidatori alla firma della transazione tra IOR e le banche creditrici.



Doc. 2 - Transazione stipulata il 25 maggio 1984 (Appendice V – Capitale sociale UTC)
(click per ingrandire)

L’Arcivescovo Paul Casimir Marcinkus era membro del Consiglio di Amministrazione di CISO sin dalla sua costituzione e Presidente di IOR. 
Mio padre era Presidente di CISO e Presidente del Banco Ambrosiano S.p.A..

Nel 1978 l'Ambrosiano Group Banco Comercial di Managua, Nicaragua (o AGBC) subentrò a CISO in queste operazioni (Tab. 4). Il trasferimento fu comunicato a IOR con lettera inviata il 24.10.1978 (Doc. 3). 


Doc. 3 – Lettera CISO-IOR del 24 ottobre 1978
(click per ingrandire)




Tab. 4 - CISO - AGBC - BdG - UTC operazioni conto deposito con IOR al 3 gennaio 1979 
(click per ingrandire)

In una ulteriore lettera inviata a IOR in data 17.12.1979 il Banco Ambrosiano Andino di Lima, Perù (o BAA), assunse gli impegni di AGBC come è illustrato nella Tab. 5.


Tab. 5 - Posizione al 15 dicembre 1979 presso IOR.
(click per ingrandire)

Tali operazioni vennero effettuate in più riprese nel corso di oltre dieci anni.
Una Commissione costituita da esperti del Vaticano e del Governo Italiano fu istituita il 24 dicembre 1982. L’Arcivescovo Marcinkus ha dichiarato a questa Commissione, in una relazione da lui firmata l’1.7.1983, che le operazioni CISO-IOR-UTC iniziarono il 23.12.1974.

In realtà le operazioni hanno avuto origine oltre due anni prima con la società del Liechtenstein Radowall, che era titolare degli stessi conti poi di UTC presso IOR. Il Vaticano non produsse alla Commissione la documentazione relativa a Radowall, che pure aveva rappresentato per IOR considerevoli profitti in operazioni su titoli di entità del Gruppo Ambrosiano.

Istruzioni e contabilità delle operazione conto deposito provenivano dalla Banca del Gottardo e con questa banca IOR aveva firmato un contratto di gestione per UTC.

La Commissione ha definito i documenti intercorsi tra IOR e mio padre a definizione di questo rapporto la "corrispondenza parallela" in quanto i funzionari di CISO e BdG hanno sostenuto di non esserne a conoscenza. La corrispondenza parallela non aveva alcuna validità esterna e non poteva essere mostrata a terzi al di fuori di IOR e Ambrosiano.

Pierre Siegenthaler, direttore di CISO, ascoltato dalla Commissione Italo-Vaticana a Ginevra il 22.6.1983, ha dichiarato a questo proposito di essere venuto a conoscenza della corrispondenza parallela nel luglio 1982. Siegenthaler ha aggiunto che i revisori contabili di CISO non avrebbero mai accettato un indebitamento così elevato verso una panamense come UTC.

La Commissione ha attribuito connotati particolari alle operazioni di conto deposito e ha dedicato un capitolo a parte alla loro trattazione. La Commissione si pose il compito di individuare nell'insieme la comune volontà delle parti; nella corrispondenza parallela oltre che nel trattamento documentale e di bilancio che le entità partecipanti avevano fatto delle operazioni nel corso del tempo.

La Commissione ha rilevato che le direttive IOR riguardanti addebiti e accrediti presso BdG sia per la sequenza BdG-IOR-CISO che per CISO-IOR-UTC é documentata da una serie di telex o da diciture contabili sottoscritte da IOR. Non si è riscontrata connessione tra flussi in entrata e flussi in uscita. Le operazioni da un periodo di massima densità a metà anni settanta, si sono gradualmente ridotte per concludersi nel 1982.

IOR operava in maniera del tutto autonoma. Non si sono individuati né un formale contratto fiduciario né registrazioni contabili indicanti l’esistenza di un rapporto di intermediazione bancaria. La Commissione ha notato che l’assenza di una regolamentazione contrattuale indicante che IOR aveva una posizione fiduciaria presenta un rischio considerevole in particolare quando vi intervenga un soggetto non bancario come UTC.
IOR appare sempre come debitore di BdG e CISO.

I rappresentanti della Santa Sede in seno alla Commissione, tra cui Renato Dardozzi, hanno indicato che é possibile un rapporto di natura fiduciaria in assenza di formalizzazione della volontà contrattuale delle parti.

Secondo la Santa Sede: "questi rapporti non potevano che inquadrarsi nell'ambito delle relazioni tra IOR e Roberto Calvi, le quali erano caratterizzate da un’ampia e reciproca fiducia".

I Liquidatori di BAOL, successore di CISO, chiesero il pagamento di questi prestiti a IOR che rifiutò di pagare.
BAOL trattenne i depositi di IOR presso di loro in compensazione.
Ne seguì una transazione e IOR consentì alla compensazione e accettò di rimborsare BAOL lasciando comunque un ammanco di $ 8 milioni per BAOL che lo reclamò a Coopers & Lybrands, suoi revisori contabili, nei tribunali di Nassau, Bahamas.

Questa causa ha evidenziato il fatto che l’Arcivescovo Marcinkus in quanto amministratore aveva una responsabilità verso BAOL di agire nel suo interesse oltre che dello IOR. Era suo dovere in quanto amministratore di esporre questa rete parallela. Questo é particolarmente rilevante se si considera che i rapporti IOR-BAOL costituivano una voce rilevante nei bilanci di quest’ultimo. Coopers & Lybrands ottennero dall'Arcivescovo Marcinkus una lettera in cui indicava di essere a conoscenza dell’indebitamento di IOR con BAOL.

L’Arcivescovo Marcinkus ha partecipato a tutte le riunioni del Consiglio di Amministrazione di CISO-BAOL per un periodo di oltre dieci anni e non ha mai menzionato UTC in queste riunioni. Lo IOR ha sempre inviato conferma a Coopers & Lybrands del suo indebitamento con CISO poi BAOL senza mai menzionare UTC.

La causa ha affermato una comune responsabilità di Marcinkus e mio padre nei confronti della banca.

A seguito del processo di primo grado nel giugno 1981 svoltosi a Milano, in cui mio padre fu accusato di violazioni valutarie, vi fu durante l’estate una serie di incontri IOR-Ambrosiano. Si produsse una contabilizzazione di queste operazioni.
A giugno 1981 l’indebitamento di UTC con IOR era di $ 217 milioni e il conseguente indebitamento di IOR rispettivamente con BAOL e BAA era di $ 89,4 milioni e $ 127,6 milioni.

Lo scopo di queste operazioni era stato di costituire e occultare una rete parallela di società ed esborsi ma IOR non si dissociò dagli impegni. Infatti quando nel marzo 1982 Banco Ambrosiano Services di Lussemburgo inviò un rendiconto aggiornato a IOR il debito di UTC con IOR e conseguente indebitamento di questo con BAOL e BAA si elevava a $ 223.3 milioni.
A fronte di queste passività UTC possedeva un Learjet.

Si prospettano qui due approfondimenti che esulano a questa trattazione. L’utilizzo che UTC fece di queste disponibilità che fu trattato dall’Avv. Fulvio Pelli che rappresentò i Commissari Liquidatori in Svizzera.
Le attività di Radowall predecessore di UTC, che IOR ha omesso di comunicare alla Commissione e su cui lavorava l’Avv. Giorgio Ambrosoli.

Carlo Calvi



*   *   *

Ringrazio il dott. Carlo Calvi per l'ormai consueta collaborazione con il blog nella ricostruzione delle intricate operazioni finanziarie riguardanti il Banco Ambrosiano S.p.A. ed accolgo subito la sua proposta di pubblicare i due approfondimenti suggeriti.
Per quanto riguarda le "operazioni in conto deposito" mi riserverò di elaborare una mia analisi di contenuto squisitamente tecnico. Credo infatti che la struttura dell'operazione qui descritta sia ricorrente anche ai giorni nostri, seppur con le varianti e le complessità determinate dall'evoluzione della legislazione e dei controlli.

Stefano Martinazzo


Per il commento tecnico cliccare QUI



martedì 5 febbraio 2013

Accordo AssoTAG - Fairmat S.r.l. (prodotti finanziari derivati)

In data 29 gennaio 2013 AssoTAG (Associazione Italiana dei Periti e dei Consulenti Tecnici nominati dall'Autorità Giudiziaria) e la società di consulenza finanziaria indipendente Fairmat S.r.l. hanno stretto un accordo per l'utilizzo del software "FAIRMAT" per l'analisi ed il pricing dei prodotti finanziari derivati.


Lo strumento informatico sarà utilizzato dal Gruppo di Studio istituito dal Consiglio Direttivo di AssoTAG denominato "Analisi finanziaria degli Enti Locali", con l'obiettivo di mappare, quantificare ed analizzare gli effetti degli strumenti finanziari derivati, singolarmente o per portafoglio, sottoscritti dagli Enti Locali.


In base all'accordo, Fairmat ha concesso ad AssoTAG in licenza gratuita quinquennale il proprio software ed il relativo business model, a fini di studio, ricerca e sviluppo con l'obiettivo ultimo di consentire all'Associazione di fornire informazioni di interesse pubblico.

Il Gruppo di Studio AssoTAG si compone di autorevoli esponenti appartenenti al mondo accademico e professionale, si tratta di CTU e CTP in vari procedimenti penali riguardanti l'utilizzo improprio della finanza derivata.

Pertanto argomento più che mai attuale!

Chi fosse interessato a far parte di questo progetto è invitato ad associarsi ad AssoTAG richiedendo informazioni al seguente indirizzo email: info@assotag.org


venerdì 1 febbraio 2013

Giocatori o riciclatori?

Qualche anno fa un giovane fraud auditor si fece convincere ad entrare in un casinò.

Si trovava con alcuni colleghi in una isoletta sperduta in mezzo all'oceano che si distingueva anche per essere bollata da molte giurisdizioni occidentali come "paradiso fiscale".

Il giovane si trovava lì per cercare di venire a capo di un giro vorticoso si denari per conto della casa madre di una controllata che aveva sede in quel luogo.
La nuova proprietà del gruppo voleva infatti vederci chiaro riguardo ad alcuni finanziamenti disposti dal precedente management a favore di società figlie che avevano tutte le caratteristiche per essere considerate come "di comodo".

Comunque, torniamo al casinò.



Il giovane fraud auditor, che chiameremo fantasiosamente Martino, entrò in quel mondo effimero fatto di luci, marmi, lampadari di cristallo, tappeti riccamente decorati, specchi corniciati d'oro. Insomma lusso dovunque in quell'enorme scatola priva di finestre e climatizzata artificialmente.

Circondato da gente di evidente ricchezza, Martino decise di cambiare l'importo minimo possibile in fiches.

Un po' spaesato si aggirò tra i tavoli osservando i fiumi di denaro che transitavano dai perdenti ai vincitori e tra queste due categorie ai proprietari della sala d'azzardo.

Martino però si accorse di un fatto strano.

Infatti vide alcune persone scambiare parecchie mazzette di denaro contante con fiches. Non avrebbe saputo dire con precisione quanti soldi potevano essere ma poteva immaginare alcune decine di migliaia di $$, forse anche 100.000 $. I biglietti avevano un taglio da 100 $.

Stupito ma anche incuriosito, il giovane cercò di capire se quell'importo fosse veramente destinato ad essere scialacquato in puntate aleatorie, champagne e via dicendo.

Tuttavia i signori si aggirarono lungamente tra i tavoli da gioco, chiacchierando amichevolmente con il personale della sala, bevendo qualche cocktail al bar e assistendo ad alcune partite degli immancabili incalliti della slot machine.

Effettivamente nulla del loro comportamento poteva classificare quei personaggi come fervidi giocatori. Anzi, era vero il contrario.
Davano l'impressione di essere alquanto annoiati.

Ad un certo punto però si decisero a puntare qualche fiche al tavolo della roulette. Sul rosso e sul nero. Sul pari e sul dispari. Piccole quantità di fiches. Qualche volta persero, qualche volta vinsero.
Nulla di che.

Ad un certo punto si guardarono e decisero di lasciare il casinò.
Si presentarono alla cassa a cambiare le numerose fiches.

Martino pensò "... forse questi signori sono molto scaramantici. Non è successa quella tal cosa che poteva scatenarli nella sfida alla dea bendata e quindi hanno preferito ritentare un'altra volta".

Il giovane stava già pensando a come spendere le poche fiches che gli erano rimaste in tasca, quando si accorse che quei signori ottennero dal cambio delle fiches non denaro contante, bensì una sorta di "buono" dall'aspetto di una cambiale.
Sul subito pensò ad un fatto normale, legato più alla scelta della casa da gioco di mantenere in cassa un certo livello di liquidità.

Ma dopo aver letto il regolamento riportato in una bacheca posta vicino all'uscita, Martino capì che quel "buono" rilasciato dal casinò era in tutto e per tutto assimilabile ad un qualsiasi titolo di credito, scambiabile in denaro contante presentandosi allo sportello di uno qualsiasi degli istituti bancari presenti sull'isola... e nelle vicinanze del casinò.

"Ma questo sistema può nascondere un'attività di riciclaggio", meditò!

In questo caso il casinò potrebbe divenire lo strumento (consapevole o inconsapevole) per trasformare denaro contante di provenienza illecita in uno strumento finanziario idoneo ad essere versato su di un c/c bancario, giustificando il deposito come una semplice vincita al casinò.
Una volta entrata nel circuito bancario, tale somma sarebbe stata oggetto di successivi trasferimenti di conto in conto, sino alla destinazione finale.

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Per quanto riguarda il contesto Italiano, molto diverso da quello appena descritto, gli schemi di riciclaggio legati al gioco d'azzardo sono richiamati nel rapporto annuale 2010 elaborato dall'Unità di Informazione Finanziaria (o UIF) istituita presso la Banca d'Italia. Tuttavia, come specifica il rapporto, le segnalazioni pervenute dai casinò o dalle case da gioco on-line sono state piuttosto contenute nel numero.


martedì 22 gennaio 2013

Normativa Antiriciclaggio e Responsabilità da Reato delle Società

Sulla "mensola del fraud auditor" è possibile trovare una vasta varietà di testi su tematiche molto diverse tra loro. 
E' la logica dell'aggiornamento multidisciplinare che ci impone questa necessità.

Però ci sono argomenti più importanti di altri che meritano una collocazione di rilievo sulla nostra mensola ideale.
Ne sono un esempio le tematiche relative al Modello organizzativo previsto dal d.lgs. 231/01.

Infatti quanti di noi non si sono mai trovati ad analizzare un Modello 231? Quante volte ci è capitato di doverlo strutturare, sviluppare o migliorare all'interno delle aziende? Oppure di doverlo esaminare e giudicare in qualità di consulenti tecnici dell'Autorità Giudiziaria?

Si tratta di un argomento complesso, non solo dal punto di vista concettuale o interpretativo, bensì anche perché il sistema di responsabilità da reato degli enti collettivi ha visto nel tempo un costante ampliamento del suo ambito di operatività.

Se agli albori dell'esperienza italiana di questi Modelli si volevano combattere i reati contro la Pubblica Amministrazione (l'Italia era ancora lacerata dagli scandali emersi in seguito alle inchieste del pool "mani pulite") successivamente si è utilizzato questo strumento estendendolo ai reati societari, ai delitti terroristici, a quelli contro la personalità individuale, agli abusi di mercato, ai reati di omicidio e lesioni colpose commessi in violazione della normativa antinfortunistica, al riciclaggio di denaro di provenienza illecita, ai reati informatici.

E qui emerge tutta la complessità di un argomento avente natura multidisciplinare (legale, economico-finanziaria, informatica, ingegneristica, socio-sanitaria eccetera) e la conseguente difficoltà di "coprire" i rischi legati a tutta la gamma dei reati e delle fattispecie fraudolente. 
Sino alle problematiche legate alla gestione aziendale del Modello organizzativo, alle sue frequenti integrazioni e agli aggiornamenti periodici.

Un buon Modello 231 è elemento essenziale per un'azienda che mira ad uscire indenne dal procedimento penale o, quantomeno, di subire sanzioni meno gravose.
Ma per raggiungere tale scopo è necessario dimostrare l'effettiva attuazione delle procedure e delle misure organizzative, di gestione, di controllo e sanzionatorie idonee a prevenire gli illeciti rilevanti per il settore di attività di riferimento.
Ed è in questa ottica, pur ribadendo che i modelli organizzativi non sono stati resi obbligatori dal legislatore, che essi rappresentano, di fatto, l’unica possibilità di difesa di cui dispone l'impresa che venga sottoposta ad indagini o imputata per taluno dei reati previsti dal decreto legislativo.

In buona sostanza, pertanto, un buon Modello 231 mira ad evitare perdite patrimoniali.

Questo è uno dei concetti fondamentali che gli autori del testo "Normativa Antiriciclaggio e Responsabilità da Reato delle Società" hanno voluto enfatizzare nel loro lavoro.
Sto parlando di due professionisti stimati ed autorevoli, docenti e studiosi di primissimo piano quali sono l'Avv. Maurizio Arena e il Prof. Avv. Ranieri Razzante.




I due autori richiamano con chiarezza e competenza gli elementi caratterizzanti di una buona gestione del Modello 231 evidenziando, ad esempio, come la responsabilità della sua adozione e attuazione risieda nell'organo dirigente. 
E' infatti il management ad essere chiamato a rispondere dagli azionisti nell'ipotesi in cui, per mancanza o negligenza nell'attuazione del Modello, la società fosse coinvolta in sede penale.

Mentre il protagonista del sistema di prevenzione degli illeciti voluto dal legislatore è l’Organismo di Vigilanza. 
Si tratta di un organo inedito, che sin da subito è stato al centro del dibattito in sede giurisprudenziale e dottrinale.

Ma con questa seconda edizione del libro, gli autori, oltre ad una approfondita revisione di tutti gli argomenti, introducono un aggiornamento fondamentale riguardante i delitti di ricettazione e riciclaggio.

Ed allora gli autori entrano nel merito degli ultimi pronunciamenti della Suprema Corte di Cassazione nonché delle sentenze del "Procedimento Impregilo" di primo e di secondo grado, che hanno sancito, per la prima volta dall'entrata in vigore del d.lgs. 231/01, l’esclusione della responsabilità in favore dell’ente che ha adottato un idoneo Modello organizzativo.

Ma la trattazione non si ferma certo qui.

Infatti il testo si completa con i tre provvedimenti sui controlli interni ai fini del contrasto al reato di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo emanati da Banca d’Italia, Consob e Isvap, nonché degli undici schemi di comportamento anomalo definiti dalla corrispondente struttura italiana della Financial Intelligence Unit, cioè dall'Unità di Informazione Finanziaria (o UIF).






lunedì 14 gennaio 2013

Revisione contabile e frodi aziendali. Un rapporto difficile!

Qualche anno fa mi trovai a passare davanti all'aula del Tribunale di Milano presso la quale si stava celebrando il processo Parmalat.
Avevo appena terminato alcuni impegni professionali all'interno del palazzo ma la mattina era fredda e piovosa e non mi andava di reintrodurmi subito nel traffico caotico di Milano.

Così entrai in quell'aula d'udienza. Più per perder tempo che per curiosità.
Era affollatissima.
Facendomi largo mi posizionai in un angolo. Poco dietro la linea dei giornalisti giudiziari e di fianco ad un ometto completamente calvo, sulla ottantina.
Ho pensato fosse uno dei tanti pensionati frequentatori dell'arena giudiziaria vista come alternativa ad altre attività ricreative, nella quale appassionarsi a costo zero assistendo al quotidiano match tra noti e meno noti registi, attori e comparse.
Uno dei tanti appassionati spettatori che spesso mi capita di intravedere nelle retrovie, quando partecipo ai processi come consulente tecnico. Solitamente molto preparati, persino più degli addetti ai lavori!
Armati come sono di apposito taccuino su cui annotare i particolari, le incongruenze e le contraddizioni ed anche gli strafalcioni e gli eccessi della difesa come dell'accusa.

Non esitai quindi a salutare quell'uomo con simpatia, il quale subito si rivolse a me con una domanda secca: "avvocato?".
Io: "scusi?". Il brusio intorno a noi era notevole.
"Lei è avvocato?" mi ripeté con voce più alta.
"No, no!" risposi. "Mi trovo qui per caso. Di che si tratta?".
Il breve dialogo che seguì mi chiarì che il mio interlocutore doveva avere origini romane. O di quelle parti.

Mi concentrai quindi per qualche minuto sul dibattimento in corso.
Si trattava dell'esame di un teste. Una persona molto distinta, sulla cinquantina, ben vestita. Preparata a rispondere in modo controllato e pacato, nonostante fosse incalzato dal Pubblico Ministero e richiamato più volte ad essere più preciso dal Presidente del collegio giudicante.

Ad un certo punto l'anziano sbottò e voltandosi verso di me disse qualcosa del genere: "...ma alora sti revisò che cé stanno a fàà?!?? Se nun le trovano loro le magagne chi cé deve pensá-áá? ...la ruberia non se fà trovà da sola sventolando er fazzoletto!!".

Naturalmente l'interrogativo mi fu posto con accenti di folclore che qui mai potrei citare alla lettera.
Sorrisi. Feci la classica "faccia solidale" che in questi momenti viene automatica e alzai le braccia elevando gli occhi al cielo.
Ma non risposi, ritenendo di non essere assolutamente all'altezza di liquidare la questione con altrettanta schiettezza e spontaneità.

Non ricordo altro di quella mattina.
Ma quell'interrogativo tanto semplice quanto genuino, mi fece pensare molto.

Al di là del fatto che in quel caso specifico al termine del processo si appurò che i revisori non erano per nulla estranei alle attività fraudolente, per i casi di assenza di responsabilità diretta nell'evento criminoso avrei avuto la risposta "giusta".
Una risposta "programmata". Nell'ambiente si classificherebbe come "risposta standard".
Già sperimentata con successo in molti procedimenti penali.

Però me ne sono stato zitto.
Forse per una forma di pudore davanti a quell'indignazione.
Sapevo infatti che la mia risposta non avrebbe convinto quell'uomo.

"Vede, l'obiettivo dell'istituto della revisione legale dei conti non è quello di trovare le frodi!".

Avrei saputo fare anche di "meglio" integrando la risposta con dotte ed erudite osservazioni, anch'esse "standard".
Infatti, si sà! Ben due blasonati principi di revisione (l'americano SAS 99 e l'internazionale ISA 240, ma se si vuole anche il taiwanese TSAS 43 o l'italiano "documento 240") hanno già chiarito che l'identificazione delle frodi spetta in via principale al management.
Cioè a coloro che amministrano, dirigono, controllano, rappresentano, gestiscono e governano l'azienda.

Al revisore invece tocca applicare la lunga serie di procedure di verifica adottando un approccio che si definisce "scetticismo professionale".
Lo scetticismo, seppur elemento soggettivo, è attuato in modo "professionale". Pertanto il revisore compie "una valutazione critica, interrogandosi sulla validità degli elementi probativi acquisiti e prestando particolare attenzione a quegli elementi probativi che contraddicono o mettono in discussione l’affidabilità della documentazione esaminata o delle attestazioni della direzione".

Domanda: ma il revisore dei conti è sufficientemente formato riguardo ad un fenomeno tanto complesso quanto diffuso qual è quello delle frodi aziendali?

A tal proposito, il SAS 99 e lo ISA 240 richiamano le teorie ideate negli anni '30 e '40 del secolo scorso dal sociologo Cressey, che vanno sotto il nome di "fraud triangle theory".
Sintetizzando molto l'illustre (quanto brontosaurica) teoria, si commette una frode quando "i propri codici etici e morali non sono più in grado inibire le pressioni indotte dalla continua ricerca di appagamento dei bisogni".
In altre parole (mi scusino i lettori più esigenti), chi ruba è vittima della debolezza della propria natura umana che non è più in grado di evitare la caduta in tentazione...

Preferisco non andare oltre.
So da me che l'argomento meriterebbe ben altro approfondimento, ben altro approccio, ben altro palcoscenico.
Tuttavia, molto più semplicemente, quella mattina di qualche anno fa, in quel contesto, è stato molto meglio decidere di tacere!

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Articolo correlato: "Limiti intrinseci della revisione contabile effettuata in presenza di frodi"


domenica 6 gennaio 2013

Operazione Bellatrix-Rizzoli (analisi tecnica)

di Stefano Martinazzo


Bellatrix S.A.: informazioni societarie 
Bellatrix S.A. è stata costituita a Panama il 28 agosto 1979 su istruzione del Banco Ambrosiano Overseas Limited di Nassau - Bahamas (nel seguito BAOL), con il più ampio degli oggetti sociali, sia pur limitato (paradossalmente) agli atti leciti e con una operatività potenzialmente esercitabile in qualsiasi parte del mondo.

Il capitale sociale della Bellatrix era interamente detenuto dalla lussemburghese Manic S.A., società domiciliata presso la Banca del Gottardo S.A. di Lugano e da quest'ultima gestita e amministrata.
La Banca del Gottardo era controllata dal Banco Ambrosiano per il tramite della sub-holding lussemburghese Banco Ambrosiano Holding S.A. (o BAH), mentre la Manic, sin dalla sua costituzione avvenuta nel 1973, è stata utilizzata come "cassaforte" estera presso la quale collocare i pacchetti azionari del Banco Ambrosiano e di altre società riconducibili all'Istituto per le Opere di Religione (o IOR).
Tratterò questi aspetti con uno specifico post.

Il Consiglio di Amministrazione di Bellatrix era interamente composto da membri indicati dal massimo vertice dell’istituto bancario milanese, mentre le istruzioni operative che hanno determinato le operazioni descritte nel seguito sono state impartite dell’Ambrosiano Services (Luxembourg) S.A. mediante l’invio di telex (ne è un esempio il documento riprodotto nella 1^ puntata del post "Operazione Bellatrix-Rizzoli Editore" curata da Carlo Calvi).


Operazioni finanziarie
Tra il febbraio 1981 e il gennaio 1982 Bellatrix ha beneficiato di una somma complessivamente pari a circa US$ 148,8 milioni erogata dal Banco Ambrosiano Andino di Lima (o BAA), controllato dal Banco Ambrosiano S.p.A. per il tramite di BAH. 

L’ingente trasferimento di denaro sarebbe, in base agli atti giudiziari, da collegarsi al progetto di acquisizione del controllo del principale quotidiano italiano, il Corriere della Sera, appartenente al gruppo editoriale Rizzoli Editore S.p.A..

Tale progetto, chiamato anche "Pattone",  è datato 18 settembre 1980 ed è stato rinvenuto il 17 marzo 1981 in seguito alla perquisizione eseguita presso l'azienda "Giole" a Castiglion Fibocchi (AR),  in relazione alle indagini sul presunto rapimento di Michele Sindona.

Il documento sequestrato dalla Guardia di Finanza stabiliva la distribuzione di “premi” (o “tangenti” come specifica la sentenza della Suprema Corte di Cassazione Penale del 14 luglio 1998, n. 8327), da riconoscere ai partecipanti all'accordo per un ammontare pari a US$ 180 milioni.
Doveva essere il Gruppo Ambrosiano a sborsare queste somme, circostanza questa che  ha determinato in modo sostanziale il dissesto dell’istituto di credito milanese tanto da renderlo irrimediabilmente privo della liquidità necessaria per far fronte, nel giugno 1982, agli impegni in scadenza (si veda a tal proposito la Nota Tecnica dei Commissari Liquidatori del 7 novembre 1983, contenuta nel volume A/21, cartella 3, fogli 220 e ss.). 

Le indagini hanno accertato che le tre operazioni descritte nel seguito, non sono state effettuate nell'interesse economico, finanziario o strategico del Gruppo Banco Ambrosiano, ma soltanto nella prospettiva di distribuire vantaggi in capo a singoli soggetti e a determinati centri di potere.
A pag. 3814 della Sentenza del Tribunale di Milano del 16 aprile 1992, infatti, si legge:  “(...) l’obiettivo dell’operazione complessiva è costituito, oltre che dell’impossessamento del pacchetto di maggioranza della Rizzoli Editori, da un’enorme arricchimento dei beneficiari della stessa (...)”. 

1^ operazione: febbraio 1981 
In data 6 febbraio 1981, BAA ha reso disponibile a Bellatrix un importo pari a US$ 46.537.683 a titolo di finanziamento a 3 mesi. Il prestito è stato erogato a favore di un c/c acceso presso BAOL.

Il successivo 10 febbraio BAOL ha trasferito questi fondi per conto di Bellatrix ma su ordine dell’ufficio esteri del Banco Ambrosiano S.p.A., a favore di un c/c intestato alla società Telada Corporation S.A. acceso presso la Rothschild Bank di Zurigo.

La somma, che doveva essere utilizzata per l’acquisto di 189.000 azioni Rizzoli Editore (pari al 6,3% del capitale sociale costituito da 3.000.000 azioni), il successivo 13 febbraio 1981 è stata ripartita tra cinque soggetti: la società inglese Marroos Investment Ltd, le società panamensi Recioto Corporation S.A. e Betros Corporation S.A. e a favore dei conti correnti cifrati “Antonino 13" e "Crizia 3”.

Le somme incassate da Recioto e da Betros sono state ulteriormente frammentate e versate su altri conti correnti bancari accesi presso istituti di credito di Zurigo e di Lugano.



(click per ingrandire)


2^ operazione: aprile-giugno 1981
Nell'aprile 1981 il Banco Ambrosiano, il Credito Varesino e la Banca Cattolica del Veneto, hanno reso disponibile su di un c/c intestato a BAA acceso presso BAOL, la somma di US$ 95 milioni.

Una volta ricevuta la disponibilità, BAA ha disposto un contestuale finanziamento per il medesimo importo a favore di Bellatrix della durata di un anno ad un tasso pari al 22,50%, non assistito da alcuna garanzia a copertura del rischio di credito.
L’affidamento è stato erogato da BAA per mezzo del suo conto corrente acceso presso BAOL.

Una volta che Bellatrix ha ricevuto la disponibilità della somma, questa è stata bonificata a favore della società liberiana Zirka Corporation su tre conti presso la Rothschild Bank di Zurigo, aperti solo qualche tempo prima e nello stesso momento (si tratta dei numeri: 869.001.108, 869.002.108 e 869.003.108).

Tra il maggio e l’inizio di giugno 1981, la somma è stata ulteriormente “frammentata” a favore di più conti correnti accesi presso vari istituti di credito, su conti cifrati, quali "Crizia 3" e "Mazut 66" o intestati a varie società off-shore residenti a Panama, Svizzera e Guernsey.



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Osservazioni sulla 1^ e la 2^ operazione
La 1^ e la 2^ operazione rappresentano un ottimo esempio di utilizzo della "tecnica della frammentazione” in combinazione con quella dei “depositi back to back”.
Infatti le provviste finanziarie sono state messe a disposizione delle consociate estere del Banco Ambrosiano, BAA e BAOL, grazie a depositi diretti erogati da istituti bancari italiani appartenenti al Gruppo (Credito Varesino e Banca Cattolica del Veneto), a fondi reperiti sul mercato interbancario (di provenienza National Westminster Bank e Kredietbank erogati a favore di BAH), e anche ricorrendo ad operazioni di "deposito back to back”.

Solamente US$ 7,3 milioni, dei complessivi US$ 141,5 milioni erogati a Bellatrix grazie alla 1^ e alla 2^ operazione sono stati effettivamente impiegati per l’acquisto delle 189.000 azioni Rizzoli Editore S.p.A.. 


3^ operazione: 29 gennaio 1982
La terza operazione nasce in seguito alla costituzione di un deposito a garanzia e si sviluppa attraverso una classica operazione di “tricky accounting”.

L’origine della transazione risale al 1976, anno in cui la Rothschild Bank di Zurigo ha concesso alla Rizzoli Editore un finanziamento di US$ 11,8 milioni. Tale affidamento era garantito da un deposito di pari importo disposto da BAOL a favore della stessa Rothschild Bank.
Probabilmente il prestito doveva servire alla casa editrice milanese per rimborsare parte dei finanziamenti ricevuti nel 1974 finalizzati ad acquistare l’Editoriale Corriere della Sera.

Il 30 luglio 1980 BAOL ha trasferito la titolarità del deposito a garanzia a BAA, per un controvalore pari a US$ 11,9 milioni.

Ma è nel 1982 che si presenta l’occasione di movimentare ulteriormente il rapporto sin qui descritto, cioè quanto risulta necessario sottoscrivere l’aumento di capitale deliberato da Rizzoli Editore per la quota del diritto d’opzione spettante a Bellatrix sulle 189.000 azioni di sua proprietà, pari ad ulteriori 378.000 nuove azioni.

In particolare in data 29 gennaio 1982 Rothschild Bank ha ceduto a Bellatrix una parte del credito vantato verso Rizzoli, corrispondete a US$ 7.785.945,08.
Contestualmente Bellatrix ha disposto la trasformazione del credito verso Rizzoli in capitale sociale, arrivando in tal modo a detenere complessivamente 567.000 azioni.

In estrema sintesi, quindi, tutta l’operazione è stata portata a termine grazie ad un giro contabile con il quale BAA (iniziale e sostanziale finanziatore di Rizzoli) ha trasformato una parte del proprio credito (US$ 7,7 milioni su US$ 11,8 milioni) in capitale sociale, utilizzando quale veicolo societario la Bellatrix.


(click per ingrandire)

Esposizione complessiva del Gruppo Ambrosiano verso la Rizzoli Editore
Agli impieghi "indiretti" avvenuti attraverso Bellatrix, vanno aggiunti i finanziamenti erogati dalle altre consociate estere del Gruppo Ambrosiano, nonché l’esposizione creditoria "diretta" stanziata dall'istituto di credito milanese e dalle sue controllate italiane.

Pertanto, nel giugno '82, l’esborso globale del Gruppo Banco Ambrosiano S.p.A. a favore della Rizzoli Editore ha raggiunto una cifra impressionante, che espressa in lire, ammonta a 571,9 miliardi, corrispondenti a poco meno del 20% del totale consolidato degli impieghi.

Ora, se si tiene conto che la Rizzoli Editore (come descritto nell'Allegato V.8 della V^ Relazione dei Commissari Liquidatori, curato del Commissario Giudiziale Prof. Luigi Guatri) ha conseguito pesanti perdite già a partire dal ‘74 ma soprattutto negli esercizi 1981 (12,9 miliardi di lire) e 1982 (76,5 miliardi di lire), il quadro diviene ancor più grave ed inquietante.

Tali conclusioni mi portano a pensare che dovevano essere ben altri gli obiettivi ricercati da chi ha ideato e posto in essere le operazioni qui descritte; in questa ottica il controllo dell’informazione italiana doveva rivestire solo uno dei tasselli di un progetto ben più ampio e complesso.

Ma queste sono solo congetture e liberi pensieri...


Per chi volesse approfondire suggerisco la lettura dei seguenti post:
Operazione Bellatrix – Rizzoli Editore (1^ Puntata) - di Carlo Calvi
Operazione Bellatrix – Rizzoli Editore (2^ Puntata) - di Carlo Calvi


giovedì 20 dicembre 2012

Gruppi di studio - AssoTAG

AssoTAG (Associazione Italiana dei Periti e dei Consulenti Tecnici nominati dall'Autorità Giudiziaria) sta per rendere operativi i primi "gruppi di studio" (o gds) associativi che riguarderanno i seguenti argomenti:

- best practice per le valutazioni immobiliari;
- best practice della valutazione crediti;
- best practice della valutazione di merito creditizio - rating;
- best prectice della valutazione di indici finanziari ed Euribor;
- criminalità economico-finanziaria.

Per partecipare ai gruppi di studio è necessario essere soci di AssoTAG e richiedere di contribuire al gds di interesse.
Obiettivo dei gds è la condivisione di esperienze in ambiti estremamente tecnici al fine di definire i migliori protocolli e le migliori strategie per l'esercizio della professione di consulente tecnico o perito.
Il gds si riunirà periodicamente e definirà come produrre e divulgare le risultanze dei lavori.


Si invita chi fosse interessato all'iniziativa a scaricare la documentazione contenuta nella seguente pagina web ed associarsi ad AssoTAG:


Nel corso del Consiglio Direttivo di gennaio si definirà la composizione del Comitato Scientifico dell'Associazione, che allo stato delle candidature sarà composto da illustri accademici, autorevoli rappresentanti di associazioni dei consumatori e altre personalità di riconosciuto spessore professionale.

Il Comitato Scientifico sarà chiamato a mantenere elevata la competenza tecnica dei soci di AssoTAG tramite l'organizzazione di momenti formativi e di confronto sulle tematiche che si reputeranno prioritarie nonché a sostenere il Consiglio Direttivo nelle decisioni strategiche da intraprendere.


Per maggiori informazioni contattare uno dei seguenti indirizzi di posta elettronica:
AssoTAG: info@assotag.org
Alfonso Scarano (Presidente): alfonso.scarano@assotag.org
Antonella Simone (Vice Presidente): antonella.simone@assotag.org
Stefano Martinazzo (Vice Presidente): stefano.martinazzo@assotag.org
Nicola Benini (Consigliere): nicola.benini@assotag.org
Giovanni Bottazzi (Consigliere): giovanni.bottazzi@assotag.org
Giorgio Brughera (Consigliere e Tesoriere): giorgio.brughera@assotag.org



lunedì 17 dicembre 2012

Operazione Bellatrix – Rizzoli Editore (2^ Puntata)

di Carlo Calvi

Eugenio Cefis, Presidente di Montedison, spinse nel 1974 Andrea Rizzoli, ad acquisire il Corriere della Sera.

Al fine di consentire l'acquisto e assicurare l'operatività della Rizzoli Editore, Montedison giunse nel 1975 ad un accordo segreto con i Rizzoli, progetto che fu elaborato da Giorgio Corsi e da mio padre.
L'accordo, siglato in Svizzera e di cui mio padre conservava copia nelle sue casseforti delle Bahamas, prevedeva che i Rizzoli avessero un puro ruolo di editori di facciata e che la società fosse di fatto controllata da Montedison.

Bruno Tassan Din era un amministratore proveniente da Montedison. L'accordo precede il ruolo nella vicenda di Umberto Ortolani.
Il punto di riferimento all'interno della Massoneria in quel periodo, era il Segretario Generale della Camera, Francesco Cosentino. Montedison rimase la principale fonte di finanziamento di Rizzoli per tutto il 1976.
Gilbert de Botton rappresentava la banca Rothschilds nel Consiglio di Amministrazione di Rizzoli Editore S.p.A..

Mio padre conservava anche gli aggiornamenti di sei conti presso IOR che costituivano i back-to-back in lire tra Ambrosiano e IOR e che operavano parallelamente ai back-to-back BAOL (Banco Ambrosiano Overseas Limited di Nassau, Bahamas)-IOR-United Trading Co.

I fondi provenivano da banche italiane del Gruppo Ambrosiano.
Il conto IOR 001 6 02553 era riservato a finanziare operazioni Rizzoli. Questo meccanismo entrò in azione alla fine del sostegno Montedison nel 1977 e servì a integrare il finanziamento estero Montedison-Rothschilds-Rizzoli in cui le entità estere dell'Ambrosiano erano già subentrate.

Nel 1977 Rizzoli Editore, operante in forte deficit e con un elevato indebitamento verso Montedison, doveva completare l'acquisizione del Corriere della Sera. Rizzoli deliberò un aumento di capitale di 2,4 milioni di nuove azioni. I fondi per sottoscrivere l'aumento di capitale vennero dai lira back-to-back con lo IOR.
20 miliardi di lire provenienti da banche italiane del gruppo Ambrosiano furono trasferiti al conto IOR 001 6 02553 denominato «RED». IOR li rese disponibili a Andrea Rizzoli ma trattenne 2,4 milioni di azioni Rizzoli presso il Credito Commerciale di Carlo Pesenti.

Situazione al 31 dicembre 1978 del conto RED acceso presso IOR


L'anno successivo 1978 Andrea Rizzoli diede le dimissioni dal Consiglio di Rizzoli Editore e fu rimpiazzato come Presidente dal figlio Angelo.
Umberto Ortolani prese il posto vacante di amministratore.
La società operava con perdite elevate. Il capitale era suddiviso in 294.000 azioni presso Rothschilds, 2,4 milioni presso IOR in garanzia dei conti «RED» e «Plichi chiusi» che potevano essere riscattate con il pagamento di 25 miliardi di lire a Credito Commerciale.


Posizione titoli al 31 dicembre 1978 di Plichi Chiusi - conto "RED" acceso presso IOR


Andrea Rizzoli divise altre 210.000 azioni in Italia tra i due figli maschi e trasferì una parte delle azioni rimanenti alle figlie.

Giunti al 1980, il Banco Ambrosiano aveva così reso disponibili a Rizzoli Editore S.p.A., se si combinano i lira back-to-back e i finanziamenti della rete estera, $ 200 milioni.

Esistono lettere autografe di Giovanni Fabbri che datano di quel periodo e in occasione di un finanziamento allo stesso al fine di consentirgli di acquisire azioni Italmobilare detenute da Intermarket Trading S.A..
Le lettere suggeriscono un progetto che vedeva una parte delle azioni Rizzoli trasferite ad una holding estera. I cambiamenti relativi alla legislazione sull'editoria che seguirono dovevano rendere impossibile questo progetto.

Nel 1980 Rizzoli Editore operava in pareggio salvo per il peso degli interessi sull'indebitamento sempre elevato. Il piano era di trasformare questo debito in azioni.
Si proponeva l'introduzione di nuovi azionisti in parte esteri e in parte italiani che non furono mai specificati. Si decise l'emissione di due nuove azioni per ogni azione esistente. Angelo Rizzoli doveva rimanere azionista. La nuova legge sull'editoria richiedeva che gli azionisti fossero noti e l'Ambrosiano non poteva avere un ruolo indiretto.

Il dicembre 1980 fu l'ultima volta che mio padre visitò le Bahamas e non lasciò quindi documenti successivi a questa data.

É evidente che a questo punto considerava ancora gli esborsi relativi alle operazioni Rizzoli come attivi della rete estera. Negli ultimi bilanci della United Trading Company che lasciò, i trasferimenti a Umberto Ortolani sono chiaramente indicati come recuperabili.

Abbiamo visto come la prima operazione Bellatrix del febbraio 1981 e la terza (rif.: 1^ puntata), avevano come fine l'acquisto delle azioni Rizzoli presso Rothschilds e l'acquisizione del diritto da parte di queste a sottoscrivere l'emissione di due nuove azioni per ogni azione esistente.
Successivamente a questa prima operazione La Centrale, holding del gruppo Ambrosiano si presentò come acquirente di 1,2 milioni di azioni, detenute da IOR presso Credito Commerciale per conto di Angelo Rizzoli, e fornì allo stesso l'ammontare equivalente all'aumento di capitale sul rimanente 1,2 milioni di azioni, più i 35 miliardi di lire necessari al riscatto del totale.

Angelo Rizzoli doveva continuare a detenere le 1,2 milioni di azioni ma trasferì 306.000 azioni esistenti in Italia a La Centrale che le conferivano il 50% del capitale. Anche questa operazione fu resa necessaria da due eventi: la perdita del passaporto da parte di mio padre e il cambiamento della legge sull'editoria.

Il Ministero del Tesoro congelò il diritto di voto delle azioni Rizzoli detenute da La Centrale.

Nel bilancio Bellatrix inviato dal Banco Ambrosiano Holdings S.A. a IOR il 19 marzo 1982, le 189.000 azioni Rizzoli sono valutate $ 1.336.608. La seconda operazione Bellatrix aveva coinciso con il completamento di prestiti esteri dalla National Westminster e dalla Kredietbank al Banco Ambrosiano Holdings S.A. nell'aprile 1981.

Ci resta l'interrogativo su cosa giustificava il saldo di $ 60.000.000 prodotto della seconda operazione Bellatrix.

Uno dei soggetti cruciali del processo per l'omicidio di mio padre svoltosi a Roma é stato il fatto che era chiaramente suo intento di recarsi a Zurigo ove lo attendeva mia sorella Anna. Al momento di traversare il confine tra l'Austria e la Svizzera, Flavio Carboni, con argomenti speciosi, lo forzò a cambiare programma.
Esistono sostanziali indicazioni che mio padre ritenesse gli ammontari delle operazioni Bellatrix come attivi disponibili della rete estera e ancora recuperabili via Rothschilds.

Questi attivi dovevano servire a fini legati a Rizzoli Editore e non a beneficio di Ortolani e Tassan Din. Umberto Ortolani e Bruno Tassan Din li dirottarono da conti presso la banca Rothschilds di Zurigo a destinazioni sotto il loro controllo in disaccordo con mio padre.

L'11 gennaio 2012 Angelo Rizzoli si è visto rigettare una causa da lui intentata presso il Tribunale Civile di Milano contro Banca Intesa Sanpaolo S.p.A. come successore del Banco Ambrosiano, in cui chiedeva la nullità di una pluralità di atti e negozi, intesi tra loro coordinati, attraverso i quali tra il 1977 e il 1984 i convenuti (direttamente e/o quali successori dei diretti protagonisti) avrebbero indebitamente acquisito la totalità delle azioni della società Rizzoli Editore S.p.A..

[Qui la 1^ puntata]

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Vorrei innanzitutto ringraziare il dott. Carlo Calvi, anche a nome dei molti lettori del blog, per averci dato l'opportunità di analizzare avvenimenti ormai lontani ma che nella forma e nella sostanza, replicano fatti e "approcci metodologici" di assoluta attualità.
So che anche molti studenti universitari seguono con vivo interesse questi contributi, giudicandoli interessanti e utili ad integrare il loro percorso formativo. Così pure numerosi sono gli addetti ai lavori che mi chiedono di complimentarmi con Carlo Calvi anche per come affronta tali argomenti.
Essere onesti nella lettura della storia non è sempre facile.

Informo tutti che il dott. Calvi mi ha assicurato ulteriori interventi nel prossimo futuro.

Dal punto di vista della professione del forensic accountant, mi riserverò di formulare alcune osservazioni di carattere squisitamente tecnico sull'operazione Bellatrix-Rizzoli.

Lo schema di distrazione dei fondi dell'Ambrosiano adottato più di trent'anni fa, ha tutte le caratteristiche per essere considerato un "evergreen". Infatti, a quanti lavorano nell'ambito legale e giudiziario, capita sempre più spesso di imbattersi in complesse strutture d'affari che prevedono l'ampio ricorso ai depositi fiduciari, agli intermediari fittizi o ai prestanome e all'utilizzo di conti correnti intestati a società off-shore.
Conoscere la storia, anche in questi ambiti, è fondamentale.

Stefano Martinazzo