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lunedì 18 maggio 2015

Carlo Calvi racconta Eugenio Cefis in una ricostruzione inedita ed esclusiva

"Era in corso il disegno politico perseguito da Cefis di rastrellamento della stampa quotidiana …suggeritore di pressoché tutti i giornali italiani …a posteriori i disegni di Gelli sembrano addirittura copiati da quelli di Cefis".

E' questo l'incipit di una serie di articoli inediti di Carlo Calvi che saranno pubblicati in esclusiva dal blog a partire da questa settimana.
Si tratta di un'analisi rigorosa basata su documentazione di primaria importanza, contenuta negli atti giudiziari o reperita nelle casseforti delle Bahamas appartenute al padre - Roberto Calvi - e costituita da accordi segreti, istruzioni riservate, prospetti intricatissimi di ripartizione di quote azionarie e da corrispondenza privata.

(Eugenio Cefis)

Ne viene fuori una ricostruzione inedita di fatti vissuti anche personalmente da Carlo Calvi, che, se non fossero dimostrati da documentazione ufficiale (anche fotografica), sembrerebbero il prodotto della più fervida fantasia di un genio del romanzo giallo e di spionaggio.
Infatti le vicende terrene di Eugenio Cefis, nella sua qualità di Presidente della Montedison, si intrecciano con quelle di ex agenti dei servizi segreti di Sua Maestà Britannica, di uomini di cosa nostra, di esponenti della finanza internazionale e del mondo economico e politico italiano.

(Eugenio Cefis con Giulio Andreotti)

Tutto questo in uno scenario in cui l'Istituto per le Opere di Religione (IOR), tramite il suo Presidente Mons. Paul Casimir Marcinkus, operava in modo spregiudicato nella finanza locale e internazionale, grazie ad accordi non ufficiali e ai legami con importanti personalità appartenenti alla massoneria.

Ne deriva quindi uno spaccato noir della storia della Repubblica Italiana degli anni '70 e '80, in cui complesse contabilità occulte, seppur celate in archivi riservati, erano utilizzate come mezzo di persuasione per raggiungere determinati scopi.

Leggeremo quindi delle trame legate al tentativo di scalata di Michele Sindona alla Bastogi Finanziaria con il fine di impossessarsi delle banche di Carlo Pesenti, la cui OPA (l'operazione fu ideata da Roberto Calvi) fallì nel 1971 a favore del fondatore di Mediobanca, Enrico Cuccia. E ancora, di come Cefis governava l'informazione tramite il gruppo Rizzoli-Corriere della Sera. E dell'uso dei depositi "back to back" per far fronte alle crisi di liquidità e di provvista del Banco Ambrosiano. Ma anche delle vicende collegate alla società Acqua Marcia e alla sua catena di controllo che portava sino a Nassau, Bahamas.

Ancora una volta Carlo Calvi ha scelto il nostro blog "Fraud Auditing & Forensic Accounting" per diffondere i suoi scritti, frutto di tanto lavoro di analisi e ricostruzione documentale integrato dai ricordi personali.
E di questa dimostrazione di fiducia e di condivisione delle finalità del blog, anche a nome dei lettori, si ringrazia vivamente Carlo Calvi.

s.m.


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1^ puntata

2^ puntata

3^ puntata

4^ puntata

5^ puntata







giovedì 18 dicembre 2014

Banco Ambrosiano: dal traffico d'armi alla guerra delle Falkland

di Carlo CALVI


(4^ e ultima puntata)

[segue dalla 3^ puntata] Banco Cafetero, Banco de la Nacion e Artoc di Peter De Savary, con azionisti sauditi, dovevano avere un ruolo fondamentale nei back-to-back con il Banco Ambrosiano.

La Central American Services partecipò nel progetto agrario EGESPA nella regione di Piura nel nord del Perù. Dionisio Romero ha la sua base a Piura e la famiglia una tradizione falangista in Spagna e nella Opus Dei di José María Escrivá de Balaguer.
I Romero sono i fondatori della Università di Piura, il più formidabile baluardo della Opus Dei nel mondo.

Dionisio Romero ha oggi una relazione molto stretta con il cardinale Juan Luis Cipriani, nominato recentemente da Papa Bergoglio a membro del Consiglio per l’Economia del Vaticano.

Le autorità britanniche hanno reso pubblici dopo trent'anni i documenti sulla guerra delle isole Malvine (Falkland). Sir Michael Havers informava la Signora Thatcher dei sospetti che l’Argentina potesse acquistare i missili francesi Exocet tramite il Perù.
Sir Michael permise alla mia famiglia nel 1983 la richiesta a Lord Geoffrey Lane di annullare la sentenza della prima inchiesta del Coroner sulla morte di mio padre.

Nel 1981 alla Banco Ambrosiano Service Corporation di Washington ove lavorai, ricevemmo una proposizione da Javier Silva Ruete di un prestito per importazione di armi. Giacomo Botta indicò di inviarla ad Andreas Geissmann alla Ultrafin AG di Zurigo.

Le entità svizzere furono oggetto di indagini parziali.

La Banca del Gottardo di Lugano fu ceduta quasi subito dopo la morte di mio padre dalle banche creditrici che controllavano la liquidazione della holding lussemburghese.
Il Giudice Istruttore Mario Almerighi, che tanto ha fatto per rendere possibile il processo romano per l’omicidio di mio padre, attribuì grande importanza alle casseforti di Ultrafin AG di Zurigo, che risultarono vuote.
Ultrafin AG di Zurigo era azionista di Banco Ambrosiano Andino di Lima.



Ultrafin AG di Zurigo dirigeva finanziamenti a medio termine a sostegno alle esportazioni di concerto con organismi governativi di credito e organizzava consorzi bancari. Ultrafin AG organizzò finanziamenti alle esportazioni con l’entità italiana competente SACE e con il Banco Ambrosiano Andino.


Le casseforti di mio padre alle Bahamas contenevano una memoria di Alberto Caprotti che proponeva l’introduzione in America Latina di missili di costruzione italiana: gli LP-65 della Ambrosini di Passignano sul lago Trasimeno in provincia di Perugia.

Questi missili di efficacia devastante e grande versatilità, sfuggivano ai sistemi antimissile. La lunga memoria proponeva di costituire una società con il Generale Torrijos di Panama.


In fondo alla pagina si menziona che gli LP-65 a propulsione liquida furono progettati per la Ambrosini da un ingegnere di Trieste. Si tratta dell’ ufficiale di Marina Glauco Partel.

Glauco Partel fu incriminato dal Giudice Carlo Palermo per traffico d’armi.
Il Giudice Palermo spinse le sue rogatorie fino in Argentina.
Il fascicolo Glauco Partel é la documentazione sulla trattativa argentina per l’acquisto di missili Exocet acquisita dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla Loggia Massonica P2.

Carlo CALVI





giovedì 11 dicembre 2014

Banco Ambrosiano: il grandioso progetto "Madre de Dios"

di Carlo CALVI


(3^ puntata)

[segue dalla 2^ puntata] I revisori contabili di Lima si mostrarono alquanto malleabili.
L’esposizione crescente di Banco Ambrosiano Andino con le società patrocinate dallo IOR finì per allarmare gli amministratori locali Giorgio Nassano a Lima e Angelo De Bernardi in Lussemburgo.

Incontrai i collaboratori di quest’ultimo in Lussemburgo nel gennaio 1982.
Il nervosismo era palpabile e si ricevevano di continuo telex richiedenti supplementi di informazioni da inviare alla Banca d’Italia.
Le scadenze dei pagamenti a Nat West e Midland si avvicinavano così come l’appello del processo valutario.







Alvaro Meneses, Carlo Costa e Giorgio Nassano, erano il volto ufficiale dell’Ambrosiano ma il Banco Ambrosiano era rappresentato in Perù da Alberto Caprotti della Central American Services, che riferiva a Giacomo Botta e a Pierre Siegenthaler.
Quest’ultimo aveva proposto il trasferimento della sede legale della Central American Services al Banco Ambrosiano delle Bahamas.



I giudici istruttori Antonio Pizzi e Renato Brichetti, nell’ambito dell’indagine sulla bancarotta del Banco Ambrosiano S.p.A. convocarono Alberto Caprotti a Panama per interrogarlo, ma l’incontro non ebbe mai luogo.

Il progetto più grandioso fu senza dubbio Madre de Dios.

Concluso un contratto con il Banco Ambrosiano, la Central American Services (società controllata che doveva rappresentare l’Ambrosiano in Nicaragua e in Perù), ottenne nel 1979 dal governo peruviano un decreto di assegnazione di 300.000 ettari in prossimità di Puerto Maldonado.
La notizia della enorme concessione per sviluppo agricolo e minerario provocò la reazione della stampa peruviana.

Nel settembre 1980 il Presidente Francisco Belaunde Terry in difesa di Central American Services e il deputato del Partido Comunista Revolucionario Manuel Dammert contro i piranas capitalisti, si affrontarono nella Camara de Diputados in un epico duello per la selva.
Quando li separarono erano entrambi pallidi in volto. I giornali credevano che dietro la Central American Services si nascondessero gli eredi di Anastasio Somoza, che in quei giorni veniva assassinato in Paraguay.

In uno degli episodi da me vissuti nelle drammatiche settimane del processo per violazioni valutarie in cui mio padre era imputato a Milano nel 1981, fui convocato da Roy West Trust alle Bahamas con Alberto Caprotti.
Ci rinchiusero in una stanza con Sue-Anne Dunkley del Banco Ambrosiano e ci intimarono di fermare il progetto Madre de Dios di cui erano fiduciari.

Jack Smith, presidente di Roy West Trust era diventato il bersaglio degli ambientalisti.

Jack Smith, con il suo avvocato Sir Geoffrey Johnstone, doveva diventare l’anno successivo 1982, il liquidatore di Banco Ambrosiano Overseas di Nassau Bahamas.

I contatti di mio padre in Perù erano con rappresentanti dei governi del Generale Francisco Morales Bermudez prima e Francisco Belaunde Terry poi.
Tra questi il ministro degli Esteri José De La Puente, i Generali Alcibiades Saenz e Luis Arbulu-Ibanez e il figlio del Presidente, il Generale Remigio Morales Bermudez, che fu invitato a Milano.

Vi furono incontri con esponenti del settore privato come Alfonso Miro Quesada, proprietario del giornale El Comercio.
Assai rilevanti i quattro amministratori del Gruppo Romero, tra cui Dionisio Romero e José Antonio Honrubias Romero del Banco de Credito del Perù.




Le banche regionali non avevano interesse per l’Ambrosiano a causa di restrizioni.
Il Banco de Credito e il Banco Cafetero, membri del Gruppo Andino presieduto da Dionisio Romero, con il Banco della Nacion, firmarono una intesa a Madrid nel 1979 per incrementare la cooperazione tra paesi arabi e Perù.

Il Banco Arabo Latinoamericano con sede a Lima partecipò con Banco Ambrosiano Andino a un prestito al Banco Minero del Perù.



Banco Cafetero, Banco de la Nacion e Artoc di Peter De Savary, con azionisti sauditi, dovevano avere un ruolo fondamentale nei back-to-back con il Banco Ambrosiano...
[segue nella la 4^ puntata]




venerdì 5 dicembre 2014

Il rapporto ambiguo tra IOR e Ambrosiano e i legami con la P2

di Carlo CALVI


(2^ puntata)


[segue dalla 1^ puntata] Le pendenze del Perù relative all'acquisto di due fregate lanciamissili italiane con relativo equipaggiamento dalle società Breda, Oto Melara, Selenia ed elicotteri Agusta per quasi $ 200 milioni sono riassunti in questa nota.



I lettori di questo blog ricorderanno che Banco Ambrosiano e Vaticano mantenevano all'estero una rete di depositi di reciprocità incrociati che va sotto il nome di “operazioni in conto deposito” (cliccare QUI).
L’intesa aveva come scopo di finanziare indirettamente la panamense United Trading Company su di un conto corrente acceso presso la Banca del Gottardo di Lugano, inizialmente con il flusso
IOR-Banco Ambrosiano Overseas (Bahamas), successivamente attraverso l'Ambrosiano Group Banco Comercial di Managua ed infine tramite il Banco Ambrosiano Andino di Lima.

Mio padre fu presentato da Mario Genghini al dittatore del Nicaragua Anastasio Somoza Debayle e ottenne che fosse concesso all'avvocato di Milano Roberto Truffi di suggerire una legislazione speciale atta alla creazione dell’Ambrosiano Group Banco Comercial di Managua.

Il rapporto contrattuale e fiduciario tra IOR e Banco Ambrosiano era deliberatamente ambiguo.

Banco Ambrosiano Holdings di Lussemburgo non produceva bilanci consolidati di gruppo ma solo separatamente per le singole entità controllate. Questo presentava particolari inquietudini in quanto la Holding beneficiava di prestiti sindacati (i cosiddetti finanziamenti in pool) a medio termine da parte di consorzi di banche internazionali guidate dalla National Westminster e Marine Midland.

La mutata situazione politica a Managua nel 1979 non rappresentava un problema per il Banco Ambrosiano in Nicaragua ma avrebbe seriamente nuociuto ai rapporti con le banche creditrici. In questo contesto nacque il Banco Ambrosiano Andino in Perù.

Banco Ambrosiano Andino emise obbligazioni e contrasse prestiti e a suo beneficio sottoscritti direttamente dall’ENI fino a $ 100 milioni.



depositi back-to-back con il Banco de la Nacion operavano in maniera del tutto analoga a quelli con lo IOR. Il Banco de la Nacion lucrava la differenza tra tassi ricevuti su depositi a beneficiari designati e depositi ricevuti dal Gruppo Banco Ambrosiano.

In Italia membri della loggia P2 erano presenti negli organi di supervisione dei rapporti delle banche italiane verso l’estero.
La Banca d’Italia aveva imposto limiti ai depositi diretti delle banche italiane del Gruppo Banco Ambrosiano verso le controllate estere.
Il Banco de la Nacion acquisì una partecipazione azionaria nel Banco Ambrosiano Holdings di Lussemburgo dalla United Trading Company. Carlo Costa del Banco Ambrosiano S.p.A. di Milano divenne membro del consiglio di amministrazione di Banco Ambrosiano Andino.

Oltre agli attivi trasferiti da Managua, l’Andino aveva suoi impieghi tra cui il Banco Financiero Sudamericano di Mario Ortolani, figlio di Umberto, a Montevideo in Uruguay. A questa banca facevano capo operazioni che beneficiavano membri della loggia P2 e furono oggetto di transazioni con la liquidazione di Banco Ambrosiano Holdings.


Attraverso queste manipolazioni, prestiti alla Bellatrix (impegnata nelle operazioni relative al controllo della Rizzoli già trattate in questo blog) da parte di banche italiane del Gruppo Ambrosiano e banche internazionali, apparivano come depositi con banche peruviane.



I revisori contabili di Lima si mostrarono alquanto malleabili...
[per la 3^ puntata cliccare (QUI)]




lunedì 1 dicembre 2014

Le casseforti bahamensi e svizzere di Roberto Calvi

di Carlo CALVI


(1^ puntata)

Esiste una conca della selva amazzonica del Perù che prende il nome di Madre de Dios perché vi sopravvivono specie estinte. Meritava l’entusiasmo di mio padre ma a Roma e a Managua si preparavano cambiamenti dirompenti.

Un personaggio dell’Italia degli scandali, Raffaele Ursini, lo aveva preceduto nell'avventura andina. Liquigas nell'operazione Suia Missu, come la SIR di Nino Rovelli, aveva sviluppato lo sfruttamento del metanolo a partire dal legname nelle Ande, su 566.000 ettari e con l’appoggio di Montedison.
Una causa americana, Ronson Corporation v. Liquifin Aktiengesellschaft Liquigas S.p.A., aveva confermato i legami di Raffaele Ursini con Michele Sindona e Vincenzo Cazzaniga della Exxon. Vincenzo Cazzaniga fu sentito dal PM Francesco De Leo nel procedimento romano relativo all'omicidio di mio padre.

Raffaele Ursini e Nino Rovelli avevano beneficiato del sostegno della Italcasse di Giuseppe Arcaini. In quell'autunno 1978 era proprio su Italcasse che tuonava con frequenza implacabile Mino Pecorelli. 

Veniva anche eletto un nuovo Papa, Karol Wojtyla, a cui doveva rendere conto l’arcivescovo americano Paul Marcinkus, Presidente dello IOR.

Il numero di Natale 1978 del settimanale L’Espresso riservava una sorpresa: il rapporto sulla ispezione della Banca d’Italia al Banco Ambrosiano. Mio padre dettò alla Signorina Graziella Corrocher il breve messaggio che segue a Paul Marcinkus. Si noti la stampigliatura (66501) di Deloitte & Touche, Liquidatori di Banco Ambrosiano Holdings di Lussemburgo.




Alla nota al Presidente dello IOR era allegato il seguente telex inviato all'attenzione di Paolo Baffi (Governatore della Banca d'Italia), Carlo Azeglio Ciampi (Direttore Generale) e Mario Sarcinelli (Vice Direttore Generale):



Lo scandalo Italcasse dell’anno successivo (1979), portò all'arresto di Mario Sarcinelli e all'omicidio di Mino Pecorelli. I sandinisti entrarono a Managua, sede dell'Ambrosiano Group Banco Comercial.
Alberto Caprotti aveva assunto l’interim nella direzione dell’Ambrosiano di Managua dopo la caduta di Anastasio Somoza.
Alberto Caprotti inviò questo telex a Pierre Siegenthaler del Banco Ambrosiano Overseas di Nassau Bahamas. I sandinisti erano desiderosi della collaborazione del Banco Ambrosiano.




Alberto Caprotti, un passato di dirigente di Lotta Continua negli anni di piombo, figlio dell’editore del settimanale politico «ABC» (vicino a Eugenio Cefis), che si schierò contro Enrico Mattei (tornerò prossimamente sul ruolo di Eugenio Cefis nella vicenda Ambrosiano) era approdato in Nicaragua con il costruttore membro della loggia P2 Mario Genghini grazie alla conoscenza di Aldo Alasia della Olivetti, poi dirigente del Banco Ambrosiano in Argentina.
Mio padre lo aveva messo a capo della Central American Services, una società controllata che doveva rappresentare l’Ambrosiano in Nicaragua e in Perù.

Alberto Caprotti inviava corposi rapporti a mio padre, che li conservava nelle casseforti della Roy West Trust Corporation (Bahamas) e presso la Ultrafin AG di Zurigo con il consueto codice per Giacomo Botta di Banco Ambrosiano S.p.A..

La caduta di Anastasio Somoza e l’avvento di Daniel Ortega avevano avuto scarse conseguenze per l'operatività del Banco Ambrosiano in Nicaragua. I depositi di reciprocità con lo IOR dovevano tuttavia essere trasferiti altrove.

Mio padre aveva un ottimo rapporto personale con Alvaro Meneses Diaz, Presidente del Banco de la Nacion in Perù e Javier Silva Ruete Ministro del Tesoro del governo del Generale Francisco Morales Bermudez.
Ho conosciuto bene entrambi. Javier Silva Ruete era alla Interamerican Development Bank nel periodo in cui io vivevo a Washington, durante la presidenza in Perù di Francisco Belaunde Terry, nel 1980. Alvaro Meneses fu ospite alla nostra villa delle Bahamas.
Meneses aveva un carattere chiuso, Silva Ruete era amico del Premio Nobel per la letteratura MarioVargas LLosa.

Mio padre e l’arcivescovo Paul Marcinkus risolsero il problema creando il Banco Ambrosiano Andino con sede a Lima che doveva assumere il ruolo che era stato di Nassau e di Managua nei depositi di reciprocità con lo IOR.

Al finanziamento della United Trading Company presso la Banca del Gottardo di Lugano, aggiunsero il sostegno all'indebitamento crescente della Nordeurop di Liechtenstein e della Anli di Lussemburgo. Riproduco di seguito il sunto di indebitamento e garanzie di Nordeurop Vaduz presso Roy West Trust Bahamas siglato dai rappresentanti legali dello IOR Luigi Mennini e Pellegrino De Strobel.



Paul Marcinkus produsse alla Commissione Italia-Vaticano le lettere che mostrano che fu informato della creazione del Banco Ambrosiano Andino in Perù, che approvò questi trasferimenti e ne assunse gli obblighi.
Il Vaticano deteneva presso la Banca del Gottardo di Lugano, la Kredietbank di Lussemburgo e lo IOR, le azioni delle società controllanti. L’estratto conto titoli dello IOR alla Kredietbank S.A. Luxembourgeoise é quì riprodotto.


Una riunione del consiglio di amministrazione del Banco Ambrosiano Andino ebbe luogo a Losanna e le pagine della minuta riprodotta qui di seguito mostrano i rapporti con IOR e Nordeurop.




Il Banco Ambrosiano Andino ottenne la licenza dalla Dr. Liova Schiaffino dell'Autorità di Supervisione Bancaria peruviana e il Banco de la Nacion ne divenne azionista.

Le pendenze del Perù relative all'acquisto di due fregate lanciamissili italiane con relativo equipaggiamento...
[per la 2^ puntata cliccare (QUI)]




giovedì 27 novembre 2014

AVVISO AI LETTORI - A dicembre articoli inediti curati da Carlo Calvi sul caso Banco Ambrosiano

Ancora qualche giorno per ultimare l'organizzazione della documentazione e sistemare gli ultimi particolari di editing e poi il blog Fraud Auditing & Forensic Accounting pubblicherà in esclusiva nazionale, la più recente ricostruzione storica curata da Carlo CALVI sul caso Banco Ambrosiano.

Si tratta di quattro puntate principalmente dedicate al "fronte peruviano" della più importante banca privata italiana dell'epoca, con dettagli interessanti che soltanto un testimone diretto dei fatti può tracciare.

Sembrerà di leggere qualche pagina di un romanzo di John Grisham ma in questi casi, si usa dire, la realtà supera la più fervida delle fantasie.

Si approfondiranno i motivi alla base della costituzione del Banco Ambrosiano Andino e sul ruolo assunto da Mons. Marcinkus (IOR), si analizzeranno alcuni legami con l'Università di Piura considerata il più formidabile baluardo dell'Opus Dei nel mondo, ma anche del progetto "Madre de Dios" e come con l'appoggio di Montedison si sviluppò la produzione di metanolo a partire del legname delle Ande, per poi analizzare i retroscena relativi alla guerra delle Isole Falkland e sul sospetto del governo inglese che l'Argentina potesse acquistare i missili antinave made in France "Exocet" tramite il Perù.
E molto molto altro ancora.

E' facile comprendere come un tale contributo sia di fondamentale importanza, soprattutto per la notevole documentazione storica proposta e commentata e per gli interessanti riferimenti ai collegamenti tra i noti soggetti coinvolti nella vicenda.



Si ringrazia Carlo Calvi, anche a nome di tutti i lettori, per l'attiva collaborazione dimostrata in questi anni e per aver scelto ancora una volta il blog Fraud Auditing & Forensic Accounting come mezzo di diffusione delle proprie ricerche.

s.m.


1^ puntata - Casseforti bahamensi e svizzere di Roberto Calvi (cliccare QUI)



lunedì 8 settembre 2014

Il decalogo del risk management, il caso Barings Bank

Correva l'anno 1995 quando la più antica e prestigiosa merchant bank di Londra, fondata nel 1762, fallì drammaticamente.

Quello della Barings Bank fu un fallimento improvviso e inaspettato.
Devastante per la sua gravità. E la causa principale che portò la banca ad accumulare una perdita pari a 827 milioni di sterline (1,4 miliardi di dollari) fu individuata nella mancanza di controlli sulle operazioni di trading.



Fu giudicato responsabile del fallimento niente meno che un pioniere delle negoziazioni in prodotti finanziari derivati, in particolare futures.

Il suo nome è Nick Leeson.

Classe 1967, sin dalla data di assunzione presso la Barings Bank, avvenuta nei primi anni '90, si dimostrò molto abile nelle transazioni con derivati sul mercato monetario di Singapore.

Nel 1992 iniziò ad effettuare le prime operazioni non autorizzate che portarono, tuttavia, lauti profitti ai clienti della banca inglese. 
Tutto sembrava procedere nel verso giusto quando arrivarono le prime perdite e la conseguente ricerca di come occultarle alla vista dei vertici della banca e degli organismi di controllo.

Leeson decise quindi di nascondere gli insuccessi finanziari in un conto chiamato "account error 88888" che poteva essere considerato dagli auditor come una sorta di "conto tappabuchi" da utilizzare per contabilizzare piccoli scostamenti dovuti ad errore o le differenze di arrotondamento.

Inizialmente le perdite furono trascurabili, nell'ordine dei 2 milioni di sterline, ma le cose per il trader andavano di peggio in peggio e alla fine del 1994 la perdita ammontava a ben 208 milioni di sterline.

Nessuno dei revisori interni o esterni, tuttavia, spese del tempo per approfondire la natura e le ragioni delle numerose rilevazioni contabili iscritte sul conto "error 88888".
Tanto meno la banca era munita di alert automatici di segnalazione delle perdite di negoziazione al di sopra di una determinata soglia.

Ma la famosa goccia che fece traboccare il vaso avvenne con l'operazione del 16 gennaio 1995.
Da quel giorno tutto precipitò velocemente.


Le cronache narrano di una giornata grigia a Singapore mentre Leeson cliccò il tasto di conferma dell'ordine appena inserito.
Un azzardo che poteva risolvere ogni suo problema e recuperare integralmente le perdite.
...oppure il disastro.

Leeson, quel 16 gennaio 1995, scommise sulla stabilità del mercato asiatico.

Alle ore 05:46 del 17 gennaio 1995 un devastante terremoto di magnitudo 6,8 provocò lo spostamento della crosta terrestre di qualche decina di metri nella prefettura di Hyogo nel sud del Giappone.
Una scossa della durata di 20 secondi che si portò via 6.434 vite con danni stimati nell'ordine dei 10.000 miliardi di yen (102,5 miliardi di dollari), pari al 2% del PIL del Giappone.

Il mercato asiatico collassò.
E con esso i tentativi febbrili di Leeson di uscire dalla posizione finanziaria assunta il giorno precedente.

Ulteriori sforzi di arginare i danni furono vani, anzi contribuirono ad aggravare ancora di più la situazione portando in poco meno di un mese ad incrementare la perdita di altri 500 milioni di sterline.

La mattina del 23 febbraio 1995 su di un lato del desk del trader inglese, ormai irreperibile da alcune ore, fu rinvenuto un post-it su cui si leggeva un laconico: "I'm sorry!".

Il 26 febbraio 1995, la Barings Bank fu dichiarata insolvente.

Nick Leeson fu arrestato a Francoforte il 2 marzo 1995, dopo una fuga rocambolesca tra Malesia e Sultanato del Brunei. Fu estradato a Singapore il 20 novembre 1995 e condannato a sei anni e mezzo di reclusione con l'accusa di frode e manomissione di documenti.


* * *

Da questa drammatica vicenda si è tratto un decalogo che a cavallo degli anni 2000 era molto in voga tra i giovani fraud auditor chiamati a testare i sistemi di prevenzione del rischio di frode nell'ambito bancario.

Decalogo che oggi il blog Fraud Auditing & Forensic Accounting  è in grado di riproporre nella sua versione originale in lingua italiana.



Il decalogo del "fraud risk management"

  1. Capisci i tuoi utili. I grossi utili che non capisci sono più pericolosi delle grosse perdite che capisci.
  2. Attenti alle distanze. Il rischio cresce con la distanza dalla sede.
  3. Rispetta il sabato e la domenica. Le persone che non prendono mai ferie o che stanno sempre in ufficio sino a tardi non sempre sono modelli di virtù.
  4. Preparati a pagare. Non esistono guadagni facili e senza rischio.
  5. Siate coinvolti. Il business non prospera nell'indifferenza.
  6. Riconciliate con diligenza. Problemi di riconciliazione spesso sono indicatori di perdite.
  7. Seguite la cassa. La contabilità può essere manipolata. La cassa è il controllo fondamentale.
  8. Rispettate la qualità. Volume non è sinonimo di valore.
  9. Quadrate le somme. Attenti alla contabilità creativa.
  10. Attenti ai vostri computer. Sono una porta aperta al cuore del vostro business.



lunedì 21 luglio 2014

Due Diligence (di Christian Kammer)

Il blog "Fraud Auditing & Forensic Accounting" è dedicato a Christian Kammer, un forensic accountant dalle capacità eccezionali, forse uno dei primi in Italia ad applicare tecniche di analisi innovative di origine anglosassone.
Le novità tecniche introdotte da Christian hanno riguardato la gestione e l'elaborazione di grandi quantità di dati al fine di individuare le correlazioni utili alla ricostruzione di fatti illeciti.
Pochi sanno che i database utilizzati nell'ambito di alcuni tra i più famosi processi milanesi celebrati negli ultimi anni, sono stati progettati da Christian.
La qualità e l'efficacia di questi approcci è stata confermata dall'esito favorevole ottenuto in ogni grado di giudizio.
Dunque un metodo di lavoro che ancora oggi sta facendo scuola.

A tre anni esatti dalla prematura scomparsa, si propone nel seguito un articolo di Christian Kammer risalente al 1998.
Si tratta di un contributo fondamentale sull'utilità della "Due Diligence" e delle procedure di "Fraud Risk Management".


*   *   *

DUE DILIGENCE
di Christian Kammer


1. Letteralmente tale terminologia, di chiara origine anglosassone, è l'abbreviazione del termine "due diligence review" e potrebbe essere tradotta come "diligenza dovuta" da un professionista, che svolge un incarico professionale affidatogli dal cliente. Il termine "due diligence" ha perso il suo significato letterale così da venire usato ogni qualvolta si renda necessario un intervento da parte di un team di consulenti per effettuare determinate procedure per analizzare una realtà aziendale. In generale si può definire una "due diligence" come l'analisi di un'azienda o di una attività in grado di evidenziarne gli aspetti strategici in funzione di determinate operazioni.

2. Due diligence è sostanzialmente il processo d'investigazione approfondita di una società industriale, commerciale o di servizi al fine di determinare la convenienza a procedere verso una determinata transazione. Questa può essere sia l'acquisizione sia la vendita di una attività.

3. La funzione primaria del due diligence è quella di determinare i benefici e le responsabilità di un investimento proposto andando a ricercare in tutti gli aspetti rilevanti del passato, del presente e del prevedibile futuro di un'azienda. Il due diligence ha lo scopo di mettere l'investitore in condizione di dare risposta alla domanda "Possiamo investire in questa azienda, se si quanto dovremmo pagare e come dovremmo organizzare l'investimento?"

Acquistare una attività non è molto differente dall'acquisto di un immobile e delle ispezioni che si fanno prima dell'atto. Il due diligence è come eseguire un'ispezione, un sopralluogo. Ispezioni e sopralluoghi sono eseguiti da esperti. Per un'azienda valgono le stesse considerazioni. Nel momento in cui si sono considerati tutti gli elementi si può giudicare se quella attività nel suo insieme rappresenta una casa ben solida. Questo è lo scopo della due diligence. E per questo motivo è necessario avere un team multidisciplinare per verificare tutte le questioni attinenti all'attività prima di concludere l'affare. Per riuscire al meglio in questo compito è auspicabile eseguire il due diligence con dovuto anticipo sulla transazione, in modo da non dovere rinegoziare l'intero affare a pochi giorni dalla chiusura.

Un team multidisciplinare può essere costituito da legali esperti di diritto commerciale e del lavoro, da esperti fiscalisti e da contabili, da esperti di corporate finance e di sicurezza, da esperti di valutazioni sull'andamento dei titoli, da esperti che sappiano valutare la veridicità della documentazione prodotta da un'azienda e la coerenza di ciò che la documentazione rivela, da esperti che abbiano gli strumenti, la sensibilità e l'esperienza per valutare figure chiave dell'azienda, i managers, gli amministratori, la clientela oltre all'immagine che l'azienda gode sul mercato, la fiducia dei consumatori, il segmento di mercato che copre. Un'operazione di due diligence diviene particolarmente delicata quando una delle parti, in genere l'acquisita, non collabora. In questi casi diviene ancora più importante al capacità di perseverare nell'operazione e di rilevare eventuali omissioni o falsificazioni prodotte.

Brevemente desidero esporre la visione classica o consueta del due diligence, per poi passare a quella di maggiore attualità ed efficacia che trae ispirazione dal modello anglosassone. Il primo approccio parte dai seguenti aspetti generali: l'obiettivo di una "due diligence" è normalmente quello di offrire la necessaria assistenza nella valutazione di un'azienda/attività oggetto di un'operazione straordinaria. Un buon report finale deve essere in grado di fornire un'analisi coerente e mirata della specifica tematica oggetto di indagine, di assisterlo nella valutazione dell'attività di riferimento, di solito in relazione a transazioni particolarmente significative. Lo scopo della relazione finale è quello di offrire al cliente una approfondita conoscenza dell'attività, dei suoi fattori critici di successo, dei suoi punti di forza e di debolezza, evidenziandone potenziali problematiche, opportunità ed, infine, offrendo validi spunti e suggerimenti per gli aspetti chiave della transazione in atto. Per raggiungere tali obiettivi la relazione finale deve fornire ovviamente una rappresentazione fedele dell'oggetto dell'analisi e delle sue caratteristiche, anche se in contrasto con la visione e le opinioni del management dell'azienda, nel rispetto delle istruzioni e degli accordi presi con il cliente.
In una "due diligence" occorre ottenere una visione il più possibile completa dell'attività; è infatti, essenziale comprenderne le componenti e per fare ciò la società oggetto delle verifiche verrà analizzata con riferimento ai suoi andamenti storici e prospettici più significativi. Generalmente l'ampiezza delle verifiche viene definita durante le riunioni preliminari con il cliente. Esistono comunque alcune verifiche che devono essere svolte necessariamente quali:
  • analytical review della situazione economica/patrimoniale ed analisi critica delle informazioni finanziarie (interessi passivi proporzionati all'indebitamento, vendite comparabili con i movimenti di magazzino ecc...);
  • riconciliazione dei dati di bilancio con la contabilità ufficiale e verifica della relativa correttezza matematica;
  • ottenimento dell'evidenza di tutti quei fatti aziendali che possono essere considerati come "rilevanti". 
Il due diligence nel suo svolgimento, richiede una particolare attenzione da parte del professionista che la esegue. Questi nell'analizzare con spirito critico le aree precedentemente esposte deve avere sempre presente lo scopo del lavoro e le necessità del cliente, perciò nello svolgimento di un incarico di questo tipo ciò che va sempre fatto e domandarsi: "chi è il nostro cliente, cosa vuole sapere e, se noi fossimo al suo posto, cosa vorremmo sapere?".

Abbiamo già sottolineato come la base del lavoro di "due diligence" sia la conoscenza dell'attività e delle sue problematiche; nessuna conclusione fondata può essere raggiunta senza una piena padronanza di questi elementi chiave e delle regole economiche, legali, ambientali, che governano il mercato nel quale la società opera.
Il professionista coinvolto deve pertanto possedere queste conoscenze già allo stadio iniziale del lavoro, nel momento in cui viene accettato l'incarico; successivamente tali conoscenze verranno confrontate ed approfondite con il management aziendale, e continuamente aggiornate durante lo svolgimento dei programmi di lavoro.
Naturalmente ove la particolarità dell'incarico o la sua complessità ed ampiezza lo richieda, può risultare indispensabile la collaborazione con specialisti esterni al team e talora può essere il cliente stesso a sollecitare tale collaborazione professionale che può riguardare:
  • consulenti aziendali;
  • legali; 
  • consulenti fiscali; 
  • esperti di settore; 
  • consulenti del lavoro; 
  • consulenti ambientali; 
  • esperti EDP.
Si può notare che in questa ottica ancora è prevista la presenza di un solo professionista, eventualmente affiancato da determinati specialisti. Soprattutto, bisogna notare che nulla è detto riguardo la sicurezza, la verifica della veridicità dei documenti, la conoscenze delle persone, dei dipendenti, Tutti aspetti che, come si vedrà nel seguito, sono prioritari e caratterizzanti dell'impostazione attuale, c.d. anglosassone. Secondo l'esperienza anglosassone intesa in senso lato l'investitore in seguito al due diligence deve essere in grado di trovare risposta ai quattro quesiti chiave per l'investimento:

1. Primo il "Business Plan/Investmet Thesis", il piano d'investimento. Deve esistere una necessità strategica verso il prodotto o il servizio. Il piano d'investimento deve essere sostenibile e il due diligence deve fornire una analisi di competitività strategica.

2. Il secondo punto, che rappresenta il fattore più critico, più delicato e più importante è la valutazione del "Management Team". Il management aziendale deve avere la necessaria esperienza al fine di raggiungere gli obiettivi del piano d'investimento, nonché avere sufficiente spirito imprenditoriale e dare garanzie sufficienti di trasparenza per la continuazione della gestione anche dopo l'investimento da parte di terzi.

3. Terzo il mercato ed il suo potenziale. Esistono sufficienti prospettive di crescita del mercato; vi sono margini sostenibili; siamo di fronte ad un settore merceologico maturo o con prospettive di sviluppo; qual è il grado di sostenibilità nel caso non si sia di fronte a prospettive di crescita elevate?

4. Infine la "Exit Strategy", la strategia di fuga. Vi sono sufficienti probabilità di solvibilità; quali sono le possibili alternative di fuga?, esistono potenziali acquirenti per l'attività? Due diligence è il termine utilizzato per descrivere il processo di valutazione dei quattro fondamentali d'investimento sopra citate. Il processo di due diligence deve essere utilizzato dall'investitore per:
  • raccogliere e per verificare informazioni, 
  • sviluppare e per analizzare la situazione compresi: 
  • i cambiamenti che possono influire sull'azienda, 
  • i suoi punti di forza strategici, 
  • la posizione dell'azienda all'interno di un settore industriale, 
  • le caratteristiche cicliche o stagionali di quel settore, 
  • la continuazione della gestione aziendale da parte del management anche dopo l'esecuzione dell'investimento.
Lo scopo finale è di valutare il business ed i rischi anche legali e di dare organicità alla struttura d'investimento.

1) Il piano d'investimento deve mettere in chiaro i macro fattori economici del settore d'industria in cui opera l'azienda. A tale scopo si può ad esempio adottare un modello quale il modello competitivo delle cinque forze sviluppato da Michael Porter (Michael Porter's Five Forces Model of Competition) che deve trovare risposte ai seguenti cinque quesiti:
  • I clienti adottano strategie basate sulla forza contrattuale - un buon esempio è il mercato delle auto dove vi è la quasi certezza che i clienti verranno all'attacco per ridurre i margini degli utili? 
  • I fornitori adottano strategie basate sulla forza contrattuale - un esempio di ciò è il mercato dei prodotti chimici dove i prezzi sfuggono alla normale contrattazione e l'acquirente deve accettare i prezzi dati? 
  • Vi sono barriere all'ingresso rappresentate da capitale, tecnologia, dimensione di mercato? 
  • Esiste il pericolo di nuova concorrenza da fabbricanti di prodotti sostitutivi? 
  • Qual è il grado di pressione esercitato dai diretti concorrenti sullo specifico settore di mercato? 
E' di grande importanza di andare a fondo alle prestazioni storiche della società nel suo mercato di riferimento in modo da superare l'analisi che si potrebbe fare in forza dei dati offerti da una revisione contabile. Bisogna porsi domande quali: i risultati della società sono stati raggiunti grazie a particolari situazioni cicliche, strategiche o magari valutarie oppure sono il risultato di una accurata gestione?

2) Il riferimento alla gestione consente di introdurre il secondo tema, quello sulle persone, sul management. Questa è la parte più delicata ma anche più attuale e di grande importanza da scandagliare in una società.
La valutazione delle persone può essere sia esterna, del personale di una società oggetto di acquisizione, sia interna una stessa società. Sono due prospettive molto diverse ma che per praticità verranno esposte in questo stesso contesto:

A) Iniziamo da quella esterna:
gli americani ed i canadesi hanno in questo senso un approccio principalmente "epidermico": fiducia e simpatia a prima vista divengono fattori determinanti nella valutazione del management. Considerando che, come essi stessi dicono "what you are really acquiring are the people", ciò che in realtà si acquisisce sono le risorse umane, sinceramente stupisce come un'analisi possa fondarsi su impressioni puramente soggettive come la simpatia e su altri assunti come "never assume that a leopard is going to change its spots" (non è pensabile che un leopardo cambi il maculato della propria pelliccia) per scavare nelle potenzialità, nelle doti, nei difetti e nelle motivazioni di una persona, per capire se colui che è stato un vincente fino a ieri possa esserlo anche in futuro.
E' nostra opinione, in considerazioni delle particolari e varie situazioni che caratterizzano il nostro paese, dedicare la priorità su ciò che la persona ha prodotto durante la sua gestione e soprattutto sul motivo di determinati successi o insuccessi della sua gestione. Questi sono gli elementi che, soprattutto nella nostra realtà hanno molta più rilevanza: intuire o capire se è grazie ad un determinato manager che l'azienda ha raggiunto certi risultati, in forza di quali motivazioni economiche, di conoscenze, politiche, clientelari - questi risultati sono stati raggiunti e, soprattutto, sarà possibile ripeterli o incrementarli anche senza l'assistenza di determinate persone? indipendentemente dalla loro simpatia. I fattori da considerare riguardo il management sono sia oggettivi, sia, a volte, personali. Tra i primi vi sono questioni quali:
  • la modifica di determinate variabili all'interno dell'azienda porterà a delle modifiche nella performance delle persone? 
  • Quanto possono cambiare le persone sotto mutate condizioni? 
  • Manterranno queste la sufficiente motivazione per il raggiungimento di determinati obiettivi? 
  • Ed infine, un concetto che è tanto semplice quanto importante: è necessario avere la ragionevole certezza che l'azione del management sia in linea con quanto stabilito dall'azionariato/dal gruppo di controllo. 
Vi è poi un secondo gruppo di questioni da analizzare:
  • Chi sono le persone, qual è lo sfondo politico e sociale nel quale si muovono? 
  • Quanta attinenza può avere questo con il futuro andamento degli affari? 
  • Per quale motivo quella determinata azienda si è sempre garantito sufficienti commesse da determinati clienti? 
  • L'eventuale allontanamento di una figura chiave dell'azienda in che modo può influire sull'andamento degli affari, sull'affluenza di queste commesse? 
E' chiaro che qui ci si addentra in campi particolarmente delicati in cui la corretta ed imparziale valutazione di presunzioni diviene di grande rilevanza.

B) Un'altra prospettiva della valutazione delle persone è quella che si raccomanda fare a qualsiasi impresa al proprio interno. Vi posso fornire alcuni dati di fonte britannica: un sondaggio condotto sul tema delle frodi di dipendenti richiesto dalla rivista specializzata Security Gazete. Questo sondaggio è stato pubblicato dal Times nel giugno 1995 sulla base statistica, di 100 tra le 1000 società leader. In questa occasione gli intervistati erano o funzionari finanziari ed amministrativi senior o Amministratori delle stesse società
  • il 68% di loro ha ammesso di essere stati vittime di frodi da parte dei dipendenti nel recente passato
  • il 35% credeva che la frode da parte dei dipendenti stesse attualmente avendo luogo nella loro organizzazione
  • il 60% delle frodi da parte degli impiegati era stata commessa da individui in posizioni manageriali 
  • 22% dirigenti di grado inferiore 
  • 34% dirigenti di grado medio 
  • 4% dirigenti di grado superiore 
  • il 40% delle frodi non è stato scoperto per oltre sei mesi. 
Delle società che hanno sofferto frodi da parte dei dipendenti, i reparti più suscettibili di frode sono stati in percentuale:
  • Qualsiasi Attività Finanziaria 30
  • Contabilità/Finanza 27
  • Foglio Paga/Personale 3
  • Maestranze/Produzione 9
  • Acquisti 7
  • Marketing/Vendite 7
  • Rifiutati a rispondere 16
  • Non so 7
I dati non indicano quanto strettamente il 7% negli Acquisti hanno agito in collusione con colleghi del Reparto Finanza.

3) Per ciò che riguarda il terzo punto, il mercato potenziale, si possono adottare analisi di competitività ed una dettagliata analisi della struttura e della dimensione del mercato e dell'attesa quota di mercato.
E' una valutazione sempre difficile e da eseguire per difetto piuttosto che per approssimato eccesso. In ogni mercato vi sono dei sotto-mercati e delle nicchie che non sono accessibili per una serie di motivi ed il mercato reale è sempre inferiore di quanto ci si possa immaginare in forza dei macro fattori.

4) Vi sono infine le strategie di fuga. E' molto importante conoscere le varie alternative riguardo eventuali strategie di fuga. Una determinata società in grado di lanciare una OPV sarà accettata dagli investitori istituzionali o questi non manifestano alcun interesse in essa? Infatti una società privata può non essere capace di sopravvivere come società ad azionariato diffuso. Ciò che è importante è la determinazione a priori della possibilità e del timing dell'eventuale vendita ad un acquirente strategico. Tutto ciò è sicuramente una eccessiva semplificazione basata sull'assunto che vi siano due o più attori quali possibili candidati all'acquisto della società. A questo punto diviene fondamentale capire e sapere prevedere le mosse di queste, in particolare il pensiero del loro CDA e, qualora siano realmente dei potenziali acquirenti, se queste società ed i loro investitori di supporto hanno effettivamente la capacità economica di acquistare l'azienda nel dato momento previsto per attuare la strategia di fuga.

In definitiva un'analisi dei quattro fattori considerati deve consentire all'investitore di formarsi un'idea riguardo i seguenti punti:
  • Il piano d'investimento è sensato? 
  • Le risorse disponibili o mobilitate sono sufficienti ed adeguate al raggiungimento degli obiettivi del piano d'investimento e dei progetti finanziari? 
  • I tempi ed i costi per il raggiungimento del piano d'investimento sono stati calcolati con sufficiente precisione? 
  • Il management è in grado di realizzare il piano d'investimento? 
Una volta risposto a queste domande si deve essere in grado di preparare una valutazione preliminare ed una prima approssimazione dei tempi di realizzazione dell'intento. Per quanto attiene alla valutazione, il procedimento di due diligence è fondamentale nella determinazione del valore della società. L'analisi dei rischi sottostanti al previsto cash flow e della responsabilità hanno ovviamente un'enorme impatto sulla valutazione finale, così come sulle prospettive di profitto di bilancio. La comprensione delle risorse umane diviene in questo momento importantissimo per evitare di ritrovarsi, dopo l'investimento, con una c.d. "scatola vuota". A questo proposito si può citare l'esempio di una affermata SIM operante da Milano che amministrava grossi clienti soprattutto istituzionali. Una importante banca Europea decise di acquisire, ad alto prezzo, la SIM per consolidare la sua presenza sul mercato mobiliare italiano.
Naturalmente hanno svolto tutte le dovute verifiche contabili e legali, trascurando però di eseguire il due diligence sul personale responsabile della gestione dei clienti e di comunicare a tutti i dipendenti le direttive di gestione che avrebbe determinato a completamento dell'acquisizione. In definitiva si ebbe che, passata la gestione alla banca, pagati i bonus primaverili, il gruppo dirigente dei gestori decise di abbandonare quella SIM e di fondarne una propria. Naturalmente non fecero un assoluto salto nel buio in quanto anche molti loro colleghi decisero di seguirli nella nuova struttura, i maggiori clienti, soprattutto quelli istituzionali, rimasero fedeli ai gestori e non alla vecchia SIM.
E' chiaro l'esempio è abbastanza calzante; "what you are really acquiring are the people", e se queste non sono coinvolte e motivate, è pressoché certo che il risultato della "scatola vuota" sia una profezia che si autoavvera. Ogni transazione d'investimento richiede un due diligence su misura per il caso specifico e un elenco di operazioni e di priorità sempre differente da determinare caso per caso.

In definitiva due diligence è il processo da mettersi in moto per l'individuazione dei benefici e delle responsabilità di un investimento progettato. Il due diligence deve dare un sostanziale contributo alla risposta della domanda "Dobbiamo realmente investire in quest'affare? Quanto siamo ora disposti a pagare per esso? Come deve essere strutturato il nostro investimento?" Importante è di svolgere al meglio le valutazioni riguardo i quattro fattori determinanti:
  • la valutazione del piano d'investimento, 
  • del management, 
  • del potenziale del mercato 
  • e la strategia di fuga. 
Per fare ciò è fondamentale una accurata raccolta ed analisi dei dati, ed una attenta valutazione della loro autenticità, nonché il coinvolgimento di determinati esperti di settore ben qualificati. Caratteristiche del rapporto Finale Premesso che durante il lavoro il cliente dovrà comunque essere tenuto informato sulla evoluzione dello stesso in quanto eventuali problematiche significative potrebbero determinare cambiamenti sulle decisioni o nelle trattative in corso, il rapporto finale sull'attività svolta normalmente include:
  • termini di riferimento dell'intervento; 
  • sintesi delle problematiche significative emerse; 
  • rapporto dettagliato che illustra gli aspetti più importanti del business; 
  • elenco delle principali attività di verifiche svolte; 
  • situazione patrimoniale, economica e del personale presa a riferimento nel corso dell'intervento. 
Possibili sviluppi di un intervento di "due diligence". Riteniamo opportuno completare questa breve analisi sulle finalità e modalità operative di un intervento di "due diligence", richiamando l'attenzione su come le conoscenze acquisite nel corso di un intervento finalizzato alla compravendita di un'azienda possano essere positivamente utilizzate anche nella fase di perfezionamento delle trattative ed in quella ad essa successiva. Il consulente incaricato della "due diligence" può, infatti, svolgere un importante ruolo come coordinatore dell'attività del compratore, del venditore e dei rispettivi consulenti legali, fiscali e finanziari, stante le conoscenze acquisite durante il proprio intervento.
Queste ultime potranno inoltre risultare preziose, una volta conclusa l'operazione, per procedere all'integrazione della società oggetto dell'operazione con la società (o con il gruppo) acquirente. A tal fine potranno, ad esempio, essere sviluppate le possibili sinergie gestionali e, da un punto di vista organizzativo, uniformare le procedure di controllo ed i principi contabili utilizzati per la redazione dei reports sia preventivi che consuntivi.

Un ultimo accenno, per chiudere, alla valutazione di determinati elementi che, nella forma di due diligence preventiva o "Fraud Risk Management" possono assolutamente influire sulla valutazione finale.
Ciò mi porta a fare un ultimo e breve accenno al "Programma di Gestione del Rischio Frode" che è auspicabile ogni società, industriale, commerciale o finanziaria abbia attuato al proprio interno. Del programma di Gestione del Rischio di Frode di Irwin & Bates la Valutazione del Rischio di Frode è soltanto una componente.
Crediamo che un programma di Gestione del Rischio di Frode abbia un minimo di sette componenti:
  1. La istituzione di una chiara strategia e cultura aziendale
  2. L'istituzione di chiare politiche di società, inclusi i principi e l'etica di affari
  3. L'istituzione di procedure di due diligence relative alla assunzioni interne ed alle relazioni esterne
  4. Valutazione del Rischio
  5. Controlli Interni
  6. Programma di Individuazione delle Frodi
  7. Piano di Reazione alle Frodi
E' il nostro punto di vista che se queste sette componenti vengono attuate entro una organizzazione, tale organizzazione avrà un lungo percorso per stabilire una strategia coesiva anti- frode che, a sua volta, permetterà ai dirigenti di tale organizzazione di fare le loro richieste affermazioni ai propri azionisti con un reale grado di fiducia. Mentre potrebbe richiedere del tempo per istituire tutte e sette le componenti entro una organizzazione, noi non percepiamo alcuna delle componenti come "extra opzionale" in quanto la nostra esperienza ci indica che ciascuna componente ha un solido ruolo da giocare. Posso fare brevemente dei commenti su ciascuna componente:

1. Chiara Strategia e Cultura Societaria.
Pongo questa componente al primo posto nella lista in quanto noi, e molti commentatori esperti di cui abbiamo letto i loro punti di vista, crediamo che sia l'elemento più importante nel programma
Strategia Societaria:

Ogni attività ha i suoi obiettivi ed un percorso segnato riguardo a come questi obiettivi debbono essere raggiunti.
  • E' stata determinata una chiara strategia? 
  • E' stata chiaramente comunicata al personale? 
  • Il personale l'ha compresa? 
L'assenza di una chiara strategia cultura societaria ben conosciuta da parte del personale sarà di impedimento di un eventuale comportamento fraudolento.

2. Chiare politiche di società, inclusi i principi e l'etica di affari: La chiarezza e la trasparenza nel coinvolgimento della consapevolezza del personale può evitare o prevenire il verificarsi di fenomeni quali:
  • Conflitti di Interesse 
  • Il dare e ricevere regali 
  • Mancanza di riservatezza 
  • Secondi lavori o ricerche di cariche di amministrazioni esterne. 
3. Procedure di Due Diligence - Procedure di Assunzione
Per quanto riguarda questa terza parte nel programma di gestione del rischio di frode se la frode si verifica nella vostra società ed il frodatore viene identificato, date un'occhiata al suo incartamento personale. Cosa conoscevate di questo individuo prima che lo assumeste? Quanto approfondito è stato il vaglio prima dell'impiego? Costui era adatto alla mansione per la quale è stato assunto? Sono state svolte delle verifiche sulla veridicità di quanto esposto nel suo Curriculum? Questo concetto di maggiore attenzione sugli individui deve essere applicato nel contesto di nuove acquisizioni commerciali. Bisogna sempre chiedersi quanto si conosce degli attori principali dell'organizzazione che andate ad acquisire. Ciò ci riporta al concetto precedentemente esposto di due diligence esterna sulle persone.

4. Valutazione del Rischio
Bisogna mettere in atto delle simulazioni, degli studi di vulnerabilità alle frodi all'interno delle società o delle organizzazioni. Un team multidisciplinare, probabilmente composta un investigatore, un contabile investigativo ed uno specialista di Informatica, si reca all'interno della società, reparto per reparto, apprende tramite interviste con il personale pertinente cosa fa tale reparto e quali sono le sue responsabilità, il lavoro cartaceo che svolge ed il tipo di registrazioni al computer che ne consegue.
A questo punto il team ponendosi la domanda: "se volessimo tirare fuori denaro da questo reparto, o coprire registrazioni contabili fittizie, come lo faremmo?; i controlli in essere al momento attuale ci impedirebbero di svolgere il nostro desiderato corso di azione?". Allo stesso modo, una volta valutato il grado di attaccabilità dall'interno, è possibile determinare il grado di suscettibilità a minacce esterne. Un possibile modello di Valutazione del Rischio di Frode da usare da voi stessi è il seguente: 

Rischi Industriali
  • L'industria è altamente competitiva? 
  • La linea di prodotto è statica o in evoluzione? 
  • Vi sono significativi cambiamenti legislativi? 
  • La tecnologia sta cambiando i metodi di consegna del prodotto? 
Minacce alla Società:
  • La struttura della società aumenta la vulnerabilità?
  • La cultura è tendente ad un comportamento fraudolento?
  • Le minacce industriali hanno un impatto acuto con l'organizzazione?
Cambiamenti recenti
  • Si sono verificati dei ridimensionamenti verso il basso? 
  • E' stata ristretta la dirigenza di livello medio? 
  • Sono state modificate le linee finanziaria/di riporto? 
  • E' stata introdotta nuova tecnologia? 
  • La società sta operando in nuove giurisdizioni? 
Gestione complessiva dei Rischi
  • Standard delle informazioni amministrative 
  • Meccanismi di rilevamento 
  • Controllo delle attività devolute 
Attuale Consapevolezza dei Controlli/Frodi
  • Esiste un programma di consapevolezza delle frodi? 
  • Esistono procedure di riporto di irregolarità? 
Nuove Misure Necessarie
  • Identificazione delle vulnerabilità e piano di attuazione 

5. Controlli Interni
Le domande sono:
  • Sono quelli giusti? 
  • Sono aggiornati con la tecnologia? 
  • Sono efficaci? 
Sebbene esistano non è detto che siano sufficienti o sufficientemente impermeabili da minacce esterne o interne.
Banca Barings docet: Mr Leeson ci ha offerto un esempio che probabilmente sarà pertinente per un po' di tempo a venire. Il controllo su tali individui sarebbe dovuto essere fatto dall'ufficio interno che controllava le attività giornaliere svolte dagli operatori. Tuttavia, Nick Leeson aveva completo accesso alle operazioni esterne ed interne ed a tutti gli uffici e, come tutti noi sappiamo, in realtà non vi era alcun controllo in essere.

6. Individuazione delle Frodi
Il programma includerà:
  1. Un'indagine delle attitudini dei dipendenti alla frode ed al comportamento etico. Tale indagine verrà svolta su una base strettamente riservata e verrà elaborata su misura per le possibilità di frodi identificate nello studio di vulnerabilità. I risultati forniranno un'indicazione per quanto riguarda i parametri richiesti per il programma di individuazione.
  2. Il personale chiave e l'amministrazione nelle aree identificate ad alto rischio saranno individualmente istruiti relativamente a tali rischi e sui metodi di prevenzione.
  3. Verranno tenuti seminari più generici con il resto del personale in modo da fornire anche a costoro gli strumenti per individuare situazioni anomale.
  4. Verranno discusse a fondo ed istituite le procedure riservate di riporto delle anomalie.
  5. Crediamo che questo particolare aspetto del piano, che mira anche ad avere risvolti coesivi tra il personale debba venire aggiornato a scadenze pressoché regolari. 

7. Piano di Reazione alla Frode. 
L'ultima parte del piano d'insieme è il Piano di Reazione alla Frode. E', questo, il pacchetto d'emergenza e dovrebbe includere:
  • Meccanismi di individuazione e di isolamento dei responsabili della frode; 
  • Procedure di tutela dei beni, della documentazione contabile, e soprattutto di sicurezza del sistema informatico;
  • Numero di contatto della polizia e delle altre autorità di tutela;
  • Altri numeri utili.
L'insieme del contenuto del programma di Gestione del Rischio di Frode viene riassunto nell'istituzione del c.d. "Security Office" all'interno delle società e degli istituti bancari ed assicurativi. Questo strumento grazie alla sua grande flessibilità e pervasività è in grado di monitorare costantemente le operazioni interne e verso l'esterno dell'attività.

Nell'elaborare le nostre misure di prevenzione dovremmo tenere a mente le parole del filosofo cinese, Generale Sun Sui che visse 2500 anni fa: "L'arte della guerra ci insegna a non dipendere dalla probabilità che il nemico non si avvicini, ma sulla nostra prontezza a riceverlo; non sulla possibilità che ci attacchi, ma piuttosto sul fatto che noi abbiamo reso inaccessibili le nostre posizioni.”

Christian KAMMER



domenica 29 dicembre 2013

La "corrispondenza parallela" (4^ e ultima parte)

di  Carlo Calvi


(...segue)

Continua Mons. Marcinkus senza mai menzionare i lira back-to-back ma solo la rete estera "il sottoscritto nega di aver avuto conoscenza di illeciti addebitabili a Calvi... essendosi i dirigenti dell'Istituto limitati a compiere attività di natura formale".

Questa affermazione è in contrasto con gli appunti che l'amministratore delegato di XX Settembre, Leo D'Andrea, inviava a mio padre: "l'aumento di capitale dovrebbe essere effettuato dall'azionista IOR" e riguardo alla partecipazione nella Banca Mercantile di Firenze "la vendita del pacchetto ad una finanziaria preferibilmente nell'orbita del Vaticano".

Nel 1976 la Rizzoli Finanziaria su istruzioni di Umberto Ortolani e Bruno Tassan Din acquisì il pacchetto di controllo di Banca Mercantile a seguito di una serie di riporti costituiti dalla Savoia Assicurazioni e dalla Sparfin del Gruppo Ambrosiano. 

Il pacchetto fu trasferito alla commissionaria di borsa Giammei per XX Settembre dello IOR che pagò con fondi provenienti dai depositi di reciprocità in lire come fece del resto per gli aumenti di capitale di Pantanella di Mario Genghini.

Se ne conclude che se nel circuito
BAOL (Banco Ambrosiano Overseas Limited, Bahamas) → IOR → UTC
è innegabile la conoscenza e la partecipazione di Mons. Paul Casimir Marcinkus negli acquisti di azioni del Banco Ambrosiano e nel finanziamento della panamense UTC, nel circuito
Banco Ambrosiano S.p.A. → IOR → CRECOM
é pure evidente la sua conoscenza di operazioni di uomini appartenenti alla P2 come per l'acquisto di Banca Mercantile. 

L'acquisto fu oggetto di procedimenti penali contro mio padre seguiti dagli Avvocati Giorgio Gregori e Pietro Moscato nell'imminenza della sua sparizione da Roma.

Alla stessa conclusione giunse del resto anche la Commissione di indagine sulla P2, davanti alla quale testimoniai a Washington nell'estate del 1982. 
Non è difficile capirne la ragione. 

I conti "Red" delle tabelle precedenti servirono a completare un aumento di capitale di Rizzoli e a necessità correnti della società. 
Andrea Rizzoli trasferì le 2,4 milioni di azioni emesse nel 1977 a Credito Commerciale e commissionaria Giammei a favore di IOR che le custodì in garanzia nel conto Plichi Chiusi delle tabelle precedenti sui lira back-to-back.

La Commissione Mista non si occupò dei depositi di reciprocità in lire. 
Il Vaticano riconobbe immediatamente questi debiti ma non produsse la relativa "corrispondenza parallela" che si applicava anche in Italia. 

Non si trattava di ordinari depositi interbancari e Mons. Paul Marcinkus doveva giustificarli all'interno del Vaticano e al nuovo Papa Karol Wojtyła. Non vi erano garanzie sul recupero della notevole esposizione rappresentata dagli utilizzi o accordi formali circa la loro pertinenza.
Servivano a nascondere all'interno del Vaticano prestiti a terzi e farli apparire come depositi dall'Ambrosiano.

Lo stesso Pubblico Ministero Pierluigi Dell'Osso nella sua requisitoria ha notato che per le operazioni in Italia relative a Setemer, CIM, Credito Varesino, Pantanella e gli aumenti di capitale di XX Settembre, IOR non poteva sostenere di essere solo un ignaro intermediario come tentò di fare all'estero. In più risultava carente l'autorizzazione del Ministero per il Commercio Estero per i trasferimenti all'estero.

I lira back-to-back rivestono oggi particolare rilevanza.

L'attenzione attuale sulla normativa antiriciclaggio della Santa Sede si è rivolta sull'uso cumulativo per terzi dei conti IOR con banche. Il processo romano per l'omicidio di mio padre non ha realizzato il legame con il processo milanese per l'insolvenza.

I conti IOR con banche italiane sono sfuggiti alle indagini da parte di Banca d'Italia e Magistratura per i venticinque anni successivi all'insolvenza fino alla Convenzione Monetaria tra Santa Sede e Unione Europea, che come ha sottolineato Moneyval, attribuisce più larga discrezione agli organi di vigilanza.

Somme ingentissime hanno continuato a transitare in questo modo per destinazioni sconosciute fino al 2009 e questo perché si è consentito a IOR di rimborsare al vecchio Banco Ambrosiano i debiti diretti.

Nel processo per omicidio di mio padre poche testimonianze hanno portato sui conti IOR con Ambrosiano in Italia e su trent'anni di liquidazioni.
Si è fatta una rogatoria all'estero ove i prestiti problematici erano nell'attivo e il passivo era rappresentato da debiti verso consorzi di banche internazionali.

Carlo CALVI



mercoledì 18 dicembre 2013

I conti esclusivi in gestione confusa (3^ parte)

di Carlo Calvi


(...segue)

Sui lira back-to-back l'esame di due testimonianze si impone.

Raffaello Bartolomasi, funzionario del Credito Commerciale di Carlo Pesenti, il 27 maggio 1991 al processo per l'insolvenza del Banco Ambrosiano S.p.A. e Federico Bussoletti, direttore della filiale di Piazzale Gregorio VII dell'Ambrosiano a Roma, il 14 marzo 2006 al processo per omicidio di mio padre.

Con la testimonianza di Raffaello Bartolomasi il processo milanese per bancarotta identificò alcuni pagamenti passati per il circuito in questione. 
La collaborazione dell'autorità svizzera permise di stabilire che i pagamenti passati per il corrispondente di Lugano dello IOR, Banco di Roma per la Svizzera poi BIS, transitarono su conti controllati dall'Avv. Marco Gambazzi di Lugano. 
Gambazzi testimoniò di aver agito su istruzioni del Credito Commerciale e di Luigi Mennini per conto dello IOR e che questo era avvenuto sovente.

Raffaello Bartolomasi ammise di aver agito su richiesta di Mennini e aver indicato a Gambazzi la destinazione delle somme. 
La BIS era utilizzata da Luigi Mennini per operazioni che richiedevano l'interposizione di terzi, spesso con il Credito Svizzero. 
La banca di Pesenti era il punto di uscita del circuito verso l'estero:

BA S.p.A. → IOR → CRECOM (Credito Commerciale).

Questo circuito, parallelo a BAOL → IOR → UTC, non ha ricevuto la stessa attenzione della rete estera ma come questa e per almeno dieci anni permise di trasferire lire convertite in dollari verso l'estero.

É interessante notare come le garanzie per le operazioni estere occultate via BAOL→ IOR→ UTC e quelle interne BA S.p.A. → IOR → CRECOM erano rappresentate dagli stessi conti di deposito titoli presso IOR o suoi conti con Credito Commerciale, che riproduco di seguito.



Dei trasferimenti alla rete estera beneficiarono la Zitropo di Lussemburgo, la panamense Palmetto, che era utilizzata a Bahamas per pagare commissioni, ma anche Licio Gelli e Umberto Ortolani.

Nel 1992 il testimone svizzero Juerg Heer, funzionario della Rothschild di Zurigo, indicò Marco Gambazzi come prestanome di Salvatore Ligresti. Silvio Berlusconi nella seconda metà degli anni settanta fu membro del consiglio di amministrazione di Credito Commerciale.

IOR aveva anche altri conti con le banche italiane del Gruppo Ambrosiano. Federico Bussoletti ha testimoniato che i fondi vi circolavano in maniera indistinguibile essendo conti di transito in nome IOR.
Includo di seguito la tabella dei conti esclusivi IOR in gestione confusa. Tra questi si noterà il n. 42800 acceso presso la filiale di Piazzale Gregorio VII a Roma.




Nel 1979 si avanzò una proposta di acquisto dell'immobile di proprietà della XX Settembre con fondi trasferiti dai lira back-to-back al favore del conto in gestione confusa n. 42800.
In realtà i fondi finirono a banche svizzere e l'edificio non fu acquistato.

Federico Bussoletti ha testimoniato che Giuseppe Sormani, che ho conosciuto bene, intratteneva i rapporti con Mons. Donato De Bonis per depositi in conti a loro nome presso banche italiane di cui solo il Vaticano conosceva la giustificazione.
Giuseppe Sormani ha continuato a svolgere la stessa funzione in Banca Intesa San Paolo fino al pensionamento.

In data 1° ottobre 1984 l'Avv. Adolfo Gatti inviò al Giudice Istruttore Antonio Pizzi un memoriale dell'Arcivescovo Paul Casimir Marcinkus, con la lettera esibita qui di seguito.


Vi si legge "i rapporti tra IOR e Ambrosiano hanno trovato svolgimento per la caratteristica di banca cattolica (...) i fatti che formano oggetto di contestazione sono costituiti da operazioni di intermediazione bancaria (...) depositi effettuati da società del detto gruppo a fronte di versamenti eseguiti da IOR a società indicate dai depositanti (...) i tassi erano determinati a favore dello IOR (...)".

Continua Mons. Marcinkus...