E' tempo di crisi, di ristrutturazioni e di esuberi. Ma anche di ricerca affannosa di risultati.
E' una corsa ad ostacoli nel cercare di ridurre i costi e incrementare i rendimenti.
Le espressioni che più si sentono ripetere sono "efficienza", "meritocrazia", "competitività", "rigore", "austerità".
Certo, i propositi sono buoni ma la conseguenza di questo improvviso ritorno alla realtà sta determinando l'intensificarsi delle tensioni causate dal raggiungimento dei risultati economici.
Con il rischio di essere classificati tra i meno competenti e quindi tra i potenziali candidati ad essere cacciati, molti manager vivono un vero e proprio "stress da performance".
E se si accentuano le pressioni esercitate dai vertici aziendali, i conflitti tra colleghi e le difficoltà economiche dovute ad un minor reddito famigliare disponibile, è probabile che si generi quel mix esplosivo capace di far perdere la lucidità necessaria a svolgere con onestà le proprie attività in azienda.
E' dimostrato che le pressioni generate dall'ambiente lavorativo sono direttamente correlate all'incremento degli eventi illeciti.
Durante i cicli recessivi, dunque, il management può essere portato a valutare "mezzi alternativi" pur di far fronte a situazioni economiche difficili.
Ma è logico immaginarlo: il comportamento disonesto di un solo individuo può contagiare l'intera struttura.
Se Tizio gioca sporco, allora anche Caio dovrà ricorrere ai medesimi mezzi e così anche Sempronio... Alla fine sembrerà che l'essere disonesti sia l'unica soluzione in grado di garantire la sopravvivenza.
In un clima impregnato dallo stress da performance, qualcuno potrebbe decidere di gonfiare artificialmente le previsioni degli utili oppure il trend di crescita del proprio segmento di business, altri invece potrebbero pensare a crearsi una clientela immaginaria falsificando contratti e fatture.
In alcune situazioni l'ansia da risultato precede di qualche mese o anno il verificarsi reale della crisi. Al giorno d'oggi la gran parte delle scelte strategiche aziendali si basano sulle aspettative sulle performance future. E se queste previsioni non sono favorevoli, il management, avendo raggiunto gli obiettivi dell'anno, potrebbe decidere di trasferire illegittimamente parte del fatturato nell'esercizio successivo.
La pratica di riposizionare porzioni di risultato in eccesso rispetto ai target, è legata anche alle strutture di incentivo che assicurano un premio di produzione al raggiungimento di determinate soglie di fatturato.
Fermare il declino quindi, anche attraverso una gestione virtuosa del livello di stress da performance, aumentando in modo equilibrato i controlli sui risultati conseguiti e modulando le strutture di incentivo sul fatturato incassato piuttosto che su quello contabile.
E' una corsa ad ostacoli nel cercare di ridurre i costi e incrementare i rendimenti.
Le espressioni che più si sentono ripetere sono "efficienza", "meritocrazia", "competitività", "rigore", "austerità".
Certo, i propositi sono buoni ma la conseguenza di questo improvviso ritorno alla realtà sta determinando l'intensificarsi delle tensioni causate dal raggiungimento dei risultati economici.
Con il rischio di essere classificati tra i meno competenti e quindi tra i potenziali candidati ad essere cacciati, molti manager vivono un vero e proprio "stress da performance".
E se si accentuano le pressioni esercitate dai vertici aziendali, i conflitti tra colleghi e le difficoltà economiche dovute ad un minor reddito famigliare disponibile, è probabile che si generi quel mix esplosivo capace di far perdere la lucidità necessaria a svolgere con onestà le proprie attività in azienda.
E' dimostrato che le pressioni generate dall'ambiente lavorativo sono direttamente correlate all'incremento degli eventi illeciti.
Durante i cicli recessivi, dunque, il management può essere portato a valutare "mezzi alternativi" pur di far fronte a situazioni economiche difficili.
Ma è logico immaginarlo: il comportamento disonesto di un solo individuo può contagiare l'intera struttura.
Se Tizio gioca sporco, allora anche Caio dovrà ricorrere ai medesimi mezzi e così anche Sempronio... Alla fine sembrerà che l'essere disonesti sia l'unica soluzione in grado di garantire la sopravvivenza.
In un clima impregnato dallo stress da performance, qualcuno potrebbe decidere di gonfiare artificialmente le previsioni degli utili oppure il trend di crescita del proprio segmento di business, altri invece potrebbero pensare a crearsi una clientela immaginaria falsificando contratti e fatture.
In alcune situazioni l'ansia da risultato precede di qualche mese o anno il verificarsi reale della crisi. Al giorno d'oggi la gran parte delle scelte strategiche aziendali si basano sulle aspettative sulle performance future. E se queste previsioni non sono favorevoli, il management, avendo raggiunto gli obiettivi dell'anno, potrebbe decidere di trasferire illegittimamente parte del fatturato nell'esercizio successivo.
La pratica di riposizionare porzioni di risultato in eccesso rispetto ai target, è legata anche alle strutture di incentivo che assicurano un premio di produzione al raggiungimento di determinate soglie di fatturato.
Fermare il declino quindi, anche attraverso una gestione virtuosa del livello di stress da performance, aumentando in modo equilibrato i controlli sui risultati conseguiti e modulando le strutture di incentivo sul fatturato incassato piuttosto che su quello contabile.