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venerdì 21 ottobre 2011

Il fraud risk assessment non e' per i manager

Ripropongo l'articolo scritto di Nicola Pecchiari pubblicato sulla rivista "Via Sarfatti 25 - Il quotidiano della Bocconi" il 19 luglio 2011.
Mi trovo completamente d'accordo con le osservazioni formulate dal professore in quanto rispecchiano le esperienze maturate sul campo durante gli incarichi di fraud auditing. Ma quale credibilità possono avere mappature dei rischi di frode realizzate dallo stesso management, quando questo, come dimostrano le indagini empiriche, è spesso coinvolto in prima persona nella commissione delle frodi?



Il fraud risk assessment non e' per i manager
La realtà evidenzia troppi conflitti di interesse: è decisamente meglio progettare un apposito audit department
di Nicola Pecchiari, lecturer Bocconi

Sempre più normative e prassi stimolano la necessità per le imprese di prevenire la manifestazione di frodi aziendali, siano esse a danno o a vantaggio delle attività economiche. Tutti concordano sulla necessità di prevedere una specifica attività di individuazione dei rischi di frode allo scopo di definire opportune modalità di prevenzione delle frodi medesime: mediante adeguati sistemi di controllo anti-fraud oppure eliminando le attività aziendali che incorporano rilevanti e non mitigabili rischi di frode.
Il fraud risk management non può però costituire l’ennesimo ambito nel quale applicare tecniche di risk assessment prevalentemente qualitative e, conseguentemente, soggettive, quali ad esempio l’utilizzo di matrici di rischio (probabilità vs. impatto) e di punteggi attribuiti dal management alle diverse fattispecie di rischio.

Si è già detto e scritto molto sulle semplificazioni insite in strumenti quali, per esempio, le matrici di rischio, ancorché si assista diffusamente a “spericolati” tentativi di applicazione di questi “grafici” alla rappresentazione dei rischi di frode.
In ogni caso, l’applicazione di metodologie di risk management all’ambito dei rischi di frode solleva, con forza inaudita, un problema ampiamente noto. Il sistema di controllo consente di prevenire e mitigare errori che possono compromettere il raggiungimento degli obiettivi aziendali, come definiti dai vertici aziendali. In questo senso si è sempre detto che il tone at the top (l’esempio dall’alto) costituisce elemento essenziale e imprescindibile per la progettazione e funzionamento di adeguati controlli interni.

Ma allora si pone una questione cruciale, forse un dilemma.
Quale credibilità possono ricevere mappature dei rischi di frode realizzate dallo stesso management quando questo, come dimostrano le indagini empiriche, è spesso coinvolto in prima persona nella commissione delle frodi? E allora come definire e valutare il tone at the top nel caso dei rischi di frode? E se gli incentivi attribuiti ai manager sono spesso assai rilevanti e allettanti, non così si può dire per il sistema sanzionatorio, almeno finché in Italia non assisteremo a sanzioni come i 150 anni ai quali è stato condannato Madoff e finché invece continueranno a essere erogate liquidazioni da sogno ad amministratori che non si sono certo contraddistinti per una gestione corretta.
Ciò induce a un ripensamento critico delle modalità di applicazione del fraud risk assessment, il quale non può essere lasciato alla autonomia del management, proprio per il fatto che, sovente, sono gli stessi soggetti apicali ad essere coinvolti in prima persona nella realizzazione delle frodi, a vantaggio o a danno dell’impresa.

L’esperienza di grandi imprese che hanno vissuto in passato grandi scandali incentrati su frodi del top management ci insegna qualcosa. Il riconoscimento della scarsa attitudine e/o interesse del management a individuare nel dettaglio i rischi di frode, ha condotto tali imprese a costituire all’interno dell’organizzazione unità specializzate in tutte le fasi del processo di audit delle frodi (risk assessment, riprogettazione dei controlli interni in logica anti-fraud, investigazioni e audit): le chiamano forensic audit o fraud audit department e sono unità organizzative distinte dalle tradizionali funzioni di internal audit, cui rimane il compito di monitorare i controlli interni preposti ad obiettivi di economicità e di attendibilità dei sistemi informativi.
Il fraud audit department consolida pertanto non solo l’esistenza di competenze specifiche all’interno delle organizzazioni, ma anche la necessità di riconoscere l’inevitabile conflitto di interessi che il management possiede in questo ambito.