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martedì 25 ottobre 2011

Manager anti frode, sale la domanda


Contro il boom di falsi e le truffe le aziende cercano nuove competenze

Un po' è per colpa del web, che alimenta gli hacker alla caccia dei segreti aziendali. In più ci sono i social network, i blog e i forum d' ogni tipo, che inducono a parlare (troppo) dell' impresa in cui si lavora e di ciò che produce. Ma soprattutto il problema viene da chi fa della copiatura dei prodotti altrui la sua ragione di business. Un mix che causa una crescita esponenziale di due reati che stanno colpendo pesantemente le aziende: la contraffazione e la pirateria commerciale. E la dimensione del boom è evidenziata da un delta di tre cifre: +164%. Tanto infatti è l' incremento delle condanne per quei reati tra il 2000 e il 2008, il dato più recente misurato dal «Laboratorio frodi», una nuova collaborazione tra Sda Bocconi e PricewaterhouseCoopers.
L' indagine fa suonare un fragoroso allarme per le aziende svelando che la crescita del pericolo non riguarda solo le contraffazioni, ma si allarga a tutti i crimini economico-finanziari, con un numero di condanne lievitato del 36%. In particolare i reati fallimentari rappresentano il 40% delle condanne, seguiti dall' appropriazione indebita con il 21%. Le frodi contabili ed extracontabili, invece, pesano per il 4% e i fenomeni corruttivi per il 7%.

«Insomma - commenta il responsabile del laboratorio Giuseppe Pogliani - le aziende cominciano a rendersi conto che occorre contrastare in modo più efficace le frodi. Così si registra una crescita rapidissima delle richieste di professionisti specializzati nelle attività di indagine e prevenzione, i cosiddetti fraud auditor». Una domanda che sta accelerando in Italia ma che è comunque globale, visto che lo statunitense Bureau of labor statistic mette la professione del manager anti frode tra le 30 in crescita più rapida nel prossimo decennio. Pogliani, che è anche docente dell' unico corso universitario italiano sul tema, il «Forensic accounting, frauds and litigation» della Bocconi, chiarisce che questi nuovi professionisti «devono avere una preparazione a tutto campo in materie giuridiche, contabili, organizzative, criminologiche ed informatiche». Figure complesse, cioè, che per ora scarseggiano in Italia ma che in alcune grandi aziende sono già operative. È il caso di Gianfranco Ruggiero, responsabile dell' internal auditing del Consorzio operativo del gruppo Montepaschi di Siena. «Il fraud auditing - spiega - è un segmento della mia attività ed è pensato per migliorare l' efficacia e l' efficienza del sistema anti frode. Un' esigenza ancor più avvertita a fronte delle accresciute dimensioni delle banche. Noi abbiamo realizzato un sistema di analisi che valuta l' accettabilità del rischio sondando una grossa mole di dati. Ciò ci permette di capire cosa sta succedendo o cosa potrebbe succedere di irregolare». Chi non ha ancora un professionista interno, si rivolge a società di consulenza specializzate. «I nostri clienti - spiega per esempio Stefano Martinazzo, senior manager del Forensic department di Jnp - sono le procure della repubblica o gli studi di avvocati che assistono banche e società manifatturiere piuttosto che fondi di investimento internazionali. Noi ricostruiamo in modo particolareggiato il meccanismo che ha prodotto la frode e le persone coinvolte, poi suggeriamo modifiche ai sistemi di controllo. Quella del fraud auditor è comunque una carriera molto appetibile: oggi le aziende ne hanno bisogno come il pane».


Riboni Enzo


Corriere della Sera (6 maggio 2011)

Pagina 47