AdSense4

Bing

AdSense3

mercoledì 23 ottobre 2013

Cuneo fiscale: la defiscalizzazione del costo del lavoro (Convegno)


Associazione Italiana 
dei Periti e dei Consulenti Tecnici 
nominati dall'Autorità Giudiziaria


organizza un convegno sul tema


CUNEO FISCALE:
LA DEFISCALIZZAZIONE 
DEL COSTO DEL LAVORO


Milano, 28 ottobre 2013 

c/o Sala del Giudice di Pace – Via Sforza 23

dalle ore 14.00 alle ore 18.00



PARTECIPAZIONE GRATUITA
subordinata all'iscrizione 
da effettuarsi on-line sul sito
AssoTAG
oppure cliccando QUI
(100 posti disponibili)


La questione della defiscalizzazione del costo del lavoro viene affrontata in questa sede non attraverso dotte dissertazioni accademiche bensì attraverso l’illustrazione di soluzioni concrete volte a defiscalizzare il costo del lavoro con il fine ultimo di ottenere una riduzione degli oneri per le imprese cui corrisponda un vantaggio immediatamente percepibile anche per il lavoratore.

Con l’ausilio di professionisti del settore e con la presenza di un rappresentante di una delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, saranno illustrate le metodologie prevalenti immediatamente attuabili sulla base della normativa vigente. 

Ai relatori sarà chiesto inoltre di esporre eventuali proposte di modifica legislativa de iure condendo rispetto alle attuali politiche in materia di welfare.


Destinatari

Consulenti del lavoro, avvocati giuslavoristi, commercialisti e fiscalisti, consulenti d’impresa, responsabili risorse umane, head hunter, rappresentanti sindacali e lavoratori dipendenti.


Programma dei lavori

Ore 14.00 -  Registrazione dei partecipanti

Ore 14.15 -  Saluto introduttivo - Ing. Alfonso Scarano, Presidente di AssoTAG.

Ore 14.30 - Tavola rotonda - Avv. Giovanna D’Adamo, moderatore dell'evento


Relatori:

Ing. Alfonso ScaranoLa posizione di AssoTAG nei confronti della crisi odierna: soluzioni

Rag. Tommaso Sila, Consulente del Lavoro - Soluzioni concrete in tema di defiscalizzazione del costo del lavoro: normativa, welfare, orientamenti e politiche ministeriali

Dott.ssa Elena Panzera, HR Director presso SAS Institute S.r.l. - Analisi di un caso

Dott. Diego Paciello, Commercialista - Molteplicità e variabilità degli interventi possibili: il punto di vista fiscale

Dott. Piergiorgio Caprioli, Responsabile osservatorio sulla contrattazione collettiva di secondo livello della Regione Lombardia - L’impatto delle soluzioni di defiscalizzazione del costo del lavoro sul principio di intangibilità della retribuzione. Visione d’insieme sulla contrattazione di secondo livello


Ore 17.30  -  Risposte a quesiti e chiusura dei lavori



mercoledì 16 ottobre 2013

"Off shore" oppure "Off horse"?

Qualche anno fa un promotore finanziario propose alla propria ricca clientela una serie di investimenti con un elevato rendimento atteso, compreso tra il 20% e l'80% annuo.
Il professionista, illustrando le modalità dell'operazione, si soffermò lungamente su di un aspetto fondamentale: i lauti guadagni da capitale sarebbero stati direttamente correlati agli elevati rischi di perdite.

Il promotore avrebbe depositato il denaro raccolto su di un conto corrente aperto presso una banca lussemburghese, per poi essere impiegato nell'acquisto di quote di un fondo comune d'investimento gestito e amministrato da una società "OFF SHORE".

Il promotore enfatizzò molto questo aspetto ribadendo che un grado di rischio così elevato avrebbe potuto comportare, nella peggiore delle ipotesi, la perdita dell'intero capitale investito.
Pertanto il consiglio fu quello di impiegare solamente una piccola parte del proprio patrimonio, cioè quella quota che gli investitori sarebbero stati disposti a perdere "come in un gioco d'azzardo".

La grande disponibilità economica di quei clienti, insieme all'indiscussa fama di irreprensibile professionista del promotore finanziario, li convinse tutti a destinare il 5% di quell'enorme patrimonio all'investimento "OFF SHORE".

Quanto descritto sin'ora potrebbe far credere che quel promotore fece pienamente il suo dovere, informando adeguatamente la clientela su ogni aspetto dell'investimento e senza omettere il peggiore degli scenari ipotizzabili, cioè la perdita dell'intero capitale.
Ma la storia andò diversamente.

Il denaro fu effettivamente depositato sul conto corrente lussemburghese, ma fu utilizzato dal professionista per giocare sui sistemi di scommesse on-line (soprattutto sulle corse dei cavalli e sulle lotterie istantanee).




Periodicamente il promotore inviava ai suoi clienti alcuni prospetti informativi sui quali erano evidenziati gli utili o le perdite da "negoziazione".

Il tutto sembrava andare liscio sin quando venne commesso il fatidico errore.

In un prospetto trimestrale accanto ad una notevole perdita, il professionista annotò la curiosa descrizione di "OFF HORSE".

Alla richiesta di chiarimenti da parte dei clienti, spiegò che "HORSE" era semplicemente dell'anagramma di "SHORE". Ma alcuni vollero approfondire, in quanto l'espressione è comunemente utilizzata dai più incalliti scommettitori sulle corse dei cavalli proprio per identificare una perdita.

Chiesero quindi informazioni sulla società di gestione e amministrazione del fondo comune d'investimento e pretesero di consultare l'estratto conto e il dossier titoli della banca lussemburghese.

Il castello fraudolento crollò di lì a poco e le indagini successive chiarirono che il promotore aveva scommesso l'intero capitale in giochi aleatori on-line, perdendo circa la metà del suo valore.

Il promotore confessò la frode e si giustificò sostenendo che l'autorizzazione ottenuta dai suoi clienti a "scommettere" su impieghi estremamente rischiosi, lo legittimava a puntare tali somme sulle corse dei cavalli o sulle lotterie istantanee on-line, giudicando queste ultime opzioni certamente più sicure e garantite rispetto agli investimenti in strumenti finanziari off shore.



giovedì 10 ottobre 2013

Nasce IRPILEAKS, la prima piattaforma per "gole profonde"

Oggi la rubrica "Sulla mensola del fraud auditor" non promuoverà un saggio o un manuale di forensic accounting ma si occuperà di una novità assoluta nel panorama italiano. Di una iniziativa coraggiosa e audace, promossa dall'associazione IRPI - Investigative Reporting Project Italy.




Il progetto IRPI Italia è nato nel 2012 grazie a otto giornalisti italiani che nell'ottobre 2011, in seguito alla partecipazione alla settima edizione della Global Investigative Journalism Conference (GIJC), decisero di esportare anche in Italia un modello indipendente e moderno di giornalismo d'inchiesta.

Seguirono mesi di grande lavoro e di piani organizzativi con scambi di idee con famosi giornalisti investigativi americani ed europei.

Nacque così l’associazione non profit IRPI, la prima di questo genere in Italia, dedicata interamente al giornalismo investigativo e d’inchiesta.

Su questa linea d'azione il 7 ottobre scorso IRPI ha lanciato una nuova iniziativa, un'autentica novità nel contesto giornalistico italiano: IRPILEAKS.

Chiunque fosse a conoscenza di illeciti nella pubblica amministrazione, appalti truccati, episodi di corruzione, disastri ambientali, reti di criminalità organizzata e relativi crimini, abusi e soprusi, frodi aziendali e finanziarie e li volesse denunciare all'opinione pubblica senza incappare in alcun rischio personale, ora lo può fare in assoluta sicurezza!

La potenziale “gola profonda” da oggi può svelare informazioni e inviare documentazione ad una squadra di brillanti e capaci giornalisti investigativi, i giornalisti di IRPI.

IRPILEAKS è dunque la prima piattaforma italiana di segnalazione anonima, che usando il sistema di navigazione Tor, grazie al software libero GlobaLeaks, creato dal Centro Studi Hermes per la trasparenza e i diritti umani in rete, permette a chiunque di informare e attivare i giornalisti dell’Investigative Reporting Project Italy rimanendo completamente anonimi e protetti.

IRPILEAKS è quindi uno strumento pensato per chi vuole trasferire informazioni confidenziali e ha bisogno di restare anonimo e protetto per non incappare in ricatti, vessazioni, vendette o ritorsioni.

Nel giornalismo investigativo la figura del leaker, cioè della "gola profonda" è fondamentale – spiega Lorenzo Bodrero, il coordinatore di IRPILEAKSin alcuni casi solo i “leaks” di persone coraggiose possono rivelare comportamenti scorretti di politici o uomini di potere o tentativi di insabbiare informazioni importanti per la cittadinanza. I whistleblowers, conosciuti in italiano come "vedette civiche", possono giocare un ruolo fondamentale per quei giornalisti che agiscono come “cani da guardia” della democrazia, tanto più se parliamo di una democrazia alle volte corrotta e ad alto rischio di infiltrazione mafiosa come quella italiana”.

GlobaLeaks è “La prima piattaforma realizzata in software libero, che ha l’obiettivo di abbattere le barriere che ostacolano la creazione di iniziative di whistleblowing” dice Claudio Agosti, Presidente di Hermes, “Abbiamo notato anni fa che la rete avrebbe potuto raggiungere tutte quelle persone che soffrono silenziosamente l’omertà, che hanno perso la speranza di poter risolvere i problemi che li circondano. La tecnologia non può risolvere di certo questi problemi, ma può almeno agevolare la persona che vuole raggiungere chi è disposto ad ascoltarlo e a indagare sul suo caso, per comprendere se è nel pubblico interesse”.

Le informazioni che verranno sottoposte a IRPI tramite la piattaforma IRPILEAKS verranno accuratamente studiate, analizzate e valutate e solo le segnalazioni ritenute di interesse pubblico saranno affrontate e presentate sotto forma di inchieste giornalistiche da veicolare attraverso i media main-stream.

Per sostenere il progetto, IRPI ha ideato una campagna di raccolta fondi sulla piattaforma crowdfunding di Indiegogo per raccogliere fondi destinati a coprire i costi di base del progetto, come il noleggio del server sicuro su cui poggia la piattaforma e le spese promozionali per pubblicizzare l’iniziativa.

Sul sito di IRPI alla sezione INFORMACI troverete tutte le informazioni sul software e una guida sui rischi connessi al leaking e sui comportamenti da adottare per proteggere la propria identità.


martedì 1 ottobre 2013

Vita da revisori

Sulla scia del successo riscosso dal post "Qui è vietato rubare!" (all'8° posto dei più cliccati di sempre) propongo un nuovo tag chiamato "Vita da revisori".

Alcuni lettori, infatti, identificandosi nel giovane revisore, hanno inviato alcuni aneddoti tragicomici di vita professionale.

Materiale molto interessante ed unico nel suo genere, anche perché si tende a non raccontare i tanti episodi vissuti in revisione, forse per la privacy o per gli obblighi di riservatezza o ancora per evitare complicazioni interne o forse, più semplicemente, perché trattandosi di fatti a volte molto bizzarri o estremi "...tanto non ci crederebbe nessuno".

Ore 20.48 di lunedì 31 dicembre 2012: 
responsabile amministrativo in attesa dello staff accountant 


Voce dunque ai revisori!

Per chi fosse interessato a condividere le proprie esperienze mi contatti e cercheremo di divulgarle in maniera divertente e leggera.


domenica 22 settembre 2013

"Qui è vietato rubare!"

Il giovane staff accountant si diresse con forzata convinzione verso l’ufficio del Direttore Generale.
Tra le mani una lunga check-list.

Quella mattina doveva porre alcune domande all'alto dirigente, forse un po’ scomode, ma si sa, lo prevede la procedura di revisione contabile.
Il tutto si sarebbe esaurito in pochi minuti con l'annotazione di una bella “X” sul quadratino del "SI" o su quello del "NO" e con qualche appunto di descrizione.

Ogni anno la stessa storia, ma è la procedura. Un’attività tra le tante.

Un’ultima aggiustatina alla cravatta, un respiro profondo, poi bussò alla porta.

E’ permesso?!? ...posso entrare? Altrimenti torno più tardi… o un altro giorno… o quando vuole lei…!”.
Ohh, il nostro giovane revisore… Venga! Venga!”, rispose il Direttore. “Iniziamo subito, ho solo qualche minuto da dedicarle!”. “Si accomodi qui!". "Ha già preso il caffè?”.

Dopo qualche minuto di convenevoli e dopo aver atteso invano il caffè, il giovane fresco di laurea, con la lista delle domande in mano, iniziò a leggere.

Dapprima i quesiti generali, del tipo “Da quanto ricopre la funzione? Quanti dipendenti ha l’azienda? Come va il mercato? Come sono i rapporti con i concorrenti? L'ammontare del fatturato, eccetera eccetera.

Ad ogni risposta seguiva una breve annotazione sulla linea già tracciata sul foglio.
Tutto stava procedendo come da programma. Sino alla fatidica domanda.
L’ultima della lista. E non era un caso.

NELL'ULTIMO ANNO SI SONO VERIFICATI CASI DI FRODE IN AZIENDA?".

Con la mano impercettibilmente tremolante per una sorta di "ansia da reazione", il revisore si preparò a tracciare una X liberatoria sul prevedibile "NO!".

Nel gigantesco ufficio, però, calò il silenzio. 
Si rabbuiò la stanza. 
Si interruppero d’improvviso i suoni. 
E una gocciolina di sudore attraversò la fronte del giovane che strinse ancor di più le gambe accavallate. E come un pugile alle corde si preparò ad incassare il gancio sinistro accompagnato dal montante destro.
Il suo sguardo vitreo e inespressivo incollato sulla lista delle domande. In attesa. 
Il tempo si fermò.

Il manager lo stava fissando con occhi rapaci e con quel tipico turbamento di chi sta cercando in tutti i modi di manifestare al tempo stesso rabbia e incredulità.

Dopo qualche istante ancora, togliendosi con fare plateale gli occhialini griffati, il Direttore tuonò: “ma sta scherzando-oo?!??? Frodi da noiiii???? Ma per chi ci ha presi? Per la banda bassotti??? 
Qui è vietato rubare!! 
Se lo ricordi! …e lo scriva! 
Lo scriva a caratteri  C U B I T A L I ! !
Scriva: "il Direttore Generale, sconvolto da questa domanda offensiva afferma: “qui in azienda è severamente vietato rubare!!!”.

E cupo in volto riprese subito: “Ha compreso? Oppure fra un anno viene ancora qui a sostenere queste fesserie?”.

Sarebbe stato ancor più scenografico accompagnare la falsa ira con lo spumeggiamento salivario, ma quella mattina al manager non riuscì proprio far di meglio.
Il giovane incassò il colpo così come altri prima di lui avevano dato prova di saper fare.

Con la limpidezza semplice e genuina tipica di chi non si lascia intaccare da certi atteggiamenti, incise la X sul NO.
Ritirò la micromina nella tasca della giacca e dimostrando al manager un'inaspettata dignità, senza commentare, con un impercettibile espressione disillusa, si alzò.

Per oggi può bastare. La ringrazio per la disponibilità”, disse con voce ferma.

Si voltò e si diresse lentamente verso l’uscita, consapevole di aver aggiunto un prezioso tassello alla lunga e complessa serie di procedure di revisione che quel giorno sarebbe stato chiamato a svolgere.


sabato 14 settembre 2013

La patologia del debito: fermare la giostra si può?



AssoTAG    e    IPSOA

organizzano un seminario orientativo sul tema

La patologia del debito: fermare la giostra si può?



Milano, 10 ottobre 2013 

c/o Touring Club Italiano – Corso Italia 10 
dalle ore 14.00 alle ore 18.00


PARTECIPAZIONE GRATUITA 

subordinata all'iscrizione 
da effettuarsi on-line sul sito
http://formazione.ipsoa.it/convegni
(100 posti disponibili)





Da molti anni il debito delle imprese è lentamente ma inesorabilmente passato da essere leva per gli investimenti e la crescita ad essere strumento puramente speculativo. Molto hanno fatto le banche per muovere il sistema economico in questa direzione, spingendo la vendita di prodotti finanziari sempre più complessi attraverso la vendita del credito.
Un fenomeno finanziario che ha ammantato il Paese a tutti i livelli: la finanza mondiale sembra essere una giostra attorno alla quale ruotano come corpi inermi Paesi con debito pubblico insostenibile, imprese che inseguono performance gradite alle banche più che agli stessi imprenditori, cittadini che si ritrovano il prezzo dei derivati anche nel pane.
Quando e come si è perduto il senso economico delle relazioni tra cittadini, banche, imprese e Paese?
Cosa ha fatto e può fare la politica per fermare la giostra? Chi è il giostraio?
Su quali consapevolezze possiamo proseguire a lavorare per il nostro futuro professionale e di cittadini?
A queste e ad altre domande risponderanno i relatori, profondi conoscitori del sistema e della sua storia, interpellati da IPSOA e da AssoTAG (l'Associazione Italiana dei Periti e dei Consulenti Tecnici nominati dall'Autorità Giudiziaria).

Destinatari

CTU, CTP, Analisti finanziari, Avvocati, Commercialisti, Consulenti d’impresa, Consulenti del lavoro, Imprenditori, Amministratori Delegati, CFO, Direttori Amministrativi e Finanziari, Direttori Generali, Credit manager, Curatori fallimentari, Cittadini.


Programma dei lavori

Ore 14.00  -  Registrazione dei partecipanti

Ore 14.30  -  Saluti iniziali e apertura dei lavori - Dott.sa Antonella Simone, Partner ADZ Morison, Vicepresidente AssoTag, moderatore dell’evento.

Ore 14.45 – Tavola rotonda "La patologia del debito: fermare la giostra si può?"
Interverranno:

Mauro Anetrini, Avvocato
Giuseppe Bracco, Professore di Storia dell’Impresa Università di Torino
Francesco Forte, Professore emerito dell'Università La Sapienza di Roma
Fabio Silva, Presidente della Cooperativa Editoriale Etica Roberto Vassalle, Avvocato

Ore 17.00  -  Coffee break offerto da AXERTA Creditvision

Ore 17.15  -  Conclusioni e Presentazione dei nuovi progetti AssoTAG.

Ore 18.00  -  Chiusura dei lavori e Risposte a quesiti


CV relatori

Mauro Anetrini
Avvocato penalista, membro della Commissione scientifica del Consiglio dell'Ordine di Torino, esperto senior per il Ministero degli Affari Esteri in Afghanistan nell'ambito della cooperazione alla ricostruzione del sistema giudiziario nazionale nel 2010. Ha maturato esperienze professionali molto significative come il caso “ Enimont”, casi di bancarotta fraudolenta, frode in danno dello Stato e di Enti Pubblici, truffa in danno di Istituti bancari, previdenziali, assicurativi e operazioni di borsa illecite.

Giuseppe Bracco
Professore già Ordinario di Storia Economica presso l’Università di Torino, membro del C.d.A. della Fondazione Luigi Einaudi in rappresentanza del Ministero dei Beni Culturali. Ha ricoperto incarichi di Giunta al Comune di Torino per oltre vent'anni. Membro dei C.d.A. delle più importanti aziende italiane, come Ansaldo, ENI e Mediocredito Piemontese.

Francesco Forte
Nel 1961 fu chiamato da Luigi Einaudi a succedergli alla Cattedra di Professore Ordinario di Scienza delle Finanze all'Università di Torino. Responsabile economico del Partito Socialista fino al 1982, Ministro delle finanze nel Governo Fanfani V, Ministro delle politiche comunitarie con il Governo Craxi I fino al 1985, quando si è dimesso per diventare Sottosegretario delegato per gli interventi straordinari nel Terzo Mondo. E’ stato Presidente della International Atlantic Economic Society. Negli stessi anni Professore Ordinario di Politica economica e di Scienza delle finanze all'Università La Sapienza di Roma. E’ professore emerito dell'Università La Sapienza di Roma ed editorialista economico per le più importanti testate nazionali. 

Fabio Silva 
Presidente della Cooperativa Editoriale Etica e Presidente della Cooperativa Nazca per il Commercio Equo e Solidale ed è membro del Consiglio di Indirizzo della Fondazione Culturale Responsabilità Etica. Ha lavorato nel settore bancario ed è tra i soci fondatori di Banca Popolare Etica. 
Fino al 1999 è stato membro del direttivo dell’Associazione Finanza Etica.

Roberto Vassalle
Avvocato esperto di Diritto bancario e finanziario. Difende imprese e risparmiatori, ha ottenuto la prima sentenza di Cassazione del 1996 sulla nullità del riferimento all'uso di piazza per la determinazione degli interessi debitori, nel 1999 ha ottenuto la prima sentenza di Cassazione che ha dichiarato illegittimo l’anatocismo bancario. Alla sua difesa è dovuta la prima sentenza italiana che ha condannato una banca a risarcire l’investimento in obbligazioni argentine. E’ tuttora impegnato in molteplici cause relative ad investimenti finanziari, ivi compresi i prodotti derivati.


Registrazione partecipanti
dalle ore 14.00 alle 14.30 
Crediti formativi: la richiesta di accreditamento è stata 
inoltrata all'Ordine degli Avvocati competente. 

Per informazioni: 
Scuola di Formazione IPSOA 
Tel. 02/82476.1 


venerdì 6 settembre 2013

Aperture di credito non autorizzate

Alcuni anni fa un responsabile internal audit di una grande banca italiana, illustrandomi le varie casistiche di rischio bancario mi raccontò di un caso di "apertura di credito non autorizzata".

La circostanza mi colpì particolarmente in quanto non avrei mai immaginato che sistemi gestionali e di controllo tanto sofisticati quali quelli bancari, potessero non presidiare una fattispecie come quella che mi veniva descritta.

Analizziamone la dinamica.

La banca forniva una serie di servizi di conversione di valute ad una società commerciale costituita qualche anno prima da un noto imprenditore italiano nella città di Taiyuan (capitale della prefettura cinese dello Shanxi).

La società cinese si occupava dell'importazione di abbigliamento e calzature made in Italy di alto pregio da destinare ai ricchi mercati orientali.

I servizi offerti dalla banca italiana non prevedevano anticipazioni bancarie o aperture di credito ma riguardavano esclusivamente la conversione della moneta locale (lo yuan) in altre divise estere, soprattutto euro, contro il pagamento di commissioni parametrate agli ammontari convertiti.

Analizzando il rapporto con questo cliente e le procedure tecniche di contabilizzazione delle operazioni, gli internal auditor della banca avevano scoperto che si creava una disponibilità monetaria, anche di ingente valore, in capo alla società cinese prima che queste somme fossero contabilizzate sui conti dell'istituto di credito.

Di fatto ciò permetteva al cliente, seppur per poche ore, di beneficiare di una provvista a credito con la conseguenza di esporre la banca ad un ampio rischio non monitorato né presidiato.

L'apertura di credito non autorizzata si creava in questo modo:

1) le operazioni iniziavano con un acquisto di euro in cambio di yuan;
2) la provvista in euro veniva versata sul c/c della società cinese grazie all'intermediazione di una banca locale, corrispondente della banca italiana;
4) contestualmente alla ricezione della provvista in euro la società cinese disponeva i pagamenti a favore dei propri fornitori italiani;
3) l'importo in yuan, insieme alle commissioni di negoziazione, veniva contabilizzato sui conti della banca italiana qualche ora più tardi a causa del fuso orario.

Una simulazione fatta dagli auditor accertò che se l'operazione appena descritta fosse stata ripetuta con frequenza giornaliera, il risultato sarebbe stato una continua concessione di credito non autorizzata al di fuori di ogni procedura di controllo e senza alcuna applicazione di interessi.

Il rischio maggiore ravvisato dai revisori interni dell'istituto di credito era riconducibile al fatto che tale problematica era passata inosservata per parecchi anni. Soprattutto perché non erano sufficientemente mappati e monitorati i sistemi operativi di negoziazione in valuta.

A qualche anno di distanza da quegli eventi, ho ricontattato quel responsabile internal audit, il quale mi ha assicurato che una fattispecie come quella descritta, oggi non potrebbe più verificarsi in quanto la contabilizzazione delle operazioni su cambi avviene in tempo reale e solo dietro a specifiche garanzie rilasciate dal cliente.


sabato 17 agosto 2013

Teeming and lading

Vanno sotto il nome di "teeming and lading fraud" un insieme molto vasto di illeciti tipici dell’area commerciale, in particolare della contabilità clienti.

Si va dal furto di contante o assegni incassati nel commercio al minuto, alla costituzione di conti correnti sui quali deviare i flussi di pagamento grazie all'iscrizione in fattura di codici IBAN diversi da quelli ufficiali aziendali.
In questi casi, colui che commette la frode nasconde il credito (in realtà saldato dal cliente sul conto del criminale) il più a lungo possibile tramite registrazioni contabili false, fino a quando non è più in grado di occultare l'illecito decidendo di scomparire.

Questo tipo di frode balza raramente agli onori della cronaca in quanto, di norma, non interessa ingenti somme di denaro e perché è perpetrato, in molti casi, da personale interno alla struttura aziendale senza che gli apparati di controllo possano intervenire con efficacia.

Un buon antidoto contro questo tipo di illecito è certamente la cosiddetta "segregation (o separation) of duties" definita e descritta da tutti i più moderni modelli teorici di controllo interno.

Pertanto chi si occupa delle vendite non dovrebbe gestire gli incassi dai clienti e chi verifica gli incassi ricevuti  non dovrebbe anche occuparsi della compilazione, emissione e trasmissione delle fatture.


martedì 13 agosto 2013

Le frodi "long-firm"

Le frodi "long-firm" sono classificate tra quelle più antiche. Già oggetto di studio nelle facoltà di criminologia economica negli anni '70, sono oggi ancora in voga soprattutto nel settore commerciale.

La forma più tipica è anche la più diffusa e consiste in una truffa perpetrata ai danni del fornitore.

Colui che intende compiere la frode è solitamente un operatore non conosciuto sulla piazza in cui agisce.
L'azione illecita inizia con alcuni ordini di ridotte quantità di merce di facile assorbimento dal mercato (ne sono un esempio i tablet, gli smartphone o i PC portatili).
A fronte di questi ordini sono disposti pagamenti immediati e puntuali.

In questo modo il fornitore incrementa progressivamente il suo livello di fiducia verso il nuovo cliente.
Così il cliente-criminale, forte della fiducia ottenuta, aumenta gradualmente le quantità ordinate ma inizia a richiedere dilazioni di pagamento, dapprima contenute entro il breve periodo di qualche giorno e successivamente, nella fase matura dell'azione criminale, per la durata di un mese e più.

Il volume degli ordini dunque cresce in proporzione alla fiducia riconosciuta dal fornitore, più disponibile a concedere credito al cliente in quanto i pagamenti, seppur dilazionati, sono regolari.

Dopo pochi mesi, quando il truffatore ritiene di aver raggiunto il livello massimo di credito ottenibile, vende  le merci a prezzi scontati incassando, se possibile, denaro contante e scompare senza lasciare tracce e senza pagare le fatture del fornitore.
Fatture, questa volta, di valore molto elevato emesse a fronte di forniture importanti.

Di norma, queste frodi sono pianificate con cura ed organizzate attraverso la creazione di siti internet e la costituzione di società ad-hoc.
L'impatto economico della frode aumenta quando il cliente-criminale si trova in località lontane dalla sede del fornitore e sono rare le occasioni di incontro e di scambio di informazioni più dettagliate.


domenica 4 agosto 2013

La conta di cassa a rischio di frode

Non è raro assistere ad una conta di cassa. 
Basta osservare la cassiera di un supermercato che a fine turno verifica che il saldo contabile, dato dalla giacenza di inizio giornata e dalla movimentazione delle entrate e delle uscite in contanti, sia esattamente coincidente con il denaro presente nel registratore di cassa.

Un controllo molto forte, si potrebbe pensare. 

Ma a questo va aggiunta la riconciliazione bancaria relativa ai movimenti determinati dall'utilizzo di Bancomat/POS e carte di credito da parte della clientela.

La procedura di controllo diviene strategica se si pensa che tali riconciliazioni non avvengono solamente al termine di ogni turno di lavoro (il cd "controllo di primo livello") ma in modo aggregato anche alla fine della giornata lavorativa e con riferimento ad ogni punto vendita nel caso il singolo supermercato faccia parte di una catena commerciale (il cd "controllo di secondo livello"). 
Il tutto con cadenza giornaliera, settimanale, mensile e annuale.

Purtroppo però l'efficacia di queste forme di controllo non è scontata!




Tali procedure sono valide e adeguate solo se sono organizzate con attenzione e sottoposte a verifiche periodiche indipendenti. 

Sul punto i manuali di fraud auditing ci suggeriscono di effettuare i controlli indipendenti nel corso dei periodi di ferie del personale solitamente preposto alla riconciliazione di secondo livello.
Ciò non tanto perché c'è il sospetto di attività fraudolente commesse da quest'ultimi, bensì perché la riconciliazione di banca e di cassa può provocare in capo a chi la effettua automatismi logici, addirittura inconsapevoli, tali da compromettere l'effettiva efficacia del controllo.
Soprattutto se questa attività è ripetuta con frequenza.

E radiografare criticamente un processo dà esiti migliori se fatto senza la presenza di chi quel processo è tenuto a eseguirlo ogni giorno!

Si pensi all'utilizzo di strumenti di calcolo quali i fogli elettronici pre-programmati, utilizzati in modo acritico dall'operatore di cassa senza svolgere, ad esempio, una verifica delle formule in esso contenute. 

In questo caso l'addetto alle riconciliazioni può essere utilizzato come inconsapevole strumento nelle mani del frodatore, il quale, dopo aver predisposto una procedura di conta manipolata, lo inganna al solo fine di fargli confermare l'assenza di anomalie.

Sarà banale, ma mi è capitato di accertare casi di frode molto gravi basati sulla manomissione delle formule inserite nei fogli elettronici di calcolo con l'obiettivo di "integrare" artificialmente ammanchi di cassa, semplicemente sommano una certa somma "a tappo" (come si direbbe con un linguaggio poco tecnico ma chiaro) data dalla differenza tra quanto realmente presente in cassa e quanto risultante nella contabilità generale.

Nel caso in esame per calcolare l'impatto economico complessivo della frode è bastato sommare tutti gli importi inseriti a tappo nelle varie versioni dei fogli Excel recuperate nel PC del frodatore. 
Una somma pari a circa 280.000 euro sottratta dalla cassa di una nota catena di supermercati in un arco di tre/quattro anni...