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mercoledì 4 dicembre 2013

I conti "R" (1^ parte)

di Carlo Calvi


Il 12 luglio 1984 il Ministro del Tesoro Giovanni Goria rispondeva in Senato ad una interrogazione sulle intese raggiunte nella vicenda del Banco Ambrosiano in relazione ai creditori esteri e allo IOR (Istituto per le Opere di Religione).

Nelle parole di Goria "con tale esborso lo IOR viene a saldare i debiti verso le consociate estere (...) il debito diretto che lo IOR aveva nei confronti del Banco Ambrosiano (...) era già stato pagato direttamente ai commissari liquidatori poco dopo la messa in liquidazione della banca".

Il Ministro sottovalutò gli ammontari ripagati direttamente dallo IOR alle tre principali banche italiane del Gruppo Ambrosiano immediatamente dopo la morte di mio padre. 
Una valutazione più precisa era stata fornita il 23 agosto del 1982 dal Commissario Straordinario Giovanni Battista Arduino al Procuratore Pier Luigi Dell'Osso e al Capo Servizio Vigilanza della Banca d'Italia Felice Scordino. 

IOR rimborsò tempestivamente 137 miliardi di lire, quasi l'equivalente dei $ 100 milioni dovuti, su quelli che il Pubblico Ministero Luca Tescaroli nel mio interrogatorio del 16 maggio 2006 davanti alla II Corte di Assise di Roma, ha chiamato i "conti R".

"Se si fosse fatto buon governo di quanto avevamo detto non sarebbe accaduto di nuovo" ha dichiarato nell'estate scorsa Pierluigi Dell'Osso, oggi Procuratore Generale Vicario della Direzione Nazionale Antimafia, in una intervista a Gianfrancesco Turano.

Nella lettera che riproduco di seguito in data 25 aprile 1984, l'Arcivescovo Paul Casimir Marcinkus scriveva al Giudice Istruttore Antonio Pizzi "formulo ogni riserva (...) circa l'esercizio della giurisdizione italiana".


Per evitare l'ostilità della giurisdizione italiana, lo IOR ripagò i prestiti in lire con interessi ai Commissari Arduino e Carpinelli per il Banco Ambrosiano e alla Banca Cattolica del Veneto e al Credito Varesino, prima della fine del 1982, mentre rifiutava di pagare i debiti esteri.

Nella primavera del 1983 un giovane Avv. Vittorio Grimaldi dello Studio Legale Graziadei aveva messo il Vaticano di fronte alla prospettiva di una causa delle banche estere contro il Nuovo Banco come successore di Banco Ambrosiano S.p.A.. 
Come confermato dalle parole di Giovanni Goria: "azioni giudiziarie sono state promosse dalle medesime banche nei confronti del Nuovo Banco Ambrosiano in qualità di cessionario dell'azienda bancaria italiana"

Atto di cessione a favore del 
Nuovo Banco Ambrosiano S.p.A.
8 agosto 1982


Ne seguì l'accordo di cui Giovanni Goria informò il Parlamento nel 1984 menzionando l'esistenza dei prestiti in lire già ripagati dallo IOR ai commissari liquidatori e di cui le banche estere non erano state informate

Il "quanto avevamo detto" della sopracitata dichiarazione del Dott. Dell'Osso si riduce a menzioni in passim nella requisitoria dei rapporti della Guardia di Finanza sui conti interni in lire. 
Il processo milanese per l'insolvenza del Banco Ambrosiano, iniziato nel marzo 1991, non se ne occupò in quanto i pagamenti da parte dello IOR avevano avuto luogo al momento della liquidazione.

Il Rapporto Ispettivo sulle visite effettuate dalla Banca d'Italia dal 17 aprile 1978 al 17 novembre dello stesso anno, al capitolo "Irregolarità in materia valutaria - Linea di credito in lire a non residente" notava: "il Banco Ambrosiano intrattiene intensi rapporti di conto con l'Istituto per le Opere di Religione sia in lire che in valuta". 
Il Rapporto continua "i saldi in lire sono anticipi erogati nell'ambito di una linea di credito concessa dall'ispezionata a IOR (...) l'operazione non é consentita dalla vigente normativa (...) IOR non può intrattenere presso banche italiane conti e depositi in lire interne per cui lo stesso dovrà necessariamente munirsi di autorizzazione ». 

Mio padre teneva con sé sempre aggiornati i saldi di questi depositi di reciprocità con IOR in Italia. 

Si trattava di sei conti che gli ho visto spesso esaminare e includo di seguito una pagina dei suoi appunti a titolo di esempio.

Appunto di Roberto Calvi
30 giugno 1979

Io consegnai la documentazione su questi sei conti, che mio padre conservava alle Bahamas, al Giudice Mario Almerighi e all'ispettore Sergio Sciacca al Consolato Generale di Montréal nel 1991.




giovedì 28 novembre 2013

Banco Ambrosiano, tra breve altre puntate

Tra breve riprenderanno le puntate relative alle ricostruzioni tecniche delle operazioni finanziarie legate alla vicenda Banco Ambrosiano.

In particolare sono stati pianificati nei prossimi mesi alcuni interventi curati dal dott. Carlo Calvi (figlio del Presidente Roberto Calvi), finalizzati alla ricostruzione di operazioni poco note, ma che ricalcano alcuni schemi ancora oggi molto utilizzati.




Il dott. Carlo Calvi, da annoverare tra i massimi conoscitori di quelle vicende avendole in qualche modo vissute, ha dedicato molto tempo nella ricerca e nell'analisi della documentazione che sarà descritta e pubblicata a supporto degli articoli.

Per questo, ancora una volta, vorrei formulare un sentito ringraziamento al dott. Carlo Calvi per la gradita collaborazione con il blog, anche a nome di tutti i lettori.

Per chi avesse perso gli interventi sul caso Banco Ambrosiano già pubblicati nel corso degli anni, si rimanda al seguente tag: BANCO AMBROSIANO

S.M.



lunedì 18 novembre 2013

Violazione dell'account Facebook

E' un problema certamente attuale e diffuso, sempre più spesso fonte di incarichi professionali per Consulenti Tecnici d'Ufficio e di Parte in materia informatica.

Si tratta di una particolare tipologia di furto d'identità che si realizza mediante la violazione (o acquisizione indebita) dell’account personale del profilo Facebook o di quello di altre piattaforme di social network (Twitter, Linkedin, Skype eccetera).

Sono comprese in questa fattispecie anche i log-in fraudolenti relativi  alle piattaforme di commercio elettronico (eBay, Amazon eccetera) al fine di vendere fittiziamente determinati beni - ad esempio orologi di lusso - avvalendosi di una identità non corrispondente al reale venditore.
In tal modo l'ingiusto profitto sarà equivalente al prezzo che di regola viene corrisposto tramite pagamenti elettronici prima della spedizione del bene. Spedizione che mai sarà disposta.




Ma come avvengono i furti d'identità?
Solitamente l'appropriazione fraudolenta dell’account avviene con tecniche di "social engineering", tramite invio di e-mail che inducono il legittimo titolare a rivelare a terzi - che solo apparentemente sono ricollegabili ai gestori della piattaforma elettronica - i dati relativi al proprio account.
L’esperienza professionale ha consentito di accertare come tali azioni di regola provengono da criminali che si avvalgono di sofisticati strumenti informatici ed operano in territorio estero e quindi al riparo dall'azione giudiziaria diretta dei pool reati informatici e dalla Polizia Postale italiana.

Ma cosa fare se il proprio account è stato violato?
Innanzitutto, anche prima di rivolgersi alle Forze dell’Ordine, è necessario sollecitare il gestore della piattaforma a provvedere al blocco dell'account. E' essenziale che tale iniziativa sia tempestiva.
Dopodiché occorrerà informare con apposita querela gli organi di Polizia Giudiziaria, soprattutto se la violazione dell'account ha causato un effettivo danno (non solo di natura patrimoniale) alla persona offesa. 
La querela deve contenere tutte le informazioni attestanti l’avvenuta violazione dell’account. In particolare occorrerà indicare se si tratti di violazione di un profilo già esistente oppure se invece ne è stato creato uno ex novo. In quest'ultimo caso la parte lesa dovrà indicare gli aspetti specifici di riconducibilità di tale account alla sua persona al fine di escludere eventuali omonimie (informazioni personali, luogo di residenza, post pubblicati sul diario, collegamenti ad amici, fotografie o filmati pubblicati sul profilo eccetera).

Chi viola l'account di Facebook (come di qualsiasi altra piattaforma di social network) incorre nei reati previsti dagli articoli 494 (Sostituzione di persona) e 615-ter (Accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico) del Codice Penale.

In particolare, senza entrare troppo nel merito giuridico, l'art. 494 punisce con la reclusione fino a un anno - se il fatto non costituisce un altro delitto contro la fede pubblica - il cosiddetto "furto d'identità" finalizzato a indurre taluno in errore.

Mentre l'art. 615-ter punisce con la reclusione fino a tre anni, chiunque si introduce abusivamente in un sistema informatico protetto da misure di sicurezza (quali, ad esempio, user-id e password). La pena è estesa fino a cinque anni: 
1) se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale, o da un incaricato di un pubblico servizio, o da chi esercita la professione di investigatore privato, o dagli operatori o gestori del sistema informatico (ad esempio dagli amministratori del sistema IT aziendale);
2) se il colpevole usa violenza per commettere il fatto ovvero se è palesemente armato;
3) se dal fatto deriva la distruzione o il danneggiamento del sistema informatico, o l’interruzione totale o parziale del suo funzionamento, ovvero la distruzione o il danneggiamento dei dati, delle informazioni o dei programmi in esso contenuti.



sabato 9 novembre 2013

Frodi aziendali: la responsabilità del management

Il principale soggetto chiamato a compiere in modo efficace e responsabile l’attività di prevenzione e contrasto alle frodi aziendali, è lo stesso management.

Questo è tenuto ad una vigilanza costante, utilizzando gli strumenti previsti dalla legislazione (modello organizzativo ex d.lgs 231/01), le strutture organizzative interne (internal auditing, fraud auditing, eccetera), le procedure, i sistemi informativi e le tecniche di monitoring e supervising più avanzate in base alla dimensione e all'organizzazione aziendale.




Prevenire significa ridurre le occasioni e le opportunità di organizzare uno schema fraudolento ovvero strutturare codici di deterrenza in grado di dissuadere eventuali intenzioni illecite. In altre parole, utilizzando la tecnica e favorendo l'etica.

Infatti il rischio di frode si riduce sensibilmente se il vertice aziendale è in grado di creare e mantenere una cultura aziendale ispirata ai valori di onestà, lealtà e giustizia, assumendo loro stessi un comportamento esemplare ed integerrimo.

La vera sfida di un management “illuminato” è quella di ottenere un ambiente di lavoro positivo, nel quale vige una serena collaborazione e un rispetto autentico tra tutti i lavoratori nel raggiungere gli obiettivi aziendali.

Se la squadra è affiatata, gli obiettivi sono identificati con precisione e le regole sono chiare ed eque, la gran parte del problema è risolto!

E' necessario attribuire obiettivi ragionevoli e incentivi basati sulla meritocrazia, nonché stimolare il personale a segnalare i casi di frode prima che divengano rilevanti e difficilmente gestibili.

E' pertanto certamente rilevante il ruolo degli organismi di governance che hanno la responsabilità di condurre in modo sapiente la supervisione delle varie attività aziendali, effettuando, ad esempio, periodici controlli interni o sessioni di councelling con il personale, ovvero istituendo procedure di segnalazione dei fenomeni anomali (grazie alle whistleblowing policies).

Strumento principe nelle mani delle strutture di governance per poter esercitare la propria funzione è il cosiddetto “ambiente di controllo”, costituito da chiare direttive e procedure aziendali che permettano di svolgere le attività in modo ordinato ed efficiente.


sabato 2 novembre 2013

Strumenti finanziari: trasparenza dei rischi ed alea razionale (Convegno AssoTAG)



AssoTAG
Associazione Italiana 
dei Periti e dei Consulenti Tecnici 
nominati dall'Autorità Giudiziaria


organizza una tavola rotonda sul tema

STRUMENTI FINANZIARI:
TRASPARENZA DEI RISCHI 
ED ALEA RAZIONALE

 


Milano, 14 novembre 2013 


VISTA L'IMPOSSIBILITA' DI MOLTI 
A PARTECIPARE FISICAMENTE ALL'EVENTO,
ASSOTAG 
HA DECISO DI ORGANIZZARE LA TAVOLA ROTONDA
ESCLUSIVAMENTE
TRAMITE

DIRETTA STREAMING
dalle ore 14.00 alle ore 18.00



Le recentissime sentenze (n° 3459 del 18 settembre 2013 Corte di Appello di Milano e n° 13905 del 3 giugno 2013 Corte di Cassazione) rivoluzionano l'approccio circa i criteri di trasparenza e collocamento di una vasta tipologia di strumenti finanziari.

In particolare la qualificazione di “scommessa legalizzata” relativa ai contratti derivati e le implicazioni di trasparenza oggettiva e di alea razionale conducono, per la prima volta, ad una convergenza tra diritto e concreta operatività finanziaria.

Il rischio di nullità contrattuale per mancata trasparenza e irrazionalità nella “distribuzione” dei rischi potrà avere un impatto rilevantissimo sia nella gestione ordinaria dei servizi finanziari quanto dei contenziosi in essere e futuri, ma anche pregressi.

Gli aspetti tecnici e critici di queste sentenze verranno commentati dai c.t. di Assotag e da chi, da oltre un decennio, si è occupato attivamente di derivati e di “litigation” connessa agli strumenti finanziari.




Programma dei lavori

Ore 14.00 - Apertura del collegamento streaming (cliccare QUI)

Ore 14.15 - Saluto introduttivo
Ing. Alfonso Scarano, Presidente di AssoTAG,
Dott.ssa Antonella Simone, Vice Presidente di AssoTAG

Ore 14.30 - Tavola rotonda - Marcello Frisone (Il Sole 24 Ore), moderatore dell'evento

Relatori della tavola rotonda:

Prof. Avv.to Daniele Maffeis, Università di Bologna - Studio De Nova

Prof. Avv.to Filippo Sartori, Università di Trento - Diritto Bancario

Avv.to Pierluigi Fadel, Studio Legale Fadel Polati & Associati

Avv.to Dario Loiacono, Studio Legale Loiacono, Calvi & Associati

Avv.to Luca Zamagni, Axiis Legal Network

Dott. Matteo Carradori, Partner Ifa Consulting S.r.l.

Dott. Nicola Benini, CTU e Consigliere AssoTAG - Assofinance


Ore 17.30  -  Risposte a quesiti e chiusura dei lavori




mercoledì 23 ottobre 2013

Cuneo fiscale: la defiscalizzazione del costo del lavoro (Convegno)


Associazione Italiana 
dei Periti e dei Consulenti Tecnici 
nominati dall'Autorità Giudiziaria


organizza un convegno sul tema


CUNEO FISCALE:
LA DEFISCALIZZAZIONE 
DEL COSTO DEL LAVORO


Milano, 28 ottobre 2013 

c/o Sala del Giudice di Pace – Via Sforza 23

dalle ore 14.00 alle ore 18.00



PARTECIPAZIONE GRATUITA
subordinata all'iscrizione 
da effettuarsi on-line sul sito
AssoTAG
oppure cliccando QUI
(100 posti disponibili)


La questione della defiscalizzazione del costo del lavoro viene affrontata in questa sede non attraverso dotte dissertazioni accademiche bensì attraverso l’illustrazione di soluzioni concrete volte a defiscalizzare il costo del lavoro con il fine ultimo di ottenere una riduzione degli oneri per le imprese cui corrisponda un vantaggio immediatamente percepibile anche per il lavoratore.

Con l’ausilio di professionisti del settore e con la presenza di un rappresentante di una delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, saranno illustrate le metodologie prevalenti immediatamente attuabili sulla base della normativa vigente. 

Ai relatori sarà chiesto inoltre di esporre eventuali proposte di modifica legislativa de iure condendo rispetto alle attuali politiche in materia di welfare.


Destinatari

Consulenti del lavoro, avvocati giuslavoristi, commercialisti e fiscalisti, consulenti d’impresa, responsabili risorse umane, head hunter, rappresentanti sindacali e lavoratori dipendenti.


Programma dei lavori

Ore 14.00 -  Registrazione dei partecipanti

Ore 14.15 -  Saluto introduttivo - Ing. Alfonso Scarano, Presidente di AssoTAG.

Ore 14.30 - Tavola rotonda - Avv. Giovanna D’Adamo, moderatore dell'evento


Relatori:

Ing. Alfonso ScaranoLa posizione di AssoTAG nei confronti della crisi odierna: soluzioni

Rag. Tommaso Sila, Consulente del Lavoro - Soluzioni concrete in tema di defiscalizzazione del costo del lavoro: normativa, welfare, orientamenti e politiche ministeriali

Dott.ssa Elena Panzera, HR Director presso SAS Institute S.r.l. - Analisi di un caso

Dott. Diego Paciello, Commercialista - Molteplicità e variabilità degli interventi possibili: il punto di vista fiscale

Dott. Piergiorgio Caprioli, Responsabile osservatorio sulla contrattazione collettiva di secondo livello della Regione Lombardia - L’impatto delle soluzioni di defiscalizzazione del costo del lavoro sul principio di intangibilità della retribuzione. Visione d’insieme sulla contrattazione di secondo livello


Ore 17.30  -  Risposte a quesiti e chiusura dei lavori



mercoledì 16 ottobre 2013

"Off shore" oppure "Off horse"?

Qualche anno fa un promotore finanziario propose alla propria ricca clientela una serie di investimenti con un elevato rendimento atteso, compreso tra il 20% e l'80% annuo.
Il professionista, illustrando le modalità dell'operazione, si soffermò lungamente su di un aspetto fondamentale: i lauti guadagni da capitale sarebbero stati direttamente correlati agli elevati rischi di perdite.

Il promotore avrebbe depositato il denaro raccolto su di un conto corrente aperto presso una banca lussemburghese, per poi essere impiegato nell'acquisto di quote di un fondo comune d'investimento gestito e amministrato da una società "OFF SHORE".

Il promotore enfatizzò molto questo aspetto ribadendo che un grado di rischio così elevato avrebbe potuto comportare, nella peggiore delle ipotesi, la perdita dell'intero capitale investito.
Pertanto il consiglio fu quello di impiegare solamente una piccola parte del proprio patrimonio, cioè quella quota che gli investitori sarebbero stati disposti a perdere "come in un gioco d'azzardo".

La grande disponibilità economica di quei clienti, insieme all'indiscussa fama di irreprensibile professionista del promotore finanziario, li convinse tutti a destinare il 5% di quell'enorme patrimonio all'investimento "OFF SHORE".

Quanto descritto sin'ora potrebbe far credere che quel promotore fece pienamente il suo dovere, informando adeguatamente la clientela su ogni aspetto dell'investimento e senza omettere il peggiore degli scenari ipotizzabili, cioè la perdita dell'intero capitale.
Ma la storia andò diversamente.

Il denaro fu effettivamente depositato sul conto corrente lussemburghese, ma fu utilizzato dal professionista per giocare sui sistemi di scommesse on-line (soprattutto sulle corse dei cavalli e sulle lotterie istantanee).




Periodicamente il promotore inviava ai suoi clienti alcuni prospetti informativi sui quali erano evidenziati gli utili o le perdite da "negoziazione".

Il tutto sembrava andare liscio sin quando venne commesso il fatidico errore.

In un prospetto trimestrale accanto ad una notevole perdita, il professionista annotò la curiosa descrizione di "OFF HORSE".

Alla richiesta di chiarimenti da parte dei clienti, spiegò che "HORSE" era semplicemente dell'anagramma di "SHORE". Ma alcuni vollero approfondire, in quanto l'espressione è comunemente utilizzata dai più incalliti scommettitori sulle corse dei cavalli proprio per identificare una perdita.

Chiesero quindi informazioni sulla società di gestione e amministrazione del fondo comune d'investimento e pretesero di consultare l'estratto conto e il dossier titoli della banca lussemburghese.

Il castello fraudolento crollò di lì a poco e le indagini successive chiarirono che il promotore aveva scommesso l'intero capitale in giochi aleatori on-line, perdendo circa la metà del suo valore.

Il promotore confessò la frode e si giustificò sostenendo che l'autorizzazione ottenuta dai suoi clienti a "scommettere" su impieghi estremamente rischiosi, lo legittimava a puntare tali somme sulle corse dei cavalli o sulle lotterie istantanee on-line, giudicando queste ultime opzioni certamente più sicure e garantite rispetto agli investimenti in strumenti finanziari off shore.



giovedì 10 ottobre 2013

Nasce IRPILEAKS, la prima piattaforma per "gole profonde"

Oggi la rubrica "Sulla mensola del fraud auditor" non promuoverà un saggio o un manuale di forensic accounting ma si occuperà di una novità assoluta nel panorama italiano. Di una iniziativa coraggiosa e audace, promossa dall'associazione IRPI - Investigative Reporting Project Italy.




Il progetto IRPI Italia è nato nel 2012 grazie a otto giornalisti italiani che nell'ottobre 2011, in seguito alla partecipazione alla settima edizione della Global Investigative Journalism Conference (GIJC), decisero di esportare anche in Italia un modello indipendente e moderno di giornalismo d'inchiesta.

Seguirono mesi di grande lavoro e di piani organizzativi con scambi di idee con famosi giornalisti investigativi americani ed europei.

Nacque così l’associazione non profit IRPI, la prima di questo genere in Italia, dedicata interamente al giornalismo investigativo e d’inchiesta.

Su questa linea d'azione il 7 ottobre scorso IRPI ha lanciato una nuova iniziativa, un'autentica novità nel contesto giornalistico italiano: IRPILEAKS.

Chiunque fosse a conoscenza di illeciti nella pubblica amministrazione, appalti truccati, episodi di corruzione, disastri ambientali, reti di criminalità organizzata e relativi crimini, abusi e soprusi, frodi aziendali e finanziarie e li volesse denunciare all'opinione pubblica senza incappare in alcun rischio personale, ora lo può fare in assoluta sicurezza!

La potenziale “gola profonda” da oggi può svelare informazioni e inviare documentazione ad una squadra di brillanti e capaci giornalisti investigativi, i giornalisti di IRPI.

IRPILEAKS è dunque la prima piattaforma italiana di segnalazione anonima, che usando il sistema di navigazione Tor, grazie al software libero GlobaLeaks, creato dal Centro Studi Hermes per la trasparenza e i diritti umani in rete, permette a chiunque di informare e attivare i giornalisti dell’Investigative Reporting Project Italy rimanendo completamente anonimi e protetti.

IRPILEAKS è quindi uno strumento pensato per chi vuole trasferire informazioni confidenziali e ha bisogno di restare anonimo e protetto per non incappare in ricatti, vessazioni, vendette o ritorsioni.

Nel giornalismo investigativo la figura del leaker, cioè della "gola profonda" è fondamentale – spiega Lorenzo Bodrero, il coordinatore di IRPILEAKSin alcuni casi solo i “leaks” di persone coraggiose possono rivelare comportamenti scorretti di politici o uomini di potere o tentativi di insabbiare informazioni importanti per la cittadinanza. I whistleblowers, conosciuti in italiano come "vedette civiche", possono giocare un ruolo fondamentale per quei giornalisti che agiscono come “cani da guardia” della democrazia, tanto più se parliamo di una democrazia alle volte corrotta e ad alto rischio di infiltrazione mafiosa come quella italiana”.

GlobaLeaks è “La prima piattaforma realizzata in software libero, che ha l’obiettivo di abbattere le barriere che ostacolano la creazione di iniziative di whistleblowing” dice Claudio Agosti, Presidente di Hermes, “Abbiamo notato anni fa che la rete avrebbe potuto raggiungere tutte quelle persone che soffrono silenziosamente l’omertà, che hanno perso la speranza di poter risolvere i problemi che li circondano. La tecnologia non può risolvere di certo questi problemi, ma può almeno agevolare la persona che vuole raggiungere chi è disposto ad ascoltarlo e a indagare sul suo caso, per comprendere se è nel pubblico interesse”.

Le informazioni che verranno sottoposte a IRPI tramite la piattaforma IRPILEAKS verranno accuratamente studiate, analizzate e valutate e solo le segnalazioni ritenute di interesse pubblico saranno affrontate e presentate sotto forma di inchieste giornalistiche da veicolare attraverso i media main-stream.

Per sostenere il progetto, IRPI ha ideato una campagna di raccolta fondi sulla piattaforma crowdfunding di Indiegogo per raccogliere fondi destinati a coprire i costi di base del progetto, come il noleggio del server sicuro su cui poggia la piattaforma e le spese promozionali per pubblicizzare l’iniziativa.

Sul sito di IRPI alla sezione INFORMACI troverete tutte le informazioni sul software e una guida sui rischi connessi al leaking e sui comportamenti da adottare per proteggere la propria identità.


martedì 1 ottobre 2013

Vita da revisori

Sulla scia del successo riscosso dal post "Qui è vietato rubare!" (all'8° posto dei più cliccati di sempre) propongo un nuovo tag chiamato "Vita da revisori".

Alcuni lettori, infatti, identificandosi nel giovane revisore, hanno inviato alcuni aneddoti tragicomici di vita professionale.

Materiale molto interessante ed unico nel suo genere, anche perché si tende a non raccontare i tanti episodi vissuti in revisione, forse per la privacy o per gli obblighi di riservatezza o ancora per evitare complicazioni interne o forse, più semplicemente, perché trattandosi di fatti a volte molto bizzarri o estremi "...tanto non ci crederebbe nessuno".

Ore 20.48 di lunedì 31 dicembre 2012: 
responsabile amministrativo in attesa dello staff accountant 


Voce dunque ai revisori!

Per chi fosse interessato a condividere le proprie esperienze mi contatti e cercheremo di divulgarle in maniera divertente e leggera.


domenica 22 settembre 2013

"Qui è vietato rubare!"

Il giovane staff accountant si diresse con forzata convinzione verso l’ufficio del Direttore Generale.
Tra le mani una lunga check-list.

Quella mattina doveva porre alcune domande all'alto dirigente, forse un po’ scomode, ma si sa, lo prevede la procedura di revisione contabile.
Il tutto si sarebbe esaurito in pochi minuti con l'annotazione di una bella “X” sul quadratino del "SI" o su quello del "NO" e con qualche appunto di descrizione.

Ogni anno la stessa storia, ma è la procedura. Un’attività tra le tante.

Un’ultima aggiustatina alla cravatta, un respiro profondo, poi bussò alla porta.

E’ permesso?!? ...posso entrare? Altrimenti torno più tardi… o un altro giorno… o quando vuole lei…!”.
Ohh, il nostro giovane revisore… Venga! Venga!”, rispose il Direttore. “Iniziamo subito, ho solo qualche minuto da dedicarle!”. “Si accomodi qui!". "Ha già preso il caffè?”.

Dopo qualche minuto di convenevoli e dopo aver atteso invano il caffè, il giovane fresco di laurea, con la lista delle domande in mano, iniziò a leggere.

Dapprima i quesiti generali, del tipo “Da quanto ricopre la funzione? Quanti dipendenti ha l’azienda? Come va il mercato? Come sono i rapporti con i concorrenti? L'ammontare del fatturato, eccetera eccetera.

Ad ogni risposta seguiva una breve annotazione sulla linea già tracciata sul foglio.
Tutto stava procedendo come da programma. Sino alla fatidica domanda.
L’ultima della lista. E non era un caso.

NELL'ULTIMO ANNO SI SONO VERIFICATI CASI DI FRODE IN AZIENDA?".

Con la mano impercettibilmente tremolante per una sorta di "ansia da reazione", il revisore si preparò a tracciare una X liberatoria sul prevedibile "NO!".

Nel gigantesco ufficio, però, calò il silenzio. 
Si rabbuiò la stanza. 
Si interruppero d’improvviso i suoni. 
E una gocciolina di sudore attraversò la fronte del giovane che strinse ancor di più le gambe accavallate. E come un pugile alle corde si preparò ad incassare il gancio sinistro accompagnato dal montante destro.
Il suo sguardo vitreo e inespressivo incollato sulla lista delle domande. In attesa. 
Il tempo si fermò.

Il manager lo stava fissando con occhi rapaci e con quel tipico turbamento di chi sta cercando in tutti i modi di manifestare al tempo stesso rabbia e incredulità.

Dopo qualche istante ancora, togliendosi con fare plateale gli occhialini griffati, il Direttore tuonò: “ma sta scherzando-oo?!??? Frodi da noiiii???? Ma per chi ci ha presi? Per la banda bassotti??? 
Qui è vietato rubare!! 
Se lo ricordi! …e lo scriva! 
Lo scriva a caratteri  C U B I T A L I ! !
Scriva: "il Direttore Generale, sconvolto da questa domanda offensiva afferma: “qui in azienda è severamente vietato rubare!!!”.

E cupo in volto riprese subito: “Ha compreso? Oppure fra un anno viene ancora qui a sostenere queste fesserie?”.

Sarebbe stato ancor più scenografico accompagnare la falsa ira con lo spumeggiamento salivario, ma quella mattina al manager non riuscì proprio far di meglio.
Il giovane incassò il colpo così come altri prima di lui avevano dato prova di saper fare.

Con la limpidezza semplice e genuina tipica di chi non si lascia intaccare da certi atteggiamenti, incise la X sul NO.
Ritirò la micromina nella tasca della giacca e dimostrando al manager un'inaspettata dignità, senza commentare, con un impercettibile espressione disillusa, si alzò.

Per oggi può bastare. La ringrazio per la disponibilità”, disse con voce ferma.

Si voltò e si diresse lentamente verso l’uscita, consapevole di aver aggiunto un prezioso tassello alla lunga e complessa serie di procedure di revisione che quel giorno sarebbe stato chiamato a svolgere.


sabato 14 settembre 2013

La patologia del debito: fermare la giostra si può?



AssoTAG    e    IPSOA

organizzano un seminario orientativo sul tema

La patologia del debito: fermare la giostra si può?



Milano, 10 ottobre 2013 

c/o Touring Club Italiano – Corso Italia 10 
dalle ore 14.00 alle ore 18.00


PARTECIPAZIONE GRATUITA 

subordinata all'iscrizione 
da effettuarsi on-line sul sito
http://formazione.ipsoa.it/convegni
(100 posti disponibili)





Da molti anni il debito delle imprese è lentamente ma inesorabilmente passato da essere leva per gli investimenti e la crescita ad essere strumento puramente speculativo. Molto hanno fatto le banche per muovere il sistema economico in questa direzione, spingendo la vendita di prodotti finanziari sempre più complessi attraverso la vendita del credito.
Un fenomeno finanziario che ha ammantato il Paese a tutti i livelli: la finanza mondiale sembra essere una giostra attorno alla quale ruotano come corpi inermi Paesi con debito pubblico insostenibile, imprese che inseguono performance gradite alle banche più che agli stessi imprenditori, cittadini che si ritrovano il prezzo dei derivati anche nel pane.
Quando e come si è perduto il senso economico delle relazioni tra cittadini, banche, imprese e Paese?
Cosa ha fatto e può fare la politica per fermare la giostra? Chi è il giostraio?
Su quali consapevolezze possiamo proseguire a lavorare per il nostro futuro professionale e di cittadini?
A queste e ad altre domande risponderanno i relatori, profondi conoscitori del sistema e della sua storia, interpellati da IPSOA e da AssoTAG (l'Associazione Italiana dei Periti e dei Consulenti Tecnici nominati dall'Autorità Giudiziaria).

Destinatari

CTU, CTP, Analisti finanziari, Avvocati, Commercialisti, Consulenti d’impresa, Consulenti del lavoro, Imprenditori, Amministratori Delegati, CFO, Direttori Amministrativi e Finanziari, Direttori Generali, Credit manager, Curatori fallimentari, Cittadini.


Programma dei lavori

Ore 14.00  -  Registrazione dei partecipanti

Ore 14.30  -  Saluti iniziali e apertura dei lavori - Dott.sa Antonella Simone, Partner ADZ Morison, Vicepresidente AssoTag, moderatore dell’evento.

Ore 14.45 – Tavola rotonda "La patologia del debito: fermare la giostra si può?"
Interverranno:

Mauro Anetrini, Avvocato
Giuseppe Bracco, Professore di Storia dell’Impresa Università di Torino
Francesco Forte, Professore emerito dell'Università La Sapienza di Roma
Fabio Silva, Presidente della Cooperativa Editoriale Etica Roberto Vassalle, Avvocato

Ore 17.00  -  Coffee break offerto da AXERTA Creditvision

Ore 17.15  -  Conclusioni e Presentazione dei nuovi progetti AssoTAG.

Ore 18.00  -  Chiusura dei lavori e Risposte a quesiti


CV relatori

Mauro Anetrini
Avvocato penalista, membro della Commissione scientifica del Consiglio dell'Ordine di Torino, esperto senior per il Ministero degli Affari Esteri in Afghanistan nell'ambito della cooperazione alla ricostruzione del sistema giudiziario nazionale nel 2010. Ha maturato esperienze professionali molto significative come il caso “ Enimont”, casi di bancarotta fraudolenta, frode in danno dello Stato e di Enti Pubblici, truffa in danno di Istituti bancari, previdenziali, assicurativi e operazioni di borsa illecite.

Giuseppe Bracco
Professore già Ordinario di Storia Economica presso l’Università di Torino, membro del C.d.A. della Fondazione Luigi Einaudi in rappresentanza del Ministero dei Beni Culturali. Ha ricoperto incarichi di Giunta al Comune di Torino per oltre vent'anni. Membro dei C.d.A. delle più importanti aziende italiane, come Ansaldo, ENI e Mediocredito Piemontese.

Francesco Forte
Nel 1961 fu chiamato da Luigi Einaudi a succedergli alla Cattedra di Professore Ordinario di Scienza delle Finanze all'Università di Torino. Responsabile economico del Partito Socialista fino al 1982, Ministro delle finanze nel Governo Fanfani V, Ministro delle politiche comunitarie con il Governo Craxi I fino al 1985, quando si è dimesso per diventare Sottosegretario delegato per gli interventi straordinari nel Terzo Mondo. E’ stato Presidente della International Atlantic Economic Society. Negli stessi anni Professore Ordinario di Politica economica e di Scienza delle finanze all'Università La Sapienza di Roma. E’ professore emerito dell'Università La Sapienza di Roma ed editorialista economico per le più importanti testate nazionali. 

Fabio Silva 
Presidente della Cooperativa Editoriale Etica e Presidente della Cooperativa Nazca per il Commercio Equo e Solidale ed è membro del Consiglio di Indirizzo della Fondazione Culturale Responsabilità Etica. Ha lavorato nel settore bancario ed è tra i soci fondatori di Banca Popolare Etica. 
Fino al 1999 è stato membro del direttivo dell’Associazione Finanza Etica.

Roberto Vassalle
Avvocato esperto di Diritto bancario e finanziario. Difende imprese e risparmiatori, ha ottenuto la prima sentenza di Cassazione del 1996 sulla nullità del riferimento all'uso di piazza per la determinazione degli interessi debitori, nel 1999 ha ottenuto la prima sentenza di Cassazione che ha dichiarato illegittimo l’anatocismo bancario. Alla sua difesa è dovuta la prima sentenza italiana che ha condannato una banca a risarcire l’investimento in obbligazioni argentine. E’ tuttora impegnato in molteplici cause relative ad investimenti finanziari, ivi compresi i prodotti derivati.


Registrazione partecipanti
dalle ore 14.00 alle 14.30 
Crediti formativi: la richiesta di accreditamento è stata 
inoltrata all'Ordine degli Avvocati competente. 

Per informazioni: 
Scuola di Formazione IPSOA 
Tel. 02/82476.1 


venerdì 6 settembre 2013

Aperture di credito non autorizzate

Alcuni anni fa un responsabile internal audit di una grande banca italiana, illustrandomi le varie casistiche di rischio bancario mi raccontò di un caso di "apertura di credito non autorizzata".

La circostanza mi colpì particolarmente in quanto non avrei mai immaginato che sistemi gestionali e di controllo tanto sofisticati quali quelli bancari, potessero non presidiare una fattispecie come quella che mi veniva descritta.

Analizziamone la dinamica.

La banca forniva una serie di servizi di conversione di valute ad una società commerciale costituita qualche anno prima da un noto imprenditore italiano nella città di Taiyuan (capitale della prefettura cinese dello Shanxi).

La società cinese si occupava dell'importazione di abbigliamento e calzature made in Italy di alto pregio da destinare ai ricchi mercati orientali.

I servizi offerti dalla banca italiana non prevedevano anticipazioni bancarie o aperture di credito ma riguardavano esclusivamente la conversione della moneta locale (lo yuan) in altre divise estere, soprattutto euro, contro il pagamento di commissioni parametrate agli ammontari convertiti.

Analizzando il rapporto con questo cliente e le procedure tecniche di contabilizzazione delle operazioni, gli internal auditor della banca avevano scoperto che si creava una disponibilità monetaria, anche di ingente valore, in capo alla società cinese prima che queste somme fossero contabilizzate sui conti dell'istituto di credito.

Di fatto ciò permetteva al cliente, seppur per poche ore, di beneficiare di una provvista a credito con la conseguenza di esporre la banca ad un ampio rischio non monitorato né presidiato.

L'apertura di credito non autorizzata si creava in questo modo:

1) le operazioni iniziavano con un acquisto di euro in cambio di yuan;
2) la provvista in euro veniva versata sul c/c della società cinese grazie all'intermediazione di una banca locale, corrispondente della banca italiana;
4) contestualmente alla ricezione della provvista in euro la società cinese disponeva i pagamenti a favore dei propri fornitori italiani;
3) l'importo in yuan, insieme alle commissioni di negoziazione, veniva contabilizzato sui conti della banca italiana qualche ora più tardi a causa del fuso orario.

Una simulazione fatta dagli auditor accertò che se l'operazione appena descritta fosse stata ripetuta con frequenza giornaliera, il risultato sarebbe stato una continua concessione di credito non autorizzata al di fuori di ogni procedura di controllo e senza alcuna applicazione di interessi.

Il rischio maggiore ravvisato dai revisori interni dell'istituto di credito era riconducibile al fatto che tale problematica era passata inosservata per parecchi anni. Soprattutto perché non erano sufficientemente mappati e monitorati i sistemi operativi di negoziazione in valuta.

A qualche anno di distanza da quegli eventi, ho ricontattato quel responsabile internal audit, il quale mi ha assicurato che una fattispecie come quella descritta, oggi non potrebbe più verificarsi in quanto la contabilizzazione delle operazioni su cambi avviene in tempo reale e solo dietro a specifiche garanzie rilasciate dal cliente.


sabato 17 agosto 2013

Teeming and lading

Vanno sotto il nome di "teeming and lading fraud" un insieme molto vasto di illeciti tipici dell’area commerciale, in particolare della contabilità clienti.

Si va dal furto di contante o assegni incassati nel commercio al minuto, alla costituzione di conti correnti sui quali deviare i flussi di pagamento grazie all'iscrizione in fattura di codici IBAN diversi da quelli ufficiali aziendali.
In questi casi, colui che commette la frode nasconde il credito (in realtà saldato dal cliente sul conto del criminale) il più a lungo possibile tramite registrazioni contabili false, fino a quando non è più in grado di occultare l'illecito decidendo di scomparire.

Questo tipo di frode balza raramente agli onori della cronaca in quanto, di norma, non interessa ingenti somme di denaro e perché è perpetrato, in molti casi, da personale interno alla struttura aziendale senza che gli apparati di controllo possano intervenire con efficacia.

Un buon antidoto contro questo tipo di illecito è certamente la cosiddetta "segregation (o separation) of duties" definita e descritta da tutti i più moderni modelli teorici di controllo interno.

Pertanto chi si occupa delle vendite non dovrebbe gestire gli incassi dai clienti e chi verifica gli incassi ricevuti  non dovrebbe anche occuparsi della compilazione, emissione e trasmissione delle fatture.


martedì 13 agosto 2013

Le frodi "long-firm"

Le frodi "long-firm" sono classificate tra quelle più antiche. Già oggetto di studio nelle facoltà di criminologia economica negli anni '70, sono oggi ancora in voga soprattutto nel settore commerciale.

La forma più tipica è anche la più diffusa e consiste in una truffa perpetrata ai danni del fornitore.

Colui che intende compiere la frode è solitamente un operatore non conosciuto sulla piazza in cui agisce.
L'azione illecita inizia con alcuni ordini di ridotte quantità di merce di facile assorbimento dal mercato (ne sono un esempio i tablet, gli smartphone o i PC portatili).
A fronte di questi ordini sono disposti pagamenti immediati e puntuali.

In questo modo il fornitore incrementa progressivamente il suo livello di fiducia verso il nuovo cliente.
Così il cliente-criminale, forte della fiducia ottenuta, aumenta gradualmente le quantità ordinate ma inizia a richiedere dilazioni di pagamento, dapprima contenute entro il breve periodo di qualche giorno e successivamente, nella fase matura dell'azione criminale, per la durata di un mese e più.

Il volume degli ordini dunque cresce in proporzione alla fiducia riconosciuta dal fornitore, più disponibile a concedere credito al cliente in quanto i pagamenti, seppur dilazionati, sono regolari.

Dopo pochi mesi, quando il truffatore ritiene di aver raggiunto il livello massimo di credito ottenibile, vende  le merci a prezzi scontati incassando, se possibile, denaro contante e scompare senza lasciare tracce e senza pagare le fatture del fornitore.
Fatture, questa volta, di valore molto elevato emesse a fronte di forniture importanti.

Di norma, queste frodi sono pianificate con cura ed organizzate attraverso la creazione di siti internet e la costituzione di società ad-hoc.
L'impatto economico della frode aumenta quando il cliente-criminale si trova in località lontane dalla sede del fornitore e sono rare le occasioni di incontro e di scambio di informazioni più dettagliate.


domenica 4 agosto 2013

La conta di cassa a rischio di frode

Non è raro assistere ad una conta di cassa. 
Basta osservare la cassiera di un supermercato che a fine turno verifica che il saldo contabile, dato dalla giacenza di inizio giornata e dalla movimentazione delle entrate e delle uscite in contanti, sia esattamente coincidente con il denaro presente nel registratore di cassa.

Un controllo molto forte, si potrebbe pensare. 

Ma a questo va aggiunta la riconciliazione bancaria relativa ai movimenti determinati dall'utilizzo di Bancomat/POS e carte di credito da parte della clientela.

La procedura di controllo diviene strategica se si pensa che tali riconciliazioni non avvengono solamente al termine di ogni turno di lavoro (il cd "controllo di primo livello") ma in modo aggregato anche alla fine della giornata lavorativa e con riferimento ad ogni punto vendita nel caso il singolo supermercato faccia parte di una catena commerciale (il cd "controllo di secondo livello"). 
Il tutto con cadenza giornaliera, settimanale, mensile e annuale.

Purtroppo però l'efficacia di queste forme di controllo non è scontata!




Tali procedure sono valide e adeguate solo se sono organizzate con attenzione e sottoposte a verifiche periodiche indipendenti. 

Sul punto i manuali di fraud auditing ci suggeriscono di effettuare i controlli indipendenti nel corso dei periodi di ferie del personale solitamente preposto alla riconciliazione di secondo livello.
Ciò non tanto perché c'è il sospetto di attività fraudolente commesse da quest'ultimi, bensì perché la riconciliazione di banca e di cassa può provocare in capo a chi la effettua automatismi logici, addirittura inconsapevoli, tali da compromettere l'effettiva efficacia del controllo.
Soprattutto se questa attività è ripetuta con frequenza.

E radiografare criticamente un processo dà esiti migliori se fatto senza la presenza di chi quel processo è tenuto a eseguirlo ogni giorno!

Si pensi all'utilizzo di strumenti di calcolo quali i fogli elettronici pre-programmati, utilizzati in modo acritico dall'operatore di cassa senza svolgere, ad esempio, una verifica delle formule in esso contenute. 

In questo caso l'addetto alle riconciliazioni può essere utilizzato come inconsapevole strumento nelle mani del frodatore, il quale, dopo aver predisposto una procedura di conta manipolata, lo inganna al solo fine di fargli confermare l'assenza di anomalie.

Sarà banale, ma mi è capitato di accertare casi di frode molto gravi basati sulla manomissione delle formule inserite nei fogli elettronici di calcolo con l'obiettivo di "integrare" artificialmente ammanchi di cassa, semplicemente sommano una certa somma "a tappo" (come si direbbe con un linguaggio poco tecnico ma chiaro) data dalla differenza tra quanto realmente presente in cassa e quanto risultante nella contabilità generale.

Nel caso in esame per calcolare l'impatto economico complessivo della frode è bastato sommare tutti gli importi inseriti a tappo nelle varie versioni dei fogli Excel recuperate nel PC del frodatore. 
Una somma pari a circa 280.000 euro sottratta dalla cassa di una nota catena di supermercati in un arco di tre/quattro anni...


domenica 21 luglio 2013

Essere forensic accountant

Leonard McCarthy, Vice President for Integrity presso la Banca Mondiale, tra gli Acknowledgements a corollario del bilancio annuale 2011 ha scritto:

"As we were putting together this fiscal year’s report, INT (Integrity) had the grave misfortune to lose our dear friend and dedicated colleague, Christian Kammer, in a mountain climbing accident. Christian joined INT ten years ago and had, for many, become synonymous with the department. Many of INT’s most notable successes have been a direct result of Christian’s unwavering focus, phenomenal work ethic, and forensic auditing expertise.

One of the outcomes highlighted in this report is a forensic auditing training program that Christian prepared and delivered to auditors, prosecutors, and anti-corruption officials. The training Christian provided allowed him to be at his best, drawing from his in-depth knowledge as a Senior Forensic Accountant and combining it with his natural ability to connect with people from anywhere in the world. Those he trained had an overwhelmingly positive response to their experience, and from the feedback I received, he was able to convey not only knowledge, but also instill a sense of confidence in those executing their duties. As Christian well knew, anti-corruption work is not for the faint of heart.

Christian was an equally committed athlete who ran marathons when he was too far from a mountain worth climbing. I see so many meaningful parallels between the passion Christian had for mountain climbing and his devotion to INT’s mission, and I hope that all of us who have chosen to fight corruption will continue to be inspired by him. He will be greatly missed, but he has left a lasting legacy.

(...)

Leonard McCarthy"


Giusto oggi a due anni esatti dalla prematura scomparsa di Christian, questo blog, nato per portare avanti i suoi insegnamenti e promuovere la professione del forensic accountant, ha superato i 31.000 accessi e i 100 articoli pubblicati.


giovedì 18 luglio 2013

Radowall, IOR e l'acquisto di azioni dell'Ambrosiano (3^ e ultima puntata)

di Carlo Calvi

Segue dalla 2^ puntata (QUI)


La lussemburghese Anli Holding S.A. costituì la Suprafin che aveva come funzione di trattare in azioni del Gruppo Banco Ambrosiano.
IOR era a conoscenza della costituzione di Radowall. 
Ai prestiti di IOR a Radowall e a Compendium (poi divenuta Banco Ambrosiano Holdings) corrispondevano depositi di Cisalpine con IOR e Mons. Paul Marcinkus era già nel Consiglio di Amministrazione di Cisalpine Overseas di Nassau - Bahamas (poi divenuta Banco Ambrosiano Overseas Limited).

Mio padre conservava alle Bahamas i bilanci di Radowall dal 1972, epoca in cui la seguiva con Ruggero Mozzana. Gli attivi mostrano le azioni Anli che nel 1973 furono cedute in parte a IOR e in parte ai Bonomi e a Ley Ravello di Losanna.

Suprafin acquistava azioni Banco Ambrosiano per Radowall che era finanziata con i back to back attraverso lo schema Cisalpine-IOR-Radowall.

Nel novembre 1974 Radowall aveva accumulato 604.930 azioni Banco Ambrosiano S.p.A..

Le operazioni mostrano come la corrispondenza parallela tra mio padre e Mons. Marcinkus esistesse già nel 1972.

La fine dell'attività di Radowall coincide con le commissioni pagate da Michele Sindona. Le operazioni includono il pagamento che Giorgio Ambrosoli riteneva fosse stato pagato a un banchiere milanese e a un vescovo americano. Carlo Bordoni ha poi anche indicato il Cardinale Giuseppe Caprio, segretario dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (A.P.S.A.), come un beneficiario.

US$ 2.000.000 furono pagati a Radowall e dato l'intenso impegno di Mons. Marcinkus nelle attività di questa società, questo può essere all'origine della conclusione di Ambrosoli. 
US$ 1.250.000 furono pagati sul c/c n. QLZ 6278, conto operato congiuntamente da Ruggiero Mozzana e da mio padre e da lì US$ 750.000 furono trasferiti a Fiorenzo Ley Ravello.

Data la presenza dell'A.S.P.A. nell'immobiliare a Losanna ove operava Ravello questo potrebbe spiegare il riferimento al Cardinale Caprio. Sappiamo comunque che Radowall acquistò azioni Alphom di Ravello sempre alla fine del 1973.

Le commissioni pagate da Michele Sindona sono rappresentate dai due grafici che seguono.


(Click per ingrandire)


Dal 1971 al 1973 il conto QLZ 6278 pagò Fr.S. 5.000.000 a Radowall. Il conto Ralrov ricevette US$ 1.350.000 e US$ 623.000 da Michele Sindona, che Ralrov utilizzò per ridurre l'indebitamento di Radowall verso Cisalpine.

Manic servì a collocare ed eventualmente a cedere il 18% del capitale della Finabank di Ginevra di proprietà di Michele Sindona e di IOR. 
Le azioni passarono da Manic a Edilcayman, pure di Sindona, nella primavera 1974. L'operazione fu finanziata da Cisalpine e Radowall. Nel 1972 Radowall cedette le restanti azioni Bastogi alla Italmobiliare di Carlo Pesenti, per un utile di US$ 10 milioni.


(Click per ingrandire)


Cosa certa è il ruolo di Ley Ravello che copre un periodo molto lungo. 
Lo incontrai a Losanna nel settembre 1971 in occasione della prospezione di investimenti immobiliari di Anna Bonomi. Ho testimoniato su di lui negli uffici della DIA di Roma nel 1997 in quanto poi coinvolto nell'omicidio di Domenico Balducci, nei procedimenti per riciclaggio contro Ernesto Diotallevi e nella vicenda degli "assegni del Presidente" relativa a Giulio Andreotti.

Le prime operazioni della panamense United Trading Co (UTC) tramite IOR furono proprio legate ai rapporti con la Alphom Finance di Fiorenzo Ley Ravello di Losanna e consistettero nell'acquisto di azioni del Banco Occidental e di azioni Compendium.

UTC venne costituita il 22 febberaio1974 ed ebbe come amministratore Arthur Wiederkehr.
Wiederkehr era pure amministratore di Nordfinanz Bank di Zurigo, fra i più consistenti creditori di Cisalpine dalla sua costituzione, e rappresentante degli interessi del gruppo spagnolo Rumasa di Jose Ruiz-Mateos. La notorietà del legame tra Ambrosiano e Rumasa (Mateos viveva a Londra negli anni ottanta), causò in quel periodo a Arthur Wiederkehr un certo imbarazzo.

Il 24 novembre 1974, IOR conferì con contratto di gestione il mandato alla Banca del Gottardo di amministrare UTC. UTC acquistò il controllo di Anli.

Come risulta dai conti correnti intestati a UTC presso la Banca del Gottardo, la panamense ha iniziato le sue attività ricevendo bonifici per chiusura conti Radowall il 23 dicembre1974. Il carico a UTC dei saldi rappresenta la continuità dei rapporti con la sostituzione di UTC a Radowall e con IOR sempre in veste di intermediario dei trasferimenti tra le due società.

Nel febbraio 1974, al momento del trasferimento, gli attivi di Radowall erano rappresentati da n. 604.930 azioni Banco Ambrosiano, da azioni Anli, dalla partecipazione e dal debito in forma obbligazionaria di Zitropo e dai prestiti a favore di Edilcayman.
Le passività erano rappresentate dal saldo dei back to back Cisalpine-IOR-Radowall.

Non esiste alcuna lettera che rende IOR indenne per le operazioni di Radowall.

IOR nel 1973 rappresentava il 18% del totale dei depositi di Cisalpine e  IOR il 30% dell’attivo di Cisalpine.

Attraverso queste complesse e frenetiche operazioni in titoli, il Gruppo Banco Ambrosiano era diventato uno di più importanti in Italia e questo non sarebbe stato possibile senza lo IOR.

Carlo Calvi


venerdì 12 luglio 2013

Radowall, IOR e l'affaire Banca Cattolica e Toro Assicurazioni (2^ puntata)

di Carlo Calvi

Segue dalla 1^ puntata (QUI)



Nel 1972 13,5 milioni di azioni della Banca Cattolica del Veneto cedute da IOR alla lussemburghese Compendium (poi divenuta Banco Ambrosiano Holdings) furono trasferite a Radowall.
IOR comparve ufficialmente come cessionario di queste azioni a La Centrale mentre in realtà si trattò di Radowall.

Altre 4.560.000 azioni della Banca Cattolica del Veneto rimasero sul conto n. 90521 di Radowall acceso presso lo IOR.

Al trasferimento dei due pacchetti a La Centrale, IOR fu pagato in lire. Pagò Radowall in dollari all'estero trattenendo un beneficio di $ 7,6 milioni per la conversione lira/dollaro. Radowall impiegò il ricavato per rimborsare Cisalpine Overseas di Nassau - Bahamas (poi divenuta Banco Ambrosiano Overseas Limited).
Nel 1973 IOR sottoscrisse obbligazioni a favore di Compendium per Fr.S. 85 milioni garantite da Radowall attraverso cui erano transitati i fondi.

Segue l’accordo in originale firmato per lo IOR da Mons. Paul Marcinkus e per la Compendium da mio padre, riguardante la cessione della Banca Cattolica del Veneto.



(click sull'immagine per ingrandire)

Di seguito le scritture originali IOR relative ai due pacchetti di azioni della Banca Cattolica del Veneto che passarono per il conto titoli n. 90521 e n. 90621 di Radowall.



(click sull'immagine per ingrandire)



Nel 1973 cominciarono le operazioni su azioni Toro Assicurazioni.

La famiglia Zanon cedette due pacchetti di azioni Toro, uno per pagamento in contanti e l'altro in cambio di azioni La Centrale e Banco Ambrosiano Holdings (già Compendium).

Per il primo blocco Cisalpine pagò agli Zanon $ 21 milioni. Radowall completò la seconda operazione rilevando azioni La Centrale da Pacchetti e cedendole agli Zanon. 
Cisalpine e Radowall finirono così per raccogliere il 19% di Toro e cederlo a La Centrale.

IOR a fine 1973 mise a disposizione di Cisalpine $ 45 milioni per permettere alla lussemburghese Manic S.A. di completare l'acquisto di azioni Toro.  
Le azioni di Manic erano conservate presso la Kredietbank Lussemburgo per conto di IOR. 

La Centrale  finì per ottenere il 52% dei voti della Toro Assicurazioni.

Fu la vendita di questo ultimo pacchetto nel 1975 a La Centrale che formò  uno  dei capi di imputazione contro La Centrale nel processo per violazioni valutarie del 1981, in quanto il prezzo finale fu fortemente maggiorato.

Nello stesso periodo della costituzione di Radowall mio padre e il suo superiore Ruggiero Mozzana  avevano costituito in Lussemburgo la Anli Holding S.A. utilizzando un conto operato congiuntamente da entrambi, il QLZ 6278, acceso presso la Kredietbank di Ginevra  (...)

fine della seconda puntata




domenica 7 luglio 2013

Radowall: l'origine dei rapporti con Mons. Paul Casimir Marcinkus (1^ puntata)

di Carlo Calvi


Radowall Financial Establishment Vaduz é fondamentale per comprendere i primi rapporti tra mio padre e Paul Marcinkus.

La Banca del Gottardo di Lugano, del Gruppo Banco Ambrosiano, la costituì nel novembre 1971, dopo la fallita OPA Bastogi intentata da Michele Sindona e dalla Hambros Bank di Londra, al fine di acquisire azioni Bastogi.

Ricordo bene quel periodo in quanto fu allora che ebbi l’opportunità di uno stage proprio alla Hambros Bank con Raffaele Bonacossa della Banca Privata Italiana di Michele Sindona.

Il 27 settembre 1974 la Banca d’Italia nominò Giorgio Ambrosoli come liquidatore delle Banca Privata Italiana. Radowall fu messa in liquidazione dalla Banca del Gottardo nel dicembre 1974.

La sostituì il 23 dicembre 1974 la United Trading Company (UTC).
La panamense UTC accolse i debiti di Radowall verso l'Istituto per le Opere di Religione (IOR) di $ 80.500.000 e Fr.S. 24.000.000. A questi corrispondevano saldi debitori di IOR verso la Cisalpine Overseas di Nassau - Bahamas (Ciso), poi divenuta Banco Ambrosiano Overseas Limited, come creditrice.

É il circuito che abbiamo incontrato parlando delle operazioni in "conto deposito".
Il circuito Ciso-IOR-UTC precedeva dunque al 1974 e si configurava in Ciso-IOR-Radowall.
IOR tratteneva lo spread spettantegli in base agli accordi "conto deposito" che dovevano perdurare fino al 1982.

Il motivo della sostituzione di Radowall con UTC fu la caduta in disgrazia di Michele Sindona.

Radowall aveva la funzione di condurre complesse operazioni in titoli di società ufficiali del Gruppo Banco Ambrosiano e conservare gli utili per reintrodurli artificialmente nella rete ufficiosa. Le operazioni mostrano come lo IOR fosse a conoscenza fin dall’inizio della rete segreta delle società offshore e del fatto che queste trattavano in azioni dell’Ambrosiano.

Il periodo di maggiore esposizione di Radowall verso lo IOR si ritrova con le "operazioni Zitropo".

Michele Sindona, che aveva costituito la lussemburghese Zitropo, l'aveva utilizzata per acquisire partecipazioni in Pacchetti, Credito Varesino e Banca Cattolica del Veneto.
La Cimafin, una anstalt di Liechtenstein, pure costituita dalla Banca del Gottardo, acquistò azioni Zitropo dalla Steelinvest di Sindona per $ 82.000.000 e ottenne il diritto di farsi intestare azioni a riporto presso lo IOR.
Cimafin estinse il suo debito con Steelinvest con anticipazioni di IOR contro garanzia di azioni Zitropo.

I riporti erano stati contratti per procurare fondi a Radowall che veniva bonificata contestualmente ai rinnovi. Radowall fu così destinataria tra il 1972 e il 1973 di $ 43.500.000 che furono utilizzati per permettere a Zitropo di trasferire azioni Credito Varesino e Banca Cattolica del Veneto all’Ambrosiano.

UTC assunse gli impegni di Cimafin con l’allontanamento di Michele Sindona e la anstalt si estinse contestualmente a Radowall.
Infatti UTC fu erede di altre società sorte prima della sua costituzione come come la Lovelok, le cui attività risalivano agli anni sessanta, e su cui ai giorni nostri ha testimoniato Geoffrey Robinson di Touche Ross, liquidatore di Banco Ambrosiano Holdings, nel procedimento svoltosi a Palermo e relativo a Marcello Dell’Utri.

Includo di seguito nella Tab.1 e 2 la movimentazione del conto di Zitropo presso la Kredietbank di Lussemburgo. Le tabelle provengono dai rapporti redatti dalla Guardia di Finanza per i Giudici Istruttori del processo per l’insolvenza del Banco Ambrosiano.

Tab.1
(click per ingrandire)




Tab.2
(click per ingrandire)


Radowall sottoscrisse un prestito obbligazionario a favore di Zitropo; un prestito di $ 43.500.000 esteso da IOR a Zitropo, Radowall era il tramite fra le due.

IOR a sua volta era alimentato dai back to back con Cisalpine Overseas di Nassau al fine così di sostenere il titolo Pacchetti che Zitropo aveva acquistato da Michele Sindona.
IOR deteneva le azioni Zitropo in garanzia presso la Kredietbank di Lussemburgo con Pacchetti, Saffa e Beni Immobili del gruppo Bonomi.
La Pacchetti era il principale attivo di Zitropo. Il sostegno di IOR a Zitropo continuò a fronte della perdurante flessione del titolo Pacchetti.

Mio padre conservava gli accordi riguardanti gli ulteriori riporti su titoli tra Cisalpine e IOR e i liquidatori li hanno poi ottenuti.

Nel 1972 i Bonomi cedettero 3,2 milioni di azioni di Credito Varesino di cui 1,1 milioni erano detenute all’estero.

Un primo pacchetto transitò via Zitropo che lo cedette a Radowall nel febbraio 1973. La seconda tranche più l’eccedenza sul prezzo ufficiale convenuto in Italia doveva essere pagato in Svizzera da Cimafin per un valore pari a Fr.S. 90 milioni.
Cimafin ottenne un prestito equivalente da Cisalpine Overseas di Nassau per completare l’operazione. Prima della cessione ultima a La Centrale del gruppo Banco Ambrosiano entrambi i pacchetti transitarono per lo IOR. 
Il primo attraverso una serie di riporti accesi da Cisalpine con IOR. Il secondo attraverso la concessionaria Giammei che operava per lo IOR.

Cimafin e Radowall utilizzarono gli utili per ripagare Cisalpine.

Radowall ottenne prestiti da IOR per finanziare Compendium S.A. di Lussemburgo, predecessore di Banco Ambrosiano Holdings, al fine di acquisire azioni Banca Cattolica del Veneto destinate, come nel caso del Credito Varesino, a La Centrale.
Cisalpine concesse depositi corrispondenti a IOR. L’accordo fu raggiunto tra mio padre e l'Arcivescovo Paul Casimir Marcinkus nel 1971 (...)

fine della prima puntata

(seconda puntata: QUI)




venerdì 28 giugno 2013

AssoTAG: lettera al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano

Sono in grado di riportare nel seguito il testo finale della lettera aperta che AssoTAG, l'Associazione Italiana dei Periti e dei Consulenti Tecnici nominati dall'Autorità Giudiziaria, invierà nelle prossime ore al Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, sulla questione dei derivati finanziari sottoscritti dal Tesoro e dagli Enti Pubblici Territoriali.
Si ricorda che AssoTAG ha promosso nel mese di aprile 2013 il "Progetto Trasparenza" finalizzato ad accertare la reale esposizione finanziaria in prodotti derivati degli Enti pubblici.


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Lettera aperta al Signor Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano

Oggetto: Derivati Finanziari sottoscritti dal Tesoro ed Enti Territoriali Italiani



Signor Presidente,

AssoTAG, Associazione Italiana dei Periti e dei Consulenti Tecnici nominati dall'Autorità Giudiziaria – composta da cultori ed esperti della materia finanziaria che assolvono il ruolo di Consulenti Tecnici di Ufficio - CTU, segnala la necessità di una completa e corretta informativa pubblica sulla questione dei derivati finanziari sottoscritti dal Tesoro Italiano e dagli Enti Pubblici.

Rileviamo come su una questione tanto delicata le informazioni di stampa siano sovente contraddittorie e, da un punto di vista tecnico, talvolta fuorvianti.

Rileviamo questo grave problema di trasparenza pubblica, poichè ci occupiamo di derivati finanziari venduti ad imprese ed enti locali da oltre un decennio.

In merito alle recenti informazioni di stampa pubblicate sul Financial Times, Repubblica e da altre testate, sui derivati finanziari sottoscritti e ristrutturati dal Tesoro, riteniamo necessario e non più procrastinabile che venga fornita un'adeguata informativa pubblica ai cittadini circa le reale situazione.

Tale informativa pubblica sui derivati finanziari e sulla modalità di sottoscrizione e rimodulazione degli stessi non può prescindere da una valutazione tecnica indipendente.

Vorrà condividere che trasparenza e democrazia debbano procedere di pari passo.

Già da tempo abbiamo segnalato la questione delicata dei derivati ed opportunamente attivato una operazione di trasparenza offerta agli enti che hanno sottoscritto tali contratti.

Chiediamo, dunque, che intervenga con la Sua autorità affinché i contratti siano resi pubblici e valutabili indipendentemente rispetto ai soggetti che li hanno collocati e negoziati.

Come cittadini Italiani, riuniti in associazione di esperti tecnici, per il bene del Paese, noi desideriamo poter valutare tali contratti come nostro contributo al bene collettivo.

In fiduciosa attesa di una Sua autorevole risposta, Le porgiamo ossequiosi saluti,


per AssoTAG

Il Presidente
Ing. Alfonso Scarano


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